Non sono pochi i videogiochi made in Italy che, nel corso del 2021, hanno avuto e avranno un legame piuttosto stretto con alcuni specifici luoghi e tradizioni del nostro amato "stivale". Basti pensare al recente e interessante Hundred Days, gestionale incentrato sulla quotidianità vitivinicola piemontese (qui potrete trovare la nostra recensione di Hundread Days), oppure a Martha is Dead (per altre informazioni vi invitiamo a leggere il nostro speciale su Martha is Dead), avventura psicologica di prossima uscita ambientata nelle splendide campagne toscane.
C'è poi Saturnalia, che invece adotta come punto di partenza l'anima più cupa del folclore della Sardegna con l'obiettivo d'imbastire un particolarissimo "survival horror roguelite", tutto condensato in un -pur immaginario- paesino dell'isola mediterranea. Un titolo promettente, non fosse altro che per il nome di chi ne è autore: parliamo di Santa Ragione, il team milanese che, nel corso degli anni, ha saputo regalarci perle indie del calibro di MirrorMoon EP, FOTONICA e Wheels of Aurelia, oggi pronto a cimentarsi con un progetto certamente più ambizioso sotto ogni aspetto.
Le vie del Male
Che fra le vie di Gravoi, fittizio villaggio dell'entroterra sardo, stia per succedere qualcosa di preoccupante è intuibile sin dal menù d'avvio di Saturnalia, ascoltando l'agghiacciante litania di sussurri che guida il giocatore nelle tipiche scelte pre-partita.
A non saperne niente, nella finzione del racconto, è invece Anita, la quale sta tornando proprio in quel luogo per comunicare all'uomo con cui tempo addietro ebbe una relazione di stare aspettando un bambino. Sfortunatamente, quel che la donna è destinata a trovarsi davanti, una volta giunta in paese, è uno scenario a dir poco spettrale: in giro non sembra esserci anima viva, e anche dentro le case tutto tace. Al calar della notte, poi, le brutte impressioni si tramutano in un pericolo tangibile, poiché fra i vicoli del borgo compare un mostro dalle fattezze bestiali, un male vagabondo intento a braccare l'indifesa protagonista e qualunque altro essere umano gli dovesse capitare a tiro.
Da una premessa tutto sommato normale per il genere di riferimento, Saturnalia si apre pian piano a una trama più ampia e strutturata, che dal solo punto di vista di Anita, con il progredire dell'esperienza di gioco, diviene corale. Senza entrare troppo nei dettagli, la storia prevede infatti che l'utente impersoni altri personaggi principali le cui vite e vicende sono inesorabilmente intrecciate e la cui alternanza di azioni condurrà poco a poco la narrazione fuori dai binari di una linearità assoluta.
Ludicamente parlando, ciò si traduce anche nel fatto che ciascuno dei protagonisti, se catturato dall'oscuro avversario, è costretto a uscire di scena in maniera (quasi) definitiva, cedendo la staffetta al successivo malcapitato; un tratto, quello della morte permanente, comune a moltissimi prodotti rogue a cui si aggiunge il fatto che, eliminati tutti gli eroi, ognuno degli elementi della mappa -edifici, percorsi, oggetti- viene ridisposto dal software secondo una classica logica di generazione procedurale.

È una scelta di game design volta a "punire" chi non riuscisse a entrare in perfetta sintonia con la filosofia portante di Saturnalia, che equivale poi alla volontà, da parte del dev team, di affidare chi gioca al bagaglio esperienziale acquisito nel corso dell'avanzamento piuttosto che prenderlo per mano e trasportarlo passo per passo fino al concludersi della sfida.
Non è un caso che Gravoi sia, a conti fatti, un labirinto entro cui solo le destinazioni più importanti sono precisate da qualche freccia segnaletica o cartina sparsa fra gli angoli delle strade, indicazioni esaminabili non dall'inventario ma soltanto se raggiunte fisicamente, a piedi. Per il resto, capire come muoversi e dove trovare ciò che serve a risolvere gli enigmi di turno è questione di orientamento, memoria e colpo d'occhio, oltre che di un backtracking pressoché continuo.
Quando lo smarrimento prende il sopravvento, il giocatore può comunque richiamare a video un particolare schema concettuale, un diagramma consultabile in qualsiasi istante della progressione. È uno strumento che, in soldoni, s'impegna a fare il punto della situazione, segnalando quali eventi di trama siano già stati sbloccati e quali obiettivi debbano essere soddisfatti per procedere nella missione; una trovata peculiare, seppur non proprio eccezionale in termini di leggibilità.
A tutto ciò, inevitabilmente, si aggiungono le dinamiche connesse al letale rimpiattino con la creatura antagonista, presenza in costante movimento tra le tenebre della cittadella. Da questa prospettiva Saturnalia attinge a piene mani alle regole tradizionali del survival videoludico, col nemico da evitare in gran silenzio, difficile da individuare - se ne intuisce la vicinanza solo quando si alza un'inquietante nebbiolina a schermo e un suono di campanacci comincia a farsi insistente - e impossibile da abbattere, benché fallibile.
Difatti si può sfuggire alla sua vista nascondendosi in qualche cassonetto, distrarlo facendo scoppiare dei petardi, finanche divincolarsi dalla sua presa in extremis qualora si stiano impersonando determinati protagonisti (per esempio Paul, il secondo, è in grado di stordirlo col flash della sua macchina fotografica). Non che tutto questo renda il rivale meno temibile.
Orrore artigianale
Fra le maglie di un gameplay abbastanza consueto per il genere, Saturnalia non rinuncia insomma a proporre qualche idea originale e intrigante, naturalmente da approfondire al momento della recensione. È comunque inutile negare che l'aspetto più affascinante dell'ultima fatica targata Santa Ragione alberghi nella sua componente estetica, come d'altronde anticipano gli screenshot.
È però solo pad alla mano che si può apprezzare appieno uno stile grafico pressoché inedito in ambito videoludico, che trae profonda ispirazione dalla tecnica del rotoscopio, alla base -fra gli altri- dell'iconico videoclip di Take On Me. Mentre gli interpreti virtuali e le scenografie risaltano grazie a un tratteggio in bianco e nero dall'afflato vintage, pennellate di fucsia, giallo e bluette tendono spesso a tinteggiare l'inquadratura creando un effetto a dir poco perturbante, da noir contemporaneo. L'arte di Saturnalia si fregia inoltre di un lavoro sull'audio che risulta essere piuttosto efficace fin da questa prova preliminare.
Oltre all'ovvia partitura di suoni diegetici, pot-pourri di cigolii e trilli sempre adatti a creare un'atmosfera tesa e sinistra, il gioco sfrutta anche alcuni testi alquanto evocativi, talvolta recitati, altre volte cantati. È il caso dell'iniziale e inquietante filastrocca macabra, che già abbiamo menzionato in apertura, ma anche della versione riarrangiata del brano cinquecentesco Passacaglia della Vita che accompagna i titoli di testa, perfetta introduzione alla "finta realtà" locale che i realizzatori hanno deciso di mettere in scena.