Provato Grand Theft Auto: Chinatown Wars

GTA DS si presenta per quello che è: un gigante interattivo.

Provato Grand Theft Auto: Chinatown Wars
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  • Gioco dell'anno ?

    Gioco dell’anno? Difficile sbilanciarsi così presto, siamo solo a Gennaio. Ma la tentazione è forte. Quasi irresistibile. Perché prendendo le mosse da un punto peculiare, quello del device portatile Nintendo, e giocherellando col bagaglio videoculturale di un franchise capace di agghindarsi da fenomeno sociale ad ogni release, GTA Chinatown Wars si presenta per quello che è: un gigante interattivo. Mastodontico nelle proporzioni (la mappa è idealmente la stessa di GTA IV), monumentale nelle sovrastrutture che formano il gameplay. E tanto, tanto ambizioso. Un titolo pensato espressamente per la piattaforma sui cui gira, lontano con la testa e con il cuore dai “porting” tirati a lucido ammirati su PSP (Liberty e Vice City Stories), e pronto a conficcarsi come una scheggia ribelle tra i fianchi delle convenzioni che tinteggiano di rosa batuffolo la line up Nintendo.
    Nel passaggio su doppio schermo, nulla si è perso dell’ironia sardonica, del gretto sarcasmo con cui la società viene deformata dalle lenti della serie. La voglia di stupire, tramite uno storytelling accattivante, il desiderio di intrattenere, ampliando le possibilità di gioco connettendole con cognizione alle features tecniche del portatile, sono lì, a portata di stilo.
    Il monito, per chi prefigurava una bassa operazione commerciale, o un disastro raffazzonato da tamponare con la scusante delle scarse attitudini tecniche di Nintendo DS, è sempre il medesimo: Rockstar (in questo caso, Leeds) ama le sue creature in maniera viscerale. Così come le sfide. Anche quelle rasentanti l’utopia, come confezionare un’opera ancor più “perfetta” dello stesso GTA IV. Laddove nel masterpiece del 2008 il termine di paragone era un realismo di tipo filmico, con un’impronta cinematografica fortemente caratterizzata che ha impregnato buona parte del gameplay, per GTA Chinatown Wars il confronto nasce con il concetto stesso che sostanzia la filosofia GTA. Qui, le sfaccettature illogiche che abbiamo imparato ad amare (missioni col taxi, vigilante, vigile del fuoco, corse clandestine, tanto per citare gli antipasti più ovvi di un menù variegato) tornano di gran carriera, insieme ad un numero imprecisato di spassosi minigiochi. Il tutto incastonato in una cornice tecnica, se non artistica, che definire impattante pare davvero riduttivo. Soprattutto per il dinamismo, per la vita che vi scorre sulle strade, nei vicoli, in cielo. Ricca, pulsante e pericolosa. E’ Liberty City, d’accordo. Ma stavolta si tiene nel palmo di una mano. Fuor di retorica, l’ultimo GTA di casa Rockstar rappresenta un tributo ad una serie che ha costituito, costituisce e continuerà a costituire uno spicchio importante della storia del videogioco.
    Un punto d’arrivo.

    La build oggetto del playtest prenatalizio era praticamente completa sotto il profilo grafico e strutturale. Nell’albo dei non pervenuti iscriviamo invece la track list ufficiale (che sarà diramata a breve da Take 2) e le modalità che ispessiranno il multiplayer via Wi-Fi Connection. Il gioco uscirà, completamente localizzato in italiano, il prossimo 20 Marzo.

    Dalla Cina con Furore

    C’è poco da fare. Quando le cose viaggiano su un binario storto, è normale che tendano ad andare di male in peggio. Una storia come tante quella di Huang Lee. Il padre assassinato da ignoti, e il cuore che grida vendetta. In testa, mille pensieri che strillano come poppanti. Il primo? Parcheggiare le chiappe gialle a Liberty City, possibilmente sane e salve. Il secondo, consegnare la spada di famiglia Yu Jiang allo zio, così che possa donarla al cadavere ambulante del vecchio capo della Triade, prossimo a quel tipo di pensione che puzza di riposo eterno, rimediandoci -con una botta di fortuna- un posto al sole in quella fogna a cielo aperto che è Liberty. Magari ci scappa addirittura la leadership dell’organizzazione. Gran bella cosa il sogno americano. Vero?
    Un sogno, appunto. Perché il giovane, appena atterrato al Francis Int. Airport, si imbatte subito negli squali che circondano le acque della metropoli. Pronti via, ed un simpatico confetto di piombo gli accarezza il cranio. Andato? No, solo svenuto. Una piccola pausa di riflessione mentre taluni tizi del comitato d’accoglienza lo fanno accomodare sul sedile posteriore di un’auto. Auto pronta per un bagnetto con tutti i crismi tra le acque morte del porto. E’ stato un piacere, Huang.
    Veloci tocchi con lo stilo, e il lunotto posteriore s’incrina, per poi infrangersi del tutto. Libero. Ma adesso? La spada è persa, lo zio Kenny Lee incarognito come pochi e la verità su chi ha ucciso il padre lontana anni luce. Una cosa è certa: i suoi aguzzini, lo credono morto. Almeno un punto lo ha segnato. E la partita comincia adesso.

