I, The Inquisitor: dalla Polonia, un'avventura medievale stile The Witcher

Tratto dalla saga letteraria firmata Jacek Piekar, I, The Inquisitor è un interessante gioco d'azione e avventura che merita di essere seguito.

I, The Inquisitor
Anteprima: PC
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Quando nel 2007 CD Projekt Red ha esordito con The Witcher, gettando il seme di quella che è diventata una celebre saga ruolistica, non ha fatto altro che ribadire il valore della tradizione letteraria, perché ha dimostrato al pubblico che le grandi storie possono continuare a esistere anche al di fuori dei media in cui vengono concepite. A chiudere il cerchio della cross-medialità è stata poi Netflix con la sua serie The Witcher, che ha consacrato le opere di Andrzej Sapkowski nell'immaginario collettivo e nella cultura pop (qui trovate la nostra recensione di The Witcher 3: Wild Hunt).

    Attingere dai successi degli autori locali, a quanto pare, è pratica assai diffusa dalle parti di Varsavia: il concept di I, The Inquisitor - titolo che si è ripresentato con un trailer a seguito di una lunga sparizione - affonda le sue radici in una collana di racconti fantasy piuttosto nota nella scena letteraria polacca. Ambientato in un'Europa del 1500 dove la storia del cristianesimo è stata completamente rivisitata, il gioco in sviluppo presso lo studio polacco The Dust è un action/adventure che promette di regalare un'esperienza fortemente narrativa, sulla falsa riga della sopracitata saga dello Strigo, con al seguito un impasto ludico che potrebbe rivelarsi interessante. Facciamo ora qualche passo indietro, per capire meglio da dove proviene il concept di I, The Inquisitor.

    La saga letteraria

    Nato nel 1965 a Cracovia, Jacek Piekar è uno scrittore alquanto prolifico a cui va il merito di aver immaginato un "what if" oltremodo coraggioso e il perché è presto detto. Purtroppo non ancora tradotti in inglese, i volumi che compongono la cosiddetta saga dell'Inquisitore sono 15 e partono da una premessa piuttosto insolita, quasi ai limiti della blasfemia: "Gesù Cristo non morì sulla croce ma discese da essa e punì con ira i miscredenti." Un incipit dove il Golgota non rappresenta più il culmine delle vicende terrene del figlio di Dio ma il punto di non ritorno per un'umanità destinata a scontare le proprie colpe in un vero regime del terrore.

    Poco dopo la mancata crocifissione, infatti, l'Impero Romano viene conquistato da Gesù e i suoi seguaci, che decidono di fondare un nuovo ordine sociale e politico che coniuga il rispetto delle leggi cristiane all'esercizio di pene severissime. Parliamo quindi dell'alba di un brutale periodo di evangelizzazione e persecuzioni ai danni degli eretici. Non che la controparte reale della Santa Inquisizione possa vantare solo rosei trascorsi, anzi. Tra lo storico processo a Galileo e tutta una serie di soprusi perpetrati in nome della caccia alle "streghe", la sacra istituzione ha consegnato alla posterità un'immagine oscura.

    Ma lo scenario tratteggiato da Piekar con i suoi romanzi ha portato i fatti storici alle estreme conseguenze, perché ci parla di un mondo completamente assoggettato allo strapotere inquisitorio, dove la fede è prima di tutto una questione di paura.

    Nell'orbita di questo cristianesimo violento e imperioso scompaiono naturalmente anche le altre religioni: gli ebrei vengono esiliati in Cina e in Persia, mentre l'Islam non vedrà neppure la luce a causa della morte prematura di Maometto per mano di una pattuglia cristiana. Tale situazione getta le basi per la fioritura delle pratiche magiche, che prendono piede proprio in Persia, dove coloro che le esercitano imparano a servirsi del fuoco per liberarsi dei nemici. Facendo appello alla propria fede, neanche a dirlo, gli stessi Inquisitori cominciano a invocare l'aiuto del cielo in modi inaspettatamente violenti. A sottolineare la natura bellicosa di questo ordine ecclesiastico è anche il suo simbolo fondante: una croce cristiana contorta che fa riferimento esplicito al momento in cui Cristo la spezzò per reclamare vendetta. Ancora più interessante è il personaggio di Mordimer Madderdin, il giovane Inquisitore protagonista dell'intera saga. Figlio di una strega avida di potere uccisa proprio dagli emissari del clero, Mordimer viene preso sotto l'ala protettrice di Arnold Löwefell, che ne farà un adepto del Sant'Uffizio.

    Nel suo frastagliato percorso di crescita, dove spesso riaffiorano i drammi di un passato doloroso difficile da seppellire pur con una cieca devozione, Mordimer acquista sempre maggior consapevolezza delle atrocità commesse in nome di Dio. Atrocità che egli stesso va perpetrando impunemente, e che lo rendono un vero e proprio anti-eroe moderno incastonato nell'intelaiatura narrativa di un grottesco paradosso religioso. Ma se pensate che a questo faccia seguito la classica storia di redenzione personale in cui il protagonista - preso dai sensi di colpa - inizia ad ascoltare la propria coscienza e a combattere contro il sistema che lo ha trasformato in un mostro, sappiate che non è così.

