Dead Space Remake: reimmaginando un classico del genere horror

Analizziamo tutte le novità e le informazioni emerse dall'approfondimento di EA Motive sul remake dell'indimenticabile Dead Space.

Dead Space Remake
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  • Pc
  • PS5
  • Xbox Series X
  • A poche settimane dall'annuncio ufficiale, i ragazzi di EA Motive ci hanno dato l'occasione di dare un primissimo sguardo al remake dell'iconico Dead Space, tramite un evento in streaming che abbiamo trovato di grande interesse. Oltre ad aver illustrato gli obiettivi della produzione e svelato numerosi dettagli in merito al comparto grafico e al gameplay di questa versione restaurata e arricchita del survival horror, il Senior Producer e il Creative Director hanno perfino mostrato - come raramente accade - degli scampoli del gioco appartenenti a early build di pre-produzione. Questa insolita trasparenza, in nome della quale Motive ha consultato sin da subito un gruppo di fan veterani di Dead Space, ci ha permesso di carpire un numero considerevole di informazioni utili, che non avremmo potuto non passare in rassegna. Ma adesso bando alle ciance: l'Ishimura ci attende.

    Dai fan per i fan: nascita di un testamento d'amore

    Nella parte iniziale dell'appuntamento, Philippe Ducharme - il Senior Producer di Dead Space - ha voluto chiarire un aspetto importante della presentazione, un aspetto che crediamo sia giusto ribadire. Non si è trattato di un "gameplay reveal" nel senso classico del termine, giacché tutto ciò che è stato mostrato era rigorosamente work in progress e ancora aperto a miglioramenti nettissimi. Eppure, al netto di questa verità, EA Motive è riuscita ugualmente ad attirare l'attenzione dei fan, che come ha dichiarato sta tenendo in grandissima considerazione per lo sviluppo di Dead Space.

    Al pari di Squadrons, il gioco di Star Wars nato dall'amore per l'iconico X-Wing vs. TIE Fighter, questo remake è in primis un "testamento d'amore", un'opera di restauro a tutto tondo che vuole - al massimo - costruire sulle basi originali e non stravolgerle. Da qui la scelta del team di cooperare sin da subito con un folto gruppo di appassionati della prima ora e di mostrar loro documenti di game design, filmati delle early build e materiale che solitamente non varca mai i confini di uno studio durante la gestazione di un videogioco (specie se ad alto budget). In cambio questi giocatori hanno cominciato a fornire del feedback capillare e circostanziato agli sviluppatori, così da non far smarrire loro la strada da seguire.

    Proprio a questa collaborazione ad esempio dobbiamo il ritorno di Gunner Wright nei panni di Isaac Clarke, un protagonista che in origine ha cominciato a parlare soltanto nel secondo capitolo. D'altra parte in un'esperienza next-gen sarebbe stato assurdo pensare a un individuo privo della parola ma - per il

    principio di "fedeltà" di cui vi abbiamo parlato poco fa - il Creative Director Roman Campos-Oriola ha voluto porre dei limiti a questa caratteristica inedita del remake. Quando sarà solo, nei corridoi bui e popolati dai Necromorfi, Isaac/Gunner non emetterà un fiato, perché non avrebbe motivo di farlo. Lo vedremo invece intervenire durante le conversazioni, sia di natura personale che legate al suo ruolo di ingegnere, e più in generale in quei frangenti dove il suo silenzio sarebbe fuori posto. Sul fronte narrativo, come già detto, Motive vuole costruire sulle basi classiche e mantenere gli elementi fondanti del racconto sostanzialmente inalterati, a partire dal senso di solitudine e terrore che Clarke proverà all'interno dell'Ishimura. Il team vuole però arricchire la lore e l'universo di Dead Space non solo tramite l'inserimento di file e messaggi audio ma anche attraverso personaggi come Hammond e Kendra. In aggiunta, sono stati inseriti nuovi dettagli sulla figura di Nicole Brennan, che Isaac scoprirà nel corso del suo viaggio del brivido.

    Passando alla gestazione vera e propria del remake, i lavori sono cominciati da circa un anno e Campos-Oriola si è detto più volte fiero del lavoro svolto dal team di sviluppo. Anche se in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, Motive ha utilizzato gli asset classici di Dead Space per ricreare il suo

    teatro per eccellenza - la Ishimura - per poi incaricare l'art team di impreziosire lo scheletro di base con una decisa "ripassata" di next-gen. Dall'aggiunta di dettagli in ogni dove, fino al lavoro approfondito sugli shader e i materiali, così da donare agli elementi a schermo quel look metallico tipico del franchise, le ambientazioni hanno varcato le porte della modernità e poi hanno conosciuto l'illuminazione di nuova generazione. Dopotutto i giochi di luce erano alla base di Dead Space e non avrebbero potuto non occupare un ruolo di primo piano nel suo rifacimento, al pari degli effetti speciali, che di certo costituiscono l'altro ingrediente base per ottenere una perfetta atmosfera da brivido.

