Provato Prince Of Persia

Provati con mano i primi livelli ed il sistema di combattimento

Provato Prince Of Persia
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • A volte Cambiano

    Chi ha detto che le grandi saghe di videogiochi rimangono sempre stancamente fedeli a sè stesse? Non è il caso della prossima incarnazione di Prince of Persia, in uscita a Dicembre per console next-gen e PC, perchè fortunatamente la produzione non rientra nella categoria “minestra riscaldata” a cui siamo purtroppo abituati.
    I più maliziosi sono liberi di pensare ad un sussulto determinato solo dal progressivo calo di gradimento e vendite della saga, ma quello che importa è che Ubisoft Montreal mette la parola fine alla trilogia iniziata con il fortunato Sands of Time, che pure aveva una formula collaudata, per ripartire con nuove premesse e fornire un’esperienza diversa dal passato sotto molti aspetti.

    Quattro salti nell'oasi

    La rottura con i precedenti della saga si fa totale per quanto riguarda la trama, al punto che il protagonista tutto nuovo di quest’avventura non è, in realtà, un Principe come vorrebbe la tradizione, ma un semplice “vagabondo” e, all’occasione, predatore di tombe.
    Una tempesta di sabbia e un’asina (carica d’oro) dispersa sono i pretesti che portano il nostro (anti?)eroe, forse predestinato, a piombare in una misteriosa oasi dove la leggenda e i miti orientali prendono vita, teatro di un’eterna lotta fra Bene e Male a cui saremo chiamati a partecipare.
    Ad affiancare il nostro “Principe” e guidarlo nella comprensione degli eventi soprannaturali e apocalittici che avranno luogo sarà Elika, Principessa (lei sì) di un’antica stirpe posta a guardia dell’oasi e dell’Albero della Vita, dove il Dio malvagio Ahriman fu imprigionato dal fratello Ormadz. Inutile dire che Ahriman verrà improvvidamente liberato, e che Elika avrà bisogno dell’aiuto del Principe per impedire che la Corruzione generata dall’entità malefica valichi i baluardi dell’oasi e pervada il mondo intero.
    Aldilà dello spunto narrativo, Prince of Persia rimane fedele alle sue origini e mantiene un’impostazione in bilico fra platform tridimensionale e action in terza persona: i due protagonisti dovranno quindi destreggiarsi fra i vari “livelli” con un canonico mix di acrobazie, combattimenti e puzzle solving.
    La componente acrobatica in particolare è sempre stata il trademark della serie, e in questa incarnazione appare ulteriormente accentuata. Il Principe e la sua fedele compagna d’avventura corrono, saltano, camminano su muri e soffitti, sfruttano ogni elemento dell’ambiente senza soluzione di continuità, dando vita a un’esperienza di gioco vorticosa e serrata quanto godibile, grazie anche ad un sistema di controllo senza sbavature e al level design articolato. Il protagonista ha anche nuove frecce al suo arco, come un guanto munito di artigli che gli permette di “scivolare” giù da ogni muro, o la possibilità di usare la magia di Elika per “volare” a distanze non raggiungibili con un comune salto.

