Project X Zone: provato lo strano crossover fra Sega, Capcom e Namco Bandai

Project X Zone: provato lo strano crossover fra Sega, Capcom e Namco Bandai
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  • 3DS
  • Project X Zone è fan service allo stato puro? Quando fu annunciato qualche mese fa, il dubbio atroce si è fatto strada nella mente di molti giocatori, nonostante al timone dello sviluppo ci fosse Monolith Software, che tante soddisfazioni ha regalato agli appassionati di GdR in questa e nelle passate generazioni. Ed in effetti se pensiamo a mescolare oltre 200 personaggi dalle saghe più celebri di tre software house -Namco-Bandai, Capcom e Sega- proprio non vediamo come si possa disbrigliare il bandolo della matassa. Se non accettando seri compromessi a livello narrativo e strutturale in nome dell'amore incondizionato per le saghe e gli eroi tirati in ballo.
    La prova diretta del titolo 3DS al Global Gamer's Day ci ha fortunatamente rassicurato. Nonostante la totale assenza di coerenza del plot, le dinamiche di gioco di Project X Zone ci sono sembrate intriganti e ben sviluppate. Questa prima prova non ha certo dato risposta a tutte le nostre domande, ma nel complesso torniamo da New York abbastanza soddisfati e consapevoli che il 5 Luglio un altro titolo promettente comparirà nelle line-up del portatile Nintendo.

    Potpourri

    Pare quasi superfluo ribadirlo, ma la trama non è il punto di forza di Project X Zone. Il furto della mistica “PortalStone” determina una frattura nel continuum spaziotemporale, e di conseguenza un miscuglio eterogeneo di mondi, epoche, universi. Immaginate Frank West che si trova a convivere con Morrigan, Megaman, Akira, Guile, ed avrete un'idea del genere di casino che Project X Zone vi metterà di fronte. Al di là delle premesse, il plot sembra tenuto in piedi da strutture molto esili, rinvigorito solo dalle linee di dialogo delle esuberanti personalità che popolano lo schermo. Sono una cinquantina gli eroi principali, che si trovano a combattere (in coppie) una turba diffusa di “villain” e nemici altrettanto famosi. Spesso i pretesti per darsi alla battaglia sono molto fantasiosi (un sottile eufemismo che sostituisce “al limite del nonsense”), ma quello che conta è appunto lo scontro stesso e le dinamiche che lo regolano.

    L'avventura di Project X Zone va avanti con una struttura molto simile a quella di un RPG tattico: in ogni stage abbiamo una location da ripulire, eliminando tutti gli avversari che bazzicano nei dintorni. Le nostre coppie di personaggi (già “precostruite”) si muovono su una struttura a griglia, limitate appunto da un raggio d'azione che gli permette, turno dopo turno di avvicinarsi agli avversari. Dimenticate però i sottili tatticismi di Fire Emblem: qui l'approccio è più immediato e diretto, sicuramente meno ragionato. Lo si capisce quando, approssimandosi ad un avversario quel tanto che basta per attaccarlo, si avvia l'assalto diretto. La schermata diventa allora più simile a quella di un picchiaduro bidimensionale, con i nostri eroi sulla destra ed il nemico di fronte, e con tanto di barre della vita. Project X Zone non vuole comunque avvicinarsi alle dinamiche da beat'em up, di cui conserva solo il culto per il Juggling. In battaglia, l'unica cosa che saremo chiamati a fare è attivare uno degli attacchi disponibili, premendo un tasto o una combinazione di tasti. Lo schermo inferiore mostrerà in ogni momento un elenco delle mosse che il duo potrà eseguire. Attivandone una vedremo la nostra coppia dare addosso al nemico, che subirà l'assalto senza opportunità di reagire. Saremo anzi noi ad avere occasione di massimizzare il danno: ogni mossa finisce con lo sbattere l'avversario al muro o a terra, e attivando un nuovo attacco al momento giusto potremo sfruttare il rimbalzo per aumentare i danni inflitti. In ogni turno potremo usare tre attacchi, oppure un'unica mossa speciale dalla potenza devastante, che tuttavia andrà caricata scontro dopo scontro.
    Fin qui il sistema di combattimento sembra comunque molto standard, richiedendo un marginale intervento del giocatore e riducendo anche l'importanza della pianificazione di movimenti e posizionamento. In verità si scopre che trovandosi a fianco di un'altra coppia, ogni duo di personaggi potrà richiamare, grazie alla pressione di un dorsale, un altro eroe di supporto per incrementare i danni inflitti. Diventa così importante, soprattutto quando si affrontano i boss, gestire la posizione dei propri eroi sulla griglia di battaglia.
    Ed importante anche decidere come reagire agli attacchi avversari. Nel turno dei nemici questi si muoveranno e tenteranno di mandare al tappeto i nostri eroi. Prima di un attacco potremo decidere se bloccarlo integralmente, attivare una difesa parziale, o addirittura eseguire un contrattacco (in questo caso avremo una sola mossa a disposizione per danneggiare il nemico che ci ha colpito). Queste azioni speciali avranno però un costo in XP, che regolano ovviamente l'utilizzo di mosse speciali durante l'azione d'attacco.

