SEGA Mega Drive Mini: incontro con la retroconsole prima del lancio

Abbiamo incontrato nuovamente il SEGA Mega Drive Mini prima del lancio, che si fa sempre più vicino. Ecco le nostre impressioni.

SEGA Mega Drive Mini: incontro con la retroconsole prima del lancio
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Nel novembre del 1990, anno e mese di debutto del SEGA Mega Drive in Europa, di anni ne avevo poco più di 2. Il mio primo contatto con la console a 16 bit dell'azienda nipponica risale ad almeno un lustro dopo, quando contavo le ore, se non i minuti, che mi separavano dai weekend a casa dei cugini di Roma, cinture nere di Sonic e OutRun. La loro camera da letto era un dojo, e io ero il kohai di provincia che attendeva pazientemente il suo turno prima di poter salire in cattedra e mostrare a tutti la lezione appresa dai miei due Senpai. Il ritorno a casa, tra i monti, era un'agonia, perché ad attendermi c'era il cugino sfigato, un SEGA Master System ingiustamente lasciato a prendere polvere dopo aver memorizzato ogni pixel di Alex Kidd in Miracle World e aver toppato clamorosamente l'acquisto di due o tre giochi, rivelatisi poi osceni e prontamente collocati in qualche irraggiungibile cassetto della memoria dal mio cervello.

Il calore che accompagna l'annuncio e l'uscita di una console "Mini" o "Classic", che dir si voglia, è forse alimentato proprio da quella volontà di rivalsa, quel colmare lacune a distanza di 20 o 30 anni, da adulti, vaccinati e stipendio-muniti. E non importa che il prezzo sia spesso sproporzionato, o che all'appello manchino capolavori imprescindibili. O, peggio ancora, che il tempo a disposizione per provare anche solo la metà di quella marea di titoli pre-installati conceda al massimo una o due immersioni fugaci nella nostalgia, giusto fino al ginocchio. Basta e avanza l'idea di avere sulla mensola quei simulacri, piccoli eppure titanici, che hanno plasmato, nostro e loro malgrado, la storia di una passione che fa di tutto per mantenersi inesauribile.

Genesi(s) di una mini-console

Perdonate la lunga parentesi. Voi siete qui per avere qualche impressione in più sul SEGA Mega Drive Mini, dopo il primo contatto risalente allo scorso E3. Da parte mia non posso far altro che confermare le sensazioni positive del Mottura nazionale, dopo un nuovo incontro ravvicinato organizzato da Koch Media in quel del BUG Arcade Bar di Milano. Ho avuto un'ora e mezza circa a disposizione per tuffarmi nell'operazione nostalgia a marchio SEGA, la cui bontà è però testimoniata da tutta una serie di elementi, a partire dall'annuncio, risalente al 14 aprile dello scorso anno.

La scelta, scellerata, di affidare il progetto ad AtGames, già colpevole di aver immesso sul mercato tutta una serie di console di dubbio gusto e fattura (ma realizzate su licenza ufficiale, è bene ribadirlo) non venne accolta così calorosamente, e a distanza di 5 mesi, il colosso nipponico decise di sacrificare l'uscita in grande stile nell'anno di celebrazione del trentennale (in Giappone uscì nell'ottobre del 1988) per prendersi del tempo extra e offrire ai fan un prodotto finalmente all'altezza, che spazzasse via il rischio di rovinare la festa per una delle sue creature più iconiche.

Filolo(nostal)gia

Una dedizione trasformatasi in una vera e propria operazione filologica che ha tutte le carte in regola per rivelarsi, forse, tra le migliori della categoria. E non solo perché la riproduzione è estremamente fedele, al punto da mantenere persino la rotellina del volume, tangibile e regolabile eppure inutile (in quanto non funzionante), o da offrire due controller, inclusi nella confezione, indistinguibili da quelli originali (a cambiare è il cavo, più lungo, e un più moderno supporto ai due ingressi USB frontali).

È anche internamente che la console offre tante piccole chicche.

La più interessante, nonostante la sua macchinosità, sembra voler essere un piacevole easter egg: al cambiare della lingua del sistema si aggiornano anche le copertine, in base alla regione (EU/US/JP), o nel caso del giapponese, persino i nomi e il menù principale. Ecco quindi che Castlevania: The New Generation recupera il titolo Vampire Killer, Shinobi III: Return of the Ninja Master si trasforma magicamente in The Super Shinobi II, e l'occidentale Probotector torna a essere in giapponese, di nome e di fatto, l'originale Contra, mantenendo ove presenti tutte le caratteristiche uniche delle differenti versioni regionali. Una prelibatezza per i die-hard fan, sempre attenti a procurarsi la miglior edizione possibile di questo o quel titolo pur di godeserlo nella sua forma migliore, e una varietà in termini di scelta assolutamente gradita, ma di cui preferirei usufruire con qualche passaggio in meno tra i menù (magari grazie a una selezione ad hoc nella schermata di avvio, peraltro impreziosita da informazioni - data di uscita inclusa - sul gioco, anche in italiano).

Una libertà di fruizione che si traduce anche in tutta una serie di piccoli, grandi extra legati più alla forma che al contenuto duro e puro. E allora ecco spuntare il filtro CRT con cui dare un tocco nostalgico a un'immagine altrimenti molto pulita e brillante, per chi ha fame e sete di ricordi ed è suo malgrado costretto a connettere il SEGA Mega Drive Mini a una TV o a un monitor provvisti di ingresso HDMI. Permette, inoltre, di passare agilmente dai 4:3 ai 16:9 senza troppi sacrifici in termini di qualità dell'immagine, spazzando via quelle antiestetiche bande nere laterali.

