Provato Alien Isolation: abbiamo provato il survival horror di Creative Assembly

Creative Assembly rispolvera la licenza di Alien con un titolo Horror sicuramente promettente

Provato Alien Isolation: abbiamo provato il survival horror di Creative Assembly
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Nonostante il binomio Alieni e Videogame sia sempre quotatissimo, le fortune videoludiche dello Xenomorfo di Ridley Scott sono state piuttosto contrastate. Come vi abbiamo puntigliosamente raccontato nel nostro lungo excursus, dopo un primo periodo d'oro durato qualche decennio, Alien ha visto letteralmente crollare la sua popolarità fra i gamer di tutto il mondo, a causa di adattamenti non proprio convincenti e -più recentemente- dell'enorme capitombolo di Alien: Colonial Marines. Finito dunque l'idillio? Possibile che, in un periodo in cui i mezzi espressivi dei videogiochi rivendicano una discreta maturità, nessuno riesca a sviluppare un adattamento rispettoso delle atmosfere ansiogene del film originale? Magari proprio rifiutando di percorrere ancora un volta la strada già battuta e prevedibilissima degli sparatutto.
    Sembrava davvero impossibile che nessuno tentasse di ridare alla licenza il lustro che merita, ed ecco quindi che Creative Assembly, mettendo per un po' da parte gli strategici, presenta Alien: Isolation. Il titolo, sviluppato per le console di vecchia e nuova generazione, arriverà quest'anno sul mercato, pronto a mandare in visibilio tutti gli appassionati del film-culto del '79. Alien: Isolation, infatti, si presenta come un horror di quelli prepotenti, prendendo spunto da alcuni fra gli esponenti più recenti e riusciti del genere (Outlast e Amnesia) deciso a destabilizzare, scuotere ed atterrire il giocatore.
    Invitati negli studi del team (immersi nelle verdi campagne del Sussex), abbiamo giocato alla versione PlayStation 4 per un'ora abbondante. Nelle prossime righe il resoconto di quella che è stata un'esperienza intimamente inquietante, con un titolo tesissimo, cattivo e angosciante.

    La curiosità uccide

    In Alien: Isolation ci credono davvero tutti, i ragazzi di Creative Assembly, nessuno escluso: ce lo mostrano, anzi, con quella punta d'orgoglio difficilissima da trovare in chi sta lavorando all'ennesimo Tie-In. Del resto, la storia di come lo sviluppo sia stato avviato basta per far capire quanto convincente sia il concept del gioco. Prima di cominciare ufficialmente i lavori -ci dicono- era stata preparata una semplice demo per uso interno, fatta girare fra gli altri studi di proprietà di SEGA. Il successo del "nuovo gioco di Alien" è stato così virulento, e gli apprezzamenti sono arrivati da così tanti colleghi, che di lì a poco è stato deciso di mettere su un team per lavorare direttamente sul prodotto.
    Nel gioco pare crederci anche la Fox: la major ha concesso una enorme libertà creativa agli sceneggiatori, che qui si misurano con una trama tutt'altro che secondaria nella timeline della saga. In Alien: Isolation il giocatore controllerà nientemeno che Amanda Ripley, la figlia di Ellen, nominata solo di sfuggita nel primo film della serie. Il gioco si ambienta 15 anni dopo il lungometraggio originale (e quindi 45 prima di Aliens - Scontro Finale): racconta appunto la storia della determinata Amanda, decisa a scoprire qualcosa di più della scomparsa della madre, e quindi imbarcata volontaria in una missione tutt'altro che tranquilla. Assieme ad una piccola squadra formata per l'occasione, Amanda si addentrerà nei meandri della Curiosity, enorme stazione spaziale in cui qualcosa sembra essere andato tremendamente storto.

    L'atmosfera da horror fantascientifico, insomma, è sicuramente ben ricreata: il complesso fluttua silenzioso come un corpo enorme e monolitico alla deriva nello spazio profondo, e la luce malata delle stelle lo circonda come un pulviscolo insalubre. All'interno i corridoi sono stretti, inondati dai cavi, illuminati da neon freddi e asettici, e gli stanzoni sono pieni di tutte quei macchinari pachidermici e rumorosi che sono il simbolo della Science Fiction anni '70.
    E in questo dedalo c'è anche lui: l'Alieno. Come il titolo suggerisce è uno solo: pericoloso, infido, ferino. Un predatore che vuole divertirsi a uccidere; un essere viscido e titanico contro cui non possiamo niente. L'unica soluzione per sopravvivere è nascondersi. E trattenere il respiro.