    Ovviamente una prova di poche decine di minuti non è sufficiente per valutare il bilanciamento di questo sistema, tanto più che ancora non sappiamo come funziona lo sviluppo dei personaggi, e quando influisca il level up sulle caratteristiche delle singole coppie. Per quel poco che abbiamo potuto giocare, comunque, Project X Zone ci è parso divertente, rapido e movimentato, con un substrato tattico appena accennato ma perfetto per non rendere troppo banale la progressione.
    Molto gradevoli poi le scene di combattimento, le animazioni, ed in generale l'utilizzo dei personaggi e dell'iconografia dei top-title delle tre software house. Non manca una strizzatina d'occhio al pubblico maschile (le forme di Morrigan, esibite dagli sprite bidimensionali nel corso delle cut-scene, ci sono sembrate molto estreme), mentre il divertito fan service che accoppia gli eroi più improbabili (Frank West con Zero, Jin Kazama e Akira) stuzzica in ogni momento.

    Project X Zone Project X Zone è un titolo dedicato soprattutto ad una nicchia di appassionatissimi delle produzioni di stampo nipponico. Oltre a personaggi ben noti ai frequentatori del mercato occidentale, il titolo pullula di eroi e protagonisti ben meno conosciuti dalle nostre parti. Anche il gusto per il nonsense e qualche esagerazione lo avvicinano alle smanie dei giocatori giapponesi. Ciò non toglie che Monolith abbia trovato ottimi spunti per modellare un gameplay leggero ma vivace, che spelluzzica qua e là da gdr tattici, J-Rpg più classici e brawler game bidimensionali. Il mix è insolito e quantomeno originale, e i pochi livelli che abbiamo affrontati ci hanno divertito. Ci sarà da valutare sulla lunga distanza la profondità del sistema di crescita dei personaggi e la difficoltà complessiva (che non ci è sembrata elevatissima). Da capire anche se l'avventura procederà in maniera lineare, stage dopo stage, o se ci sarà modo di dedicarsi a qualche side-quest e replicare le missioni più riuscite. Un nuovo incontro in occasione dell'E3 potrebbe fornire qualche dettaglio in più, altrimenti tutti i giudizi saranno rimandati al momento dell'uscita del gioco. In ogni caso, visto il numero di attori coinvolti e la volontà di proporre un gameplay ibrido e diverso dal solito, Project X Zone merita un po' di attenzione, soprattutto siete cresciuti -videoludicamente parlando- con le grandi saghe di queste tre software house, che in fondo hanno fatto un pezzo di storia del videogioco.

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