Provato Outlast

Un Survival Horror viscerale

Provato Outlast
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Red Barrels è un team indipendente nato dall'esperienza di alcuni veterani dell'industria ben radicati nel territorio canadese, paese che negli ultimi anni è diventato il vero e proprio "El Dorado" dello sviluppo di videogiochi.
    La loro primissima produzione, Outlast, ha fatto parlare di sé sin dal primo trailer: un horror sanguinario nel quale la sopravvivenza è legata alla fuga e il combattimento non è un'opzione contemplata.
    L'ondata di notorietà che ha investito Outlast ha dato i suoi frutti e il titolo, dapprima destinato alla sola piattaforma PC, è entrato in sviluppo anche per console di nuova generazione: un'esclusiva Playstation 4 per essere precisi.Il trailer di Outlast aveva sollevato anche alcune critiche, oltre al plauso del pubblico dovuto all'atmosfera tesissima e alle tinte horror molto azzeccate. I movimenti di camera, rigorosamente in soggettiva, erano parsi non completamente naturali, alimentando per questo numerosi dubbi sulla qualità del gameplay. La demo mostrata all'interno del gigantesco booth Sony, sullo showfloor dell'E3 di Los Angeles, ha in parte smentito quanto visto in quel filmato, mettendo in luce una struttura che mescola sapientemente esplorazione ed azione senza lambire quella dinamicità quasi surreale che ha tanto scosso gli appassionati. Il materiale che Sony ha reso pubblico è stato dunque in grado di rinnovare l'interesse per un titolo che affonda le sue sudicie radici nell'horror puro.

    Non sempre originale ma convincente

    Prima di arrivare al gameplay vero e proprio, però, è il caso di introdurre brevemente la trama, e di conseguenza l'atmosfera che avvolge l'intera produzione.
    La storia narra dell'investigatore privato Miles Upshur che, spinto da una fonte non confermata, si introdurrà nell'ospedale psichiatrico Mount Massive Asylum. Si tratta di una struttura avvolta per anni dalla totale segretezza, che nasconderebbe molti misteri sotto le "apparenze sanitarie". Un cliché dell'horror insomma. Durante una sezione iniziale utile a prendere confidenza con i controlli, il nostro scoprirà un edificio abbandonato da anni, precorrendo i suoi primi passi sotto una pioggia incessante. Mentre la facciata di un'edificio chiaramente decadente apparirà illuminata appena dai pochi lampioni che ancora vi si rivolgono timidamente, il nostro sarà costretto a trovare un'entrata alternativa, sfruttando un'impalcatura per raggiungere una finestra aperta. Una serie di espedienti per introdurre sin dai primi istanti l'aria spettrale che avvolge l'intera produzione, ed una location nella quale si potrebbe annidare qualsiasi malvagità.
    L'unica "arma" di Miles in questo contesto sarà una videocamera, che utilizzerà in parte per documentare le proprie scoperte ma soprattutto per vedere al buio, grazie alla modalità infrarossi. Questa farà anche virare ogni tinta sul verde, aggiungendo un pesante outline a tutte le superfici.
    Con le batterie cariche Miles muoverà finalmente i primi passi nella struttura, iniziando a percorrere i corridoi e ad esplorare gli uffici, spingendosi sempre più in profondità verso le stanze dei pazienti.

    Anche nel chiasso dei padiglioni dell'E3, dopo pochi minuti pad alla mano e cuffie bel calate sulle orecchie, siamo stati risucchiati nel mondo di Outlast: i controlli sono intuitivi e i movimenti introducono quel minimo di inerzia capace di fornire un feedback convincente sulla presenza del proprio corpo in un gioco in soggettiva. Tutti i dettagli sembrano esser stati curati a dovere: camminando nella semioscurità e passando troppo vicino ad un muro, il protagonista appoggerà la mano per mantenere l'equilibrio, mentre la sua ombra proietterà disegni sinistri sul pavimento ormai in rovina. Passo dopo passo, grazie ad avvisaglie che giungeranno per prime alle nostre orecchie, Miles si renderà conto di non essere solo all'interno dell'edificio, iniziando a trasmetterci un incredibile senso di inquietudine. Il comparto audio di Outlast è forse l'aspetto più riuscito di questa demo: capace di trasmettere l'ampio spettro di sensazioni viscerali voluto dal team semplicemente sfruttando la spazialità e modulando i suoni. Proseguendo nell'esplorazione i lamenti in lontananza aumenteranno e la colonna sonora, completamente ambientale, salirà di tono di pari passo con il respiro affannoso di Miles, fomentando l'ansia e la tensione.

