Anteprima Echochrome

L'illusione ottica diventa giocabile

Anteprima Echochrome
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  • PS3
  • Psp
  • Creatività innanzitutto

    Se c’è una cosa in cui Sony non è mai stata seconda a nessuno è l’inventiva. La voglia e la capacità di stupire il proprio pubblico è da sempre uno dei maggiori punti di forza del colosso nipponico che non di rado è riuscito ad impressionare l’utenza grazie alla sola semplicità di alcune produzioni: Ico, LocoRoco, Shadow of the Colossus sono solo alcuni esempi di titoli che, pur non esibendo chissà quali meccaniche di gioco, hanno lasciato il segno nel panorama ludico degli ultimi anni. Con l’avvento della nuova generazione, le politiche aziendali sembrano rimaste inalterate tant’è vero che Sony continua a produrre titoli dettati dalla creatività (vedi Little Big Planet) continuando a riporre in essi una grandissima fiducia. Rientra in questa categoria Echochrome, puzzle game piuttosto bizzarro orgogliosamente annunciato allo scorso E3 da Phil Harrison in persona e ripresentato alla Sony Press Conference tenutasi qui a Lipsia qualche giorno fa. Malgrado non siano disponibili versioni giocabili, possiamo dire fin da ora che questo titolo si preannuncia un vero e proprio trionfo di estro, ma cos’avrà poi di tanto speciale?

    Leggi della fisica, addio!

    Avete presente quelle immagini che creano un’illusione ottica? Cerchi che sembrano muoversi, figure geometriche impossibili, prospettive improbabili, volti che nascondono altre figure? Bene, immaginate questo concetto applicato ad un videogame ed avrete la perfetta percezione di quello con cui avrete a che fare in Echochrome. A dire il vero, il design di questa produzione non inventa nulla di nuovo poichè la sua grafica, cosa ormai nota, si rifà alle controverse opere di Maurits Cornelis Escher, pittore ed incisore olandese contemporaneo.

    Il gameplay di questo titolo è molto semplice: occorre risolvere i classici enigmi ambientali in modo da raggiungere il livello successivo. La cosa straordinaria consiste nel fatto che il personaggio da controllare è un manichino e che gli ambienti di gioco, a dir poco asettici, sono composti da linee nere su sfondi bianchi immacolati che formano una serie di percorsi, rampe e scalinate via via sempre più intricati e complessi. Una scelta stilistica molto coraggiosa e inconsueta per un titolo di ultima generazione e che, verosimilmente, in mancanza di qualsivoglia motivazione plausibile potrebbe essere attribuita alla famosa volontà di sorprendere di cui si parlava in premessa.

    Al di là della pura e semplice apparenza, Echochrome merita un occhio di riguardo soprattutto per la propria struttura di gioco basata sulla costante e necessaria cooperazione tra elementi bidimensionali come i movimenti del personaggio e quelli tridimensionali come gli ostacoli disseminati all’interno dello scenario. In linea di massima si tratta di un concetto molto simile a quello già visto in un altro puzzle game, Crush, con la sola differenza che lo stage (e tutto ciò che esso contiene) può essere ruotato, invertito e capovolto attraverso l’oscillazione del Sixaxis in modo da poter modificare il punto di vista del giocatore in qualsiasi momento. Ed è questo il nocciolo della questione poiché sarà proprio il cambio di angolazione a permettervi di venirne a capo: una diversa visuale, ad esempio, consente di oltrepassare un buco o raggiungere una piattaforma che ad una prima occhiata sembra irraggiungibile. Per farvi un’idea più precisa basta guardare le due figure sotto. Nella prima (Fig. 1) il personaggio cade nel vuoto a causa di una cavità nel bel mezzo del percorso; ostacolo facilmente aggirabile se si inclina lo stage fino a coprire del tutto il fastidioso intralcio. Nella seconda figura invece (Fig. 2) appare chiaro che il character non è in grado di proseguire, finchè lo spazio tra le due “costruzioni” non viene riempito dal rettangolo verticale.




    Anche se tutto ciò è certamente molto interessante, è lecito nutrire dei forti dubbi riguardo alla bontà di questa produzione. Quello che maggiormente preoccupa è che nel lungo periodo l’entusiasmo iniziale possa venire a mancare a causa della eccessiva linearità del gameplay; un rischio che accumuna, del resto, ogni esponente della categoria. Magari si tratta di una ipotesi azzardata ma non possiamo negare che, sebbene si tratti di un progetto molto originale ed innovativo, l’idea di condurre un omino in lungo e in largo su un percorso così “sterile” potrebbe non piacere a tutti soprattutto in virtù del fatto che, a parte il ticchettio di passi, questo titolo pare essere totalmente privo di colonna sonora. Forse la possibilità di creare dei livelli personalizzati e renderli disponibili in rete potrebbe rivelarsi una delle carte vincenti di Echochrome, una buona occasione per creare una vera e propria community intorno al prodotto ma è ancora troppo presto per dirlo.

    Echochrome Il concept attorno al quale ruota Echochrome ha dell’incredibile: basare un titolo su scenari composti da illusioni ottiche e trucchi visivi è senza ombra di dubbio un’idea geniale. Ancora una volta Sony mette la tecnologia al servizio della semplicità per realizzare qualcosa di unico nel suo genere, pur lasciando spazio a qualche perplessità di troppo. Sarà abbastanza divertente oppure diventerà noioso dopo una manciata di stages? Le situazioni proposte saranno ben diversificate o la monotonia prenderà il sopravvento? Certo, i livelli saranno talmente tanti da far risultare queste osservazioni ridicole al momento del rilascio ma ciò non toglie che, almeno per ora, le immagini e i video mostrano un titolo tutt’altro che emozionante. E' anche vero che lo scopo di qualsiasi puzzle game non è quello di emozionare ma di divertire, di mettere l'utente di fronte ad enigmi e rompicapi che stimolino le cellule cerebrali senza troppe complicazioni stilistiche. Restiamo dunque in attesa di vederlo su Playstation Network per confermare o smentire i nostri dubbi a riguardo.

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