La neonata software house SilverBack Studios, sorta sulle ceneri di Acclaim, esordisce nel settore videoludico scegliendo un genere, il TPS (Third Person Shooting), portato in auge da giochi del calibro di Max Payne e da successive incarnazioni digitali, con alterne fortune, delle quali rimane degno di nota, ad esempio, il violentissimo The Punisher.
Prendendo spunto proprio da quest'ultimo, hanno dato vita a MadeMan, inizialmente noto come Interview with a made man, di cui analizziamo in questa sede la versione demo giocabile, rilasciata ad una manciata di settimane dall'uscita del gioco completo.
La “famiglia” e’ sacra
Come anticipato nel cappello introduttivo, si tratta di uno sparatutto ‘hardboiled' in terza persona, ambientato nel mondo della mala statunitense. La storia narra le origini di un gangster mafioso, "nato" durante la guerra del Vietnam, e cresciuto successivamente fino alla conquista della cupola di Brooklin; un percorso virtuale lungo 30 anni, dagli anni ‘60 agli anni '80, e sceneggiato da un autentico luminare delle mob stories: David Fisher.
Interpreteremo il ruolo del "picciotto" Joey Verola, figlio di immigrati italiani (ma và?) che tutto cercava fuorché restare "uno fra molti". Per questo motivo decise di partire per il Vietnam e tra mille gesta, ne compì una, che gli avrebbe segnato, definitivamente, l'esistenza: salvare la vita a Johnny Biondo (nipote di un boss mafioso statunitense), che lo iniziò alla (mala)vita facendogli muovere i suoi primi passi lungo la perigliosa via della paura, dell'odio e del rispetto... per mettergli successivamente i bastoni tra le ruote, fino all'ovvio confronto finale una volta divenuto parte della "famiglia" e pilastro della stessa, dopo essere entrato nelle grazie del leader del clan.
Cinematograficamente parlando!
Le nostre vicissitudini si articoleranno lungo 17 differenti livelli, carichi di pathos, colpi di scena, parolacce "bippate" e tanto "bullet time" da sciorinare nei momenti più concitati. L'utilizzo poi di due armi in contemporanea non fa altro che aumentare l'entropia che andremo a creare nelle zone presidiate dagli affiliati di Cosa Nostra, facendo schizzare alle stelle l'adrenalina, soprattutto nelle location più affollate, che spazieranno da lussureggianti giungle a degradati vicoli metropolitani.
In questo modo, scateneremo la nostra furia in ambientazioni molto differenti l'una dall'altra e caratterizzate da numerosi elementi di background sensibili, con cui interagire, potenzialmente utilizzabili a nostro vantaggio: ad esempio una comoda sedia in testa al capo clan di turno non può che provocargli un'emicrania mortale!
La riproduzione delle scene ha un forte impatto cinematografico, grazie all'utilizzo di telecamere PIP (Picture In Picture) che ci mantengono aggiornati sulle contemporanee pieghe della trama, che avvengono in altre località, mantenendo la tensione sempre costante ed evitandoci di perdere il filo della narrazione, anche se a nostro avviso ha scopo puramente estetico e fine a sè stesso, non dando un contributo "tangibile" in termini di gameplay.
Cosa succede in città...
La demo da noi testata era limitata ad un singolo livello, purtroppo, avente come ambientazione il Cavalry Cemetery di New York, ma ci e' comunque stata fornita l'opportunità di toccare con mano le caratteristiche di un titolo che, per essere apprezzato, non necessita di hardware di ultima generazione... e questa è senza dubbio una notizia rassicurante!
Aggiungiamo inoltre che la cura dei dettagli e' abbastanza particolareggiata, eccezion fatta per il sangue: nonostante si compia una vera e propria carneficina, non c'e' traccia del rosso fluido vitale (si spera che la versione completa grondi letteralmente, vista la carne da cannone presente). Il sonoro si mantiene su livelli standard ed i dialoghi, in inglese, rappresentano i classici discorsi sentiti diverse volte nei film simili, ma avremmo preferito sentire le parolacce, piuttosto che i "bip" censuranti (anche qui, confidiamo che il prodotto finale contenga le frasi in formato integrale). L'intelligenza artificiale non si discosta dalla media dei titoli in commercio: i nemici cercheranno di nascondersi dietro ogni riparo possibile e di assalirci con fuoco incrociato, alternandosi, anche se le posizioni ove trovarli sono sempre le medesime. Dissimilmente da produzioni come Mafia, ad esempio, l'AI è meno reattiva, quasi soggetta a scripting, ed indubbiamente la mancanza di routine (almeno nella demo) che "casualizzino" l'inizio degli eventi, potrebbe minare fortemente la longevità del titolo finale. In mancanza di conferme, e smentite, su questo fronte, preferiamo rimandare alla recensione del gioco finale per l'ultimo appello!
First look Made Man
La Famiglia... è sacra!
