Provato El Shaddai: Ascension of the Metatron

Giocata una nuova Built in occasione dell'E3 2011

Provato El Shaddai: Ascension of the Metatron
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Dopo una prima rapida prova avvenuta alla GDC di San Francisco qualche mese fa abbiamo avuto l’opportunità giocare nuovamente a El Shaddai, titolo molto atteso da una certa fascia di pubblico che verrà lanciato in estate sul mercato americano e a Settembre in Europa.
    Il maggior tempo a disposizione ci ha permesso di comprendere meglio le meccaniche di gioco, assaggiando con più convinzione il sistema di combattimento e l’uso delle armi che saranno incluse nel gioco completo.

    Pochi comandi

    Il sistema di controllo studiato per El Shaddai si potrebbe quasi considerare minimalista: la levetta analogica sinistra per muoversi, due tasti frontali per attaccare e saltare e altrettanti dorsali per parare i colpi ed eseguire la mossa che ruba l’arma all’avversario e la purifica.
    Praticamente viene utilizzata solo metà del pad, in quando due dei tasti dorsali e frontali, così come il secondo stick analogico, non rispondono ad alcuna sollecitazione.
    La presenza di una singola tipologia di attacco, reso variabile grazie alle combo e alle combinazioni con l’inclinazione dell’analogico, rende il gioco molto ritmico: per poter inanellare colpi a segno consecutivi bisogna attaccare con un ritmo fisso, in modo da far muovere Enoch come in una danza, spesso conclusa con colpi finali in volo che indeboliscono pesantemente l’avversario.
    Nei casi in cui il nemico cada in ginocchio è possibile intervenire sottraendogli l’arma e purificandola in modo da poterla utilizzare attivamente: la meccanica di furto è presente in tutto il gioco e non si potrà quindi portare più di uno strumento di offesa con sé, fattore che spinge alla strategia, poiché in ogni momento bisognerà puntare a sconfiggere l’avversario che sta usando l’ama più adatta allo scontro e al contesto.
    La presenza di soli tre strumenti, una spada, una coppia di guanti corazzati e una specie di aureola che lancia schegge per colpire da lontano, è abbastanza limitativa e sarà necessario valutare la varietà di gioco in sede di recensione.

    Esplorazione limitata

    Malgrado alcune inquadrature possano far pensare diversamente l’esplorazione in El Shaddai è ridotta ai minimi termini: i livelli, per la maggior parte in 3D, con brevi escursioni in stage bidimensionali a scorrimento, non permettono di uscire dalle aree principali e dopo poco tempo ci si renderà conto che la strada da percorrere è una sola e verrà sempre indicata dall’inquadratura dinamica che tenderà ad indugiare sulle sezioni da percorrere per proseguire.
    Questo tipo di approccio, quindi, fa deviare il gameplay di gioco verso il puro combattimento, vero e proprio cuore dell’esperienza.
    La varietà degli scenari e degli stili con i quali sono rappresentati, che varia da sezioni con pochi poligoni e colori variegati e acidissimi fino ad arrivare a delle pennellate simili all’acquerello, con tinte tenui e poco marcate, fungono però da sottofondo perfetto, permettendo al gioco di non venire a noia, in quanto la maggior parte delle aree che andremo ad attraversare sono una continua sorpresa visiva e non abbracciano un tratto uniforme per proporre invece un’arcobaleno di soluzioni diverse.
    Alcune di queste, però, sono così estreme da risultare fuorvianti per il gameplay, soprattutto nelle brevi sezioni platform nelle quali bisognerà sfruttare delle piattaforme, a volte mobili, per proseguire, con il risultato che non sempre si riuscirà a distinguere un baratro da una pozzanghera, entrambi dello stesso colore e forma, con la telecamera che appiattisce le prospettive.

    La versione europea

    Durante la prova siamo stati ampiamente rassicurati per quanto riguarda l’edizione che arriverà sul mercato europeo: sarà identica a quella statunitense con l’aggiunta dei sottotitoli nelle cinque principali lingue del nostro continente, italiano compreso.
    Anche il doppiaggio, quindi, rimarrà inalterato, con l’opzione di utilizzare quello originale giapponese o quello inglese creato appositamente per le versioni occidentali.
    Nel caso si giocare mantenendo la lingua nipponica c’è da segnalare un piccolo ritardo nell’apparizione dei sottotitoli localizzati rispetto al parlato ma è un difetto di pochissimo conto, che potrebbe venir risolto prima del lancio ufficiale.
    Anche per quanto riguarda le due versioni non ci dovrebbero essere differenze, anche se a parità di schermo quella per Playstation 3 ha offerto colori più ricchi, fattore importante per via dello stile grafico particolarissimo e decisamente acceso in molti frangenti, ma con un aliasing nelle immagini leggermente più marcato rispetto alla versione per Xbox 360.
    Differenze infinitesimali, quindi, che saranno nulle per quanto riguarda i contenuti di gioco, identici su entrambe le piattaforme.

    El Shaddai: Ascension of the Metatron El Shaddai punta tutte le sue carte sullo stile visivo e su un’esperienza di combattimento che può sembrare limitata ma, dedicandole del tempo, può risultare decisamente appagante. Rimane oscura la trama che andrà a sorreggere l’intera vicenda, ibrido tra passato e presente, grazie all’introduzione di elementi come i jeans di Enoch che si rovinano incassando i colpi avversari. Una produzione fuori dagli schemi che merita sicuramente attenzione.

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