    Per ciò che concerne lo sviluppo narrativo, Rockstar Leeds ha optato, in luogo di cut scene in 3D, per uno stile da comic book assolutamente delizioso, e infarcito di tanto in tanto da animazioni essenziali. Ai testi dei dialoghi, ovviamente, il compito di tratteggiare di volta in volta i caratteri dei vari personaggi, scarnificandone l’essenza, le paure e la generale pazzia di fondo. Sono linee di testo in pieno stile Dan&Sam Houser, quindi graffianti e sopra le righe.
    Chinatown Wars è indirizzato ad un pubblico maturo e smaliziato: sotto questo profilo, il feeling con i vecchi GTA è stato conservato nella sua interezza.

    Liberty City... Qual buon vento?

    Come sempre, il vero protagonista del gioco non è l’avatar, bensì la città. E’ Liberty City la vera China Girl. Le dimensioni, l’accuratezza che traspare da ogni elemento, lasciano letteralmente senza parole. Sebbene la mente corra svelta al corrispettivo digitale presente in GTA IV, il confronto non sembra per nulla impari. Liberty c’è. Tutta, e visitabile nella sua interezza fin da subito (tanti auguri). Le differenze, in termini di reale estensione, di metri calpestabili, sono trascurabili. Chiaro, alcuni compromessi sono presenti, soprattutto nella fitta trama di vicoli o nella rete viaria davvero intricatissima, ma è davvero difficile accorgersene in maniera netta. Fiondarsi a “Time Square” è un prurito a cui è difficile non dare ascolto: la piazza è esattamente la stessa ammirata in GTA IV, solo goduta da un punto di vista differente: palazzi, studios, ristoranti, cartelloni pubblicitari campeggiano con disinvoltura dallo schermo superiore di NDS, così come l’analogo brulicare di persone e traffico.
    Autentico anche lo stile architettonico, che scandisce lo stile artistico di ogni quartiere. Harlem, Chinatown, Little Italy non solo sono riconoscibilissimi, ma anche estremamente gradevoli da vedere. Non stiamo disquisendo di numero di poligoni o definizione generale, in linea con i limiti intrinseci della console, ma di ricchezza visiva, di cura del particolare, che reggono benissimo il passo di console HD e PC.
    Il ciclo giorno/notte è stato ovviamente mantenuto, così come le condizioni meteorologiche variabili. Il sottile piacere di curiosare voyeuristicamente tra i comportamenti degli NPC torna in tutto il suo splendore: le centinaia di personaggi non giocanti fanno la propria vita, camminano, chiacchierano, entrano nei ristoranti, o sgranocchiano un hot dog appoggiati ad un semaforo; si cimentano nel jogging, fanno finta di andare a lavoro, escono in barca, si divertono nei locali, magari tentano la fortuna comprando un gratta e vinci e scappano se terrorizzati; ma anche spacciano, scippano, rubano auto e moto, si fanno tatuare e naturalmente scappano dalla polizia. Ognuno segue però un proprio bioritmo. Alle prime avvisaglie di pioggia, ecco spuntare ombrelli e giacche più pesanti. E poi i mezzi, tanti, tantissimi: auto di diversa foggia e cilindrata, moto, scooter, barche, elicotteri.
    Certo, per un GTA è il minimo. Ma constatare su DS che nessuno degli elementi chiave sia stato snaturato è quantomeno galvanizzante.

