Provato Medal of Honor Warfighter - Beta Multiplayer

Un salto a Sarajevo con la beta multiplayer di Medal of Honor

Provato Medal of Honor Warfighter - Beta Multiplayer
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Nel 2010 la saga di Medal Of Honor ha iniziato un nuovo entusiasmante ciclo, archiviando (almeno per il momento) le battaglie della seconda guerra mondiale e concentrandosi sugli scontri bellici dei nostri giorni, ricreando più o meno fedelmente le vicissitudini dei numerosi soldati mandati al fronte dalle principali nazioni coinvolte nei conflitti moderni. Reduce dal successo ottenuto con il primo episodio, Electronic Arts si dichiara pronta per il lancio di Medal Of Honor Warfighter, nuovo spettacolare capitolo della serie sviluppato dal talentuoso studio Danger Close. Ben consci della mediocrità del multiplayer del primo Medal Of Honor, i programmatori hanno lavorato duramente affinché i giocatori potessero sperimentare una modalità online senza precedenti, puntando sulla spettacolarità unita ad una buona dose di realismo. Il colosso statunitense ha reso disponibile per gli utenti GOLD del marketplace Xbox la versione beta del multiplayer, includendo una sola mappa ed una singola modalità di gioco. La redazione di Everyeye.it ha sviscerato la beta rilasciata ed ha analizzato minuziosamente la modalità online, esaminando tutti i pro e i contro del nuovo gioco targato EA.

    Two is the magic number

    La storia di MOH Warfighter ruota attorno al PETN, un potentissimo esplosivo recentemente scoperto, in grado di destabilizzare gli equilibri mondiali e sfortunatamente finito nelle mani sbagliate. La lotta contro il tempo per rintracciare il PETN è stata introdotta anche nel multiplayer attraverso la modalità presente nella beta, “Hotspot”, che è senza dubbio una delle principali novità del titolo EA. All’interno della mappa -in questo caso il Sarajevo Stadium- son dislocati cinque nascondigli di PETN: la prima squadra che riuscirà ad conquistare o -viceversa- difendere per un certo periodo di tempo 3 di queste postazioni si aggiudicherà la vittoria. Ogni locazione sarà però mostrata solo dopo aver conquistato la prima, e l'ubicazione degli obiettivi sarà del tutto casuale: ogni partita risulterà quindi diversa da quella precedente. Ma il vero punto di forza della produzione è l’incredibile varietà di situazioni che accompagna ogni singola partita, grazie all’elevato numero di classi selezionabili all’interno del gioco. Dodici nazioni diverse sono coinvolte nel conflitto, ed ogni forza speciale può contare su sei classi specializzate differenti, che possiedono abilità e opzioni uniche, sbloccabili avanzando di livello e conquistando meriti e onorificenze. Una volta entrati nel menù di gioco non si può evitare di essere momentaneamente sopraffatti dall’abbondanza di classifiche, premi speciali, record e opzioni che appaiono sullo schermo: il multiplayer di MOH Warfighter (che sfrutta il collegamento automatico al vostro account Origin, se ne possedete uno) è un intero mondo in continuo movimento, e grazie ai menù di gioco potrete sempre tenere d’occhio tutte le novità dell’ultimo minuto e allo stesso tempo personalizzare il vostro stile.  