Ognuno dei 42 giochi del SEGA Mega Drive Mini offre poi 4 slot di salvataggio rapido, attivabile in qualsiasi istante, per riprendere la partita la partita al volo aggirando i save system originali, a volte non così accondiscendenti, altre del tutto assenti. E c'è anche una funzione salvifica per chi ha pargoli o amici o parenti a orbitare attorno al proprio orticello videoludico: un blocco per i salvataggi, con cui impedire la sovrascrittura ai casualoni distratti.

Insomma, la sensazione è che davvero nulla sia stato lasciato al caso, ponendo questo SEGA Mega Drive Mini su ben altri livelli rispetto ad altri prodotti simili lanciati sul mercato negli ultimi anni.

Non solo hardware

La cura certosina traspare anche dalla selezione dei titoli proposta: 42, come detto, con, ove presenti, anche le differenti versioni regionali, per non deludere nemmeno i puristi. O almeno provare a farlo, essendo una lista che, inevitabilmente, lascerà qualcuno scontento, perché è letteralmente impossibile accontentare tutti quando di mezzo ci sono una miriade di fattori da tenere in considerazione, tra licenze irreperibili o dal costo stratosferico, limitazioni burocratiche e non, ma anche la necessità di spaziare tra generi e serie senza fossilizzarsi troppo sui soliti noti.

Rispetto alla concorrenza, però, c'è davvero poco di cui lamentarsi: non mancano i giochi invecchiati davvero male (Road Rash II è un buon esempio, tra quelli provati con mano), ma l'elenco tocca pietre miliari tanto della console in sé quanto del gaming tutto, spaziando da Tetris a Golden Axe, da Ghouls 'n Ghosts a ToeJam & Earl, scegliendo ove possibile un capitolo particolarmente significativo (come con Phantasy Star, di cui è presente il quarto episodio). La ciliegina sulla torta è la chicca mai apparsa in Occidente, similmente a quanto fatto da Nintendo con Star Fox 2 (in questo caso è Monster World IV, mai uscito su Mega Drive - ma riproposto nel 2012 su Virtual Console, PSN e Xbox Live).

D'accordo, mancano all'appello Aladdin, OutRun e altri ancora, ma più che mancanza di lungimiranza da parte di SEGA, i motivi di simili assenze vanno ricercati principalmente in fattori esterni (licenze in primis) e difficilmente aggirabili. Ma nel complesso c'è davvero poco di cui lamentarsi.

Un centro perfetto?

Le note dolenti, dopo questa breve prova, si contano sulle dita di una mano e non appaiono così insormontabili. E il prezzo non rientra di certo nella categoria: i 79,99 € richiesti appaiono sin da ora congrui, alla luce della grande cura riposta da SEGA nella fedele riproduzione del suo storico cavallo di battaglia, a partire da quei piccoli ma numerosi dettagli e opzioni che impreziosiscono l'offerta.

Discorso a parte invece per i controller inclusi nella confezione, che farà aggrottare qualche sopracciglio: fedelmente riprodotti anch'essi e molto precisi nell'input dei comandi, sono però quelli europei, dotati quindi di soli 3 tasti. Una scelta che appare sensata in termini filologici, ma che susciterà indubbiamente qualche invidia nei giocatori giapponesi, dotati di default, invece, della versione originale da 6 tasti.

Una differenza che fa sentire il suo peso solo entro una cerchia di giochi (come Street Fighter II: Special Champion Edition, dove bisogna passare dai set di attacchi a base di calci a quelli a base di pugni premendo il tasto Start, non il massimo della comodità) e che può essere risolta con un accessorio (e, di conseguenza, un esborso) extra: alla fine dell'estate (la data di uscita non è stata ancora annunciata, ma arriveranno prima della console stessa, il cui lancio è stato rinviato al 4 ottobre) Koch Media distribuirà due versioni dei controller, una classica, nera, e una Clear Blue, che oltre ad essere munite di 6 tasti, sono compatibili sia con la mini-console che con PC, Mac e persino Nintendo Switch (troverete tutti i dettagli del caso su Everyeye.it non appena verranno confermati data e prezzo di queste periferiche, realizzate da retro-bit).

SEGA Mega Drive Mini Continuano le sensazioni positive nei confronti del SEGA Mega Drive Mini. Un prodotto appartenente a una categoria tanto amata quanto odiata alla follia e a prescindere, per i motivi più disparati. Senza entrare nel merito della questione, è innegabile che l'azienda giapponese abbia preso a cuore l'operazione, investendo tempo, denaro e attenzioni nella ricerca di un risultato quanto più fedele all'originale, senza tralasciare dettagli extra o, in certi casi, persino superflui. La line-up di titoli è folta e solida, e nonostante le assenze e i riempitivi prova a mettere tutti d'accordo, toccando generi, serie e pietre miliari per offrire un percorso quanto più completo e godibile tanto ai fan di vecchia data, quanto soprattutto a generazioni di giocatori che all'epoca non erano nemmeno nati. Peccato solo per la scelta di inserire il controller a 3 tasti, che pur non precludendo l'accesso ad alcuno dei 42 titoli presenti, rischia di complicare la vita in qualche caso. Il resto però convince e senza troppe riserve.