    L’interfaccia di controllo, dopo mesi di sperimentazioni in seno al team, è risultata assolutamente comoda e funzionale. Lo schermo superiore ospita l’azione di gioco, con il secondo deputato al controllo del PDA (lo vedremo più avanti), della mappa e chiaramente dei minigiochi.
    Alla croce digitale è assegnato il movimento di Huang Lee, ai tasti frontali l’interazione classica (si apre una portiera con Y, si accelera e si corre con A), mentre L e R gestiscono rispettivamente i bersagli e l’apertura del fuoco (qualora in possesso di un’arma).
    La meccanica che sostiene gli scontri armati, in particolare, ci ha particolarmente convinto per la sua snellezza. Premendo R si aziona un lock on automatico e quindi si trivella di colpi il nemico più prossimo, senza possibilità di sbagliare. Chiaro che i nemici non stanno a guardare, ed in più punti ci hanno sorpreso per la reattività con cui si sono nascosti o con cui hanno attaccato.
    Non esistendo un reale sistema di coperture, è necessario comunque sfruttare le protezioni fornite dallo scenario di gioco (automobili, travi, cassonetti, muretti), e magari optare per armi da lancio come le gustosissime molotov. Per scagliarle è sufficiente disegnare sullo schermo la direzione, con la giusta intensità. Le armi, ovviamente, sono utilizzabili anche dai veicoli (si pensi alla missione in cui, per mettere le cose in chiaro con taluni spacciatori, abbiamo lanciato molotov da un elicottero manovrato da un compare).
    Ma non sarebbe un prodotto DS se mancassero dei minigiochi via touch screen: GTA Chinatown Wars ne è letteralmente invaso, benché sempre con occhio di riguardo nei confronti della coerenza complessiva del corpo ludico. Rubare una vettura, per esempio. Si preme Y e si entra. Magari parte subito, magari no. Bloccasterzo? Fili da collegare? Blocchetto d’accensione birichino, che va educato con un bel cacciavite? Sono sempre diversi, e si differenziano in base al tipo di veicolo e a dove è parcheggiato.
    O si pensi alle molotov suddette. Per riempirle è necessario mirare con la pompa della benzina le apposite bottiglie, e finire il tutto cacciando un panno di stoffa nei colli delle stesse.
    Attenzione anche ai cassonetti dell’immondizia: rovistandoli, è possibile incappare in più di una sorpresa. E ancora. I minigiochi legati agli esplosivi come il C4. Il montaggio di un fucile da cecchino. I tatuaggi da ricalcare su i membri del proprio clan. Ma anche tocchi di classe hollywoodiani come arrestare un taxi fischiando nel microfono del DS, o più surreali, come la scia di fuoco od il burnout che condiscono l’asfalto qualora si lasci il freno, in fase di partenza, dopo una bella caricata sul pedale del gas. Il bello è che le fiamme scaturenti possono incendiare cose e persone dei paraggi, quest’ultime pronte a fuggire in cerca di uno specchio d’acqua.
    Il controllo dei mezzi è ottimo: il feeling con le vetture non presenta problemi di sorta, sebbene sia stata mantenuta una certa tendenza al sovrasterzo, soprattutto nei modelli più performanti.
    Per i neofiti, comunque, Rockstar Leeds ha inserito anche un’opzione di auto-allineamento, che fornisce un supporto alla guida piuttosto marcato, agevolando sorpassi e frenate e limitando grandemente collisioni e fuori strada. Puro piacere di guida, insomma.
    Presenti anche un buon numero di rifugi -acquistabili man mano che si procede nel gioco-, al cui interno sono contenuti vari hotspot interattivi. Dal bagno, al guardaroba, al Pc dove controllare i messaggi (non è presente un sistema di comunicazione simile a quello di GTA IV, né Internet), alla lavagna magnetica su cui è distribuito il piano delle missioni portate a termine, riaffrontabili poi a piacimento.
    Il PDA sopraccitato, fonte inesauribile di informazioni, funge da GPS (con i punti salienti della città, e anche le statistiche sul proprio giro d’affari e sulla presenza di spacciatori. Ci arriveremo...), oltre a contenere le cartelle dei personaggi in cui ci si è imbattuti, e le mail (appuntamenti di lavoro, richiesta di “merce”, proposte commerciali e pubblicitarie). Come già ricordato, l’interazione con gli altri NPC, contrariamente a quanto mostrato da GTA IV, è sempre indiretta, indi per cui saranno sempre gli altri a contattare l’avatar via PDA.

