Da grande voglio suonare la chitarra (di plastica)
I videogiochi musicali rappresentano un'oasi ancora florida in un paesaggio videoludico sulla via della desertificazione. Fuor di metafora, è innegabile che questi, a parte qualche rara eccezione, siano titoli in grado di regalare un sano divertimento, a fronte dei generi più “classici” che non sempre riescono a rinnovarsi mantenendo la freschezza di un tempo.
Volendo restringere il campo ai soli titoli che, più o meno realisticamente, simulano l'utilizzo di strumenti musicali, così escludendo i dance video games, ci si rende conto che, per quanto circoscritto, il terreno è comunque densamente popolato. E spesso le prodighe software house accontentano quei giocatori che, troppo pigri per prendere in mano uno strumento, hanno sempre sognato farlo, associando la vendita dei loro prodotti a periferiche “full plastic” contenute in ingombranti (e costosi) bundle: dalle chitarre ai bongos, fino a bassi e batterie di prossima uscita (Rockband anyone?).
Ubi Soft non ha voluto essere da meno e ha prodotto Jam Sessions, versione occidentale (notevolmente migliorata) di Hiite Utaeru DS Guitar M-06, un simulatore di chitarra acustica sviluppato da Plato e pubblicato in Giappone all'inizio di quest'anno; e per non farsi mancare proprio nulla rispetto alle concorrenti, anche se la meccanica del titolo prevede che si strimpelli toccando il touch screen senza un'apposita periferica, la softco francese ha ugualmente pensato di vendere negli States il gioco assieme ad un piccolo amplificatore, che dovrebbe rendere il suono più naturale di quanto possano fare le casse della piccola console.
Coi rhythm game ha poco da spartire
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Sarà inoltre possibile applicare dei veri effetti in entrata o in uscita, quali il tremolo o il chorus, per rendere più vari i componimenti e personalizzare il proprio sound e, come se non bastasse, cantare nel microfono dell'handheld.
Soundcheck
Per ora si ha notizia di tre modalità di gioco anche se, a meno di sorprese dell'ultimo minuto, è quasi certo che saranno quelle definitive considerata la prossimità dell'uscita di Jam Sessions. In “Performance” si potrà suonare una delle 17 (20 nell'edizione speciale) canzoni che compongono l'ottima tracklist: tutti i pezzi sono stati scelti evidentemente per la bellezza degli arrangiamenti di chitarra. Nella modalità “Free-Play” si potrà suonare liberamente, scegliendo da prima gli accordi e sbizzarrendosi inserendo gli effetti. In “Tutorial”, infine, oltre alle meccaniche di base, verranno impartiti i rudimenti per destreggiarsi tra note e accordi.
Anche se non è ben chiaro se vi sia un sistema di valutazione del modo in cui si eseguono le tracce presenti, è certo comunque che nella modalità “Performance” sarà possibile sbloccare nuovi effetti ed accordi (e forse le altre tracce). L'esigua presenza di elementi arcade non toglie che Jam Sessions sia, non solo al più esperto approccio di quanti sappiano suonare la chitarra, un vero e proprio software musicale; lo testimoniano la possibilità di registrare i propri brani in “Free-Play” e la presenza di un tutorial ideato per introdurre gli inesperti allo studio dello strumento.
Lo stile grafico di Jam Sessions è sobrio ed essenziale, funzionale a non confondere il giocatore mentre suona, ma comunque colorato e piacevole: sullo schermo superiore è presente la tavola degli accordi con stilosi artwork sullo sfondo, mentre sul touch screen compaiono i tasti per accedere alle opzioni, oltre alla fascia orizzontale che bisogna toccare per riprodurre gli accordi.
Jam Sessions è la risposta di Plato a Guitar Hero (che, tra l'altro, vedremo a breve su DS); non è il solito rhythm game, né soltanto un simulatore, bensì un software per suonare liberamente e comporre con facilità delle canzoni. L'aspetto più divertente è proprio questo: anche chi non ha mai tenuto un plettro tra le dita, potrà improvvisarsi discreto chitarrista da accompagnamento sfiorando il touch screen come le sei corde. La possibilità di salvare i propri pezzi e la portabilità consentono di improvvisare delle jam sessions coi propri amici, meglio ancora se muniti di un vero strumento musicale o della sola voce. La profondità nello sviluppo di un concept così ambizioso potrebbe fare di questo titolo una delle inaspettate sorprese del prossimo autunno.