È successo tutto con un video assolutamente inatteso, lontano da leak, rumor o anticipazioni di sorta - e soprattutto fuori dalla cornice dei Nintendo Direct, dettaglio da non sottovalutare che già di per sé potrebbe comunque voler dire qualcosa. Un teaser da un minuto e mezzo pubblicato sui canali social di Nintendo, che mostrava una serie di persone piuttosto diverse tra loro (tanto anagraficamente quanto geograficamente...) alle prese con uno strano aggeggio rotondo: un misterioso anello di plastica nera del diametro di una trentina di centimetri, con un alloggiamento per un Joy-Con nella parte superiore, accompagnato da una cinghia da allacciare su una coscia, in modo da fissare il secondo controller a una gamba.
A parte le risate, i versi di incoraggiamento e qualche rumore di fondo, riserbo più totale sul ciò che stesse effettivamente girando sullo schermo di Nintendo Switch (o sulla TV), riuscendo a intrattenere e divertire gruppi di persone sparse da Parigi a Dallas: nessuna inquadratura sul software, niente schermate di gameplay. Per i cultori della Grande N come il sottoscritto un richiamo all'indimenticabile filmato di presentazione del Telecomando Wii del Tokyo Game Show 2005, per tutti gli altri l'intento ben preciso di stimolare la curiosità e di mandare un messaggio: qualcosa di diverso bolle in pentola, e una nuova esperienza più o meno videoludica è dietro l'angolo. Possibile grazie all'inesauribile ingegno della casa di Super Mario e alla versatilità di Nintendo Switch.
Sei tu, 2006?
Oggi che quell'esperienza è stata svelata, con un video di otto minuti che racconta se non tutto comunque per lo meno molto di Ring Fit Adventure, l'effetto è... beh, diciamo particolare.
La prima impressione, quella di pancia, per quanto mi riguarda è stata quella di un potente déjà-vu: siamo lontanissimi dalla geniale follia creativa di Nintendo Labo e dalla sua entusiasmante ibridazione fra due mondi (quello del videogioco, anche in termini di programmazione e sperimentazione, e quello del giocattolo nell'accezione fai-da-te), e a mancare è anche il brivido della ventata di aria fresca offerta dalle assurde e certe volte estemporanee periferiche dell'epoca Wii.
Ecco, al contrario la sensazione di fronte a questa avventura-RPG da controllare a colpi di fitness è stata quella di un ritorno per certi versi incomprensibile - o comunque fuori tempo massimo - a un'epoca che sembrava fare ormai parte del passato, con un retrogusto di stantio piuttosto che di fragorosa innovazione. Insomma, niente scintilla tipicamente in stile Nintendo, per un effetto sorpresa che riassumerei nella sempre spettacolare gif con Fry di Futurama che festeggia con zero entusiasmo l'arrivo del terzo millennio soffiando mollemente in una trombetta di Carnevale.
Attenzione però, non è una questione di target di riferimento sbagliato o peggio ancora di comportarsi da prevenuti nei confronti di certi prodotti non convenzionali: come ho già affermato in altre occasioni, personalmente mi vanto con grande orgoglio del mio essere un videogiocatore compiaciutamente onnivoro, in grado di passare con agilità da Bayonetta in modalità ultra difficile a Just Dance (anzi, meglio ancora a Dance Central se possibile).
Sempre per intenderci io sono uno dei ventisette al mondo che hanno saputo divertirsi davvero col primo Kinect, nonché uno che non rinnega affatto il potenziale del motion control - che anzi continua ad appassionarmi nelle sue applicazioni VR. Non ne faccio dunque in alcun modo una questione di preconcetti o di antipatie, anche perché adoro la Nintendo che si traveste da Weirdtendo, uscendosene con trovate impensabili che spesso mi esaltano pure in maniera immotivata - su Labo ad esempio ammetto di essermi fatto prendere un po' dall'entusiasmo, specie nel pronosticare risultati trionfali che sono rimasti soprattutto nella mia testa... detto che nemmeno in quel di Kyoto non sembrano averci provato davvero sul serio. Eppure, guardo a Ring Fit Adventure e non sento pressoché nulla.
