Dying Light 2: la sorpresa di Techland per l'E3 2018 è firmata Chris Avellone

A sorpresa, sul palco della conferenza E3 di Microsoft, Chris Avellone presenta Dying Light 2, sequel di uno dei giochi più acclamati degli ultimi anni.

Dying Light 2: la sorpresa di Techland per l'E3 2018 è firmata Chris Avellone
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  • Xbox Series X
  • Me lo sentivo nel sangue, praticamente mancava solo l'annuncio ufficiale, e lo stratosferico show Xbox di questo E3 2018 era la situazione perfetta: Il gioco giusto, nel posto giusto, al momento giusto. Abbastanza grosso da non essere annullato dagli altri (enormi) titoli della conference e latitante quanto basta da essere desiderato da tutti. Dying Light 2 ci è piombato addosso così, dall'alto, esattamente come avrebbe fatto Crane nel primo, riuscitissimo capitolo. Una volta lanciato il trailer, ci ho messo circa 2,4 secondi a riconoscerlo, e i miei colleghi mi sono testimoni: forse è bastata soltanto la luce del sole morente fra i palazzi o l'aria di cancrena che sovrastava la città, e poi quella sponda di parkour sui muri cadenti non mi ha lasciato dubbi. Techland è tornata con un sequel, finalmente, ma non prima di averci regalato uno dei supporti post-lancio più virtuosi che si siano mai visti in circolazione, ma non si è accontentata soltanto di un piccolo teaser, nossignore. E infatti all'accensione delle luci chi mi ritrovo sul palco, a fare da "testimonial" al nuovo Dying Light? Chris Avellone, proprio lui: la leggenda responsabile di un'infinità di meraviglie videoludiche che vanno da Icewind Dale fino a Divinity: Original Sin II.
    Ci dice che è il narrative designer, ci parla di numerose fazioni e di un mondo dinamico che reagisce -brutalmente- alle nostre scelte, e poi ci mostra un longplay di circa tre minuti e mezzo editato solo in minima parte, in cui scopriamo anche una marea di succosi dettagli aggiuntivi che già ci mandano fuori di testa. Troppo presto per parlare? Troppo entusiasmo senza neanche un hands on? Forse, ma c'è poco da fare: i ragazzi di Techland sembrano aver trovato la "pietra filosofale" per la loro IP, e anche se ancora non abbiamo una finestra di lancio, il vento sembra soffiare da subito nella direzione giusta.

    50 anni dopo

    Harran ve la ricordate benissimo, ne sono sicuro: le baracche fatiscenti, i muriccioli senza intonaco che risplendono incandescenti sotto la luce del sole, e poi quella fantastica città che scopriamo soltanto nella seconda parte del gioco, che ricorda vagamente il gioiello del Marocco, la magica Fès dalle mille e una notte. In Dying Light 2 siamo altrove, sia temporalmente che spazialmente parlando: sono passati ben cinquant'anni dall'epidemia, l'umanità è andata avanti con quel che aveva, ha cominciato a ricostruire inventandosi nuove architetture e simbologie.

    In giro spuntano mulini a vento e impalcature, e poi drappi dai colori accesi in ogni direzione, appesi maldestramente sì, ma con lucido criterio . Sembra ancora una volta un'ambientazione inventata, eppure è impossibile non riconoscere qualche segno noto. Nella scena del campanile ci sembra di scorgere un arco di trionfo, e i complessi residenziali assomigliano a quelli parigini, ma poi ecco che in lontananza appare un castello gigantesco arroccato su una collina, sembra austriaco-bavarese, o addirittura un rimando alla misteriosa Budapest. Praga? Plausibile, ma come la mettiamo con la scritta in spagnolo che recita "La Puerta". Forse ci stiamo solo allargando troppo coi nostri voli pindarici, ma se dovessimo scegliere punteremmo sul setting europeo. Decisamente.