    Come il gatto col topo

    Alien: Isolation non cela la vicinanza concettuale con il primo Amnesia, titolo che ha generalmente fomentato la rinascita del genere horror. I ritmi e la progressione, nello spezzone che abbiamo avuto modo di giocare, sono molto simili a quelli del lavoro di Frictional Games. La visuale è in prima persona, e la dotazione di Amanda è tutt'altro che rassicurante: nessuna arma da poter utilizzare, ma solo un sonar con cui possiamo rilevare la posizione di altre forme di vita.
    Fin da subito il rapporto con questo rilevatore è quasi morboso. Lo estraiamo spesso e volentieri, ed è in fondo un modo per sentirsi sicuri: gli stanzoni sono poco illuminati, sconquassati, pieni di sangue e cadaveri, e dare un'occhiata al radar serve a convincerci di essere soli. Con lo sguardo fisso sul nostro strumento, la visuale sull'ambiente di gioco si offusca, ma è possibile cambiare in ogni momento il fuoco dell'inquadratura per guardare quello che succede attorno a noi. Soprattutto se sullo schermo verde del rilevatore compare un puntino: è un "bip" solitario che suona quasi come una condanna a morte. In linea di massima gli incontri con Alien vanno evitati, ed è proprio su questa consapevolezza che gioca il team di sviluppo: di tanto in tanto il rumore che non vorremmo mai sentire rimbomba nelle stanze vuote, e sullo schermo appare un punto luminoso. E' un attimo, un lampo digitale acceso e subito morto nei circuiti dello strumento. Ma sta lì a ricordarci che l'alieno è da qualche parte: acquattato nei condotti di areazione, immobile in chissà quale angolo della stazione, bavoso, schifoso, in attesa del momento giusto per attaccare.
    Alien: Isolation riesce, con soluzioni classiche ma calcolatissime, ad instillare nel giocatore un brivido costante, un tremito di paura atavica e ancestrale. Le stanze buie, il fascio di luce che solo debolmente disvela gli oggetti scagliati a terra, i segni del passaggio dello Xenomorfo, i corpi squarciati che si lascia dietro, creano un'atmosfera davvero in linea con quella del capolavoro di Ridley Scott.
    I colpi al cuore e i salti sulla sedia sono frequenti: spesso e volentieri dovuti ai rumori improvvisi, al dosato utilizzo di eventi scriptati che costellano e animano la progressione. Ma non è questo l'aspetto più riuscito del titolo: il vero punto di forza di Isolation è legato proprio agli incontri con l'Alien, quei momenti in cui ogni singolo movimento dovrà essere calcolato e ponderato, ed un errore basterà per condurci alla morte. Nell'ultima parte della demo l'obiettivo era proprio quello di sfuggire al terribile Xenomorfo, attivando il sistema di depressurizzazione di una capsula di salvataggio e poi attendendo l'apertura del portellone. Assieme a noi, negli androni enormi e lugubri, c'era l'alieno: che si muove, ci insegue e ci fiuta, ascolta ogni rumore. Che scompare e striscia sul soffitto, e riappare al momento meno opportuno. Per caratterizzare l'Alien, il team di sviluppo ha programmato un'Intelligenza Artificiale adattiva, che reagisce agli stimoli dell'ambiente e impara dalle azioni del giocatore.
    L'alieno si muove circospetto, schizza non appena sente il minimo strepito, cerca in ogni angolo. Se per caso vi scopre, è finita: non pensate di poter scappare, di scoraggiarlo con una bastonata o con qualche proiettile: potete solo aspettare la morte, che giungerà impietosa e brutale. Trafitti dalla coda, graffiati degli artigli, divorati dalle sue fauci, la fine di Amanda sarà sempre tremenda e cattiva.

