Life is Strange 2: in fuga verso la libertà con Sean e Daniel

Square-Enix e Dontnod svelano ufficialmente Life is Strange 2 alla Gamescom: abbiamo assistito a una presentazione del gioco.

Life is Strange 2
Anteprima: Multi
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Quando ti ritrovi in una sala buia a una decina di metri di distanza da Raoul Barbet e Michel Koch, i game director del primo Life is Strange, sono principalmente due le incombenze che ti si agitano tra i lobi: la consapevolezza che, di lì a poco, dovrai combattere contro quel familiare groppo in gola latore di abbondanti lacrimoni virili, e la responsabilità di dover raccontare le caratteristiche di un titolo narrativo senza macchiarti dell'ignominia richiamata dallo spoiler molesto. Ora, pur dando per scontato il plateale fallimento sul primo dei due fronti, vi anticipo che nell'articolo a seguire tenterò, nei limiti del possibile, di offrirvi un quadro completo delle novità emerse durante la presentazione di Colonia senza inciampare in anticipazioni di alcun genere. Un'impresa paragonabile a decantare la Divina Commedia con una manciata di sassi in bocca.

    Adolescenti e altri disastri

    La seconda stagione di Life is Strange prende le mosse a tre anni di distanza dalle avventure di Max e Chloe, in un contesto molto diverso da quello dipinto dai ragazzi di Dontnod per il primo capitolo della serie. Sean Diaz è un ragazzo come tanti altri, vittima di quel tornado di passioni, desideri e contraddizioni che, in genere, accompagna ogni adolescente sulla strada verso la definizione di sé. Una premessa che risuona, almeno in parte, con alcune delle sfumature tematiche della storia di Max, più grande di un paio d'anni ma ancora alla deriva nel medesimo oceano di incertezze. Eppure, sin dalle primissime battute, la nuova avventura del team francese si muove tra le righe di una scrittura più matura e credibile, che sembra cedere con minor frequenza agli stereotipi da teen movie sentimentalotto.

    Anche nel registro lessicale utilizzato negli scambi maliziosi tra Sean e la sua migliore amica, si notano sfumature di una concretezza che in parte mancava nel primo Life is Strange. Sono le chiacchiere di una coppia di sedicenni: si parla di sesso, di feste, di cotte non corrisposte e di una quotidianità ancora libera dai problemi dell'età adulta, tra parolacce a caso, battute volgarotte e facili doppi sensi. Scene la cui efficacia è sostenuta da una regia dal taglio chiaramente cinematografico che, pur non esibendosi in particolari virtuosismi, porta al centro dello schermo richiami ai campi lunghi di "Ricordo di un'estate" e "Breakfast Club", accompagnati da una colonna sonora che, come da tradizione Dontnod, avvince e incanta. Ogni tanto si nota qualche piccolo inciampo nel montaggio, un avvicendarsi troppo sincopato di inquadrature e tagli differenti, ma l'effetto complessivo riporta alla mente la firma stilistica di un team capace di coinvolgere i giocatori con una narrazione visiva di gran qualità. Ritorna anche il tema della famiglia, questa volta però in gran parte privo, almeno all'apparenza, delle sfumature più cupe già viste nelle precedenti iterazioni della serie. Abbandonato dalla madre, Sean vive a Seattle con il padre e il fratellino minore, un amabile combinaguai di nome Daniel. Un personaggio chiave per la trama portante del titolo, nonché una delle colonne portanti di un gameplay che, a partire dalle basi del capitolo d'esordio, propone dinamiche inedite nel quadro della saga. Nell'ottobre del 2016, in una tiepida giornata d'autunno, la vita dei due fratelli viene sconvolta da un evento tragico che, di fatto, rivoluziona per intero la loro giovane esistenza. Onde evitare di fuggire oltre il confine bavarese seguito da un furioso codazzo di appassionati, terrò per me la natura di questo drammatico avvenimento, ma sappiate che si tratta di uno dei passaggi meno convincenti del trailer mostrato in quel di Colonia. La scena raggiunge il suo climax tensivo fin troppo rapidamente, e degenera in una sequenza sì sconvolgente ma, in tutta onestà, piuttosto forzata. In assenza di un contesto più ampio, vale la pena di sospendere il giudizio in attesa di mettere le mani sull'episodio completo, ma non vi nascondo che, nel complesso, si tratta di una svolta narrativa non pienamente convincente.

    On the road again

    Il repentino precipitare degli eventi da il via a un viaggio "on the road" che vede i due fratelli, strappati alla sicurezza del proprio nido familiare, attraversare gli Stati Uniti verso il confine con il Messico, per sfuggire al lungo braccio della legge. Una fuga dalle tinte drammatiche che garantisce all'avventura un respiro ben più ampio rispetto a quello del capitolo d'esordio, nel quale aleggia la promessa di un gran numero di scenari diversi. Un nodo importante per le ambizioni di un seguito che offre al pubblico un comparto tecnico rinnovato e avvolgente, che delinea paesaggi resi vivi da un'ottima gestione dell'illuminazione, corroborata da riflessi credibili e una dinamicità ambientale che appaga i sensi.

