Paradise Lost: la Seconda Guerra Mondiale non è mai finita

Un suggestivo percorso emotivo si dipana in un bunker nazista che si cela in una Polonia del 1980 devastata da armi nucleari nella Seconda Guerra Mondiale.

Paradise Lost: la Seconda Guerra Mondiale non è mai finita
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Retrofuturismo, distopie e grandi What If legati alla storia del secondo Novecento sembrano star ammaliando con particolare forza il sottobosco dello sviluppo videoludico polacco. Dopo avervi presentato la Guerra Fredda siderale immaginata da Starward Industries nella nostra anteprima di The Invincible , è ora tempo di volgere lo sguardo ad un mondo in cui la Seconda Guerra Mondiale non si è mai davvero conclusa.

    Dal piccolo team di PolyAmorous Games, di stanza a Varsavia, è in arrivo un'interessante avventura narrativa in prima persona dalle ambizioni decisamente suggestive. Sin dalla pubblicazione del primo trailer di Paradise Lost, il progetto ci è parso più che meritevole di attenzione, sensazione poi confermata in seguito alla diffusione di maggiori dettagli da parte dei suoi autori. Originariamente atteso per il 2020, Paradise Lost vedrà invece la luce su PC nel corso del 2021. Una versione del gioco per console - presumibilmente le sole PlayStation 5 e Xbox Series X|S - è inoltre in lavorazione, ma su quest'ultima il publisher ALLiN!Games non ha per ora alzato il sipario.

    L'ultima storia sulla Terra

    La storia alternativa dipinta da Paradise Lost rimuove completamente la Guerra Fredda dalla storia recente dell'umanità, per abbracciare invece un'evoluzione drammatica del secondo conflitto mondiale.

    In maniera simile a quanto accaduto nella realtà, anche nel titolo di PolyAmorous l'inizio ufficiale della guerra risale all'invasione della Polonia da parte della Germania di Hitler nel settembre 1939. Dopo la presa della Francia e di Parigi l'anno successivo, le mire del Terzo Reich virano però dall'Europa per concentrarsi invece sull'Africa centrale. Obiettivo del regime sono le risorse naturali dell'altopiano del Katanga, area straordinariamente ricca di radio e uranio. Una disponibilità di materiali rari che consentirà ad Hitler di sviluppare un arsenale di devastanti armi atomiche.

    Nonostante la resistenza che anima molti Paesi europei, il 1 maggio 1943 le mire dell'armata nazista volgono ad est, con una violenta aggressione all'Unione Sovietica. Ben 4 milioni di soldati tedeschi irrompono con furia nell'URSS, cogliendo di sorpresa Stalin e l'Armata Rossa e riuscendo a infrangere le difese di Mosca. Nonostante i primi successi, tuttavia, ben presto la Germania si ritrova impantanata in una guerra di logoramento nella quale nessuno dei due fronti sembra in grado di avere la meglio sul nemico.

    Solamente nel 1955, gli equilibri globali vedranno manifestarsi un importante mutamento. La marina tedesca affonda in quell'anno un'imbarcazione civile USA, causando la morte di 1.198 persone: è la svolta che porta gli Stati Uniti d'America ad entrare in guerra contro Hitler. I primi sforzi statunitensi si concentrano proprio sull'Altopiano del Katanga: nel 1958, i Nazisti perdono completamente accesso alle strategiche risorse della regione. Ma pur importante, tale successo non impedisce agli scienziati tedeschi di portare a compimento lo sviluppo di missili nucleari.

    Gli equilibri crollano definitivamente nel 1960, quando USA e Alleati avviano una versione alternativa dello sbarco in Normandia, mentre l'URSS lancia contemporaneamente una colossale controffensiva. Il Terzo Reich si trova così assediato sia ad Oriente sia ad Occidente. Consapevole dell'imminente tracollo, Hitler mette in atto una contromisura estrema: un enorme numero di figure chiave della società tedesca vengono poste in sicurezza all'interno di colossali bunker sotterranei, mentre il territorio europeo viene condannato all'olocausto nucleare dai gerarchi nazisti. Ma la resistenza polacca - appreso del piano - riesce in una importante operazione: l'assalto ad uno dei bunker poco prima del lancio delle armi atomiche.

    La speranza blindata in un bunker

    Da queste premesse prende il via l'avventura di Paradise Lost, ambientata in un 1980 in cui la Polonia è ormai un colossale cimitero a cielo aperto devastato dalle radiazioni.

    Su queste lande desolate, il dodicenne Szymon si appresta a fare luce su ciò che è accaduto nel Paese ormai vent'anni prima. Rimasto solo in seguito alla morte della madre, il giovane ritrova tra gli effetti personali della donna una fotografia che la vede ritratta con un uomo misterioso. L'ardente desiderio del ragazzo di scoprirne l'identità sarà il motore che lo condurrà esattamente di fronte all'ingresso di una delle ex strutture naziste. E si sa, il destino sa essere beffardo: a ergersi di fronte agli occhi di Szymon sarà dunque proprio il bunker divenuto oggetto dell'infiltrazione delle forze polacche nel 1960. Il tempo all'interno della struttura pare essersi fermato, con la desolazione più totale che caratterizza gli scenari che accolgono il giocatore in Paradise Lost. Pressoché nulla sembra essere sopravvissuto sottoterra, ma una voce riesce a raggiungere Szymon tramite il sistema di comunicazione interno della struttura. Si tratta di Ewa, misteriosa figura femminile in cerca di aiuto. La sua identità, le ragioni della sua presenza nel bunker o le sue intenzioni sono elementi completamente ignoti, ma ben presto diverrà chiaro che senza il suo supporto a distanza l'avanzata del protagonista risulterebbe impossibile.