    Nel capolavoro Rockstar North della passata stagione, il sistema economico era sostanzialmente inutile. Accumulare una fortuna era un’idea stuzzicante di per sé, ma la sua strutturazione era così poco coercitiva da renderla superflua. In questo senso, la differenza col vecchio Vice City era abissale. Oltre che formale.
    In GTA Chinatown Wars, il dollaro ricomincia ad avere un peso specifico importante, se non fondamentale, alla faccia dell’inflazione e della crisi del 2008.
    E’ ovvio che completare la quest principale, e le numerose sottomissioni, richiederà un numero cospicuo di ore, portando in dote la giusta dose di bigliettoni verdi. Ma la vera ricchezza, legata a doppio filo a specifiche richieste del gameplay, risiede nello spaccio.
    Lo stile e l’ironia di fondo sono tangibilmente presenti, ma sempre di compravendita di sostanze stupefacenti si parla. D’altra parte, il protagonista è un membro della Triade, non di un ragazzo comune. In Inghilterra, alcuni timidi cori di protesta si sono già levati: preparatevi al peggio.
    Per ciò che attiene alla sfera ludica, possiamo solo dire che questo minigame trasversale, un vero e proprio gioco nel gioco, funziona. E alla grande.
    I sei tipi di droghe hanno prezzi, appeal e valori differenti a seconda di dove vengono piazzate. Sta a al giocatore capire dove spacciare, quando e cosa. Anche e soprattutto valutando la suddivisione delle bande di spacciatori in varie zone (indicate a grandi linee sulla mappa).
    Alcuni posti, poi, sono monitorati attraverso un sistema elettronico di vigilanza. Ovviamente fare affari sapendo di essere ripresi ha il suo prezzo, per cui è possibile aumentare considerevolmente le richieste. Tali telecamere, inoltre, possono essere distrutte, configurandosi alla stregua dei pacchi dei vecchi GTA o dei piccioni del quarto capitolo.
    La guardia, però, deve sempre rimanere alta: il rischio di retate o controlli a sorpresa è costante. Meglio quindi posizionare la roba in cassaforte quando non ci si dedica alla vendita: essere catturati dalla polizia, per qualsiasi motivo, comporta l’addio alle armi ed all’intero lotto di sostanze.
    Nel PDA è possibile conoscere il proprio valore aziendale tramite semplici grafici, che consentono di capire, con un po’ di applicazione, le fluttuazioni di un mercato in continuo movimento.

    Eludere la polizia, durante un inseguimento in macchina, non è più una questione di cerchi concentrici, come occorso in GTA IV. L’importante è uscire qualche istante dalla loro visuale. Una pratica che può rivelarsi piuttosto complicata su DS. Rockstar Leeds l’ha allora allargata accorpandola ad un’altra eventualità: in pratica è possibile, e anzi consigliato, eliminare le gazzelle a suon di sportellate, mettendole fuori gioco. In situazioni normali, quindi quando sì è inseguiti per un reato non superiore alle tre stelle, ad ogni vettura della polizia è associata una stella: basterà dunque tamponarle con cognizione per vederne decrescere il numero.
    Confermata comunque la presenza delle forza speciali, dell’FBI e dell’esercito.

    Tecnica

    GTA Chinatown Wars è puro spettacolo. L’engine gestisce senza incertezze un gran numero di figure tridimensionali, particolareggiate a dovere. La visuale isometrica, ruotabile, è funzionale come quella a volo d’uccello dei primi due GTA e ben si sposa col tono semi cel-shading implementato dagli sviluppatori.
    Ottime anche le animazioni, sebbene i modelli dei vari personaggi siano un po’ troppo sproporzionati. Inezie, comunque. Soprattutto se si riflette sulle proprietà del motore fisico (le auto si deformano in maniera procedurale e credibile; gli elementi interattivi non si contano, dai pali della luce, ai semafori, agli idranti che esplodono se colpiti), e sulla stabilità del frame rate.
    Gradevoli anche gli effetti particellari: da menzionare, in special modo, le trasparenze che donano vitalità alle fiamme.

    Per ciò che riguarda il multiplayer via Wi-Fi, la messaggistica verrà controllata tramite PDA, mentre è da confermare la centralità dello spaccio nella struttura dell’intera modalità multi giocatore.

    Grand Theft Auto: Chinatown Wars GTA Chinatown Wars si candida a diventare la perla della line up 2009 di Nintendo DS. E’ semplicemente un nuovo GTA, con meccaniche peculiari che si intrecciano alle possibilità tecniche della piattaforma e una storia tutta nuova da ammirare. Ed è sfrontato, come e più di qualsiasi altro capitolo della saga, senza contare la sferzata che il multiplayer mode ed il collegamento al Social Club di Rockstar darà al gioco online su DS. Semplicemente, un must.

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