    La prima classe selezionabile della beta è lo “US OGA Assaulter”, il classico fuciliere d’assalto, ben bilanciato e ottimo per tutte le evenienze, in modo da essere una perfetta introduzione agli scontri online di Medal Of Honor. All’inizio le opzioni di personalizzazione sono ben poche ed occorrerà farsi prima le ossa disputando qualche partita, impegnandosi nell’ottenere un punteggio competitivo e sbloccare riconoscimenti extra. La mappa “Sarajevo Stadium” è una ricostruzione più o meno fedele di un campo ricreativo bosniaco, un tempo punto d’incontro e di svago per giovani e adulti, che ora è ridotto ad un cumulo disordinato di macerie a causa della guerra perpetuata nella città. Ognuna delle due squadre -per un totale di 12 giocatori- avrà un compito differente: conquistare o difendere i carichi di PETN sparsi casualmente all’interno della mappa. Tutti i giocatori potranno contare sull’aiuto del proprio compagno, usufruendo appieno di tutti i vantaggi del sistema Fireteam, appositamente introdotto da Danger Close, che mira a re-inventare il gioco di squadra negli sparatutto bellici, ampliandone le possibilità e le caratteristiche. Il vostro “team buddy” sarà sempre visibile nell’ambiente di gioco, indicato con precisione dal visore che, oltre a calcolare la distanza che vi separa, sarà anche in grado di riprodurne il profilo tridimensionale riuscendone quindi ad intuire la posizione e l’atteggiamento. L’interazione con il vostro compagno sarà fondamentale ai fini di ottenere punteggi elevati; potrete curarlo se è stato ferito o rifornirlo di munizioni in caso di estrema necessità. In più per ogni uccisione, innesco di esplosivi o assist eseguiti dal partner sarete premiati anche voi, seppur in minima parte.

    Ogni azione si ripercuoterà sul punteggio finale ed in questo modo i giocatori saranno molto più invogliati ad aiutarsi l’un l’altro e agire come una vera e propria squadra, anche nei momenti più concitati. Potrete persino scegliere la posizione del vostro team buddy come punto per il respawn, purché sia in un luogo di copertura assoluta contro il fuoco nemico. In caso di ingaggio infatti, il vostro timer per il respawn si bloccherà in attesa del termine del conflitto. Nel caso più sfortunato (morte del vostro compagno) sarete spostati alla base più vicina. La più importante interazione tra i due componenti di una squadra si noterà soprattutto con l’utilizzo delle abilità specifiche che possiede ogni classe. Scegliere come compagno un giocatore che utilizza un soldato differente dal vostro aumenterà la varietà di interazione, suggerendovi sempre nuovi modi per perfezionare le vostre tecniche d’assalto online. L’Heavy Gunner KSK ad esempio, potrà usufruire di un trasporto Black-Hawk in grado di dislocare il respawn dell’intera squadra nel punto in cui lo scontro è più acceso, fornendo così immediato supporto ai soldati già in campo. Nello stesso momento un altro giocatore avrà la possibilità di lanciare una cortina fumogena per proteggere i giocatori che si caleranno velocemente dall’elicottero attraverso una fune, così da eseguire un’azione combinata perfettamente riuscita. Le possibilità sono tantissime e le combinazioni praticamente infinite: starà esclusivamente ai giocatori in campo capire quali potranno essere le migliori in base alla grandezza dell’ambiente di gioco, alla modalità online scelta e alla specializzazione del proprio compagno di squadra, ed è innegabile l’enorme senso di soddisfazione scaturito da un’azione combinata svolta con successo. E’ chiaro che lo sviluppo multiplayer del titolo si è particolarmente concentrato sulla feature del Fireteam, ed i risultati sono evidenti.
    Medal Of Honor Warfighter è un gioco frenetico, spettacolare e altamente concorrenziale, che punta alla vetta delle classifiche. L’innovazione e la riscoperta del gioco di squadra nel più classico dei multiplayer competitivi può essere la carta vincente giocata da Electronic Arts e risultare determinante per gli appassionati di FPS bellici di tutto il mondo.