Sì, sotto sotto c'è un leggero sussulto, un moto di vaga curiosità legato al desiderio di provare di persona il Ring-Con (ovvero l'anello di cui si parlava poco sopra, il fulcro attorno a cui è costruita l'esperienza del gioco), di vederlo da vicino, di strizzarlo e di scoprire quanta resistenza opponga. Così come vorrei sapere chi sta sviluppando il gioco, visto che la direzione artistica mi sembra piuttosto diversa da quella riservata in genere a sperimentazioni simili, meno illustrativa o asetticamente astratta e al contrario più vicina al linguaggio dei videogame tradizionali. Ma non si va oltre a un interesse meno che superficiale. Con al contrario una consapevolezza in più, che credo possa rivelarsi il grande ostacolo che l'ultima scommessa della Grande N dovrà tentare di superare: sapere già in anticipo, prima di metterci letteralmente le mani sopra, che non avrò mai e poi mai la costanza di dedicare del tempo effettivo a Ring Fit Adventure.
Perché comunque vada, anche se provassi ad approcciarmi con le migliori intenzioni, già saprei che i miei avventurieri sarebbero destinati non a un destino glorioso fatto di scoperte, di tesori e di dungeon da esplorare, bensì a un polveroso oblio sul fondo di un armadio.
Momenti da J-RPG in cui si duella a colpi di squat? E chi se non la pazza N?
A fare mestamente compagnia alla Balance Board di Wii Fit (che peraltro credo sia rimasta sotto al letto della mia vecchia cameretta, a casa dei miei...) piuttosto che a regalarmi tonificanti combattimenti contro simpatici mostriciattoli, giorno dopo giorno. Un limite che non credo sia solo e soltanto mio, e neppure di Ring Fit Adventure nello specifico: a far parte del passato è probabilmente un certo modo di interpretare l'esperienza videoludica tout court, nel tentativo - spesso orrendamente goffo - di sdoganare il nostro hobby a categorie improbabili.
Del resto, la storia del trionfo di Wii è un argomento magari non più attualissimo, ma comunque non ancora così lontano da essere entrato nel dimenticatoio: il repentino disinteresse dello stesso target che aveva assicurato una vittoria schiacciante alla rischiosa strategia Blue Ocean di Iwata & Company non è perduto nel tempo, e forse tanti si ricorderanno dell'entusiasmo per quel lettore Wii Sports visto in TV o da un amico, con cui però alla fine si erano divertiti se va bene per qualche giorno (se non addirittura per qualche ora). E come scordarsi dei relativi telecomandi? Già chissà che fine avranno mai fatto quei telecomandi, dispersi tra salotti, cantine e scatoloni.
Saprà Ring Fit Adventure riconquistare quel tipo di utenza, con la premessa/promessa di una fitness gamification che diverte facendo bene? Permettetemi di nutrire qualche dubbio. E ne avrei pure parecchi in più alla prospettiva che la formula da gioco decisamente più tradizionale, fra quest e combattimenti a turni, possa stimolare un pubblico più canonico, quello dei gamer che stanno contando i giorni che li separano dall'arrivo di Luigi's Mansion 3 e che per il 2020 non vedono altro al di fuori di Animal Crossing: New Horizons.
Così com'è - nemmeno come è stato presentato, ma proprio come sembrerebbe essere - Ring Fit Adventure ha l'aria di un excursus assai meno stravagante del solito, destinato a rimanere più una curiosità per gli amanti delle periferiche matte che altro. Eppure, nella vita, mai dire mai. A maggior ragione se di mezzo c'è Weirdtendo. Torneremo ad ogni modo a parlare di Ring-Con, di esercizi per gli addominali e di corsette leggere sul posto a partire dal 18 ottobre, quando Ring Fit Adventure farà il suo debutto nei negozi. Con una strategia "shock and awe" particolarmente ravvicinata e non molto convenzionale, ma chissà che non stia anche in quello il segreto dell'anello del benessere.
Ring Fit Adventure: ritorno al passato in omaggio al Nintendo Wii?
