Lost Planet 3 provato alla Gamescom 2013

L'Utility Rig protagonista alla Gamescom

Lost Planet 3 provato alla Gamescom 2013
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Ultimo ma non ultimo per importanza. Sarà anche un prequel a livello narrativo, eppure Lost Planet 3 vuole mettere il punto alla saga Capcom iniziata agli albori di Xbox 360. Dopo lo sconquasso ambientale del secondo capitolo (foreste, deserti, eccetera), si ritorna sul suolo ghiacciato conoscendo già a cosa andiamo incontro, ma senza sapere dove tutto è cominciato.
    Ed è qui che parte Lost Planet 3, in sviluppo presso Spark Unlimited (Legendary, Turning Point), ed atteso nel 2013 su Xbox 360, Playstation 3 e PC. Capcom lo ha presentato come secondo videogioco alla conferenza pre-Gamescom, mostrando una sequenza non brillantissima ma capace di riassumere le atmosfere e le peculiarità del prodotto. Abbiamo avuto poi modo di testare il titolo nel corso della prima giornata della fiera.

    La solita routine?

    Jim è un minatore che lavora per la spedizione umana su E.D.N. III, alla ricerca di preziosa termoenergia. E' dura la vita lontano da casa, ma ha assolutamente bisogno di lavorare. Un figlio in arrivo e la famiglia sulla Terra sono quanto di più prezioso possieda, i toccanti videomessaggi della moglie sono la maggiore ricompensa ricevuta per il suo duro lavoro minerario. Il desiderio di riabbracciarla lo fa andare avanti in questo luogo deserto e isolato, pertanto non si fa scrupoli ad accettare i lavori più pericolosi nelle caverne o nel mezzo di una tormenta pur di affrettare il suo ritorno.
    La NEVEC (corporation antagonista nei passati episodi) ha vinto l'appalto per l'esplorazione del pianeta e la sua prima colonizzazione, ma il lavoro di Jim e compagni sembra sulle prime tranquillo. Si presenta ogni tanto qualche scaramuccia con una fauna locale particolarmente aggressiva, ma le mansioni assegnate sono prettamente di routine tanto da lasciare ampiamente utilizzato l'Utilty Rig, il gigantesco mech equipaggiato per trivellare. Una ballata country pizzicata sulle corde della chitarra scandisce i pochi momenti di duro lavoro ai molti momenti di ozio.
    Tutto questo è destinato a finire di lì a breve. Jim è inviato dai superiori verso una lontana stazione di telecomunicazioni, sita sulla punta di un terrazzamento montuoso, appena dopo una grotta.
    Gli si fanno incontro una serie di coleotteri un po' troppo cresciuti, ambiscono ad avvinghiare il protagonista e stritolarlo minacciosamente. Non potendo in questo caso perforarli con sforacchiate di proiettili, viene in aiuto il cosiddetto Struggle Mode. Il combattimento ravvicinato è gestito da un curioso mix di QTE con l'intenzione di divincolarsi dalla presa, quindi compare un impacciato mirino difficile da controllare con cui piazzare un singolo proiettile, sufficiente però a mandare all'altro mondo la falena assassina.

    Si prosegue raggiungendo la stazione di telecomunicazione e tirando alcune leve con relativa scioltezza la si riattiva immediatamente. I problemi non sono finiti, anzi sono appena incominciati: Jim viene improvvisamente attaccato da un ragno gigante, in parte meccanico in parte organico. Una bestia senziente, seriamente intenzionata ad infilzare con le zampe artigliate il mingherlino (a confronto) protagonista. La battaglia riacquista un senso di parità quando la NEVEC deposita sul terreno di battaglia l'Utility Rig personale di Jim. A bordo del mech da combattimento la visuale passa dalla terza persona consueta (anche nei due precedenti episodi) alla prima, richiamando uno Steel Battalion seppure monoposto. Il giocatore percepisce immediatamente la sensazione di essere internamente al bestione metallico, tant'è che basta un colpo del ragno automa per frantumare i vetri frontali. Questo si traduce in una certa fragilità del mech, tuttavia compensata da un ampio spettro di armi e attacchi. Sebbene si tratti di una macchina da lavoro, può contare su due bracci in grado di sferrare possenti pugni, di un rampino in grado di ghermire parti anatomiche avversarie (es. la coda del ragno più organica che meccanica) e in sessioni più avanzate anche esibirsi in un coreografico ziplining.

