Murdered Soul Suspect: abbiamo provato il gioco di Airtight Games

Abbiamo provato il simulatore di “morto giustamente un po' arrabbiato perché vuole sapere chi è stato” di Square Enix.

Murdered Soul Suspect: abbiamo provato il gioco di Airtight Games
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Ronan O’Connor ha lo sguardo di chi è convinto di saperne sempre una più di te. Ha un atteggiamento da bulletto che non è solo di facciata, visto che quando c’è da menare le mani non si tira certo indietro. E’ il prototipo del ragazzo problematico che però in fondo ha un cuore d’oro. Ha pure il cognome irlandese, che quelli che si chiamano O’qualcosa sono sempre un po’ dannati, un po’ fighetti, ma in fondo sono bravi, onesti, belli dentro. Ronan O’Connor è anche un po’ morto. Dopo una vita passata a farsi un tatuaggio per ogni crimine commesso, dalla rapina al furto d’auto, finalmente trova l’amore della vita e mette la testa a posto. Si tatua due rose rosse sulla spalla. Poi, siccome il Karma mica l’hanno inventato solo per far contento Richard Gere, sua moglie viene assassinata. Le due rose diventano nere. Ronan, che non riesce a darsi pace per la perdita, decide di arruolarsi nella polizia e un giorno, dopo aver seguito un criminale dentro un appartamento, viene scaraventato giù dalla finestra dal terzo piano e, per sicurezza, crivellato con sette colpi di pistola sul busto. Come le sette stelle di Hokuto, solo che lui è morto subito e non dopo trenta secondi.

    VIVO O MORTO? DIREI INDECISO

    Così inizia Murdered: Soul Suspect, titolo next e old-gen sviluppato dal team americano Airtight Games (quelli dell’interessante e un po’ sfortunato Dark Void) e pubblicato da Square Enix. Comincia con sette colpi di pistola e voi che vi risvegliate osservando il vostro cadavere per terra. Come un ectoplasma potrete muovervi attraverso muri, oggetti e persone. Il vostro obiettivo sarà quello di scoprire chi vi ha ammazzato e perché, e magari nel tragitto capire anche cosa è successo a vostra moglie. Solo così potrete, come vi dice la vostra amata mentre viaggiate verso “la luce” subito dopo la vostra dipartita, attraversare “il ponte” ed entrare nel regno dell’aldilà e tornare insieme felici. Insomma, pure da morta vostra moglie è sempre lì a chiedere qualcosa.

    LA RISPOSTA GIUSTA

    Murdered è fondamentalmente un’avventura dove bisogna esplorare, trovare indizi, risolvere misteri. E’ ambientata nella città fittizia di Salem, una classica cittadina di provincia sulla costa est degli Stati Uniti. Una di quelle raccontate nei romanzi di Stephen King. La prima missione, che poi è quella che abbiamo potuto provare, consiste proprio nel capire cosa è successo durante la vostra morte, perché quell’uomo era entrato in quell’appartamento e cosa cercava. Dovremo andare in giro e analizzare le prove, ascoltare cosa dicono i testimoni presenti, anche i poliziotti, e interagire con alcuni oggetti ogni tanto. In pratica, il gioco si risolve nel raccogliere quanti più indizi possibile. Alcuni sono in bella mostra, come i bossoli dei proiettili che vi hanno traforato il petto, altri sono meno evidenti. Ci sono indizi per il caso principale e altri che vi aiuteranno a sbrogliare trame secondarie; altri ancora che sono lì come i classici collezionabili. In poco tempo scopriamo che il misterioso assassino era sulle tracce di una ragazza, che è riuscita a fuggire proprio grazie al nostro intervento. Raccogliere prove serve a rispondere alle domande dell’indagine, tipo “perché il killer stava qui”, oppure “perché la ragazza si è nascosta e dove è fuggita”, ad esempio. Ogni domanda può avere diverse risposte, che dipendono dalle prove raccolte. Più indizi trovate, maggiore sarà la quantità di risposte possibili. Ma solo rispondendo correttamente, potremo andare avanti nel gioco.
    Non serve essere Sherlock per capire cosa è successo: ogni domanda ha solo una possibile risposta corretta, di solito abbastanza facile da intuire. E qui arrivano i primi nuvoloni, si addensano dubbi sulla struttura messa a punto da Airtight. Il punto è che non ti puoi sbagliare e, se ti sbagli (hai tre possibilità per dare una risposta), al massimo ricevi un brutto voto, ma vai comunque avanti nella storia, non ci sono problemi. Non puoi fallire, e il senso di sfida per quello che abbiamo potuto vedere è piuttosto blando.