    Vietato Morire

    Una componente preponderante del titolo è quindi dedicata all’esplorazione degli ambienti di gioco, volta a trovare i “Terreni Fertili” ancora immuni alla Corruzione a partire dai quali la magia di Elika potrà purificare, alla Okami, le aree circostanti e limitare l’avanzata di Ahriman. Una delle novità maggiori è per l’appunto l’introduzione di un mondo “aperto”, nel quale il giocatore può scegliere, entro certi limiti, la sua personalissima strada e l’ordine con cui affrontare i diversi “livelli”, che sono tutti interconnessi e divisi in quattro macro-aree distinte. Dal momento che la Corruzione si fa sempre più forte con il passare del tempo, è evidente che queste scelte possono portare ad esperienze di gioco molto diverse: se nei primi livelli affrontati dovremo fare i conti solo con rare infestazioni di un letale “blob” nerastro, con il procedere del gioco avremo a che fare con modificazioni dell’ambiente molto più radicali, con tentacoli e trappole che costituiranno un pericolo costante e potrebbero scongiurare una certa ripetitività delle prime fasi di gioco. Va detto che la crescente complessità e difficoltà dei livelli e la loro natura labirintica hanno stimolato gli sviluppatori a trovare soluzioni sperimentali che rendessero l’esperienza comunque accessibile ai più: ecco quindi spiegata in parte la presenza constante di Elika. La bella principessa ha, fra gli altri compiti, quello di evocare magicamente una scia luminosa che mostri la direzione da seguire, e soprattutto di intervenire in soccorso del Principe ad ogni errore dall’esito letale da lui commesso.
    Niente più “Game Over”, quindi: sia che precipitiate in un baratro o veniate sopraffatti da un nemico, la bella Principessa vi porterà al punto “sicuro” più vicino senza conseguenze di sorta. Pur riducendo di molto tempi morti e scongiurando salvataggi/caricamenti infiniti, soprattutto nelle sezioni platform questa scelta si rivela discutibile, annullando fin troppo la “tensione” tipica del genere senza riuscire a limitare la possibile frustrazione dovuta alla ripetizione di alcuni segmenti di gioco troppo lunghi.
    Delle novità introdotte con quest’ultimo capitolo, il sistema di combattimento sembra essere purtroppo quella meno efficace. Gli sviluppatori hanno optato per un ritorno alle origini, proponendo come nei vecchi episodi 2d unicamente combattimenti uno contro uno.
    Il sistema di controllo prevede per ogni tasto frontale un’azione diversa, ovvero attacco con la spada, attacco con il guanto, attacco acrobatico, e attacco magico (che implica quindi l’aiuto di Elika): le quattro azioni non possono essere eseguite in un button mashing sfrenato, ma vanno “legate” in ben determinate combo, a loro volta concatenabili, che daranno vita a sequenze realmente spettacolari.
    Il problema, per quanto abbiamo potuto verificare nella prima parte del gioco, è ancora una volta l’eccessiva semplicità e facilità degli scontri; i normali nemici non mostrano una particolare intelligenza, riducendosi a semplici “sparring partner” contro i quali provare le varie combo, e l’assoluta impossibilità di soccombere (Elika ci salverà sempre dai colpi di grazia) appare in questo caso una pessima scelta di design, dal momento che rende inutile ogni impegno e superflua la completa padronanza del pur interessante sistema di combo. Ci saremmo anche aspettati decisamente di più dai combattimenti con il Guerriero, il boss di una delle quattro aree di gioco: malgrado gli incontri con questo colosso siano ben cinque, la strategia per sconfiggerlo rimane unica e per giunta estremamente banale.
    Ci auguriamo che con l’avanzare del gioco e l’aumentare della difficoltà le cose possano cambiare.

    Il principe si rifà il look

    Prince of Persia è però sicuramente destinato a stupire a prescindere dal gameplay, grazie all’atmosfera e allo stile caratteristici che in questo capitolo rinascono finalmente a nuova vita. Ovviamente ci riferiamo in particolar modo all’aspetto visivo, che coniuga la “forza bruta” di un ottimo motore grafico come quello di Assassin Creed con una scelta stilistica particolarmente appropriata e unica. A metà strada fra il Cell Shading e la rappresentazione realistica, questa tecnica riesce a evocare benissimo l’atmosfera da “Mille e una Notte” e il mistero dell’Oriente, fondendo un dettaglio spesso altissimo con un look quasi da “acquerello” o da fumetto d’autore, pur non raggiungendo le vette artistiche di capolavori come Okami. Le bellissime architetture e ambientazioni, costruite con perizia e bellezza nonostante le forzature dovute alla natura “platform”, sono inoltre esaltate da un motore con una draw distance praticamente infinita che si sposa perfettamente con la nuova natura “aperta” del titolo.
    Dei due personaggi principali dobbiamo lamentare solo un look un po’ più “cartoonesco” rispetto ai fondali e qualche fastidioso problema nel self-shadowing; ma non possiamo non apprezzare l’estrema vitalità e carisma che acquistano soprattutto grazie ad un comparto d’animazione veramente di prim’ordine.
    Malgrado la caratterizzazione abbastanza stereotipata (la “canaglia dal cuore buono” e la “Principessa-maschiaccio” sono un classico da prima di Star Wars), Elika e il nuovo “Principe” sapranno infatti far breccia nel cuore di molti giocatori, e l’evoluzione del loro costante rapporto con il progredire della storia, le cutscene e i dialoghi (una volta tanto doppiati ottimamente in Italiano) attivati dall’utente, costituirà probabilmente uno dei principali motivi di coinvolgimento del titolo. Di sicuro la scelta di affiancare permanentemente al Principe il personaggio di Elika, che contro ogni tradizione di co-protagonisti femminili non risulta mai di peso e anzi è perfettamente integrata in ogni parte dell’esperienza di gioco, emerge prepotentemente come uno dei maggiori punti di originalità e interesse del titolo.

    Prince Of Persia Non sottovalutate il ritorno del Principe. Il rinnovamento e la sperimentazione portati avanti da Ubisoft hanno prodotto risultati non sempre eccelsi ma comunque interessanti. Mantenuti intatti l’atmosfera caratteristica e le meccaniche più riuscite, Prince of Persia si arricchisce di un comparto artistico e tecnico di altissimo livello, di un impianto di gioco molto più flessibile e di un comprimario stimolante e funzionale come Elika. Peccato per un gameplay, seppur divertente, viziato da un’eccessiva semplicità e ripetitività, ma per dare un giudizio definitivo e sapere se questo titolo può guadagnarsi un posto sotto l’albero ne aspettiamo con accresciuto interesse la versione completa.

    Che voto dai a: Prince Of Persia

    Media Voto Utenti
    Voti: 706
    7.6
    nd