Provato Mechwarrior Online

L'incarnazione online del mech simulator più famoso di sempre entra in fase beta.

Provato Mechwarrior Online
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  • Davvero strano che, fra tutti i MMO bellici in circolazione, realistici e non, non fosse ancora saltato fuori un mech simulator completo e ben fatto. Il mercato dei free-to-play se n’è recentemente accorto - anche se con breve ritardo - regalandoci un Hawken prossimo all'uscita che ha stupito il pubblico su più fronti. Ma quando in ambito videoludico si parla di “mech”, la memoria vola immediatamente agli anni ’90 e al Mechwarrior che scombussolò e rivoluzionò il mondo degli shooters. Per fortuna lo sviluppo di MechWarrior Online, MMO free-to-play nato da un accordo fra Microsoft e Smith & Tinker, è alle battute finali e attualmente in open beta. Abbiamo giocato per voi il nuovo titolo di Piranha Games e siamo qui per raccontarvi le prime impressioni di quella che è una vera e propria rinascita di un genere videoludico Sci-Fi che ha ancora tanto da raccontare.

    KILL SOMETHING

    Come World of Tanks, Hawken ed affini, MechWarrior Online è un titolo multigiocatore che adotta il sistema “freemium”, dicasi di un free to play giocabile in forma gratuita, ma sul quale è possibile spendere qualche soldo per attivare un account premium o acquistare degli speciali crediti (in questo caso chiamati MC), che verranno poi scambiati con oggetti o mezzi esclusivi; nel caso di MWO, le agevolazioni legate all’account premium consistono nell’acquisizione più rapida di punti esperienza e denaro virtuale, e nella possibilità di accedere sin da subito alle customizzazioni dei veicoli.
    Per i comuni mortali, leggasi i non intenzionati a mettere mano al portafogli, le cose son ben diverse: la customizzazione dei veicoli - che rappresenta una fetta importante dell’intero sistema di gioco - non sarà accessibile senza prima aver portato a termine circa una ventina di partite. A tutti i neo-iscritti verranno consegnati i 4 mech di base, uno per ogni tipologia (light, medium, heavy, assault), per prendere dimestichezza con il sistema di controllo in relazione con la stazza del mezzo e per accumulare credito virtuale per i successivi acquisti: essi non produrranno punti esperienza a fine partita e non potranno essere personalizzati in alcun modo ma saranno gli unici mezzi per la corsa all’acquisto del primo mech.
    Acquistato il nostro primo robottone (subito ribattezzato “Fiat Duna” per via del prezzo contenuto, della verniciatura grigio topo, e della totale assenza di optional) abbiamo potuto dare un primo sguardo al mech lab: è qui che MWO prende le distanze dal diretto concorrente Hawken. Con immenso giubilo abbiamo constatato che, almeno sotto questo aspetto, ben poco è cambiato rispetto ai MechWarrior degli anni ’90: ogni parte del mech è personalizzabile, la distribuzione di armi e munizioni può essere cambiata a piacimento, e sono presenti un’infinità di upgrade sbloccabili utilizzando i punti esperienza o il denaro accumulati. Più ore di gioco porteranno a più customizzazioni, più giocheremo e più il veicolo sarà completamente personalizzato; unico nel vero senso del termine. Uno degli aspetti più interessanti è che il grinding propriamente detto non esiste, perché non ci sono azioni da compiere ripetutamente ma solo sessioni di gioco da portare a termine partecipando il più possibile all’azione. Sebbene 60.000 crediti vengano assegnati di base per ogni partita, vinta o persa che sia, accumulare l’esperienza necessaria per sbloccare i potenziamenti o perks del pilota, così come a guadagnare il denaro sufficiente a potenziare il proprio mech o ad acquistare un veicolo nuovo di zecca, richiederà un numero considerevole di partite, rendendo frustrante la prima fase di gioco, nella quale ogni nuovo iscritto arrancherà fra i mech apparentemente indistruttibili di chi gioca da più tempo.
    L'attuale open beta offre una sola modalità di gioco, l’Assault, il corrispettivo del conosciutissimo team deathmatch, un gioco dove la vittoria andrà al team che riuscirà ad annientare i nemici del team avversario, o distruggere la loro base. Con una manciata di mappe selezionate in modo del tutto casuale, MWO ha mostrato un gameplay piuttosto efficace, seppur lontanissimo dall’immediatezza del concorrente targato Meteor Entertainment, che può essere gustato appieno solo dopo un bel po’ di ore di gioco e altrettante sconfitte. Il gameplay, dalle sessioni di prova nella open beta, è sembrato più lento e decisamente meno “arcade” di quello offerto da Hawken, ma orientato verso un’azione più ragionata e - se possibile - tattica, rispetto al frenetico trambusto che domina le partite del diretto concorrente.

