Little Hope: un gioco horror sulla scia di The Blair Witch Project

Abbiamo avuto modo di vedere da vicino Little Hope, il secondo episodio della The Dark Pictures Anthology, e le prime impressioni sono positive.

The Dark Pictures Anthology Little Hope 4K 60fps
Anteprima: Multi
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Il secondo episodio dell'antologia horror sviluppata dai creatori di Until Dawn, dal titolo Little Hope, si allontana in maniera netta e decisa dall'immaginario di Man of Medan, il prodotto con cui si è aperta la collezione di fosche avventure pubblicata da Bandai-Namco. L'obiettivo di Supermassive Games, del resto, è proprio quello di esplorare, con ogni capitolo, una diversa tipologia di orrore, sondando con macabra curiosità i vari "cliché" che caratterizzano la cinematografia di genere.

    Dopo averci portato nel ventre metallico di una nave infestata, quindi, arriva il momento di fare un salto nel passato, ai tempi delle streghe e dei processi inquisitori, per una storia che si ispira -almeno a livello di immaginario e tematiche- ad una serie di film imprescindibili per ogni appassionato di racconti del terrore. Quando Pete Samuels, direttore dello studio, ci introduce questo nuovo capitolo della Dark Pictures Anthology, non può fare a meno di citare l'intramontabile Blair Witch Project, il The Witch di Robert Eggers, ma anche altri lungometraggi apparentemente meno legati alla tematica delle streghe, come It Follows e The Omen.

    L'arco narrativo di Little Hope, infatti, non si focalizzerà soltanto sulle realtà rurali del diciassettesimo secolo e sui processi che, a partire da Salem, si tennero in tutto il New England, ma anzi racconterà una storia ambientata anche ai giorni nostri, che avrà come protagonisti alcuni di studenti perseguitati da un'oscura presenza, da un'ombra subdola e malevola. E se l'elenco di film e fonti di ispirazione non avesse ancora risvegliato il vostro interesse, sappiate che a Little Hope si aggirano creature deformi e terribili che sembrano uscite dalla torbida mente di Clive Barker e dai suoi immaginai più destabilizzanti. Pronti a partire?

    Longevità e modalità

    Prima di raccontare più nel dettaglio le premesse narrative di Little Hope, è bene ribadire che le caratteristiche del prodotto sono del tutto affini a quelle di Man of Medan. Il gioco si presenta come una moderna avventura narrativa, una sorta di film interattivo in cui le scelte dell'utente determinano la sorte dei protagonisti e lo svolgimento della storia.

    I titoli di coda potranno essere raggiunti in quattro o cinque ore, a seconda delle disposizioni del giocatore e della sua curiosità, ma proprio come nel caso di Man of Medan sarà altissimo il fattore rigiocabilità. Al di là dei finali multipli, in Little Hope ci saranno molti misteri da scoprire, e potremo ovviamente affrontare l'avventura in cooperativa online (Storia condivisa, per due giocatori) o locale (Serata al Cinema, fino a 5 partecipanti).

    Ritornerà anche la Curator's Cut, inizialmente disponibile come bonus pre-ordine, che permetterà di giocare Little Hope interpretando, in specifiche scene, alcuni personaggi extra. Identica dovrebbe essere anche la strategia di commercializzazione, con un prezzo budget ottimamente proporzionato alla durata ed alla quantità di contenuti.

    Caccia alle Streghe

    Svolte le formalità riguardanti la politica di distribuzione, arriviamo alle questioni più importanti. Little Hope si ambienta principalmente ai giorni nostri, e ci porterà nella contea di Andover. Ben meno nota della più infame Salem, Andover è comunque una delle aree del New England che sul finire del 1600 ha conosciuto la follia dei processi alle streghe.

    Dopo averla scelta come cornice della tragica avventura, il team ha studiato le mappe del diciassettesimo secolo al fine di ricreare l'area con la giusta attenzione al realismo storico, ed è proprio così che è stato scelto il titolo del gioco: Little Hope era il nome di un pascolo ai margini della città, e i ragazzi di Supermassive si sono subito convinti che fosse perfetto per la produzione. Del resto "Little Hope", in inglese, sta ad indicare una "flebile speranza", la rassegnata accettazione di un futuro infausto e crudele.

    La storia del gioco, come dicevamo, inizierà ai giorni nostri, focalizzandosi su un gruppo di studenti in gita scolastica, accompagnati da una professoressa attempata. A seguito del più classico degli incidenti stradali la scolaresca sarà costretta a fermarsi proprio a Little Hope, che guarda caso verrà presto invasa da una fitta nebbia carica di oscuri presagi.