    Girando tra i vari palazzi di Salem e risolvendo i casi, potremo imbatterci in altri crimini da risolvere, magari vecchi di anni, per aiutare altre anime come la nostra a trovare pace. Ne incontreremo tante durante l’avventura e saranno le uniche entità con cui potremo parlare. Allo stesso modo, anche la città presenta fantasmi del passato, parti di sé che ora non esistono più e che magari sono legate a eventi tragici. Questi oggetti non possono essere attraversati, così come le mura dei palazzi consacrati: significa che non potrete entrare liberamente in ogni edificio, ma dovrete cercare qualcosa o qualcuno per aprire la porta principale. Poi, una volta all’interno, potrete muovervi liberamente attraversando muri e oggetti. Un modo semplice, ma funzionale, per limitare la libertà del giocatore che altrimenti sarebbe stata troppo elevata. Gli oggetti “fantasma” poi sembrano custodire anche segreti sul passato di Salem: da quel poco che abbiamo giocato ci è parso di capire che qui c’è stato un terribile incendio, e che questo possa avere in qualche modo un’influenza sulla trama principale.

    ANGELI E DEMONI

    Ad aggiungere un po’ di azione a un sistema altrimenti piuttosto piatto ci sono i demoni, ovvero le anime che non hanno trovato pace e sono rimaste troppo a lungo nel limbo di Salem. Il trucco qui consiste nel prenderli alle spalle: se ci riusciamo non dovremo fare altro che premere i tasti che compaiono su schermo per eliminarli. Se invece sono loro a vederci, potremo cercare di scappare oppure nasconderci dentro punti precisi del livello (ma molto probabilmente non ce la faremo). Premendo un tasto potremo vedere attraverso i muri le sagome delle anime intorno a noi: se sono bianche sono amici, se sono rosse sono demoni. Inoltre, quando c’è un mostro nelle vicinanze la musica cambia: un altro campanello di allarme per farci capire che è meglio muoversi con attenzione. E’ un’aggiunta che, per quel poco che abbiamo provato, sinceramente non ci ha convinto del tutto: sembra messa lì solo perché altrimenti il gioco sarebbe stato troppo insipido. L’avventura si svolgerà tutta nella città di Salem, una sorta di hub da cui potremo accedere ai vari episodi ed indagini. Una specie di open world, anche se di dimensioni relativamente contenute.

    Chiudiamo con un paio di considerazioni sull’aspetto tecnico. Il gioco usa l’Unreal Engine e l’abbiamo provato su PC: è ben fatto ma non fa certo gridare al miracolo. Si porta dietro i difetti tipici del motore grafico Epic e ha modelli poligonali, soprattutto dei personaggi secondari, non proprio esaltanti. Al contrario invece la città di Salem sembra molto ispirata, ricca di scorci particolari, dal porto alla chiesa sulla scogliera. L’atmosfera, insomma, non manca.

    Murdered: Soul Suspect Murdered è un gioco particolare, difficile da collocare. La mancanza di un reale senso di sfida potrebbe essere un problema, mentre le sezioni stealth al momento sembrano un po’ forzate. Molto, forse tutto, dipenderà dalla qualità della storia di Ronan. Questo è un gioco che punta tutto sulla narrazione, su una trama di cui per ora abbiamo scoperto poco. Se questa sarà davvero in grado di tenerci incollati allo schermo, allora Murdered potrebbe essere una piacevole sorpresa. Un titolo diverso dal solito, da un team di programmatori che ha fatto dell’originalità il suo pregio migliore. Ne riparleremo a giugno, quando il gioco arriverà nei negozi.

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