    Il peso degli anni

    Purtroppo neanche Medal Of Honor Warfighter è esente dal triste paragone che vede le più recenti produzioni per Xbox 360 raffrontarsi con le controparti sviluppate per la piattaforma PC. Nel nostro specifico caso è la modalità multiplayer dello sparatutto EA che tecnicamente lascia alquanto perplessi, soprattutto a causa di alcune leggerezze grafiche per niente al passo coi tempi. Sarajevo Stadium è una mappa splendida, che si districa tra i resti di quello che un tempo era un luogo di ricreazione, concedendo a spietati soldati numerosi anfratti e trespoli dove poter cecchinare. Ampiamente distribuito, l’ambiente di gioco permette ai giocatori di realizzare le tattiche più disparate, tentando così la vittoria; vasti spazi aperti si alternano a piccoli  e diroccati edifici che collegano le varie zone d’interesse, mentre la fitta vegetazione contorna i limiti invalicabili del gioco. Le autovetture abbandonate forniscono momentanea copertura al fuoco nemico, ma ai piani più alti dei palazzi semidistrutti i cecchini non concedono tregua, obbligando le truppe di terra ad azioni di ritirata in attesa del supporto aereo. Nonostante il favore delle tenebre però, è impossibile non notare le imperfezioni grafiche grossolane e la povertà generale degli ambienti e degli stessi modelli poligonali dei personaggi, che stonano con il senso di epicità e di spettacolarità che il titolo vuole trasmettere. Molti degli effetti che in Battlefield 3 risultavano semplicemente sbalorditivi, in MOH Warfighter sono appena sufficienti e persino alcuni degli effetti più ricercati in un gioco bellico, come il fumo derivante da un’esplosione o il fuoco che divampa, non sono all’altezza che quello che offre il resto del pacchetto. Essendo l’unica mappa giocabile della beta una mappa notturna, manca un’analisi su quelli che possono essere altri effetti visivi come rifrazioni e lens-flare.

    I modelli dei personaggi si muovono in maniera convincente e realistica e sono stati implementati alcuni comandi (come la scivolata che si effettua automaticamente premendo il tasto B dopo uno scatto) di sicuro effetto, che aumentano sensibilmente il feeling tra il giocatore ed il proprio alter-ego virtuale. Anche il feedback delle armi è sensibile e concreto, come ci hanno sempre abituato tutte le produzioni  Electronic Arts; il mirino sobbalza convulsamente se le raffiche dei vostri mitragliatori iniziano ad essere eccessive, i colpi alla testa e al torace sono molto più letali e i tempi di ricarica sono esemplari per ogni tipo di arma. Peccato che graficamente sono proprio le armi ad essere quelle più scarne di textures, portando alla luce prototipi poligonali tutt’altro che raffinati. Il livello di personalizzazione del proprio equipaggiamento è altissimo, ogni minima parte del vostro fucile può essere modificata, dal calcio al mirino, passando opportunamente per una serie innumerevole di mimetiche differenti. Peccato che ciò non giustifica nemmeno in parte la scarsa resa grafica del modello finito. I grandi spazi in cui muoversi ed il largo impiego di mezzi di supporto non minano per fortuna la fluidità di gioco che seppur non arrivando ai livelli di Call Of Duty, riesce a regalare momenti di eccellenza e ad assicurare un’esperienza positiva in termini di gameplay. Warfighter si difende bene anche da fastidiosi problemi di aliasing, del tutto assenti durante la nostra prova. Permangono invece alcuni inconvenienti legati al codice incompleto proposto all’utenza, come alcuni comandi che non vengono eseguiti o ricariche di proiettili automatiche senza animazioni correlate, che possono far storcere il naso ai più esigenti; si spera vivamente che questi difetti vengano eliminati una volta che il prodotto sarà sugli scaffali.

    Medal of Honor: Warfighter Medal Of Honor Warfighter si presenta come un emozionante sparatutto bellico, in grado di divertire ed appassionare molti affezionati al genere. L’introduzione del Fireteam è un vero colpo di genio e la cura maniacale con cui è stata sviluppata questa modalità stupisce non poco. Affrontare ogni battaglia con il proprio compagno di squadra, supportarsi l’un l’altro e cercare insieme tattiche vincenti per l’esito finale della partita è un'attività coinvolgente come poche, di cui i videogiocatori ben presto non potranno più fare a meno. Warfighter funziona come e meglio del suo predecessore, andando a tappare quelle piccole falle di un gameplay che adesso si presenta solido e funzionale. La personalizzazione è ai massimi storici e l’impegno con cui è stata progettata ogni classe è immenso. Difficilmente disputerete una partita uguale a quella precedente, grazie ai differenti accoppiamenti di classe che potrete sperimentare, e tutto questo è una piccolissima parte del pacchetto multiplayer di Warfighter. Graficamente le lacune sono palesi e per alcuni versi ci si aspettava di più da un gioco di fine 2012, ma è ancora troppo presto per dare un parere tecnico definitivo: parlando di un prodotto non finito, esiste la concreta possibilità che le imperfezioni da noi riscontrate siano sistemate prima dell’uscita nei negozi.

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