Provato Batman: Arkham City

Novità sulle Challenge Room a Colonia

Provato Batman: Arkham City
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Senza mezzi termini, Rocksteady sta confezionando un autentico gioiello. Non siamo soliti sbilanciarci a mesi dalla release di un prodotto, ancorché uno dei traini del nostro lavoro è sicuramente la passione, tuttavia è inutile girarci intorno.
    Batman Arkham City reitera sicuramente i paletti ludici di Arkham Asylum, espandendoli, ampliandoli, migliorandoli per dare vita ad una di quelle esperienze ludiche che è giusto non lasciarsi sfuggire.
    Laddove il prequel soffriva di una certa costrizione di fondo, di un’oggettiva linearità, qui abbiamo uno spazio di manovra 5 volte più grande, una libera esplorazione che bussa le porte ai dettami dell’open world, non abbracciandone comunque le derive più da sandbox o free-roaming. In pratica, libertà sì, ma con un filo conduttore assolutamente cristallino.
    Alla trama principale si aggiungeranno quindi un numero esorbitante di side-quest o di eventi collaterali: alcuni si configureranno come delle vere e proprie missioni secondarie (ad esempio, bloccare un omicida seriale), altre offriranno ganci narrativi extra, altre ancora si limiteranno a fungere da ponti verso altre missioni laterali, magari dopo aver interrogato l’npc del caso. Tramite la radio sarà possibile captare eventuali conversazioni, o info su eventuali tafferugli tra le strade di Gotham così come di richieste d’aiuto.
    Interessanti, soprattutto per gli hardcore gamers, le missioni legate all’Enigmista, completamente reinventate rispetto alla fiera del collectable del precedente Arkham Asylum, e capaci di puntare allo sfruttamento intensivo dell’intero parco mosse e dell’inventario dell’eroe mascherato.
    Arkham City è un fulgido esempio di decadenza, l’ultimo lascito di una massa suburbana, crudele ed incivile che sta lentamente rosicchia centimetri alla parte sana di Gotham. Perché il solo pensare che quelle mura possano bastare per rinchiudere i villain più ferali -con le loro cricche di bruti- dell’iconografia del cavaliere oscuro è pura e semplice follia. Roba da Dr Strange, a dirla tutta.
    Volare tra i grattacieli di Gotham, aiutandosi con l’indispensabile rampino, è sì scenograficamente d’impatto, ma soprattutto è un’azione quasi liberatoria, da cui non si potrà più prescindere per i prossimi giochi dedicati al cavaliere oscuro.

    Solita Notte...

    La demo presente qui alla Gamescom deriva dallo stesso codice promosso all’E3, se non per una migliore definizione degli elementi grafici (texture, normal mapping e particellari). E’ quindi con piacere che ci intratteniamo con i primi scagnozzi di Due Facce accampati fuori dal municipio. Il numero di animazioni inserito solletica il palato di chi gioca, così come le nuove e devastanti tecniche offensive, la possibilità di stendere due nemici contemporaneamente o quella di poter utilizzare i bat-ammennicoli senza azzerare il counter delle combo. Purtroppo non abbiamo avuto modo di testare i nuovi ingressi nel cinturone del protagonista, come l’elettrizzante REC, su cui confidiamo di poter mettere le mani col prossimo preview code.
    Riveduta e corretta, inoltre, anche la visione da detective, che recupera la mera funzione informativa, senza sbilanciare la curva di difficoltà a favore del protagonista.
    Catwoman, da par suo, prima di essere catturata da Dent, ha dato prova delle sue incredibili abilità acrobatiche: i combattimenti (la cui base si forgia sulla triade colpire, stordire e schivare) ed il suo modo di interagire con l’ambiente (scalandolo, sfruttandone ogni possibile appiglio) restituiscono sensazioni assai diverse da quelle rilasciate dall’uomo-pipistrello. Saranno anche poche le ore che passeremo nei panni della gattina, tuttavia difficilmente sapranno deluderci.

    Senso di sfida

    Qui a Colonia Rocksteady ha presentato a porte chiuse la modalità Challenge. 24 livelli affrontabili nei panni di Batman, Robin o Catwoman, spalmati su tre diverse macro-modalità: time attack, combat e stealth.
    La prima è ovviamente una “corsa” a perdifiato in cui è necessario raggiungere un punto chiave della città entro un determinato quantitativo di tempo. Gli approcci, per i tre alter ego, sono giocoforza diametralmente opposti, quindi è necessario studiare con largo anticipo percorso e strategia d’azione.
    Combat è la rilettura dell’orda classica: ondate di nemici da abbattere tentando di limare al massimo gli errore per non azzerare il moltiplicatore delle combo. Le nuove varianti nelle mosse del pipistrello, per esempio, così come la possibilità come detto di ricorrere al granate e al gel esplosivo, si uniscono alle tecniche/finishing move che si attivano dopo il completamento di un congruo numero di combo.
    Ma è alla modalità stealth che va la nostra preferenza: arene abbondanti, condite con soluzioni ambientali verticali (appigli, piattaforme, rete metalliche) capaci di renderle adatte al tris di personaggi giocabili. Ovviamente, e nonostante il numero sempre crescente di nemici, la chiave del tutto è non farsi scoprire con le mani nella marmellata, pena il game over.
    Classifiche online acuiscono il valore delle Challenges, stimolate da un replay value evidente.

    Il covo del Pipistrello

    Al di là delle questioni ludiche, soprassesedendo su un sistema di combattimento che stimola tutt’oggi la salivazione di chi gioca, con i sui frizzi coreografici che celano una curva d’approfondimento non indifferente, Batman Arkham City completa il discorso atmosferico iniziato con Arkham Asylum. La cifra stilistica ingloba i paletti che rendono Batman uno degli eroi più amati e controversi della cultura comic e cinematografica. Arkham City è il suo mondo, la proiezione delle proprie paure, del proprio conflitto interiore, della propria furia. Porre rimedio alla follia di una prigione a cielo aperto è un’impresa a dir poco utopica, un’azione pienamente in linea col senso di ciò che è giusto fare, a qualsiasi costo, del personaggio. Anche perché il parco giochi della malavita di Gotham è un crogiuolo di strade ed edifici su cui si riverberano i ricordi del cavaliere oscuro.
    Detto ciò, viaggiare per quelle vie spaccate dalla desolazione è valore aggiunto per qualsiasi giocatore, a prescindere che sia o meno fan dell’uomo-pipistrello.
    Il motore di gioco, perfezionato rispetto a quanto offerto due anni fa, punta tantissimo sul fattore quantitativo, mantenendo quindi la medesima qualità del predecessore su una scala 5 volte più grande. Un risultato, per ora, che pare ampiamente raggiunto e totalmente soddisfacente, al di là dei mesi -da qui all’uscita- che in Rocksteady si sono presi per rifinire ancora meglio ogni particolare.

    Batman: Arkham City I giorni passano, la release si avvicina, e Batman Arkham City continua a convincere. Rocksteady ha perfezionato la formula vincente del prequel, ispessendola a dismisura, tanto nelle possibilità ludiche quanto nelle scelte narrative. Le Challenges presentate a Colonia non sono altro che l’ennesima ciliegina su una torta che potrebbe risultare irresistibilmente dolce anche a chi non sopporta di assumere i panni di Batman nemmeno a Carnevale.

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