    "Outlast stupisce soprattutto per le sensazioni che riesce a suscitare nella mente del giocatore, trasportandolo istantaneamente in un ambiente malsano e pericoloso, stimolandone i sensi con rumori ed effetti in grado di fargli dimenticare la presenza di un pad ed immergerlo completamente nel mondo di gioco"

    Il climax si raggiungerà quando un essere, gigantesco e dalla pelle martoriata, si accorgerà della nostra presenza, tentando un assalto: in questo caso potremo solo fuggire nella maniera più rapida ed efficace possibile, cercando di mettere metri tra noi e l'inseguitore, rompendo il contatto visivo.
    L'impossibilità di combattere in un gioco horror non è una novità, basti pensare ad una saga come Clock Tower, al mai dimenticato Haunting Grounds di Capcom e al più recente Silent Hill Shattered Memories. Outlast, però, riesce nell'intendo di rinnovare una formula già vista, rendendo davvero al cardiopalma le sezioni in cui è necessario scappare ed introducendo vaghissimi ma funzionali elementi parkour utili ad attraversare gli ambienti in maniera più rapida. Non sempre, però, sarà possibile fuggire. Ed ecco che quando verremo "catturati" sperimenteremo specifiche cut-scene in soggettiva, in grado di evolvere la fuga verso piani o stanze differenti. Nella demo provata, ad esempio, l'assalitore ha afferrato Miles, lanciandolo poi attraverso una finestra e facendolo finire sul pavimento di una grande sala al piano inferiore. Solo in quel momento abbiamo potuto nuovamente muoverci, in un'atmosfera apparentemente calma ma tutt'altro che tranquillizzante.
    Inutile ribadire che, visti anche i ritmi sincopati della breve demo, siamo rimasti per la sua intera durata col cuore in gola. La traballante prospettiva in prima persona riesce a veicolare tutta l'instabilità di una situazione al limite del surreale, mentre la necessità di esplorare ogni anfratto per scovare risorse (batterie per la telecamera) ed indizi sulla struttura stessa allarga ancor di più i margini del coinvolgimento. L'edificio, interamente esplorabile, porta in dote una buona dose di varietà, tra bui cunicoli di ventilazione, uffici e lunghi corridoi. Viene messo in luce però anche un comparto tecnico non sempre perfetto. Un marcato effetto pop-up affliggeva la demo, anche se mascherato spesso dalla cronica assenza di luce. Anche quando caricate al meglio le texture non hanno fatto gridare al miracolo, così come la non ricchissima modellazione poligonale, mostrandoci una produzione non per forza votata a stupire tramite il colpo d'occhio.
    I risultati sono apparsi comunque molto interessanti. Anche se le trovate non sembrano del tutto originali Outlast è stato immediatamente in grado di catturare la nostra attenzione, proponendo un horror spesso dimenticato, capace di insinuarsi nell'animo del giocatore turbandolo profondamente.

    Outlast Outlast stupisce soprattutto per le sensazioni che riesce a suscitare nella mente del giocatore, trasportandolo istantaneamente in un ambiente malsano e pericoloso, stimolandone i sensi con rumori ed effetti in grado di fargli dimenticare la presenza di un pad ed immergerlo completamente nel mondo di gioco. Se graficamente non si può certo gridare al miracolo, malgrado la produzione sia sorretta dal celebre Unreal Engine, è l'audio, e sono la calibrazione dei controlli e l'atmosfera a risultare assolutamente vincenti. Non stupisce, quindi, che il gioco si sia fatto notare e il team sia arrivato ad un accordo con Sony. Purtroppo non c'è ancora una data d'uscita precisa, anche se il gioco potrebbe arrivare prima su PC, per poi raggiungere Playstation 4 nel primo periodo di vita commerciale della console. Un titolo da tenere d'occhio, che si pone a metà strada tra la grande tradizione horror nipponica e le nuove produzioni occidentali, cercando un suo carattere ben preciso senza copiare.

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