Wolfenstein Anteprima: B.J. è di nuovo pronto a sterminare nazisti

Il ritorno di B.J.

Wolfenstein Anteprima: B.J. è di nuovo pronto a sterminare nazisti
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Dall'oltretomba

    Ben otto lunghi anni sono passati da quando i Gray Matter furono capaci di coniugare in un perfetto binomio strategia e frenesia, appassionando milioni di giocatori in tutto il mondo con un prodotto indimenticabile, ed introducendo peraltro, nel mondo videoludico, una componente multiplayer competitiva organizzata a regola d'arte.
    Stiamo parlando del mitico ed indimenticabile Return to Castle Wolfenstein, uno tra gli FPS più amati nell'intera storia dei videogiochi.
    La lunga assenza sarà finalmente colmata da Wolfenstein (il titolo è ancora provvisorio), sviluppato da Raven Software e distribuito tra l'estate e l'autunno del 2009 da Activision per Xbox 360, Playstation 3 e PC.
    Everyeye, in quella che è stata una GDC 2009 piuttosto deludente, ha avuto l'opportunità di vederlo da vicino, nell'elegante cornice del St. Regis hotel di San Francisco.

    Uber soldier

    Il gameplay di questa nuova incarnazione dell'FPS-massacranazisti per eccellenza propone una struttura di gioco molto simile ai suoi precursori, con i dovuti accorgimenti per l'adattamento al pad.
    L'azione è piuttosto frenetica ed è chiaro sin dal primo minuto di gioco che non ci sarà mai molto spazio per la pianificazione; anche perchè al nostro eroe pianificare non serve.
    Il protagonista, il mitico William B. J. Blazkowicz (per gli amici B. J.), sarà infatti dotato di poteri paranormali incanalati da un medaglione del quale verrà in possesso nei primi istanti dell'avventura, in seguito ad alcune indagini sul Black Sun, un culto segreto di magia nera nazista (tanto per cambiare).
    La prima delle due capacità mostrataci vede il nostro beniamino capace di valicare i confini della realtà ed entrare in una dimensione chiamata Veil, dalla quale è possibile vedere il mondo in maniera alternativa, scoprendo -ad esempio- nuovi passaggi e punti deboli dei nemici. A dirla tutta questo Veil aggiunge una minima componente elucubrativa all'azione di Wolfenstein, stemperando lievemente la frenesia di gioco in favore di un approccio, se vogliamo, più ragionato. Molta attenzione è stata inoltre posta nell'inserimento di oggetti segreti e quant'altro, da trovare cimentandosi in quella che pare essere un'ampia fase di backtracking, favorita dalle molte vie alternative presenti nella seconda dimensione.
    Il secondo potere consiste nella capacità di fermare il tempo, indispensabile per piazzare precisi colpi alla testa e chirurgici centri atti a far saltare barili esplosivi ed affini, vero e proprio toccasana per la spettacolarità dell'azione, elemento fondamentale nel titolo in questione.
    Tutte le capacità del nostro beniamino (circa undici in tutto) saranno potenziabili in modo da aumentarne l'efficacia: tale potenziamento sarà veicolato alla raccolta dei preziosissimi lingotti d'oro, utili anche all'acquisto di nuove armi ed equipaggiamenti per rendere sempre più letale B.J.
    Per rinfrescare l'intelaiatura ludica, sin qui arricchita solamente da elementi contingenti, il sistema di missioni e progressione all'interno del gioco è stato reso completamente libero.
    La cittadina tedesca che fungerà da ambientazione principale sarà anche una sorta di HUB in grado di garantire arbitrario accesso alle molte missioni (e altre sub-quest, facoltative e non) presenti nella produzione.
    Incontreremo inoltre un buon numero di NPC (personaggi non giocanti), alcuni capaci di fornirci aiuto logistico (mercanti, informatori...), altri vero e proprio supporto in battaglia; è interessante, da questo punto di vista, l'atteggiamento reverenziale dei compagni verso il protagonista: essi sono infatti pienamente consci delle capacità di quello che sarà il nostro avatar e, nelle situazioni più complicate, lo lascieranno fare ciò che sa fare meglio limitandosi ad una partecipazione piuttosto marginale.
    Quest'elemento introduce inevitabilmente al discorso IA che momentaneamente ci ha lasciati perplessi: sebbene -a detta degli sviluppatori almeno- la difficoltà fosse settata ai livelli più bassi per enfatizzare il taglio cinematografico ed esagerato dell'incedere, non si è vista alcuna reazione credibile da parte di compagni e nemici.
    Bisogna tuttavia sottolineare che Wolfenstein non basa certo le sue fortune sul realismo: script, armi “alla Ghostbuster” in grado di disintegrare i nemici, capacità di caricarsi in spalla oggetti ed armamenti in quantità illimitata saranno quindi all'ordine del giorno nella produzione Raven.

