Jett The Far Shore per PS5: tra No Man's Sky e Interstellar

Un'avventura spaziale caratterizzata da scelte artistiche piuttosto ispirate e da una forte componente esplorativa: tutte le novità su Jett The Far Shore.

Jett The Far Shore per PS5: tra No Man's Sky e Interstellar
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  • Pc
  • PS4
  • PS5
  • Annunciato durante la presentazione di PlayStation 5, Jett: The Far Shore si è mostrato in uno stadio avanzato dello sviluppo, con fasi di gameplay alternate con sequenze scelte per offrire un assaggio del contesto, delle storie e dei personaggi che faranno parte del gioco. Quest'avventura spaziale è prodotta da Superbrothers, gli autori che hanno collaborato al delizioso Sound Shapes e che hanno creato lo splendido Superbrothers: Swords & Sorcery, in collaborazione con altri due team: Pine Scented per il supporto nello sviluppo, e SCNTFC per musiche e sound design. Da quest'insieme di talenti sembra emergere un'opera dalla direzione artistica sfavillante e originale, con chiare ispirazione al racconto fantascientifico di stampo ludico (sulla scia di No Man's Sky) e cinematografico (sulle orme di Interstellar), ma con alcune scelte espressive in controtendenza rispetto alla tradizione. Vediamole insieme.

    Un'avventura da esplorare

    In Jett: The Far Shore vestiremo i panni di Mei, una scout interstellare che viene scelta dal capo spedizione Jao per esplorare un nuovo, promettente pianeta. Dopo aver dormito per oltre mille anni nella Struttura Madre, la nostra eroina si risveglierà dunque per trovare un nuovo luogo dove far trasferire il suo popolo, a un passo dall'estinzione.

    Dalle prime indicazioni fornite, sappiamo che la ricerca di questo pianeta sarà possibile tramite varie modalità d'esplorazione, sia "aeree" (Mei ha a disposizione una navicella da bassa e media quota), sia terrestri, muovendosi grazie agli stivali spaziali in dotazione alla protagonista. Se la prima forma di esplorazione, quella aerea, è la più rapida per andare alla scoperta di un pianeta, quella terrestre permette di migliorare le conoscenze di Mei circa le caratteristiche ambientali del luogo che sta studiando: boschi ultraterreni, litorali incontaminati e oceani infiniti descrivono il mondo di gioco, e sono irti di pericoli e nemici. Tutti questi elementi sembrano più funzionali alla creazione di un contesto narrativo piuttosto che alla progressione ludica: il direttore creativo, Craig Adams, ha infatti affermato di aver creato un gioco apparentemente tradizionale, intenzionato a catturare il giocatore con la sua storia, i suoi personaggi e il sui concept, ma che poi si abbandona alla sperimentazione. Ecco perché, probabilmente, alcune delle meccaniche centrali dell'opera riguarderanno proprio l'esplorazione pura, senza compromessi: potremo controllare colossali e ripide coste, analizzare la flora e la fauna di quei luoghi, e usare gli strumenti all'avanguardia di Mei per risolvere puzzle ed enigmi ambientali.

    Ciò non significa, ovviamente, che gli elementi ludici siano totalmente assenti, ma semplicemente che potrebbero essere slegati da un classico sistema di progressione "ad accumulo" tipico degli open world. Non è certo un caso se per la creazione di questo sandbox sia stato chiamato Randy Smith, autore che ha plasmato la storia dell'immersive sim (e dello stealth) lavorando a Thief, Thief II e Thief: Deadly Shadows. Il suo ruolo, come lui stesso racconta, è stato quello di rendere il mondo di gioco intrigante, vario, organico e capace di catturare l'attenzione del giocatore.

    In tal senso, è peculiare l'annotazione dello studio, pubblicata sin dall'annuncio del gioco, che invita l'utente ad aspettare la fine dei titoli di coda, oltre i quali lo attendono una serie di scoperte e novità sul versante dell'esplorazione, come se fosse previsto una sorta di "new game plus". Anzi, è proprio questo il termine usato dal team: un "misterioso" endgame "fiorisce" dopo la fine dell'esperienza, e ci attende con tutte le sue sorprese.

    Fuga, non conflitto

    Sempre in relazione alla componente più tradizionalmente interattiva, sappiamo già che le azioni che Mei potrà compiere riguardano più la fuga che l'attacco. Sebbene non ci siano stati chiarimenti specifici in relazione a combattimento o stealth, le parole utilizzate nel sito ufficiale lasciano poco spazio all'immaginazione: "fuggi dai nemici e aggrappati ai massici kolos per esplorare le zone più ardue da raggiungere; sii più veloce o più intelligente degli tuoi avversari". In sostanza, sebbene gli sviluppatori stessi parlino di "occasionali faccia a faccia", il tema ludico centrale dell'esperienza sarà la fuga, non il conflitto.

    In ogni caso, Jett: The Far Shore è un'esperienza single player fortemente narrativa e cinematografica, priva di ramificazioni e piuttosto lineare, composta da cinque atti arricchiti da colpi di scena, sequenze d'azione e momenti più compassati. Infatti, il popolo di Mei ha raggiunto questo particolare pianeta per un motivo: ha captato la cosiddetta Onda Inno (hymn wave), un richiamo sonoro diffuso nelle fredde notti spaziali, e che gli ha donato una speranza. Ma qual è la vera natura di quest'onda, e cosa avrà mai da offrire?

    Il gioco propone in aggiunta alcuni momenti di riunione con il gruppo di scout che è stato inviato in esplorazione, permettendoci di scambiare qualche parola con gli altri esploratori in un luogo chiamato Ground Control. In questo modo, in base alle parole usate dagli sviluppatori, potremo scoprire la cultura, le tradizioni, le leggi e i costumi di quel popolo, e capire perché Mei agisce e pensa in un determinato modo.

    Una speranza al collasso

    Il tratto che sembra distinguere Jett dai congeneri è incarnato prevalentemente dalla direzione artistica. Il viaggio spaziale di Mei rappresenta l'ultima possibilità di salvezza di un popolo sull'orlo dell'estinzione: le scelte estetiche e sonore sembrano dunque assolutamente coerenti con questa premessa. La palette cromatica usata è decadente, i vestiti del popolo sono tradizionali ma semplicissimi, la tuta della protagonista appare tutt'altro che militaresca e ad accompagnare il viaggio di Mei non sentiamo sonorità epiche, ma note malinconiche e al contempo piene di speranza.

    Jett The Far Shore sembra dunque voler raccontare una storia originale, con un art design decisamente particolare e coerente con i temi trattati. Se a tutto ciò uniamo nomi di grande rilievo e il curriculum degli sviluppatori coinvolti, possiamo iniziare a seguire con grandissimo interesse i progressi dell'opera Superbrothers, in attesa del suo arrivo su PS4, PS5 ed Epic Store previsto per quest'inverno.

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