    Anonima spaziale

    Dopo la sessione mostrata all'E3 estrapolata da un'anonima sub quest, i ragazzi di Spark Unlimited hanno optato in occasione della Gamescom per una demo più rilassata, ma capace di individuare gli elementi salienti della produzione. La componente shooter, il pastiche action con condimento di QTE, le fasi a bordo del Rig. Quest'ultime rappresentano la novità più eclatante del terzo capitolo, in rottura con i cardini dei precedenti due: sembrano funzionare grazie alla differente prospettiva sul gioco, al più accentuato contatto fisico e relativo cozzo di lamiera. Sono combattimenti ravvicinati quelli a bordo del Rig, in cui non vola nessun proiettile, proprio come Megazord nei Power Rangers.
    Il funzionamento è ben esplicato nella demo presente sullo showfloor, in cui si affronta proprio la prima scorrazzata a bordo dell'Utility Rig, il cui posizionamento è sempre segnalato nella minimappa sulla parte destra dello schermo con la dicitura UR. Apprendiamo in poche semplici mosse il funzionamento del bestione: prima ci fanno sentire il peso della deambulazione opprimente (nessun turbo momentaneo a quanto pare) percorrendo il corridoio che conduce all'uscita dell'hangar della NEVEC, quindi ci chiedono di trivellare un punto preciso e infine ci spediscono nel mezzo di una tormenta di neve a recuperare alcuni pezzi meccanici perduti. Le azioni sono assegnate a pulsanti sparsi con X utile a tirare un pugnazzo, il dorsale sinistro per prendere gli oggetti (ad esempio un pistone stritolato nella morsa del ghiaccio) e quello destro cui è assegnata la funzione di trivellamento. Una configurazione a nostro avviso alquanto confusionaria, che prende le distanze dal solito gameplay TPS della serie generando così nel giocatore un senso di spaesamento. Ma le opzioni a disposizione dell'UR non finiscono certo qua: nelle fasi iniziali, infatti, il Rig non è equipaggiato con armi da fuoco, ma a giudicare dalla demo mostrata nella conferenza non passerà molto tempo prima di aggiungere dell'armamentario al fido mecha. La maggior varietà al gameplay e la maggior immedesimazione si perdono nel mare magnum del multiplayer, identitico in tutte le sue parti rispetto precedenti capitoli, quindi interamente in terza persona.
    Se a livello di gameplay Lost Planet 3 lascia spazio ad alcune trovate interessanti, per quanto l'atmosfera generale sia ampiamente riciclata dal titolo d'esordio, il comparto grafico non è per niente all'altezza degli standard attuali e di quanto mostrato da Dead Space 3 con il quale condivide l'ambientazione innevata e alcune meccaniche di base. Texture e poligoni lasciano ampiamente a desiderare, mentre sensibili scatti e cali di frame rate minano ulteriormente un comparto grafico sottoposto ad esigui sforzi da una scarsa illuminazione ambientale e un diffuso fog/nevischio. All'uscita worldwide mancano ancora diversi mesi, tempo più che sufficiente per introdurre animazioni più fluide e smussare l'espressione stupita da Ken di Barbie sul volto del minatore Jim!

    Lost Planet 3 Rispetto ad un Dmc o a un Resident Evil 6, Lost Planet 3 non è in grado di rivaleggiare per spettacolarità e coinvolgimento. La direzione artistica del gioco è sottotono anche a causa di un comparto tecnico spoglio e smilzo, eppure ha senz'altro qualcosa da dire sul fronte del gameplay recuperando l'azione esagitata del primo capitolo e rivedendo le fasi a bordo del robottone Utility Rig attraverso una visuale in prima persona invocando una maggiore immedesimazione. A livello narrativo Lost Planet 3 si presenta come un prequel del primo episodio: scopriremo così il principio delle mutazioni climatiche di E.D.N. III, la metamorfosi di policy della corporation NEVEC. Almeno da questo punto di vista è altamente probabile che andremo incontro alla conclusione narrativa della saga.

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