Nascita di un futuro boss
La neonata software house SilverBack Studios, sorta sulle ceneri di Acclaim, esordisce nel settore videoludico scegliendo un genere, il TPS (Third Person Shooting), portato in auge da giochi del calibro di Max Payne e da successive incarnazioni digitali, con alterne fortune, delle quali rimane degno di nota, ad esempio, il violentissimo The Punisher.
Prendendo spunto proprio da quest'ultimo, hanno dato vita a MadeMan, inizialmente noto come Interview with a made man, di cui analizziamo in questa sede la versione demo giocabile, rilasciata ad una manciata di settimane dall'uscita del gioco completo.
La “famiglia” e’ sacra
Come anticipato nel cappello introduttivo, si tratta di uno sparatutto ‘hardboiled' in terza persona, ambientato nel mondo della mala statunitense. La storia narra le origini di un gangster mafioso, "nato" durante la guerra del Vietnam, e cresciuto successivamente fino alla conquista della cupola di Brooklin; un percorso virtuale lungo 30 anni, dagli anni ‘60 agli anni '80, e sceneggiato da un autentico luminare delle mob stories: David Fisher.
Interpreteremo il ruolo del "picciotto" Joey Verola, figlio di immigrati italiani (ma và?) che tutto cercava fuorché restare "uno fra molti". Per questo motivo decise di partire per il Vietnam e tra mille gesta, ne compì una, che gli avrebbe segnato, definitivamente, l'esistenza: salvare la vita a Johnny Biondo (nipote di un boss mafioso statunitense), che lo iniziò alla (mala)vita facendogli muovere i suoi primi passi lungo la perigliosa via della paura, dell'odio e del rispetto... per mettergli successivamente i bastoni tra le ruote, fino all'ovvio confronto finale una volta divenuto parte della "famiglia" e pilastro della stessa, dopo essere entrato nelle grazie del leader del clan.
Cinematograficamente parlando!
Le nostre vicissitudini si articoleranno lungo 17 differenti livelli, carichi di pathos, colpi di scena, parolacce "bippate" e tanto "bullet time" da sciorinare nei momenti più concitati. L'utilizzo poi di due armi in contemporanea non fa altro che aumentare l'entropia che andremo a creare nelle zone presidiate dagli affiliati di Cosa Nostra, facendo schizzare alle stelle l'adrenalina, soprattutto nelle location più affollate, che spazieranno da lussureggianti giungle a degradati vicoli metropolitani.
In questo modo, scateneremo la nostra furia in ambientazioni molto differenti l'una dall'altra e caratterizzate da numerosi elementi di background sensibili, con cui interagire, potenzialmente utilizzabili a nostro vantaggio: ad esempio una comoda sedia in testa al capo clan di turno non può che provocargli un'emicrania mortale!
La riproduzione delle scene ha un forte impatto cinematografico, grazie all'utilizzo di telecamere PIP (Picture In Picture) che ci mantengono aggiornati sulle contemporanee pieghe della trama, che avvengono in altre località, mantenendo la tensione sempre costante ed evitandoci di perdere il filo della narrazione, anche se a nostro avviso ha scopo puramente estetico e fine a sè stesso, non dando un contributo "tangibile" in termini di gameplay.
Cosa succede in città...
La demo da noi testata era limitata ad un singolo livello, purtroppo, avente come ambientazione il Cavalry Cemetery di New York, ma ci e' comunque stata fornita l'opportunità di toccare con mano le caratteristiche di un titolo che, per essere apprezzato, non necessita di hardware di ultima generazione... e questa è senza dubbio una notizia rassicurante!
Aggiungiamo inoltre che la cura dei dettagli e' abbastanza particolareggiata, eccezion fatta per il sangue: nonostante si compia una vera e propria carneficina, non c'e' traccia del rosso fluido vitale (si spera che la versione completa grondi letteralmente, vista la carne da cannone presente). Il sonoro si mantiene su livelli standard ed i dialoghi, in inglese, rappresentano i classici discorsi sentiti diverse volte nei film simili, ma avremmo preferito sentire le parolacce, piuttosto che i "bip" censuranti (anche qui, confidiamo che il prodotto finale contenga le frasi in formato integrale). L'intelligenza artificiale non si discosta dalla media dei titoli in commercio: i nemici cercheranno di nascondersi dietro ogni riparo possibile e di assalirci con fuoco incrociato, alternandosi, anche se le posizioni ove trovarli sono sempre le medesime. Dissimilmente da produzioni come Mafia, ad esempio, l'AI è meno reattiva, quasi soggetta a scripting, ed indubbiamente la mancanza di routine (almeno nella demo) che "casualizzino" l'inizio degli eventi, potrebbe minare fortemente la longevità del titolo finale. In mancanza di conferme, e smentite, su questo fronte, preferiamo rimandare alla recensione del gioco finale per l'ultimo appello!
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