    Nel duplice tentativo di districarsi tra il passato del bunker nazista e le richieste di Ewa, Szymon si cimenta in un'avventura che gli sviluppatori di Polyamorous mirano a rendere speculare all'attraversamento delle cinque fasi di elaborazione del lutto. Negazione, rabbia, negoziazione, sofferenza e accettazione si susseguiranno in quella che si prospetta essere un'intensa epopea emotiva, in cui scoperta del passato e scoperta di sé si intrecciano in maniera indissolubile nel turbinio di una Storia che avrebbe potuto essere.

    Mistero, avventura e un sentiero da plasmare

    Nel presentare il gameplay di Paradise Lost, la software house di Varsavia è stata molto chiara. I giocatori non devono attendersi né fasi di combattimento né sequenze di fuga da nemici che non possono essere affrontati. Si delineano così con precisione i confini del tipo di esperienza proposta, che fonda il proprio fascino sulla componente narrativa, le profonde emozioni e le atmosfere suggestive tratteggiate da PolyAmorous.

    Ad accompagnare la crescita emotiva di Szymon, il giocatore si troverà di fronte scenari quasi surreali, dominati da uno stile retrofuturista e ambientazioni inaspettate. Accanto a uffici, grandi saloni, stanze private e aree comuni, il bunker nazista riserva scenari difficili da immaginare come appartenenti al più profondo sottosuolo. Alberi colossali e persino spiagge sotterranee popolano la struttura, permeata da una coltre di mistero che solo gli esploratori più attenti potranno dissipare completamente.

    A raccontare la storia del bunker saranno i numerosi documenti disseminati nei suoi meandri, ma anche e soprattutto l'ambiente stesso. Una narrazione silenziosa rievocherà tanto le meraviglie tecnologiche edificate nelle profondità della terra quanto l'orrore della dominazione e delle convinzioni naziste. A completare il quadro, la scelta di introdurre in Paradise Lost molteplici riferimenti alle credenze religiose tradizionali slave, per un misticismo pagano che promette di non risultare un semplice elemento secondario.

    Il titolo terrà impegnati i giocatori all'incirca per 4 ore, ma il team polacco ha lavorato per offrire al pubblico un elevato tasso di rigiocabilità.

    Il paradiso perduto di PolyAmorous propone a Szymon diversi percorsi alternativi, lungo i quali scoprire altrettanti frammenti del mosaico che compone il bunker. Alcune aree risultano completamente opzionali, come reso evidente dalla Demo del gioco pubblicata durante lo Steam Game Festival. In quest'ultima, era infatti possibile percorrere una via maestra, che raccontava l'ingresso delle personalità più illustri della società tedesca nella struttura. Al contempo, però, un percorso secondario narrava, con una crudezza e un'inquietudine stranianti, un sentiero "altro", in cui trovava invece spazio la storia di tutti quegli esseri umani vittima della follia, dell'odio e della discriminazione naziste.
    Ambienti ricostruiti nel minimo dettaglio e con una qualità grafica ammirevole per un team di dimensioni davvero contenute, Paradise Lost prende forma grazie al versatile Unreal Engine 4, proponendo un mondo che - almeno per quanto visto sino ad ora - sembra avere tutte le carte in regola per raccontare una storia che vale la pena di essere ascoltata.

    Le scelte di Szymon - e nostre - potranno condurre i passi del protagonista verso epiloghi differenti, da raggiungere tramite altrettanti sentieri. Particolarmente interessante su questo fronte è la possibilità di vivere alcuni momenti chiave del passato del bunker. In questi frangenti, le nostre scelte modificheranno in maniera dinamica la condizione, l'estetica e persino gli effetti sonori che animano la struttura. Insomma, un vero e proprio dedalo di emozioni sembra attendere i giocatori nel ventre di una affascinante e al contempo agghiacciante metropoli sotterranea: Szymon vi troverà almeno un barlume di speranza?

    Paradise Lost Sviluppato da un team i cui 4 componenti originari sono nel tempo diventati una dozzina, Paradise Lost non cela in sé straordinarie ambizioni in termini di gameplay o innovazione. Al contempo, tuttavia, la cornice del titolo sembra racchiudere un progetto dall'identità chiara, definita e straordinariamente a fuoco. PolyAmorous pare aver chiaro in mente da molto tempo il tipo di esperienza che desidera proporre ai giocatori, tra atmosfere suggestive, misteri avvolgenti e l'ombra cupa e opprimente di ciò che è stato il regime nazista. Da parte nostra, crediamo che Paradise Lost potrebbe avere a sua disposizione ben più di un'arma per convincere il pubblico a prendersi una pausa da gameplay frenetici e articolati, per immergersi nelle viscere della terra e chiudersi alle spalle le porte del bunker. Per avere conferma di questa sensazione, non resta che attendere l'annuncio - e l'arrivo - della data di uscita.

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