    In questa atmosfera da Silent Hill i ragazzi inizieranno ad accorgersi che qualcosa non va per il verso giusto. Inquietanti effigi di legno spunteranno ai margini della foresta, assieme a pentacoli tracciati sul terreno e simboli esoterici incisi sulla corteccia degli alberi. Qualcuno inizierà ad avere delle cupe visioni, finché non sarà del tutto chiaro che quel luogo sia maledetto, inquinato da una presenza malvagia.
    L'origine della maledizione che appesta Little Hope, ovviamente, andrà ricercata nel passato, e più precisamente nel 1692, quando la comunità di villici e bifolchi che abitava la zona si lasciò prendere dall'estasi delle fiamme e partecipò ad un'iniqua caccia alle streghe. Cosa successe esattamente, al momento, non ci è dato saperlo, e starà al giocatore scoprirlo nel corso dell'avventura, viaggiando letteralmente attraverso le epoche. Per uno strano maleficio i protagonisti di Little Hope verranno infatti proiettati nel passato, incontreranno i propri doppi, e dovranno cercare di capire quale fu la colpa di una comunità che ancora oggi è perseguitata dal male.

    Proprio per sottolineare l'idea di una maledizione persistente, che ammorba la città da secoli, il gioco si apre con una sequenza ambientata negli anni '70, ansiogena e tragica come poche, che racconta il triste destino di una famiglia sfortunata. L'anatema di Little Hope appare insomma come una macchia indelebile, una corsa ineluttabile verso la morte, e chissà che non stia proprio ai malcapitati studenti scoprire le origini e disinnescarlo.

    Certezze e speranze

    Dopo aver dato un'occhiata ad alcune sequenze di gioco, grazie ad un press tour "virtuale" ottimamente organizzato dal publisher Bandai-Namco, ancora non possiamo pronunciarci sulla qualità complessiva della sceneggiatura. Possiamo però ribadire che il team di sviluppo ha utilizzato in maniera ottimale l'Unreal Engine 4, per concretizzare atmosfere ben più inquietanti rispetto a quelle di Man of Medan. Sarà la nebbia fitta e impenetrabile, la gestione attenta delle fonti di luce, o le tematiche angosciose che ci mettono di fronte a occultismi e sacrifici rituali, ma le viscere metalliche della Ourang Medan possono sembrare quasi rassicuranti, se confrontate con le nere foreste del New England.

    C'è però da dire che nelle sequenze mostrate, al di là del clima opprimente, il racconto sembrava ricorrere a soluzioni un po' spuntate, come una serie di Jumpscare sicuramente efficaci per mantenere alta la tensione del giocatore, ma tutt'altro che raffinati o originali. Ci piacerebbe riscoprire un orrore più subdolo e psicologico, una sceneggiatura che destabilizza il giocatore e lo priva delle sue certezze, piuttosto che schizzare sull'attenti per apparizioni fulminee e rumori improvvisi.

    Se la recitazione dei protagonisti ci è sembrata all'altezza delle aspettative (ottima ovviamente la performance di Will Poulter, una delle star di Black Mirror: Bandersnatch e Midsommar), dovremo verificare la qualità complessiva delle animazioni (che per il momento risultano un po' artefatte, come nel caso di Man of Medan), e soprattutto la tenuta del racconto.

    L'avventura "in alto mare" con cui è stata inaugurata l'antologia horror aveva un calo qualitativo nell'ultima parte, e un colpo di scena forse troppo prevedibile. In questo caso il team dovrà dimostrare maggior continuità, puntando persino più in alto di Until Dawn, senza aver fretta di chiudere il racconto.

    Supermassive si dice ben consapevole di quelli che erano i limiti di Man of Medan, e afferma di essersi presa qualche mese in più sulla tabella di marcia inizialmente prevista proprio per eliminare queste criticità. Dovremmo insomma trovarci di fronte ad un racconto più coerente, senza momenti morti e con un ritmo più sostenuto, e in cui le svolte principali saranno davvero guidate dalle scelte dei giocatori e non dalle performance durante gli immancabili Quick Time Event. Tutte promesse che andranno valutate pad alla mano, quando The Dark Picture Anthology: Little Hope uscirà su PC, Xbox One e PS4, nel corso dell'estate.

    The Dark Pictures Anthology: Little Hope Little Hope segue le orme di Man of Medan e di Until Dawn, presentandosi come un'avventura a bivi, un lungo film horror in cui il destino dei protagonisti dipende dalle scelte del giocatore. Poca interazione, insomma, e tanta narrazione: proprio per questo sarà fondamentale valutare la forza della sceneggiatura, le performance degli attori, e pure la qualità del doppiaggio italiano, che in Man of Medan inciampava in diverse occasioni. Di certo setting, atmosfere e ambientazioni sono molto affascinanti, e non possono lasciare indifferenti gli appassionati dell'Horror. Qui si parla di processi alle streghe, di strani rituali e di effigi esoteriche, e di una presenza che nasce dal peccato e ristagna per secoli nella dolente cittadina di Little Hope. Le fonti di ispirazione dei ragazzi di Supermassive sono dei capisaldi del genere, e la speranza è quella che il titolo riesca a reggere il confronto. Anche perché sul fronte economico l'approccio è sempre opportuno: un prezzo contenuto per un'avventura di quattro ore, altamente rigiocabile e votata anche alla co-op (in locale e online). La buona riuscita dell'operazione, alla fine, sarà decisa dalla potenza del racconto.

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