Grand Theft Auto 4 The Lost and Damned: provato il primo DLC di GTA 4

Il primo DLC per GTA 4

Grand Theft Auto 4 The Lost and Damned: provato il primo DLC di GTA 4
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  • Xbox 360
  • E alla fine, è arrivato. Mesi di speculazioni, congetture, illazioni. Il festival del gossip a buon mercato. Sul prezzo pagato da Microsoft, sulla plausibilità di un’operazione del genere, sulla sua reale o presunta esclusività. Ma se riprendessimo il filo del discorso attorcigliandolo intorno alla qualità di The Lost and Damned, primo downloadable content per l’uragano cross mediatico della scorsa stagione, quel GTA IV che non vuole proprio saperne di schiodarsi dalle classifiche di vendita?
    E’ un DLC, ma all’atto pratico è molto di più. E’ un nuovo punto di vista. La conferma che c’è veramente vita a Liberty City. Che le cose, in quel assurdo microcosmo digitale, scorrono serene anche senza il buon vecchio Bellic. Pad alla mano, l’emozione è forte. A cavallo della moto di Johnny Klebitz, il primo impulso è quello di sbranare l’asfalto e correre da Niko. Nostalgia canaglia. Retaggio però del pregio più evidente dell’opera Rockstar North: l’immersività. La verosimiglianza esondante da un mondo sì artefatto, ma che non possiamo fare a meno di sentire come nostro. Un legame, un senso di appartenenza incapace di sfilacciarsi nonostante il cambio di avatar. Siamo ancora qui, a Liberty.
    La tavolozza di colori di GTA IV è talmente ampia che in effetti si potrebbero pennellare centinaia di soluzioni narrative diverse, tutte a loro modo interessanti. Ma Lost and Damned non esaurisce le proprie velleità innovative dandoci in pasto solo una nuova storia. Se la prospettiva cambia, cambia anche l’approccio sistemico al gameplay. Beninteso, le meccaniche di GTA IV tornano nella loro prorompente totalità, ma le aggiunte ci sono, e vanno ad interessare il settore strategico del gioco. O meglio, lo costruiscono. Laddove lo scorso anno Nico agiva prevalentemente come un lupo solitario, questa volta il branco, la gang, assumerà un ruolo preponderante. Il che si traduce su schermo in missioni dotate di un’ampiezza di respiro maggiore e dal tasso di sfida più selettivo, ma anche in una serie di statistiche atte a monitorare lo sviluppo dei membri della banda. Un piccolo passo verso le formule da GdR, un grande passo per la comunità di appassionati.
    Dal 17 Febbraio, una nuova guerra imbratterà di sangue la tappezzeria sudicia di Liberty City.
    Siete pronti, soldati?


    La build testata negli uffici italiani di Take2 era sostanzialmente prossima al pacchetto definitivo. I dettagli sulle nuove modalità previste per il multiplayer saranno rilasciati a breve, alla stregua di quelli relativi alle nuove canzoni incluse nella track list originale.
    Lost and Damned costerà 1600 MP (pari a 19.20€).

    Buffalo Bill(y)

    E’ inutile. Il tempo schizza peggio di un proiettile. E quando meno te l’aspetti, rimbalza sui muri della tua vita e ti si conficca nel cuore. Se sei fortunato. Solo qualche ora fa, qua si stava una meraviglia.
    Billy e la sua testaccia calda si stavano rinfrescando le idee dietro le sbarre. Ormai vi era parcheggiato da un pezzo, e gli affari viaggiavano meglio della mia vecchia ferraglia. Ok, quasi. Ma perlomeno i rapporti con gli Angel of Death -con un nome così, dico io, non si può essere che gorilla col cervello montato al contrario- profumavano di bucato. Tutto rose e fiori. Nel senso, evitavamo di accopparci l’un l’altro ad ogni angolo di Liberty. Un dannato traguardo, insomma.
    Ma ora che ti combina l’avvocato di Billy? Riesce a tirarlo fuori. Tutt’intero. Voglio dire: chili di coca. A casa sua. E tutti per uso personale? Comunque, sei fuori Billy. Fa’ il bravo, e ammazza quanti più Angel ti riesce! Ok, non credo che il giudice abbia davvero pronunciato quella frase -nessun giudice ti dirà mai “fa’ il bravo”-, ma il senso è maledettamente quello.
    Billy non mi ascolta. Sono il suo vice, e i vice contano meno di zero quando il capo torna dalla gabbia col dente avvelenato.
    Bang! Fuori uno. Ottima mira, Billy. Salto sulla moto come uno zombie: ho ancora in testa il fischio dello sparo. E lo sguardo spento per sempre di quell’Angel. Il loro covo è vicino, vicinissimo, ma non so cosa darei per essere miglia e miglia lontano, magari in Europa dell’est, dove mai nessuno mi verrebbe a cercare...