La nuova esperienza Nintendo, a metà strada tra videogioco e fitness, sembra sapere poco di novità: sarà davvero la strada giusta?
È successo tutto con un video assolutamente inatteso, lontano da leak, rumor o anticipazioni di sorta - e soprattutto fuori dalla cornice dei Nintendo Direct, dettaglio da non sottovalutare che già di per sé potrebbe comunque voler dire qualcosa. Un teaser da un minuto e mezzo pubblicato sui canali social di Nintendo, che mostrava una serie di persone piuttosto diverse tra loro (tanto anagraficamente quanto geograficamente...) alle prese con uno strano aggeggio rotondo: un misterioso anello di plastica nera del diametro di una trentina di centimetri, con un alloggiamento per un Joy-Con nella parte superiore, accompagnato da una cinghia da allacciare su una coscia, in modo da fissare il secondo controller a una gamba.
A parte le risate, i versi di incoraggiamento e qualche rumore di fondo, riserbo più totale sul ciò che stesse effettivamente girando sullo schermo di Nintendo Switch (o sulla TV), riuscendo a intrattenere e divertire gruppi di persone sparse da Parigi a Dallas: nessuna inquadratura sul software, niente schermate di gameplay. Per i cultori della Grande N come il sottoscritto un richiamo all'indimenticabile filmato di presentazione del Telecomando Wii del Tokyo Game Show 2005, per tutti gli altri l'intento ben preciso di stimolare la curiosità e di mandare un messaggio: qualcosa di diverso bolle in pentola, e una nuova esperienza più o meno videoludica è dietro l'angolo. Possibile grazie all'inesauribile ingegno della casa di Super Mario e alla versatilità di Nintendo Switch.
Sei tu, 2006?
Oggi che quell'esperienza è stata svelata, con un video di otto minuti che racconta se non tutto comunque per lo meno molto di Ring Fit Adventure, l'effetto è... beh, diciamo particolare.
La prima impressione, quella di pancia, per quanto mi riguarda è stata quella di un potente déjà-vu: siamo lontanissimi dalla geniale follia creativa di Nintendo Labo e dalla sua entusiasmante ibridazione fra due mondi (quello del videogioco, anche in termini di programmazione e sperimentazione, e quello del giocattolo nell'accezione fai-da-te), e a mancare è anche il brivido della ventata di aria fresca offerta dalle assurde e certe volte estemporanee periferiche dell'epoca Wii.
Ecco, al contrario la sensazione di fronte a questa avventura-RPG da controllare a colpi di fitness è stata quella di un ritorno per certi versi incomprensibile - o comunque fuori tempo massimo - a un'epoca che sembrava fare ormai parte del passato, con un retrogusto di stantio piuttosto che di fragorosa innovazione. Insomma, niente scintilla tipicamente in stile Nintendo, per un effetto sorpresa che riassumerei nella sempre spettacolare gif con Fry di Futurama che festeggia con zero entusiasmo l'arrivo del terzo millennio soffiando mollemente in una trombetta di Carnevale.
Attenzione però, non è una questione di target di riferimento sbagliato o peggio ancora di comportarsi da prevenuti nei confronti di certi prodotti non convenzionali: come ho già affermato in altre occasioni, personalmente mi vanto con grande orgoglio del mio essere un videogiocatore compiaciutamente onnivoro, in grado di passare con agilità da Bayonetta in modalità ultra difficile a Just Dance (anzi, meglio ancora a Dance Central se possibile).
Sempre per intenderci io sono uno dei ventisette al mondo che hanno saputo divertirsi davvero col primo Kinect, nonché uno che non rinnega affatto il potenziale del motion control - che anzi continua ad appassionarmi nelle sue applicazioni VR. Non ne faccio dunque in alcun modo una questione di preconcetti o di antipatie, anche perché adoro la Nintendo che si traveste da Weirdtendo, uscendosene con trovate impensabili che spesso mi esaltano pure in maniera immotivata - su Labo ad esempio ammetto di essermi fatto prendere un po' dall'entusiasmo, specie nel pronosticare risultati trionfali che sono rimasti soprattutto nella mia testa... detto che nemmeno in quel di Kyoto non sembrano averci provato davvero sul serio. Eppure, guardo a Ring Fit Adventure e non sento pressoché nulla.
