Sono passati più di due anni da quando THQ Nordic ha acquisito i diritti sull'IP di Outcast e i frutti di quel sodalizio con il team di sviluppo Appeal Studios potrebbero essere in procinto di sbocciare dato l'annuncio del secondo capitolo del franchise. Outcast 2 - A New Beginning ha fatto la sua comparsa nel recente showcase indetto per celebrare il decimo anniversario del publisher austriaco con un trailer alquanto intrigante, anche se poco esplicativo. Nonostante gli scorci sul gameplay fossero quasi del tutto assenti, è comunque possibile farsi un'idea della strada intrapresa per questa seconda iterazione di quello che si ricorda come un vero e proprio cult storico, a suo tempo pionieristico dal punto di vista tecnico.
Se è vero che la tiepida accoglienza di quel "secondo contatto" a opera di Big Ben Interactive ha evidenziato un generale disinteresse tra il pubblico odierno, c'è da dire che ad Outcast va indubbiamente riconosciuto il merito di aver interpretato in prima istanza e con grande credibilità ludica la libertà di poter esplorare un mondo aperto. Proprio per questo motivo non escludiamo che possa finalmente tornare sulla scena degli action/adventure reclamando di diritto il successo mai commercialmente riconosciutogli.
Un incipit tribale
Quanto rivelato in sede di annuncio non ci consente ancora di spingerci oltre un certo limite sulla bontà ludica e sulle peculiarità del titolo in arrivo per PlayStation 5, Xbox Serie X/S e PC. Sembrerebbe anzi che, per ora, la comunicazione verta più sull'aspetto narrativo ed estetico della produzione. Il trailer ci mostra con grande efficacia registica tutto il fascino di un mondo lussureggiante e incontaminato, dove la tecnologia avanzatissima dei Talan si fonde con i retaggi di una civiltà a noi del tutto aliena, ma quasi familiarmente primitiva, in una retrofuturismo tribale e seducente.
Un tale focus sul tema folkloristico è - a nostro avviso - segno di una maturazione stilistica che potrebbe riedificare l'esperienza proposta da Appeal Studios portando il giocatore a esplorare non solo i biomi di un mondo florido e selvaggio, ma anche la dimensione più sociale e "antropologica" della razza aliena già conosciuta nel primo capitolo. I Talan appaiono intenti a celebrare una ricorrenza con danze suadenti a ritmi tribali, incalzanti e sempre più accesi, mentre la voce narrante descrive le sorti di un futuro che rischia di essere oscurato da una minaccia incombente. Ecco che, ancora una volta, salvare il popolo di Adelpha potrebbe significare doverne prima conoscere le più intime suggestioni, gli usi e costumi, la lingua e le ragioni profonde del culto popolare. Se nell'opera del 1999 (così come nel remake del 2017, ecco la nostra recensione di Outcast Second Contact per saperne di più) al giocatore era affidata la necessità di imparare il linguaggio della civiltà aliena in questione, dovendo poi ricostruire da sé le indicazioni ottenute dai PNG per orientarsi nella mappa a mondo aperto, la vera scommessa, a questo punto, è da giocarsi proprio sul fronte dell'interazione con gli abitanti del pianeta.
Benché possa oggigiorno sembrare quantomeno anacronistico un sistema così poco immediato, ci aspettiamo che il team di Appeal - con il supporto di THQ Nordic - possa approdare ad una nuova soluzione narrativa che tenga conto dei vecchi fasti del titolo, raggiunti proprio con questa formula allora innovativa, ammodernandosi però con il pretesto di approfondire la cultura dei Talan.
Una nuova minaccia
Adelpha è un mondo incredibilmente sconfinato, uno scenario evocativo che devolve in paesaggi dal sapore esotico, tra rovine di templi antichi cinti da un'impervia e silenziosa vegetazione e biomi che spaziano da lande innevate a foreste verdissime e rigogliose. Anche la fauna appare intrigante e colma di esemplari davvero curiosi, segno di una direzione artistica che ha saputo tratteggiare il profilo di una vita extraterrestre verosimile, esuberante ma mai troppo lontana dalla science fiction canonica.
