The Legend of Zelda Link's Awakening: dal Game Boy a Nintendo Switch

Per la gioia dei nostalgici, il Nintendo Direct di Febbraio si è concluso con l'annuncio del remake di un indimenticabile classico Game Boy...

The Legend of Zelda Link's Awakening: dal Game Boy a Nintendo Switch
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  • Di notte infuria violenta la tempesta marina, mentre una barchetta di fortuna lotta disperatamente contro le onde che vogliono inghiottirla; poi il bagliore di un fulmine e, all'improvviso, tenebre. Al risveglio, accompagnato dal sapore di salsedine, l'immagine sfuocata di una montagna svettante in mezzo a un cerchio di nuvole, sulla cui sommità giace un gigantesco uovo. Il Villaggio Calbarico, il fuoco scoppiettante nel caminetto, gli occhi della principessa Zelda: Hyrule non è mai sembrata così lontana. Una sequenza d'apertura memorabile, scolpita nei ricordi di chiunque abbia vissuto il naufragio sulla misteriosa isola Koholint, incollato al piccolo schermo monocromatico del Game Boy nel lontano 1993, oppure a quello più variopinto del suo successore, grazie all'edizione DX datata 1998 (che includeva un dungeon extra basato proprio sui colori).The Legend of Zelda: Link's Awakening è senza ombra di dubbio il miglior titolo ospitato sulla storica console tascabile Nintendo, nonché uno fra i capitoli più amati e riveriti dagli adepti della Leggenda, capace di intrigare anche i meno avvezzi alle gesta di Link in virtù delle sue inconsuete premesse.

    Sussurrato da tempo, l'annuncio del remake per Switch ha chiuso fragorosamente l'ultimo Direct con la promessa di un debutto nel corso del 2019, a ben ventisei anni dall'uscita originale. Ripercorrendone la storia, vediamo dunque che impressioni ci ha lasciato il "ridestato" Link's Awakening dopo aver assistito al primo breve trailer.

    Il risveglio di Link

    I più attenti ai nomi delle personalità che orbitano intorno al mondo Nintendo avranno notato come ad aver condotto il Direct, non a caso, sia stato proprio Yoshiaki Koizumi.

    Sebbene all'epoca fosse diretto da Takashi Tezuka (con Shigeru Miyamoto in veste di produttore), bisogna ricordare infatti che Link's Awakening è anche e soprattutto creazione della sua fantasia di narratore, in quanto proprio Koizumi fu l'artefice della trama originale, così come dei dialoghi sempre ricchi di carattere. Colui che in seguito si firmerà director di Super Mario Galaxy riuscì pertanto a infondere nel primo Zelda portatile la sua personale visione d'autore, definendone quei toni e quelle intuizioni che rendono il gioco così distintivo rispetto agli episodi passati e futuri. Questo quarto capitolo della saga intraprese difatti una direzione alquanto singolare e insolita per la serie, percorsa per la prima volta da un tocco più intimo, andando a spezzare una tradizione fatta di ciclica coralità e rimandi archetipici. Evitando con intelligenza l'errore di calcare le medesime orme dell'insuperabile A Link To The Past, Tezuka e colleghi rinunciarono a tre pilastri che allora parevano indispensabili per sostenere la mitologia della saga: la terra di Hyrule e l'iconica Triforza erano totalmente assenti, mentre Zelda addirittura veniva solo menzionata nel primissimo scambio di battute con Marin, figura femminile significativa e assai distante dalla principessa.

    Anziché l'Eroe prescelto dalle Dee, questa volta Link appare piuttosto come un ragazzo smarrito e desideroso soltanto di tornare a casa il più presto possibile. Per rivedere Hyrule - gli suggerisce un enigmatico gufo - occorre risvegliare il Pesce Vento che riposa nell'uovo in cima alla montagna Tamaranch, facendo riecheggiare nelle sue vicinanze la melodia evocata dagli otto Strumenti delle Sirene. Così ha inizio l'avventura, scandita dalla classica alternanza tra esplorazione in libertà per l'isola Koholint (stupefacente per dimensioni e varietà, considerato l'hardware) e la risoluzione di puzzle sempre più ingegnosi all'interno di elaborati dungeon. Tuttavia, man mano che si prosegue nel percorso dell'eroe un dubbio comincia a farsi strada nella testa del giocatore, sempre più disorientato. Qualcosa pare fuori posto e, nonostante l'aiuto ricevuto, gli isolani non sembrano essere poi così riconoscenti nei confronti di Link: e se tutto non fosse esattamente come appare?

    L'opera di Nintendo EAD si configurò come capitolo di svolta non solo per quanto concerne l'aspetto narrativo, ma introdusse anche alcune novità ludiche che in certi casi diverranno costanti negli episodi successivi. Giusto per citarne qualcuna: l'ocarina di Link's Awakening e, in particolare, il differente effetto sortito suonando ognuna delle sue partiture, anticipa quella più celebre che darà il nome al capolavoro per Nintendo 64; è sempre qua inoltre che debutta il minigioco della pesca e la subquest del baratto di oggetti con gli abitanti dell'isola. Impossibile anche non nominare la massiccia presenza di cameo dei personaggi provenienti da altre serie Nintendo (Super Mario in primis, ma anche Kirby), dall'intento quasi parodistico.