    Lo sviluppo narrativo prosegue l’approccio diegetico di GTA IV. La differenza sostanziale risiede nei personaggi. Niko era un immigrato. Johnny Klebitz (una vecchia conoscenza) e la sua banda di motociclisti -i Lost- sono a Liberty da sempre. Non c’è nemmeno un barlume del sogno profetizzato da Roman al cugino. L’atmosfera, incattivita, è più cupa. Il sarcasmo scivola nel cinismo più acido. L’imbastardimento è evidente. Ma ancora una volta, è il gioco dei dialoghi che ci coglie di sorpresa, strappandoci ben più di una risata.
    Il rapporto che lega Johnny ai suoi fratelli è saldo, e ciò amplifica il grado di suggestione della storia. In GTA IV, Nico voleva bene ad una manciata di persone. Ma era solo. Qui, la partecipazione ad un progetto comune veicola stati d’animo differenti. In sostanza, nonostante la storyline sia necessariamente più breve, risulta di colpo accattivante. Ed è bello fare parte di una “famiglia”.
    La linea temporale scorre parallela al tempo di narrazione vissuto da Niko e soci. Di fatto, alcune missioni sono delle vere e proprie giunture fra le due vicende. Sono molti i personaggi che ritornano in questo cospicuo DLC. Si pensi ad Elizabeta. Nel corso del nostro hands on, ci siamo imbattuti in una delle tante missioni svolte da Niko per conto della trafficante adiposa. Un semplice scambio, in compagnia di Playboy X. Sappiamo già che è una retata. Ma stavolta non scappiamo come i due compari. La prospettiva è cambiata. Johnny non scappa. Li ammazza tutti. E poi fugge. Dalla polizia, però.
    Johnny Klebitz ha un carisma tutto particolare. Non era impresa da poco dare forma ad un personaggio che potesse tenere testa a Bellic. Meno ironico e sornione, Klebitz è “americano” al 100%. Duro, pragmatico e senza mezze misure, eccelle nell’arte di mettere a disagio le persone.
    Si muove, gesticola e ha una mimica facciale diversa da quella di Niko. Né migliore né peggiore. Solo diversa. E ve ne innamorerete.

