Anteprima Legend of Heroes III: Song of the Ocean

Musica e Magia per il terzo capitolo della saga firmata da Nihon Falcom

Anteprima Legend of Heroes III: Song of the Ocean
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    Dopo il modesto esordio del primo capitolo, The Legend of Heroes: A Tear of Vermillion, seguito dal meno incoraggiante The Legend of Heroes II: Prophecy of the Moonlight Witch, Nihon Falcom (la software house che ha reso famosa la serie di YS in tutto il mondo) torna alla carica su PsP con l’ultimo atto di una trilogia che non ha saputo conquistare l’utenza portatile, Legend of Heroes III: Song of the Ocean. Nonostante un curriculum poco promettente alle spalle, sembra però che l’ultimo arrivato in casa Namco-Bandai abbia tutte le carte in regola per evitare di scadere nella mediocrità e guadagnarsi, se non altro, il beneficio del dubbio.

    La solita solfa

    Ambientato nello stesso mondo dei precedenti episodi, Song of the Ocean vede come teatro delle sue vicende il mirabile reame di Weltluna, un tempo florido epicentro di un’antica civiltà chiamata Water Tribe (Tribù dell’Acqua), potentissimo popolo in grado di utilizzare le canzoni al pari delle magie. Grazie a questa incredibile capacità, essi crearono un capolavoro musicale composto da 24 versi, talmente bello ed intenso da poter sprigionare la forza di salvare il mondo ma il cui segreto è andato perduto con la scomparsa del prodigioso clan. Il tempo sembra averne cancellato ogni memoria, finché un giorno un leggendario musicista riesce a ricomporre l’arcana melodia ma, conscio dei terribili effetti che potrebbe avere, decide di racchiudere ogni verso in altrettante pietre sparse per il globo.

    Chi ha già iniziato a sbadigliare a questo punto, non sarà certo felice di sapere che la trama prosegue, a distanza di anni, attraverso la storia di Forte, giovane e talentuoso musicista che sbarca il lunario esibendosi in lungo e in largo assieme all’inseparabile amica del cuore Una, suo nonno McBain e al fido cane Jan. Un cumulo di convenzioni ed ovvietà che trova il suo apice nel momento in cui McBain si ritrova tra le mani un libro contenente alcuni dei versi di cui sopra ed il trio entra in possesso di una mappa magica indicante l’ubicazione delle pietre. E cosa c’è di meglio che piantare tutto in asso per viaggiare in tutto il mondo alla ricerca di versi misteriosi?

    Un paio di novità fanno la differenza?

    Volendo mettere da parte quella punta di sarcasmo che affiora inevitabilmente nel trovarsi di fronte ad una storia tanto ovvia e prevedibile, rimane da analizzare una struttura di gioco incatenata, oltre alle due avventure pregresse, a tradizioni storiche ma ancora largamente apprezzate nonostante gli anni. Il gameplay si comporrà dunque di classiche sezioni di esplorazione che porteranno al compimento degli obiettivi principali o al completamento di quests proposte dagli abitanti (es. il ritrovamento di bambini scomparsi), ereditando, a quanto pare, uno dei più grandi difetti del franchise: l’impossibilità di muoversi liberamente negli ambienti. Sembra difatti che, proprio come accadeva in passato, l’utente sarà costretto ad aggirarsi nell’area imposta dal caso senza poter dirottare il proprio cammino altrove; una bella seccatura che rischia, di pari passo con l’annunciata inevitabilità delle sottomissioni, di ridimensionare in maniera decisamente drastica l’interesse del giocatore fin da subito.

    Questo problema dovrebbe tuttavia essere limitato dalla presenza di enormi diapason dislocati negli scenari e che nasconderanno delle aree bonus attraverso le quali i giocatori che avranno conservato i salvataggi degli altri due capitoli potranno accedere alle caratteristiche e alle abilità degli eroi di A Tear of Vermillion e Prophecy of the Moonlight Witch. Uno stimolo non indifferente questo, soprattutto in virtù del fatto che i vecchi personaggi potranno essere utilizzati come membri effettivi del party ed affiancare il team di Forte costituendo, oltre ad un grandissimo motivo di gioia per i fans, un supporto preziosissimo.

    Il battle system rimarrà invece quasi invariato. I mostri saranno ancora visibili sulla mappa così come le loro intenzioni nei vostri confronti (ostili, indifferenti o timorosi) in modo da darvi la possibilità di scegliere se dare battaglia attaccando, lanciando incantesimi, servendovi di oggetti e di abilità o fuggire evitando lo scontro. Tra gli elementi che verranno conservati, troverete inoltre l’inclusione delle finishing moves e la riproposizione del cosiddetto pet system che, molto probabilmente, gestirà le attitudini dei vostri animaletti da compagnia in maniera molto simile al suo predecessore: dando loro un particolare cibo o trattandoli in una certa maniera, i vostri amici pelosi si dimostreranno di grande aiuto, ad esempio, permettendovi di trovare oggetti rari o castare magie protettive sulla squadra.

    Nulla di particolarmente innovativo, dunque, ad eccezione del fatto che i personaggi non potranno servirsi degli incantesimi senza equipaggiare una delle pietre magiche che troveranno nel corso della storia; una variazione piuttosto interessante che dimostra grande coerenza alla trama e accompagna l’inedita attribuzione di parametri elementali ai nemici i quali saranno, finalmente, vulnerabili al tipo di incantesimi che scaglierete loro contro. L’ultima novità risiede nell’abilità di eseguire un attacco denominato Ensemble Magic che, a quanto pare, consentirà di combinare le magie in modo da rafforzarne l’effetto durante le battaglie.

    Sebbene questo aspetto risulti ancora un pochino fumoso, maggiore chiarezza investe invece quelle che sono le caratteristiche tecniche di questo titolo. A dire il vero non c’è molto da dire a proposito poiché Song of the Ocean raccoglie l’eredità stilistica delle passate edizioni proponendo, anche stavolta, sprite bidimensionali coloratissimi e personaggi in miniatura dall’aspetto fiabesco; il tutto condito da qualche brevissima cut-scene, purtroppo, ancora priva di dialoghi parlati.

    Legend of Heroes III: Song of the Ocean Malgrado le ottime probabilità che Legend of Heroes III: Song of the Ocean riesca a distinguersi dagli altri due capitoli della serie, le novità e i cambiamenti volti a tal fine non sembrano rivelarsi particolarmente appetitosi soprattutto perché si tratta di un titolo quasi identico alle precedenti versioni, eccezion fatta per la possibilità di controllare di nuovo i personaggi amati e per l’introduzione di un nuovo attacco combinato. Un prodotto da consigliare solamente agli aficionados della saga ma che potrebbe riservare qualche sorpresa a tutti quei giocatori disposti a concedere una seconda, pardon, terza chance a Nihon Falcom.

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