Neon White: uno sparatutto indiavolato, unico e originale

Annapurna Interactive si prepara a pubblicare un FPS a dir poco originale, che mescola suggestioni improbabili per un cocktail dal sapore unico.

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  • Pc
  • PS4
  • Switch
  • PS5
  • È difficile credere che Neon White, nuovo progetto di Ben Esposito in arrivo su PC e Nintendo Switch entro la fine del 2021 sotto etichetta Annapurna Interactive, nasca come reazione diretta nientemeno che a... Donut County (per approfondire, qui trovate la recensione di Donut County). Eppure è davvero effettivamente così, specie a sentire le parole dello stesso Esposito: dopo una produzione colorata, rilassante e piacevolmente per tutti, l'intenzione del game designer americano era quella di dedicarsi a un'esperienza profondamente diversa, lontanissima dalle concilianti atmosfere a base di procioni e ciambelle che hanno contraddistinto il suo esordio.

    Una sorta di spinta uguale e contraria, una pulsione genuina verso territori radicalmente opposti, forse derivante pure da uno sviluppo particolarmente laborioso come quello della già citata opera prima, durato addirittura sei anni. E dunque, Signore e Signori, ecco a voi un videogioco dichiaratamente "per freak", influenzato dalla scena del modding di Quake, dagli anime degli anni 2000 e da titoli sperimentali come Lovely Planet; un miscuglio di generi contraddistinto da trovate nient'affatto ordinarie. Insomma, un'opera seconda tutt'altro che banale, di quelle davvero da scoprire.

    Quattro salti in Paradiso

    Neon White è descritto dal suo stesso creatore come uno sparatutto single player in prima persona con componenti da speedrunner: nei panni di un White, un enigmatico assassino senza memoria proveniente direttamente dall'Inferno, avrete dieci giorni di tempo per liberare il Paradiso da un'invasione demoniaca. Un compito già di per sé problematico, reso ancor più delicato dalla presenza di altri Neon (ovvero gli assassini ultraterreni menzionati poco fa...) non certo inclini alla collaborazione. Se già la premessa vi sembra curiosa e bizzarra, aspettate di conoscere il resto.

    Già, perché Neon White non è solo e soltanto una sorta di platform in soggettiva in cui si deve raggiungere di volta in volta il traguardo nel minor tempo possibile, destreggiandosi rapidamente fra avversari e salti al millimetro all'interno degli oltre cento livelli creati rigorosamente a mano. Al contrario, parte del suo approccio originalissimo deriva dall'impiego di apposite carte da gioco, che possono essere raccolte all'interno delle mappe - di solito eliminando i nemici - e utilizzate in due modi diversi.

    Ogni carta corrisponde un un'arma speciale, con un numero di proiettili limitato: troverete pistole, mitragliatrici, balestre, fucili e molto altro ancora. Una possibilità alquanto interessante, che apre a sorpresa lo spazio a soluzioni di

    gameplay potentemente creative, è però quella di bruciare le carte stesse, in maniera da attivare la loro funzione secondaria. La pistola può ad esempio essere eliminata per guadagnare "elevate", ovvero un utilissimo doppio salto extra perfetto per accorciare le distanze e bypassare magari intere porzioni di livello. O ancora, scartando la mitragliatrice si attiva "stomp", un attacco ad area dall'alto che distrugge tutto ciò che ci circonda. E che dire del fucile a pompa, che se sacrificato permette al protagonista di trasformarsi per qualche istante in una palla di fuoco, per lanciarsi con violenza direttamente addosso ai rivali?

    L'impressione è quella di un autentico parco giochi in cui scatenarsi, provando e riprovando i livelli a più riprese per arrivare a ideare - e poi eseguire concretamente - la combinazione migliore. Appunto usando e allo stesso tempo bruciando le carte in modo non convenzionale. Un'impostazione a tutto vantaggio della rigiocabilità, incentivata dal gioco stesso visto il sistema di medaglie e di classifiche globali in rete.

    Sbagliando s'impara

    Esposito mi ha confessato dietro le quinte, con un candore invidiabile, che il nucleo da speedrunner "libero" di Neon White è in realtà nato per caso, proprio quando era sul punto di abbandonare il progetto. Inizialmente infatti l'idea era

    quella di un FPS roguelike a base di carte, con ampi mazzi da costruire di volta in volta in stile deckbuilding (per capirci, qualcosa dalle parti dell'ottimo meccanismo descritto nella recensione di Slay The Spire). Una trovata potenzialmente alquanto sfiziosa, impossibile tuttavia da tradurre in maniera efficace pad alla mano. Riducendo il tutto ai minimi termini, limitando al massimo la quantità di carte e ripartendo da livelli minuscoli, ecco finalmente scattare la magia: l'obiettivo di completare le sfide nel minor tempo possibile incastrando le carte come in un puzzle ha dato la chiave giusta all'esperienza, e Neon White ha così trovato la sua forma definitiva.

    Una forma che a ben vedere non si esaurisce nell'azione pure e semplice, perché esiste un'altra componente fondamentale di Neon White. Un'anima ancor più estrosa che per certi versi rimanda a Persona 5, a Fire Emblem: Three Houses e a Danganronpa, suggestioni molto vivide per l'affabile Esposito. In ogni livello sarà infatti nascosto un oggetto speciale da scovare e raccogliere, che in particolari situazioni potrà essere regalato a uno degli eccentrici componenti del cast di killer infernali.

    Questo perché, tra una sfida e l'altra, avrete modo di approfondire i vostri rapporti con gli altri Neon attraverso una vera e propria struttura da visual novel/dating sim: un modo per dare colore e sostanza all'insieme, arricchendo il tutto con un po' di sapore extra. Non aspettatevi ad ogni modo molteplici finali o chissà quali diramazioni nella trama: l'intenzione è quella di aggiungere respiro, e soprattutto di permettere - una volta arrivati al vero epilogo - tutto dell'enigmatico passato di White.

    Neon White Neon White ha l'aria di un esperimento anomalo, divertente e divertito: una follia di quelle ipotizzabili solo e soltanto in una prospettiva orgogliosamente indipendente. A prescindere da come andrà - detto che le potenzialità non mancano affatto, e anzi l'impressione è quella di un ibrido da scoprire - bisogna riconoscere ed elogiare il sincero coraggio di Ben Esposito e ancora di più l'attitudine di Annapurna Interactive, fiera compartecipe di videogame molto, molto lontano dal solito.

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