    Previously on Lost

    Come accennato poc’anzi, il fattore “gruppo” influisce sul gameplay operando su due fronti. In primo luogo, parecchie missioni prevedono la forza dell’intera banda, e sfociano in conflitti a fuoco sanguinosi e in inseguimenti che alzano di qualche tacca il livello del ritmo, rispetto a GTA IV.
    Non è naturalmente possibile impartire ordini alla cpu, le cui performance sono però legate ad una barra di statistiche (inglobante forza, intelligenza, mira, capacità di guida) intrecciata a doppio filo con il proprio comportamento. Nel dettaglio, quando si viaggia in formazione, magari per semplici giri di ricognizione a bordo dei propri bolidi su due ruote o per specifiche scorribande, mantenere compatto il gruppo, non distanziandosi troppo dal leader, contribuisce all’accrescimento delle caratteristiche dei membri stessi. Portare a termine le missioni, ovviamente, produce un analogo effetto. Così come passare del tempo nei vari covi dei Lost, sfidando magari gli altri a braccio di ferro. In alcune circostanze, e solo durante gli spostamenti motorizzati, è notabile la comparsa sull’asfalto del simbolo dei Lost, posto solitamente al centro della formazione. Occupandolo, per un intervallo di tempo variabile, oltre all’aumento dei valori, è possibile captare scorci di discorsi importanti sulla trama o sulle personalità dei vari Lost, tangibilmente differenziate.
    Non è stato chiarito se lo sviluppo dei personaggi è legato anche al sistema relazionale già ammirato in GTA IV, che torna qui nella sua interezza. Supporre comunque che andare per locali con gli amici rinsaldi anche le caratteristiche suddette non pare esattamente un azzardo. Ne avremo comunque la conferma in sede di recensione.
    Nel caso non infrequente di una prematura scomparsa di un membro della banda (il piombo piove copioso sulle teste dei Lost), questi verrà rimpiazzato da una recluta (scelta dalla cpu) che ovviamente partirà con attitudine offensive/difensive da recluta. Cioè scarse.
    Durante gli scontri, quindi, è bene non pensare esclusivamente alla propria pelle: proteggere i compagni è dunque un investimento oculato, che ripagherà senza dubbio nelle missioni più avanzate.
    Ovviamente, sono presenti missioni anche in solitario, ma la centralità della banda rimane pregnante. Un rapporto quasi morboso che si estende anche alla moto di Johnny. Per la prima volta in un GTA, un mezzo diviene unico e irripetibile. Nel caso andasse distrutto è possibile richiederne uno sostitutivo a Clay -meccanico del gruppo- o in alternativa rubarne un altro, ma è evidente quanto sia non compensabile il valore affettivo (così come l’achievement legato alla conservazione della moto originale).
    Ciò che deve essere chiaro, però, è che Liberty City -e tutto l’apparato di locali, internet cafè, bar e negozi che la compongono- ritorna in tutto il suo splendore. E con qualche novità: siti internet, veicoli e moto, tracce musicali, armi (9mm automatica, shotgun pensati appositamente per colpire mentre si guida, ed uno sfiziosissimo lanciagranate), canali televisivi e minigiochi.
    Risponde ovviamente all’appello anche il sistema di comunicazione interno via cellulare (un device molto rock, a dire il vero), con cui intessere la propria fitta rete di contatti.
    La gestione dei covi (safehouse) è diversa da quanto visto in GTA IV. Nel tempo i Lost hanno accumulato un mucchio sostanzioso di rifugi (disponibili tutti da subito): al loro interno, è possibile sfidare gli altri a carte o come già detto a braccio di ferro di stalloniana memoria, sollazzarsi con la tv o ordinare armi.
    Lost and Damned è stato concepito avendo a cuore le istanze degli innumerevoli estimatori del quarto capitolo. Non è ovviamente un seguito formale, ma alcune intuizioni corrono invece proprio in questa direzione. In primis, manca un vero tutorial. In secondo luogo, la curva di difficoltà appare di gran lunga meno morbida, anche perché alcune routine dell’IA sono state riviste per rendere gli avversari più scaltri e meno prevedibili. Se le prime due missioni che abbiamo affrontato sono parse in linea con il grado di sfida confessato da GTA IV, l’ultima è parsa decisamente impegnativa, quasi sul confine sottile che delimita il frustrante, sebbene l’impianto coreografico e scenico fosse il migliore tra quelli allestiti in qualsiasi GTA (una semplice fuga con sparatoria, su binari -la moto guidata da un compare- ma girata in maniera magistrale). In quest’ottica, appare come un vero toccasana l’implementazione di un checkpoint automatico posizionato a metà missione, così da scongiurare le debilitanti ripetizioni che hanno ammorbato, per esempio, lo scontro finale del quarto capitolo.
    I portavoce di Take2, purtroppo, hanno mantenuto un estremo riserbo sulla longevità di questo primo DLC. Scartabellando velocemente il menù del codice preview, comunque, il numero di missioni già inserito è parso invero cospicuo, per una longevità che trarrà giovamento dalle sfaccettature della trama così come dalla sopraccitata ed arricchita complessità del gameplay.
    Per tacere del multiplayer, che tratteremo nella prossima recensione.

    Rage and Fury

    Le ultime librerie del motore Rage fanno semplicemente scintille. Il salto tra GTA IV e Lost and Damned è ravvisabile soprattutto nella risoluzione delle texture e nella pulizia dell’immagine, anche in component. Gli effetti particellari godono di una profondità maggiorata, così com’anche l’uso delle sorgenti luminose, più preciso. Spettacolare la nuova composizione delle fiamme, calde ed animate in maniere sopraffina, così come l’artificio che simula l’umidità, invero impattante.
    I cali di frame rate, per quanto poco percettibili, sono comunque menzionabili: da ribadire, però come il volume del traffico sia gradevolmente aumentato.
    La fisica delle moto è stata parzialmente riscritta per agevolarne il controllo. Ora sono più pesanti, meno nervose e sempre dannatamente pericolose.
    Le nuove animazioni di Johnny ci regalano un personaggio più robusto e meno scattante di Niko, ma dal forte potenziale nei corpo a corpo. I colpi sono studiati meglio sia a livello scenico che pratico (spettacolare l’uno due, concluso da un uppercut).
    Spettacolare, come sempre, il sonoro: sentire urlare il nuovo motore dei bolidi è un vero piacere.

    Grand Theft Auto 4: The Lost and Damned Lost and Damned è semplicemente da avere ad ogni costo. 1600MP per ritornare sulle strade di Liberty City, e con questa qualità, è un prezzo decisamente invitante. Inoltre, talune intuizioni potrebbero costituire delle avvisaglie dei GTA futuri. Impossibile privarsene. Trattenete il respiro fino al 17 Febbraio. Ne varrà la pena.

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