    Un mare di scelte, e di responsabilità

    Non sappiamo nulla dei protagonisti, perché una voce narrante è davvero poco per azzardare un'ipotesi. Non sappiamo niente sulle eventuali novità dell'arrampicata, sennonché le animazioni già ottime in passato ci sembrano ancora più complete e articolate. E non sappiamo nulla neanche della coop, del crafting, delle armi e delle fazioni, ma di sicuro una cosa l'abbiamo capita: Dying Light 2 porterà con sé un'imponente numero di scelte, che impatteranno fortemente sia sulla campagna principale che sulle dinamiche pratiche di tutti i giorni. Si tratterà innanzitutto di dialoghi a scelta multipla, ma anche di conseguenze dirette delle nostre azioni, come ad esempio l'uccisione di alcuni npc.
    Avellone ha insistito molto su questo punto, perciò la speculazione (anche forsennata) ci sembra più che legittima. Ci hanno mostrato un paio di casi, ad esempio la questione -cruciale- delle scorte d'acqua: potremmo eliminare una certa fazione concorrente, rubare la loro riserva di H2O per ridistribuirla in maniera gratuita e pubblica alla città. Accettiamo di stravolgere gli equilibri lasciando che l'inevitabile accada, ergo la nascita di un'unica forza detentrice del potere integrale, che magari non vede proprio di buon occhio i ladri e le altre fazioni, e allora ci scappa il morto, le esecuzioni in piazza e pure un monopolio che odora di regime. Si può fare, dice Chris, si può fare tutto, persino scegliere la via diplomatica dell'alleanza con i nemici e la vendita al mercato nero del prezioso liquido trasparente, ma dobbiamo essere pronti a pagarne le conseguenze, che potrebbero addirittura non essere visibili nell'immediato.

    Ci pare di capire che grazie alle nostre decisioni cambierà radicalmente non solo la trama, ma anche il paesaggio intorno a noi, e chissà che non ci sia anche una specie di evoluzione tecnologica accompagnata da una progressione in tempo reale (in poche parole una vera dimensione gestionale). La prima domanda che ci salta in mente è quanto davvero profonda sarà questa meccanica, e quante saranno le scelte realmente possibili, anche perché visivamente ce l'hanno presentata come un diagramma alla David Cage, che se fosse applicato in toto ad un titolo come questo equivarrebbe lo trasformerebbe in qualcosa di mastodontico. L'idea di plasmare la città a nostro piacimento ci piace, soprattutto se ciò si dovesse tramutare in un'attività solida tanto quanto la dimensione action del titolo. Per ora ci basta: Dying Light potrebbe davvero ibridare la sua formula ottenendone effetti enormemente positivi, e l'idea che ci sia Avellone alla scrittura ci fa puntare in alto. E pensate che ancora non si è visto neanche uno zombie...

    Dying Light 2 Dying Light 2 irrompe aggressivamente sulla scena, e nonostante la mancanza di un hands on, si fa già largo fra i nostri possibili candidati ai best of E3 2018. Si è visto relativamente poco, qualcosa intorno ai cinque minuti complessivi fra giocato e trailer, eppure ci siamo già fatti un’idea piuttosto positiva del nuovo titolo targato Techland. Merito di Chris Avellone? Può darsi, anche perché una penna celebre come la sua può veramente fare la differenza per lo storytelling, e visto che quello che forse mancò più di tutto al primo capitolo era proprio l’audacia narrativa, diremmo che tutta l’operazione ha senso. L’innovazione più grande, in ogni caso, è sicuramente la nuova componente decisionale (dal retrogusto non poco gestionale) che potrebbe notevolmente evolvere la formula già collaudatissima del primo capitolo, rendendola ancora più ricca e sfaccettata. Scelta multipla e stravolgimenti estetici del panorama sono elementi allettanti, ma ovviamente ci aspettiamo anche il grande ritorno di una coop divertente, di un armamentario di proporzioni sterminate e perché no, anche di tutte quelle piccole modifiche (azzeccatissime) già viste nell’acclamata espansione The Following. A questo punto, se siete già diventati idrofobi per via dell’hype, cercate tranquillizzarvi: a breve -anzi brevissimo- avremo modo di tornare sull’argomento Dying Light 2 e nel frattempo, a tutti i sopravvissuti, auguriamo buona notte e buona fortuna.

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