    La consapevolezza del male sembra a tutti gli effetti motivare ancora di più il giovane Inquisitore, che prova un piacere perverso nel cacciare streghe ed eretici. Le sue avventure si sviluppano secondo il modello della mystery fiction, con casi di omicidio da risolvere in ogni capitolo, dove peraltro emergono intrighi politici, scandali, storie di vendetta e altri topoi del genere dark fantasy. La saga di Piekar è tuttavia al momento incompleta - si dice che l'autore abbia il vizio di lasciare le storie aperte - e pertanto non sapremo quale epilogo attenderà il controverso Mordimer. È però vero che, nel suo insieme, questo ciclo letterario racchiude un sostrato di idee meravigliosamente contorte, da cui attingere a piene mani per tratteggiare una trama unica nel suo genere, con personaggi sfaccettati e un world building davvero peculiare.

    Morte agli eretici!

    Venendo alla proposta dello studio polacco, I, The Inquisitor si presenta come un gioco d'azione e avventura dall'intreccio articolato, che potrebbe parzialmente ispirarsi - anche dal punto di vista ludico - alle opere di CD Projekt Red. Disseminato di scelte morali probabilmente "pesanti", l'intreccio seguirà uno sviluppo non lineare, che potrebbe portare il giocatore a confrontarsi con diramazioni stravolgenti. In quanto Inquisitori della Santa Sede, infatti, dovremo indagare sui casi di trasgressione contro la fede e disporre delle sorti degli accusati di eresia, decidendo il loro destino dopo aver preso in considerazione le implicazioni pratiche e morali del verdetto che emetteremo. Saranno proprio questi punti di svolta a delineare il percorso narrativo del gioco.

    Mordimer ha due metodi per comprendere meglio come orientare il proprio - perentorio - giudizio: in primo luogo può fare ricorso a spietate tecniche di interrogatorio, che di fatto costituiscono il principale modus operandi di Inquisitori non abituati a risparmiare l'uso della forza bruta. In ogni caso dovremo dosare le maniere forti, benché il contesto spinga a non farsi troppi scrupoli, perché un approccio perennemente aggressivo potrebbe generare degli sviluppi inattesi.

    L'altra strategia è forse quella più interessante sul piano ludico, perché si fonda su di un sistema che ricorda la meccanica centrale di The Medium (a proposito, qui la recensione di The Medium). Il nostro protagonista potrà tuffarsi in una sorta di dimensione parallela, un oltremondo in cui poter scandagliare la coscienza dei sospettati per scovare indizi e segreti altrimenti impossibili da scoprire. In questa dimensione vi è però un'entità malefica che proverà a impedire ogni tentativo di accesso a Mordimer, che in questi frangenti - a causa dei pericoli a cui sarà esposto - si ritroverà ad affrontare una sfida nella sfida.

    Detto questo, l'esperienza proposta da The Dust non vuole offrire solo investigazioni e scelte morali ma anche una spiccata dose di violenza guerresca. In "un mondo dove Gesù ha scatenato la vendetta anziché il perdono", va da sé, l'acciaio della spada non potrà che essere un fedele alleato e le occasioni in cui affondare la lama nelle carni dei miscredenti non mancheranno di certo. Non risulta ancora chiaro in che modo il sistema di combattimento andrà a integrarsi con il resto dell'impianto di gioco, considerando che - da quanto si vede nel trailer - sembra essere più una componente secondaria delle diatribe in cui il protagonista si ritroverà coinvolto.

    Insomma, gli scontri all'arma bianca, a differenza di un action nudo e crudo, potrebbero non essere praticabili a piacimento ma non possiamo ancora affermarlo con certezza. Anche sulle abilità di Mordimer al momento si sa ben poco: il giovane Inquisitore infatti dovrebbe disporre di poteri magici ma non sappiamo ancora se e come saranno implementati nel combat system. Stando a quanto dichiarato dagli sviluppatori, è previsto un sistema di progressione dedicato alle doti marziali di Mordimer, cosa che potrebbe sottolineare la buona profondità di questo aspetto del gameplay.

    I, The Inquisitor Con un incipit abbastanza insolito, specialmente per quanto riguarda il panorama videoludico, I, The Inquisitor sembra avere tutte le carte in regola per offrire un’esperienza fuori dagli schemi. Vestire i panni di uno spietato Inquisitore e investigare sui casi di eresia nell’Europa del 1500 è una premessa che, se sfruttata a dovere, potrebbe portare alla nascita di un'esperienza tanto interessante sui fronti di narrazione e world building, quanto in ambito prettamente ludico. Rimaniamo dunque in attesa di ulteriori informazioni per sapere quando potremo calarci nei panni del tenebroso Mordimer Madderdin.

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