Anteprima Outlast

Un survival horror dall’esordiente Red Barrels

Anteprima Outlast
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Basta una veloce ricerca su internet per capire almeno una cosa riguardo a Outlast: questo gioco fa paura. Molta paura. Mentre Resident Evil e Dead Space virano verso l’action e le decine di horror movie gustati in adolescenza ci hanno reso progressivamente e inevitabilmente meno impressionabili, la piccola Red Barrels lancia una roboante scommessa. Non vi servirà aver completato al buio e in totale solitudine l’intera saga di Silent Hill: questo survival horror, promette l’esordiente team di sviluppo, sarà in grado di farvi riscoprire il vero significato della parola “terrore”.
    Finanziato da una piccola somma resa disponibile dal governo canadese e dagli stessi addetti ai lavori, Outlast è ancora privo di un publisher. Sappiamo per certo che verrà distribuito su Steam verso la fine dell’estate, ma al di là di questo metodo di commercializzazione attualmente tutto tace. Del resto la stessa Red Barrels, formata tra gli altri di ex dipendenti Ubisoft che hanno lavorato a Prince of Persia e Assassin’s Creed, è fiera del proprio business model e non nulla intenzionata a cambiare rotta: se un publisher si farà avanti ben venga, altrimenti va bene lo stesso.
    A tanto coraggio e altisonanti promesse, corrisponde un progetto solido?

    Uno scoop che vale una vita

    Outlast è un survival horror in prima persona in cui piuttosto che combattere sarà preferibile utilizzare un approccio stealth o, nella peggiore delle ipotesi, darsi a rocambolesche fughe.
    L’ambientazione è quella di un manicomio abbandonato nel quale un giornalista freelance odora, più che la possibilità di cacciarsi in giganteschi guai, lo scoop della vita. In effetti, dobbiamo riconoscerglielo, la storia del Mount Massive Asylum, costruito da qualche parte nel Colorado, ha davvero più di un lato oscuro. Già operativo nel 1945, inizialmente viene utilizzato come base operativa della misteriosa operazione Paperclip: evento che vede, addirittura, la collaborazione degli Stati Uniti D’America con la Germania nazista per la fornitura di scienziati. Tramutato almeno all’apparenza in manicomio, nel 1967 il direttore generale della CIA ne ordina la chiusura dopo l’uccisione di tre persone per mano di ignoti. Il mistero di cosa possa essere realmente accaduto tra le mura del complesso si infittisce ulteriormente quando si scopre che nel 1972 sarebbe stata ordinata la distruzione di tutti i file relativi al progetto MKULTRA. A cosa fanno riferimento tutti questi nomi in codice? A cosa è servita realmente la struttura del Mount Massive Asylum? Perché gli USA hanno collaborato con scienziati nazisti sul finire della Seconda Guerra Mondiale? Effettivamente di misteri ce ne sono molti e difficilmente un giornalista, magari a caccia di un premio Pulitzer, pur consapevole dei rischi che può correre nell’introdursi in un manicomio abbandonato in piena notte, può resistere alla tentazione. Contento lui, contenti tutti, no? E invece no, visto che toccherà proprio a voi guidarlo in quest’orrore che lui stesso si è andato a cercare.

    Se ambientazione e trama sembrano in grado di veicolare un’esperienza stuzzicante e sufficientemente densa di suspense, il gameplay pare già da ora profondo e fedele ai canoni dei classici survival horror.
    Outlast si mostra come il punto d’incontro tra il film REC, il mai troppo lodato Mirror’s Edge e il bellissimo Amnesia, gioco per PC piuttosto acclamato tra gli amanti del genere. Quando mostrato fino ad ora, del resto, sembra confermare in tutto e per tutto questo connubio. Fondamentalmente l’avventura si dividerà in due parti. La prima vi spingerà ad un’attenta e oculata esplorazione dell’ambientazione. Ciò non ha solo l’evidente ripercussione di guidarvi, stanza dopo stanza, a scoprire progressivamente gli orrori che si sono consumati all’interno del manicomio. All’atto pratico, sarà fondamentale assumere un basso profilo e restare nascosti il più possibile, sfruttando al meglio la conformità dello scenario, per non farsi scoprire dai misteriosi ospiti del manicomio evidentemente vogliosi di strapparvi la pelle di dosso. Le condutture dell’aria sono fondamentali per spostarsi in tutta sicurezza (o quasi) tra una stanza e l’altra. Spiare oltre agli angoli è consigliabile, se non ci si vuole ritrovare in brutte situazioni. Tenere a mente, quando possibile, eventuali vie di fuga può rivelarsi il determinante tra il vivere e il morire.
    Altro elemento fondamentale del gameplay, che lo avvicina al sopracitato REC, è la presenza della videocamera del reporter. Al posto della classica, e ormai scontata, lampadina con cui farsi largo nell’oscurità, il protagonista attraversando le stanze più buie si orienterà attivando la l’apposita modalità infrarossi. Naturalmente il tutto non si risolverà semplicemente in un effetto scenico, per quanto piuttosto efficace: le batterie tenderanno infatti a scaricarsi e starà a voi trovare metodi alternativi per muovervi al buio e limitare il più possibile l’uso della videocamera.
    In questo senso mancano tuttavia ulteriori dettagli: non ci è ancora dato sapere il grado di interattività che avrete con lo scenario e se sarà possibile sfruttare nuove fonti di luce reperite in loco.