    E allora ecco che per sopravvivere bisogna solo scappare, cercando di evitare un incontro fatale. Bisogna nascondersi sotto ai tavoli, dietro alle casse, sbirciando solo per qualche istante per cercare di capire dove sia la bestia che ci bracca. In questi momenti il nostro sonar è quasi una condanna: spesso e volentieri lo guardiamo solo per non voler vedere quello che abbiamo intorno, sperando che il punto luminoso si allontani invece che avvicinarsi.
    Camminiamo lenti, acquattati, schiacciati a terra. Ci nascondiamo in qualche armadietto, tenendo premuto un pulsante per trattenere il fiato. Alien: Isolation si trasforma quindi in un horror infido, cattivo, che ci tiene sempre coi nervi a fior di pelle. E a sentire quello che ci dice il team di sviluppo, con l'avanzare della storia le cose si faranno sempre più ardue: l'Alieno imparerà dai nostri comportamenti, e cercherà di capire come abbiamo fatto a sfuggire alle sue grinfie. Non crediate quindi che un armadietto significhi sempre e comunque salvezza: potreste veder strappata l'anta dalla stessa forza che poi vi spaccherà la cassa toracica con una sola zampata.
    Nel corso di questo "primo appuntamento", il titolo Creative Assembly ci ha insomma davvero incuriositi. Era proprio dai tempi di Amnesia che non giocavamo ad un horror così inquietante, e persino il più recente Outlast ci è sembrato un po' meno raffinato. Parte del merito, va detto, bisogna attribuirla alla poltrona vibrante ed alle cuffie con una perfetta tridimensionalità del suono, ma usciti dalla saletta in cui stavano le postazioni di prova ci siamo scoperti davvero agitati, coi nervi a fior di pelle.
    Forse è proprio questa fortissima intensità che più ci spaventa: il team dovrà dimostrare di saper tenere alta la tensione nei momenti opportuni, lasciando però respirare il giocatore e garantendo anche una buona varietà all'avventura. La presenza di un sistema di crafting legato alle dinamiche survival, nonché la promessa di altre sessioni concettualmente diverse da quella provata ci rassicurano, anche se non abbiamo potuto provare questi aspetti. Il team conferma che sulla nave ci saranno altre minacce, ma che Isolation non si trasformerà mai e poi mai in un semplice shooter: e tuttavia il giocatore verrà messo costantemente alla prova in maniere molto diverse. Bisognerà anche vedere se davvero questa intelligenza artificiale in grado di evolvere funziona come deve, modificando attivamente i comportamenti dell'Alien per renderli imprevedibili, costringendoci ad adottare approcci sempre diversi. Un altro pericolo in cui il team deve evitare di incappare è quello di ricorrere troppo spesso allo scripting: uno strumento che ormai, negli horror videoludici, appare davvero troppo posticcio.
    Se tutto andrà per il verso giusto e le sensazioni della demo dovessero reggere, il titolo potrebbe davvero rappresentare una grande rinascita per il franchise, nonché un esponente di spicco del genere più bistrattato della scorsa generazione (in confronto Dead Space è per mammolette).

    Allo stato attuale dei lavori si segnala comunque un comparto tecnico ancora tenuto a freno dalla genesi cross-gen del progetto. Ovviamente la versione Ps4 mostra ottime texture e punta tutto sulla gestione delle ombre e dell'illuminazione, capace di generare un'atmosfera angosciante, ma la mole poligonale non è proprio al top, e l'interazione ambientale resta ancora un po' limitata. Per fortuna poi c'è il modello poligonale dell'Alien, per la realizzazione del quale il team ha speso risorse ed energie. Recuperando i bozzetti, i concept e i costumi originali usati nel '79 (e sfruttati anche per caratterizzare gli interni e le tute dei protagonisti), Creative Assembly ha costruito quella che è la digitalizzazione più convincente e riuscita dello Xenomorfo, lavorando anche sul fronte animazioni per mimare con meticolosa attenzione tutte le movenze che i fan hanno imparato a conoscere.
    Vedere l'alieno muoversi lentamente nell'ambiente di gioco, mentre la luce riflette tremula sul suo cranio lucido e dalla bocca schifosa gronda un liquido oleoso è un'esperienza da provare.

    Alien Isolation Sappiamo che è difficile credere in un nuovo titolo dedicato ad Alien dopo gli ultimi prodotti arrivati sul mercato, ma Creative Assembly sembrerebbe aver imboccato la strada giusta. L'idea di Isolation è affascinante e, quando la progressione si svincola dalle soluzioni più classiche per il genere, veramente ben realizzata. L'incontro con l'alieno è un'esperienza quasi traumatizzante, che al pari di certi momenti di Amnesia instilla un terrore sincero nel giocatore. Per il momento è difficile dire quale direzione prenderà il gioco, ma se il team abbandonerà lo scripting per dare spazio ai momenti più riusciti, Isolation rappresenterà senza dubbio una gradita sorpresa in questo anno caratterizzato da produzioni a cavallo fra le due generazioni. La cura per il particolare ed il rispetto per l'iconografia classica della saga, poi, potrebbero essere quel plusvalore agognato dai fan, che da troppo tempo non si trovano immersi nelle indimenticabili atmosfere della Nostromo.

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