Sì, sotto sotto c'è un leggero sussulto, un moto di vaga curiosità legato al desiderio di provare di persona il Ring-Con (ovvero l'anello di cui si parlava poco sopra, il fulcro attorno a cui è costruita l'esperienza del gioco), di vederlo da vicino, di strizzarlo e di scoprire quanta resistenza opponga. Così come vorrei sapere chi sta sviluppando il gioco, visto che la direzione artistica mi sembra piuttosto diversa da quella riservata in genere a sperimentazioni simili, meno illustrativa o asetticamente astratta e al contrario più vicina al linguaggio dei videogame tradizionali. Ma non si va oltre a un interesse meno che superficiale. Con al contrario una consapevolezza in più, che credo possa rivelarsi il grande ostacolo che l'ultima scommessa della Grande N dovrà tentare di superare: sapere già in anticipo, prima di metterci letteralmente le mani sopra, che non avrò mai e poi mai la costanza di dedicare del tempo effettivo a Ring Fit Adventure.
Perché comunque vada, anche se provassi ad approcciarmi con le migliori intenzioni, già saprei che i miei avventurieri sarebbero destinati non a un destino glorioso fatto di scoperte, di tesori e di dungeon da esplorare, bensì a un polveroso oblio sul fondo di un armadio.
A fare mestamente compagnia alla Balance Board di Wii Fit (che peraltro credo sia rimasta sotto al letto della mia vecchia cameretta, a casa dei miei...) piuttosto che a regalarmi tonificanti combattimenti contro simpatici mostriciattoli, giorno dopo giorno. Un limite che non credo sia solo e soltanto mio, e neppure di Ring Fit Adventure nello specifico: a far parte del passato è probabilmente un certo modo di interpretare l'esperienza videoludica tout court, nel tentativo - spesso orrendamente goffo - di sdoganare il nostro hobby a categorie improbabili.
Del resto, la storia del trionfo di Wii è un argomento magari non più attualissimo, ma comunque non ancora così lontano da essere entrato nel dimenticatoio: il repentino disinteresse dello stesso target che aveva assicurato una vittoria schiacciante alla rischiosa strategia Blue Ocean di Iwata & Company non è perduto nel tempo, e forse tanti si ricorderanno dell'entusiasmo per quel lettore Wii Sports visto in TV o da un amico, con cui però alla fine si erano divertiti se va bene per qualche giorno (se non addirittura per qualche ora). E come scordarsi dei relativi telecomandi? Già chissà che fine avranno mai fatto quei telecomandi, dispersi tra salotti, cantine e scatoloni.
Saprà Ring Fit Adventure riconquistare quel tipo di utenza, con la premessa/promessa di una fitness gamification che diverte facendo bene? Permettetemi di nutrire qualche dubbio. E ne avrei pure parecchi in più alla prospettiva che la formula da gioco decisamente più tradizionale, fra quest e combattimenti a turni, possa stimolare un pubblico più canonico, quello dei gamer che stanno contando i giorni che li separano dall'arrivo di Luigi's Mansion 3 e che per il 2020 non vedono altro al di fuori di Animal Crossing: New Horizons.
Così com'è - nemmeno come è stato presentato, ma proprio come sembrerebbe essere - Ring Fit Adventure ha l'aria di un excursus assai meno stravagante del solito, destinato a rimanere più una curiosità per gli amanti delle periferiche matte che altro. Eppure, nella vita, mai dire mai. A maggior ragione se di mezzo c'è Weirdtendo. Torneremo ad ogni modo a parlare di Ring-Con, di esercizi per gli addominali e di corsette leggere sul posto a partire dal 18 ottobre, quando Ring Fit Adventure farà il suo debutto nei negozi. Con una strategia "shock and awe" particolarmente ravvicinata e non molto convenzionale, ma chissà che non stia anche in quello il segreto dell'anello del benessere.
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