    L’altra parte in cui si divide il gameplay è invece quella che più avvicina Outlast a Mirror’s Edge: la fuga. All’interno del manicomio vi imbatterete in alcuni pazienti ancora internati e chiaramente fuori controllo. Sebbene il loro aspetto lasci intendere che siano stati sottoposti a qualche trattamento scientifico che ne ha deturpato irrimediabilmente le sembianze, Red Barrels si è premurosamente preoccupata di specificare che non ci troveremo di fronte a fenomeni (e nemici) paranormali. Anche in questo caso non è stata fatta molta chiarezza, ma a quanto pare con alcuni pazienti sarà addirittura possibile interagire in qualche modo, segno che parte della loro umanità è ancora presente. Ciononostante nella maggior parte dei casi incontrare un paziente vuol dire scappare a gambe levate. Abbandonati gli indugi stealth, Outlast rivela un’anima estremamente action, ma senza per questo tradire il suo DNA da survival horror. Basta guardare il trailer rilasciato per comprendere che si tratterà di situazioni estremamente terrificanti, dove il videogiocatore avrà poco tempo per decidere quale strada seguire e come distanziarsi il più possibile dagli inseguitori. Azione frenetica dunque, ma senza pistole né esplosioni di contorno. Gli sviluppatori lo hanno detto chiaramente: nel gioco si potrà lottare, ma sarà sempre l’ultima scelta, vista anche la cronica mancanza di armi convenzionali.
    Volendo fornire una panoramica, dunque, la creatura di Red Barrels sembra possa avere tutte le carte in regola per regalare all’utenza un survival horror dal sicuro impatto. Tanto nelle fasi stealth quanto in quelle di fuga, la tensione sembra sempre altissima. Buona parte del merito in questo senso va dato anche al comparto grafico. Ben lontano dal raggiungere i picchi di magnificenza toccati altrove, il titolo si distingue grazie soprattutto a un art design molto azzeccato. I continui giochi di luce e ombra creano figure inquietanti sullo sfondo. Gli occhi luccicanti dei pazienti che compaiono dal nulla, mentre viene utilizzata la modalità infrarossi della videocamera, hanno il potere di pietrificare l’utente. L’ottimo senso di velocità impresso durante la fuga è assolutamente simile a quello visto e esperito nel capolavoro di DICE.
    Anche quel poco che abbiamo potuto ascoltare del comparto sonoro ci ha convinti e non poco. Il reporter ci informa del suo affaticamento con respiri sempre più profondi, mentre tutt’intorno a lui è un concerto di scricchiolii, strani rumori e urla terrificanti.

    Outlast Outlast promette di rinvigorire il genere dei survival horror, che ultimamente hanno subito un’evoluzione che non è piaciuta a molti fan del genere. Dopo Slender Man e Amnesia, quindi, è proprio la scena PC che conferma un recupero integrale della tradizione horror più pure. Trama e ambientazione di Outlast sembrano avere tutto ciò che necessita un’avventura per essere coinvolgente e carica di suspense. Il gameplay, bipartito in fasi stealth e di fuga, promette di farvi vivere in una continua tensione senza fine. Purtroppo sono ancora moltissimi gli interrogativi che ruotano intorno al progetto. Tanto per cominciare ci piacerebbe sapere il grado di interattività con lo scenario e quanta libertà sarà concessa al videogiocatore. Queste ed altre domande avranno sicuramente risposta al più presto, non appena avremo la fortuna di mettere le mani su una versione di prova del gioco.

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