    Il fogliame scosso dal vento, il sole che attraversa la cupola di un bosco isolato, i riverberi di un fiume in lontananza: ogni elemento del paesaggio contribuisce efficacemente a una composizione scenica di grande impatto. Permane qualche rigidità sul fronte delle animazioni e un lip-sync che, per quanto migliorato, è ancora ben lontano dall'eccellenza, ma la resa generale non lascia affatto indifferenti. Si tratta di una piccola rivoluzione per Life is Strange, che si accorda con il ribaltamento prospettico piacevolmente imposto da un gameplay che, a quanto sembra, non ci vede più alla guida di un personaggio dotato di eccezionali poteri. Oltre a preoccuparsi per il benessere del fratello minore, Sean deve anche fare i conti con gli incredibili poteri telecinetici che quest'ultimo pare possedere, all'apparenza tanto dirompenti quanto incontrollabili. Nei panni nell'adolescente, il giocatore si ritrova a gestire indirettamente Daniel con una ricca serie di interazioni contestuali e dialoghi, in grado di alterare profondamente il carattere del ragazzino. Decidere di rubare una barretta di cioccolato da una macchina in sosta, ad esempio, potrebbe trasmettere a Daniel una certa ambiguità morale, aprendo la strada a futuri furti. Ogni qualvolta che il giocatore opera questo genere di scelte, un'icona animata con due lupi appare nell'angolo in basso a destra, a sottolineare il raggiungimento di un importante snodo decisionale. Per valutare appieno la fibra consequenziale di queste svolte dovremo attendere ancora qualche tempo, ma la gamma delle interazioni tra i fratelli e con l'ambiente ci è sembrata sensibilmente maggiorata rispetto al passato della serie.

    Non si tratta di una dinamica "formativa" interamente originale, viste le oggettive somiglianze con alcune delle meccaniche cardinali della prima e dell'ultima stagione di The Walking Dead, ma questa duplicazione delle diramazioni di causa ed effetto non può che risultare intrigante. In Life is Strange 2, infatti, non solo saremo responsabili delle conseguenze delle azioni del nostro avatar Sean, ma obliquamente anche dei comportamenti di Daniel, costruito da Dontnod come un personaggio stratificato e complesso, non una semplice macchietta dotata di spaventose capacità. Il rapporto tra i due fratelli è anche il punto focale di una strutturazione narrativa promettente, alimentata da sequenze toccanti e genuinamente credibili. Alla naturalezza della messa in scena contribuiscono anche tutta una serie di minuzie di grande effetto, che aggiungono un livello di realismo assolutamente prezioso per l'immersività dell'esperienza. Sentire Sean canticchiare sovrappensiero le parole di una canzone alla radio durante l'interazione con altri elementi dello scenario, o decidere di scarabocchiare la caricatura di un'amica durante una chiacchierata su Skype, garantiscono una nota di vigore al trascinamento emozionale dell'avventura, aprendo la strada a scambi dialogici imprevisti. Sembra che buona parte dei dialoghi offriranno ai giocatori solo un paio di possibili risposte, ma abbiamo intravisto sequenze con un ventaglio decisionale ben più ampio, che includeva alcune opzioni contestuali ben poco diplomatiche. La sensazione generale è che il team di sviluppo abbia fatto il possibile per potenziare ed espandere ogni aspetto della propria formula ludica, in direzioni a volte inaspettate. Tanto per rimanere in tema di momenti "o mio dio", sappiate che il team di Dontnod ha trovato un modo molto intelligente per legare Life is Strange 2 alle avventure di Captain Spirit che, di fatto, nascondono corpose anticipazioni sullo svolgimento del viaggio di Sean e Daniel. Meglio fermarci qui per il momento, in attesa di testare più approfonditamente un titolo che, dopo il primissimo assaggio, non possiamo fare a meno di attendere con una certa trepidazione.

    Life is Strange 2 La nostra prima occhiata all’atteso secondo capitolo della saga di Dontnod ci ha lasciato in corpo sensazioni decisamente positive. Da una parte abbiamo un approccio alla narrazione più maturo e credibile, capace di donare a ogni scena una maggiore naturalezza e credibilità, dall’altra una sorta di rivoluzione prospettica che dona al gameplay sfumature inedite e intriganti. La base è quella che i fan di Life is Strange conoscono e amano, ma ogni aspetto della formula ludica appare arricchito e potenziato, al pari di un comparto tecnico in grande spolvero, capace di dar vita a scorci altamente suggestivi. Permane qualche piccola fluttuazione sia sul fronte registico che su quello della composizione narrativa, ma si tratta di giudizi che vale la pena di sospendere in attesa di un assaggio più corposo. Allo stesso modo, è troppo presto per valutare la fibra consequenziale delle scelte offerte ai giocatori, sebbene la duplicità del percorso decisionale si apra a prospettive decisamente interessanti. Se non si fosse capito, insomma, non vediamo l’ora di farci maltrattare l’animo dalla nuova storia composta dallo studio francese.

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