    Tutto ciò è stato ottenuto tramite il sempreverde Frostbite, un engine che sulle console di nuova generazione potrà finalmente "mostrare i muscoli" (anche letteralmente, come stiamo per vedere). A questo punto ci è stato dato modo di assistere a dei frammenti in-game di una build davvero acerba, eppure già in grado di mettere in luce la bontà della presentazione visiva. I segni di usura sulle pareti, i fasci di luce e il dettaglio dei pochi oggetti a schermo ci sono bastati per tornare a respirare l'aria dell'Ishimura, ma è stato il passaggio all'inquadratura over the shoulder di Isaac a stupirci di più.

    La (nuova) tuta del protagonista subirà ancora diversi stravolgimenti e migliorie ma già ora, al pari degli scenari e degli effetti di fumo, è in grado di dimostrare quanto Motive si stia impegnando per confezionare un remake con la "R" maiuscola. Attendiamo di scoprire di più sulla componente audio, che come è stato già confermato stupirà i giocatori, e sull'utilizzo intensivo del Ray Tracing, un'altra delle soluzioni adottate per stravolgere l'impatto grafico del gioco.

    Un primo sguardo al gameplay

    Sono passati ben 13 anni dal debutto di Dead Space e da allora il videogioco è cambiato e maturato. Non parliamo soltanto di avanzamenti di ordine grafico e tecnico ma soprattutto dell'evoluzione del game design. La decisione di fare di Dead Space un'esperienza pienamente next-gen è nata proprio dal desiderio di sfruttare le possibilità in seno ai nuovi hardware, così da conferire a questa riproposizione tutti i numeri per continuare a stupire i giocatori per anni (proprio come è stato per il capolavoro del 2008). Per raggiungere tale scopo gli sviluppatori non hanno esitato a guardare oltre, al lavoro di altri team di talento e alle loro soluzioni pionieristiche.

    Così ad esempio è nata l'idea di rendere Dead Space un'esperienza priva di stacchi e interruzioni, pensata - e non senza un pelo d'ironia - per tenere incollati i giocatori allo schermo per 12 ore (al punto tale da far dimenticare loro di andare al bagno). Scherzi a parte, l'introduzione del piano sequenza unico implica il dover superare tante sfide in fase di sviluppo, a partire dalla realizzazione stessa degli ambienti e dalla totale assenza di caricamenti.

    Discorso diverso invece per l'elemento horror, che EA Motive vuole preservare senza sconti. L'originale Dead Space era una masterclass quando si parlava del ritmo di gioco, giacché alternava sapientemente i momenti in cui non succedeva nulla agli assalti improvvisi dei Necromorfi. In tal modo il giocatore restava sempre sulle spine e impossibilitato a prevedere quando avrebbe dovuto lottare per la vita ancora una volta. Ebbene, questa caratteristica di Dead Space è così importante da aver spinto il team a orchestrare una nuova serie di orride sorprese, sulle quali però il Creative Director non ha voluto sbilanciarsi.

    In compenso ci ha fornito un quadro completo di quello che sarà l'innovativo sistema di smembramenti del remake. Come i fan della serie ben sanno, l'opera di Visceral Games è passata alla storia anche per aver offerto la possibilità di ridurre a brandelli i nemici al fine di danneggiarli e rallentarli. Roman Campos-Oriola si è dimostrato sin da subito un grande fan degli smembramenti e come tale si è assicurato che questa importante feature di gameplay venisse modernizzata a dovere.

    Tanto per cominciare, i nuovi Necromorfi avranno dei corpi anatomicamente credibili e quindi "multi-strato", tra pelle, tessuto muscolare, organi interni e ossa. A seconda dell'arma utilizzata sarà quindi possibile bucarne i corpi da parte a parte, scarnificarli fino alle ossa e soltanto dopo privarli degli arti. Complice gli effetti di sangue realistici promessi da EA Motive, gli scontri a fuoco saranno sanguinolenti e all'insegna della libertà offensiva, basti pensare all'idea di strappare con la telecinesi un arto rimasto attaccato al corpo del nemico per un singolo lembo di pelle, così da poterlo rispedire al mittente.

    In altre parole, sugli abomini del gioco sarà sempre possibile vedere i segni della battaglia e di conseguenza riuscire a "pesare" l'efficacia di un'arma a seconda del nemico contro cui la si rivolgerà. Dallo shooting di precisione al realismo di questo sistema, non vediamo l'ora di vedere la forma definitiva degli scontri, così come di esplorare la Ishimura a gravità zero. Già, perché nel "nuovo" Dead Space ci si potrà muovere in gravità zero a trecentosessanta gradi, con la possibilità di entrare nei corridoi più stretti e di percorrere nuove aree.

    Anche in tal senso il Producer e il Creative Director hanno promesso delle misteriose sorprese, con un sorrisetto sul volto che potrebbe lasciarne presagire la natura non esattamente piacevole.

    Siamo inoltre felici che, vista la natura del progetto, il team abbia confermato la totale assenza di microtransazioni, in linea con la volontà di regalare a milioni di giocatori un grande classico modernizzato, che pare avere le carte in regola per lasciarci tutti a bocca aperta.

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