Ma se la veste grafica - che appare di buona fattura, anche se non proprio in linea con gli standard di una next-gen che possa dirsi tale - sembra rivitalizzare i meravigliosi lidi alieni di Adelpha, un nuovo nemico adombra la bellezza naturalistica dei suoi luoghi, deturpandola in nome di uno sfruttamento senza scrupoli, avido e - almeno per ora - privo di una qualche premessa.
Seguitando sul tracciato narrativo dal primo capitolo, sembra che il plot di A New Beginning voglia che le speranze degli abitanti di Adelpha siano riposte nuovamente nell'iconico Cutter Slade, lo scanzonato marine giunto in qualità di messia per scongiurare la deriva autocratica imposta da Fae Rhan, ora messo di fronte ad un nemico più temibile e senza scrupoli.
Nei trailer possiamo infatti vedere che - a differenza del primo Outcast - questa volta il nostro impavido eroe dovrà vedersela con dei veri robot dalla cromatura sfavillante. E questi non sono gli unici nemici, a ben vedere. Le sequenze mostrate inquadrano anche sciami di droni e tank su quattro ruote presumibilmente senzienti: un vero esercito ipertecnologico pronto a strappare dal pianeta ogni sua risorsa con la forza bruta e al quale l'ex Navy SEAL dovrà opporsi in una spietata corsa contro il tempo. Una premessa drammatica alla quale però, analogamente a quanto accaduto in precedenza, non possiamo che affiancare l'ipotesi di un registro narrativo a tratti sì intenso e memorabile, ma anche frizzante e leggero, grazie al carisma di un personaggio unico, che - da quel poco che si è potuto vedere - sembra non aver perso una sola stilla della sua verve inconfondibile. E alla cui resa scenica il ritrovato orgoglio grafico potrebbe dare maggior risalto con un rendering più efficace, specialmente per quanto riguarda le espressioni facciali, che ci sono sembrate piuttosto convincenti.
Pochi indizi sul gameplay
Per quanto incisiva e spettacolare sia stata la presentazione di questo ritorno di fiamma, ad ora mancano purtroppo sostanziali indizi sulla sua struttura ludica. Dando per scontato che l'impianto di gioco si basi anche questa volta su un open world vasto e ricco di personaggi con cui interagire, conservando di fatto la cifra stilistica del primo Outcast, non ci è dato sapere molto sulla qualità effettiva della componente action, né di quella legata alla progressione.

Benché sia tuttora da ricordare come un importante punto di svolta per il genere action/adventure, il titolo del 1999 mostrava il fianco nelle sequenze di shooting, il cui andamento claudicante e poco responsivo non è stato limato neppure dal remake di Big Ben Interactive. Da questo punto di vista però, il trailer fa ben sperare. Pur non trattandosi di estratti di gameplay, il tenore dell'avventura sembra essere decisamente più incalzante, sorretto da un sistema di shooting in terza persona che potrebbe dare grande forza espressiva alla natura action dell'opera in divenire.
Proprio in quest'ottica non possiamo aspettarci altro se non un ricco compendio di strumenti e armi da far imbracciare a Slade, il quale per ora ha mostrato di avvalersi di una pistola laser letale quanto pratica, uno scudo energetico ad ampio spettro (riesce a coprirlo quasi interamente) e un comodissimo sistema di propulsione che gli consente di muoversi piuttosto agilmente tra le coperture.
Pochi gli scorci sul level design - che però possiamo intuire sia ben strutturato, in virtù della generosa spazialità incarnata dal concept - e ancora meno sull'entità ed il ruolo che avrà l'interazione con i personaggi, altro grande elemento distintivo del primo capitolo.
Se un tempo, infatti, era da considerarsi avveniristico un sistema di reputazione che stabiliva il grado di rapporto con ciascun personaggio non giocante, ora la formula interattiva dovrebbe quantomeno essere modellata su espedienti più congeniali all'immediatezza che caratterizza gli open world moderni. Per questo, d'altronde, non possiamo che attendere, anche se la qualità di quanto mostrato nel reveal ci indirizza verso aspettative maggiori rispetto a quanto non abbia fatto Outcast: Second Contact.