    STRINGENDO VITI E BULLONI

    Il primo ostacolo del neofita che si affaccia sul mondo di MechWarrior è sicuramente rappresentato dal sistema di controllo. Dopo la revisione dei controlli da parte degli sviluppatori, la regolazione della velocità del mezzo è stata affidata ai tasti W e S, a sostituire i numeri 1, 2, 3 e 4, che ora permettono la selezione delle diverse armi. L’orientamento degli “arti” inferiori del mech è regolabile mediante la pressione dei tasti A e S, mentre il movimento del torso è regolato interamente via mouse. Sebbene la descrizione possa sembrare vagamente analoga a quella dei controlli di un qualsiasi shooter in soggettiva, c’è da precisare che la parte superiore del mech e quella inferiore operano come due entità completamente autonome: puntare e sparare in una direzione, mentre la parte inferiore è orientata e continua a muoversi in un’altra, è routine in Mechwarrior.
    Il secondo ostacolo è rappresentato dall’overheating, il surriscaldamento dato dall’eccessivo utilizzo delle armi. L’utilizzo di fucili laser, cannoni e lanciamissili montati sul mech, nonché l’accelerazione del motore, generano un determinato quantitativo di calore, e sparare con più armi contemporaneamente, soprattutto in movimento, aumenta il rischio di overheating, che porterà all’immediato spegnimento nel mezzo, il più delle volte una conseguenza che si rivela letale, nel mezzo di una battaglia.
    Superati i suddetti ostacoli, non resta che prendere dimestichezza con le varie tipologie di mech: i veicoli più leggeri potranno ospitare un armamentario ridotto, ma avranno dalla loro una velocità di spostamento sostenuta, e la possibilità di aggirare i mech più pesanti e corazzati evitando facilmente gli attacchi; ci vorrà un po’ prima di riuscire a pilotare con una certa abilità i più costosi mezzi pesanti, come “l’assault”, agile come una lavastoviglie, ma capace di trasportare un quantitativo consistente di armi e munizioni.
    Le note dolenti del nuovo MechWarrior riguardano soprattutto l’aspetto tecnico. Il titolo, con l’assoluta indistruttibilità degli scenari, la massiccia presenza textures slavate e frequenti episodi di clipping, si è mostrato graficamente acerbo (soprattutto se paragonato ad Hawken) e incapace di sfruttare le potenzialità del CryEngine 3 in dotazione. Sebbene il design dei mech, che si rifà a quello degli originali MechWarrior - con la dovuta aggiunta di dettagli - sia indubbiamente accattivante, gli scenari urbani e naturali appaiono alquanto scarni e privi di punti di interazione. Non aiuta di certo un’interfaccia poco intuitiva, di fronte alla quale molti dei giocatori meno esperti resteranno disorientati.

    Mechwarrior Online Nonostante le carenze tecniche, MechWarrior Online è un titolo da tenere d’occhio, in quanto valida alternativa alle frenetiche sparatorie offerte dagli altri shooter, forte della profondità offerta dalla customizzazione dei veicoli e di un lore immenso e ben strutturato, ampliato e arricchito nel corso di ben 20 anni di storia videoludica. Giacchè l’esperienza di gioco è fruibile in modo pressoché completo e gratuito grazie alla formula free-to-play sempre più in voga, consigliamo a tutti gli amanti dei robottoni giapponesi e della fantascienza bellica di tuffarsi al più presto nell’open beta di questo nuovo MMOFPS.

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