Kingdom Under Fire 2: Eroi della Strategia

Ad anni dal suo annuncio, Kingdom Under Fire 2 si appresta a raggiungere il mercato occidentale. Blueside sarà riuscita a mantenere le sue promesse?

Kingdom Under Fire 2: Eroi della Strategia
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Esistono produzioni che sembrano nate sotto una cattiva stella, condizionate da un fato avverso i cui influssi colpiscono duramente il lavoro svolto dal team di sviluppo nella speranza di portare nei negozi un titolo dignitoso nonostante le mille difficoltà. Questo destino può colpire indiscriminatamente qualsiasi serie, dal celebre Kingdom Hearts III al mai dimenticato Duke Nukem. Questa volta, ad aver affrontato le insidie del development hell è il team sudcoreano Blueside che, con Kingdom Under Fire 2, ha passato una decade intera costellata da rinvii, chiusure dei server e altre asperità. Riuscirà il nuovo capitolo della saga a risollevare le sorti dello studio di Seul?

    Senza macchia e senza paura

    Kingdom Under Fire II è stato annunciato oltre dieci anni fa, ed era previsto inizialmente su PC e Xbox 360. Blueside, in collaborazione con Phantagram, aveva promesso un ritorno all'anima RTS delle serie dopo il capitolo Circle Of Doom, che risultava privo di qualsivoglia piglio strategico. Dopo un risultato così poco soddisfacente, la volontà del team sudcoreano di ritrovare la profondità ludica del brand aveva generato particolare interesse intorno a KUF II. Purtroppo, tra difficoltà economiche che hanno dimezzato la forza lavoro dello studio, le insidie nello sviluppo multipiattaforma e alcune beghe burocratiche con Microsoft per la gestione degli abbonamenti ai server, il progetto ha subito un rinvio dopo l'altro. Giunti al 2019 Kingdom Under Fire 2 si appresta quindi ad approdare in occidente, dopo un periodo di vita come free to play in Corea e Russia (in entrambi i casi i server sono stati chiusi) e tante, tantissime incognite sulla sua resa finale.

    La struttura di base del titolo di Blueside è molto vicina a quella di un MMORPG, e pertanto, prima di lanciarsi all'avventura, è necessario creare il proprio alter ego: le classi disponibili sono cinque e, attualmente, è stata presentata nel dettaglio principalmente la Spellword. Si tratta di un potente Elfo Oscuro che ha subito un esperimento in cui il suo sangue è stato unito a quello dei membri più antichi della sua razza. Fuggito dai suoi creatori, questo eroe ha poi trovato rifugio presso i Cavalieri di Azilia.

    Si tratta di un personaggio in grado di combinare il potere delle rune per sfruttare gli elementi come ghiaccio e fuoco a proprio vantaggio. Oltre alla magia, questo combattente può contare su capacità guerresche di tutto rispetto, e si lancia nella lotta brandendo sia la spada, sia lo scettro (con cui è anche in grado di curare le proprie ferite).

    Le altre classi spaziano dagli standard del genere, come il Ranger e il Berserker, ad archetipi più originali come il Gunslinger, che unisce attacchi dalla lunga e dalla corta distanza, e l'Elementalist, specializzato nell'evocazione di animali. Superata questa prima scelta l'editor si rivela estremamente profondo e ricco di opzioni, ma il vero fulcro di Kingdom Under Fire II è rappresentato dal sistema di combattimento.

    Il ritorno dello stratega

    Se nel suo comparto MMO il gioco di Blueside non si discosta dai tratti caratteristici del genere (anche nella narrativa, che vede il classico conflitto tra bene e male), a comporre una struttura ludica più interessante sono gli elementi RTS promessi dagli sviluppatori, che fanno la loro comparsa nei combattimenti, da gestire dal punto di vista del proprio alter ego, o utilizzando una visuale dall'alto. In questi frangenti è possibile spostare le tre tipologie di truppe che affiancano l'eroe negli scontri, posizionarle al meglio sul campo e gestire il personaggio principale come se fosse una singola unità, per poi passare al controllo diretto. Il tutto è gestibile in tempo reale, ossia passando in qualsiasi istante da un'impostazione all'altra, e questo aspetto impreziosisce il costrutto ludico di Kingdom Under Fire 2.

    Tra le fonti d'ispirazione degli sviluppatori troviamo titoli come Dawn of War, e in passato solo produzioni come Rise and Fall: Civilizations at War (risalente al 2006) hanno proposto meccaniche di questo tipo. Le tre truppe menzionate poc'anzi sono bilanciate attraverso un sistema di sasso-carta-forbice (in maniera apparentemente simile a quello visto nella serie Fire Emblem), ma se questi tratti concorrono a rendere il titolo di Blueside più sfaccettato, la struttura da free to play sembra invece appesantire la progressione.

    I gruppi di unità, infatti, sono divisi in livelli di rarità, ed è possibile trovare "doppioni da smantellare" per ottenere risorse. Nasce quindi un lecito dubbio sul bilanciamento generale dell'avventura, sulla sua capacità di mantenersi fresca e accattivante dopo svariate ore. Incognite, ovviamente, che andranno risolte in fase di recensione.

    Oltre tutto ciò, è necessario menzionare la formula commerciale scelta per la distribuzione del gioco in occidente: Kingdom Under Fire II, infatti, non verrà fornito come semplice free to play, ma in una triplice versione a pagamento. I prezzi sono fissati a 29,99 euro, 49,99 e 99,99, e questi pacchetti si differenziano per il numero di oggetti cosmetici disponibili in-game e il quantitativo di denaro virtuale da poter spendere in microtransazioni. A nostro avviso, si tratta di una soluzione decisamente rischiosa, che potrebbe penalizzare l'approdo di KUF II nei nuovi mercati. Infine, nonostante delle cinematiche ben realizzate e una mole consistente di elementi presenti su schermo, tutto il comparto tecnico appare arretrato, conseguenza del lungo e travagliato periodo di sviluppo affrontato dai team coinvolti.

    Kingdom Under Fire 2 Kingdome Under Fire II, a un primo sguardo, non appare come un titolo spoglio, dato che associa a una base MMO degli elementi RTS che concorrono a donare un po’ di brio al progetto di Blueside. Resta da comprendere il rapporto d’equilibrio tra queste due parti, e quanto la struttura da free-to-play inciderà sul ritmo della progressione. A fronte di tutto ciò, la strategia commerciale scelta dal team coreano potrebbe disincentivare il pubblico occidentale a provare il gioco, che dopo anni di sviluppo travagliato potrebbe arrivare nei nostri mercati fuori tempo massimo.

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