    Il remake, tra premesse e dubbi

    Dopo questa abbondante ma doverosa introduzione all'originale, entriamo ora nel vivo della questione remake, che approderà sulla console ibrida presumibilmente negli ultimi mesi del 2019. Anzitutto è bene sottolineare la legittimità dell'operazione: per quanto sia ormai riconosciuto come un cult, Link's Awakening non è altrettanto noto presso il grande pubblico, e una riedizione in linea con i tempi può essere l'occasione per riscoprirlo.

    Dopo la scossa rivoluzionaria di Breath of the Wild occorreva inoltre qualcosa di diametralmente opposto nell'attesa di un suo successore; il remake di un capitolo "minore", canonico nella struttura ma ancora oggi affascinante, appare perciò una scelta più che sensata. Il trailer ha mostrato a grandi linee quale sia la filosofia alla base del progetto, destando però qualche dubbio negli animi degli appassionati, principalmente a causa di un'estetica molto particolare.

    Alla sequenza iniziale ricostruita in stile anime è seguita infatti una serie di scene di gameplay che mette in mostra un look alquanto differente, considerato da molti troppo distante da quello classico. Com'è noto a tutti, una delle caratteristiche più apprezzate della saga The Legend of Zelda consiste proprio nella eterogeneità di stili artistici adottati dai vari capitoli della saga, fattore che contribuisce a donare a ciascun episodio quell'alone di unicità che ogni volta porta con sé nuova curiosità e freschezza.
    Anche questo caso non fa certo eccezione: popolati di personaggi e creature che paiono piccole miniature (con un Link dall'aspetto quasi chibi), tutti i giardini, le spiagge e le alture della rinnovata isola Koholint sembrano quasi il delizioso set di un film d'animazione realizzato in stop motion.

    Una sensazione rafforzata ulteriormente dalla visuale di gioco, sempre a volo d'uccello ma dall'inquadratura meno verticale rispetto a A Link Between Worlds (il più recente Zelda "bidimensionale"). Ci sono anche i contorni sfumati a valorizzare ancora di più certe suggestioni di irrealtà alla base del racconto.
    Dal punto di vista della ricostruzione di scenari e gameplay, a una prima occhiata il remake sembra invece piuttosto conservativo: i luoghi, le situazioni, i nemici e persino i dialoghi, paiono direttamente mutuati dall'originale per Game Boy. Una grande fedeltà all'opera di base, dunque, che viene giustamente "tradita" soltanto quando si tratta di apportare migliorie al sistema di controllo: mentre la portatile Nintendo poteva contare su due unici tasti frontali per le azioni, obbligando il giocatore a entrare e uscire continuamente dall'inventario, si può osservare che su Switch sarà possibile saltare equipaggiando insieme spada e scudo durante le sequenze a scorrimento orizzontale.

    Se aggirare i limiti della console d'origine sarà dunque un passaggio imperativo e fisiologico, più legittimi e interessanti sono gli interrogativi circa eventuali contenuti aggiuntivi, come zone extra e l'eventuale presenza del multiplayer, che potrebbero arricchire non poco quella che all'epoca - lo ricordiamo - fu un'esperienza comunque piuttosto contenuta nella durata, attestandosi intorno alla decina di ore. Ci aspettiamo perciò che il remake di Link's Awakening possa vantare un respiro diverso quando si ripresenterà al pubblico su una console (anche) domestica, soprattutto qualora venga proposto a un prezzo allineato a quello delle altre maggiori produzioni first party presenti su Switch.

    The Legend of Zelda Link's Awakening Nintendo sa sempre come cogliere di sorpresa gli appassionati: nonostante le voci degli ultimi mesi, l'annuncio di un remake per The Legend of Zelda: Link's Awakening a conclusione del Direct era qualcosa di difficilmente pronosticabile, specie dopo l'uragano di Breath of The Wild. Stuzzicando le giuste corde emotive attraverso un trailer dal forte impatto nostalgico, il ritorno all'isola Koholint si propone di riportare all'attenzione di vecchi e nuovi fan un'avventura forse meno epica del solito, anzi più intima e stranamente surreale, ma non per questo poco rilevante. È dunque una certezza che il miglior gioco pubblicato per Game Boy ritornerà nel 2019 rinnovandosi nei controlli e nella veste grafica - con una direzione artistica destinata sin da ora a dividere il pubblico - mentre non è ancora chiara quale sarà l'entità delle aggiunte sotto il profilo dei contenuti. Aspettando ulteriori novità a riguardo, ci auguriamo che questo secondo risveglio dell'Eroe su Nintendo Switch sia capace di restituire nuovo lustro a un'opera di grande valore, allora tanto amata e dall'importanza fondamentale per l'evoluzione della storica saga cui appartiene.

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