In the Valley of Gods: Anteprima del nuovo gioco degli autori di Firewatch

Il team Campo Santo, responsabile di Firewatch, approfitta dei Game Awards per presentare il suo nuovo progetto: In The Valley of Gods.

In the Valley of Gods: Anteprima del nuovo gioco degli autori di Firewatch
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  • Sono solo alla loro terza edizione, eppure i The Game Awards hanno già dimostrato di essere un evento su cui vale la pena tenere gli occhi puntati: al di là delle cerimonie di premiazione, che non hanno risparmiato attimi struggenti, gli annunci sono stati molti ed interessanti. Tra le nuove IP spuntate fuori nel corso della nottata, In the Valley of Gods ci ha colpiti per la sua ispirazione artistica e l'intrigante ambientazione egizia. E poi a lavorarci sono i ragazzi di Campo Santo, gli stessi che ci hanno regalato Firewatch quasi due anni fa.

    L'inquadratura perfetta

    Rashida è un'esploratrice e una regista caduta in disgrazia a cui manca tantissimo la sua precedente vita avventurosa. In nome del suo passato decide di imbarcarsi in un viaggio con la sua vecchia compagna Zora: si reca così in Egitto, intenzionata ad esplorare rovine millenarie per trovare il luogo adatto ad una perfetta inquadratura. Ambientata nel 1920, In the Valley of Gods è un'avventura narrativa a base d'esplorazione che si muove tra dune e ruderi abbandonati. Già dal trailer dei Game Awards si possono osservare degli scorci bellissimi e riprodotti con uno stile molto carismatico, apprezzabile in particolar modo nella caratterizzazione volto della nostra compagna di viaggio o nelle sgargianti pareti ricoperte di pitture e geroglifici.

    Non ci è dato ancora sapere come sarà impostato il comparto ludico del titolo di Campo Santo (i lavori sono ancora in uno stato arretrato, e l'uscita prevista per il 2019 ne è la testimonianza), ma non ci è difficile immaginare un gameplay simile a quello di Firewatch. Chissà, però, se gli sviluppatori hanno pensato di arricchire la formula con qualche enigma - dopotutto gli antichi templi egizi ben si prestano ad una soluzione del genere - e sezioni in cui ci è richiesto di collaborare con la nostra partner per poter avanzare. Nel filmato si vede Zora che ci porge l'equipaggiamento e che ci aiuta a superare un ostacolo: possiamo interpretarli come indizi per eventuali meccaniche ludiche in cui bisogna collaborare con la propria partner, oppure si tratta solo di dettagli insignificanti? Secondo noi, oltre che sull'esplorazione alla luce della torcia elettrica, In the Valley of Gods si baserà su una narrativa fortemente imperniata sulle relazioni tra le due ardimentose esploratrici, che, magari, sfoceranno pure in alcune intriganti dinamiche di gameplay basate sulla necessità di aiuto reciproco. Sicuramente non ci sarà spazio per una modalità co-op (la pagina Steam parla chiaro), ma in fin dei conti l'esperienza non si presterebbe bene, almeno ad un primo sguardo, ad una condivisione troppo forzata. Dopotutto i pochi frame in cui le protagoniste si supportano vicendevolmente sembrano molto guidati e calcolati, studiati, insomma, per garantire un certo livello di pathos. Inoltre la borsa in cui Rashida custodisce la sua cinepresa appare essere un elemento assolutamente centrale: in essa è raccolto il suo passato, e lei stessa la maneggia come un forziere di dolci memorie da portare sempre con sé.

    Proprio al culmine del video da quella borsa le due compagne si affrettano a tirar fuori una cinepresa, appena in tempo per riprendere un raggio di sole che illumina la corona della statua di Ra. In quel momento si viene investiti da un forte sentimento di poesia, scaturito dalla conciliazione di un gusto per l'estetica davvero azzeccato e dall'ottima scelta nella musica di sottofondo (la bellissima Muddy Waters di LP).

    In the Valley of Gods L’avventura che In the Valley of Gods promette di farci vivere è intrisa di fascino. Ci sono luoghi antichi, abbandonati da millenni, eppure intonsi e pronti ad essere scoperti. C’è una compagna di viaggio che si muove curiosa tra i saloni ricoperti di pitture, che si volta verso di noi, ci sorride e ci aiuta, apparendo, già in pochi attimi, come un compagno di viaggio deciso a lasciare in noi un’impronta ben marcata. Infine c’è un estetica affascinante, un po’ caricaturale, in cui i colori sono molto saturi e i giochi di luce abbagliano in maniera quasi innaturale. Pur senza sapere molto, ma provando ad immaginare cosa possa serbarci, la nuova opera dei creatori di Firewatch ci ha colpito in positivo, e non vediamo l’ora di esplorarne i suoi segreti più a fondo. In attesa dell’uscita, che, per ora, è fissata in un generico e lontano "2019" su PC.

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