    Oltre alla campagna single player, capace di regalare dalle dieci alle quindici ore di divertimento il team ha assicurato la presenza di un multiplayer massiccio almeno quanto quello di Return to Castle Wolfenstein.
    Senza sbottonarsi troppo i ragazzi del team hanno assicurato che saranno presenti tutte le vecchie modalità di gioco più alcune completamente nuove, il tutto arricchito dai nuovi poteri precedentemente descritti.
    Nulla da fare invece per una modalità co-op, precisa scelta dei programmatori per non intaccare -a loro detta- l'unicità del protagonista.

    Un passo indietro

    Tecnicamente Wolfenstein, almeno allo stadio da noi visualizzato, non fa certamente gridare al miracolo, anzi, in alcuni frangenti non riesce nemmeno a raggiungere gli standard qualitativi di questa generazione.
    I modelli sono, in particolare, il suo punto debole: caratterizzati da una mole poligonale piuttosto limitata e da una realizzazione artistica rivelatasi da subito poco ispirata si presentano come una vera e propria stonatura se paragonati al resto del “pacchetto”.
    Gli stessi personaggi che paiono sempre poco curati e definiti (espressioni dei volti in primis) si muovono in maniera piuttosto macchinosa ed innaturale, quasi come se le routine d'animazione deficitassero sempre di qualche frame di collegamento.
    Discorso diverso per quel che riguarda atmosfere ed ambientazioni, ricreate quasi a regola d'arte.
    L'oscura presenza nazista è resa alla perfezione da tonalità cupe, sottolineate dal passaggio dalla realtà al Veil ed enfatizzate da artifici grafici di tutto rispetto.
    Di particolare rilievo i particellari e l'onda d'urto provocata dalle esplosioni, in grado di stupire anche in una generazione tecnicamente molto avanzata come quella corrente.
    Interessante è poi sembrata la fisica che regola il comportamento degli elementi a schermo e dei fondali, quasi completamente interattivi: casse, botti, panche e chi più ne ha più ne metta si sgretolano in seguito all'esplosione di una granata e cadono in pezzi concordemente alla mole di fuoco applicatagli.
    Assi e schegge si propagano inoltre nell'aria, rendendo piacevolmente caotica un'atmosfera chiaramente regolata per mettere in luce gli aspetti più spettacolari e frenetici della concezione FPS così come la conosciamo.
    Solo discrete le texture che ricoprono fondali e modelli poligonali.
    Ottimo il comparto audio che presenta, anzitutto, campionature sonore di tutto rispetto, forti di una ricostruzione certosina del rumore di ciascuna arma da fuoco presente e di una tridimensionalità non comune, capace di immergere il giocatore a 360° nell'avventura.
    Buono il doppiaggio inglese anche se, a dirla tutta, avremo preferito sentire i tedeschi parlare tedesco; a questo proposito, però, il responsabile del team Raven presente in sala ha spiegato che la scelta è stata dettata dal voler far capire a tutti le divertenti imprecazioni degli avversari.
    Il tutto risulta comunque credibile dato che il nostro eroe conosce il tedesco ed è quindi in grado di tradurre mentalmente quel che dicono i suoi nemici.

    Wolfenstein Wolfenstein, nonostante alcuni innegabili difetti, su tutti IA -ancora da accertare- e motore grafico a tratti troppo datato, si presenta come una produzione in grado di dire la sua anche nel marasma degli shooter che affolla questa generazione videoludica. La produzione pare infatti trarre nuova linfa vitale dagli arricchimenti apportati al gameplay: i numerosi poteri, l'avanzamento non lineare e la possibilità di backtracking sono dei veri e propri toccasana per un genere che ultimamente ha abusato della linearità sin quasi alla nausea. La produzione Raven può inoltre contare sulla spettacolarità, sull'immersività dell'azione e, non dimentichiamolo, su un comparto online che, anche qualora rispecchiasse il predecessore, sarebbe capace di tenere migliaia di giocatori incollati per ore allo schermo. Non resta quindi che rimanere sintonizzati su Everyeye per scoprire l'evoluzione del titolo, previsto sugli scaffali poco prima dell'estate.

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