Provato Sacred Citadel

Provato il picchiaduro a scorrimento prequel di Sacred 3

Provato Sacred Citadel
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Durante la Gamescom dello scorso anno il publisher tedesco Deep Silver annunciò non uno, ma ben due nuovi videogame basati sul franchise Sacred. Da una parte l'inevitabile seguito Sacred 3, dall'altra un curioso spin off prequel intitolato Sacred Citadel.
    Proprio quest'ultimo, previsto non solo su PC ma anche Playstation Network e Xbox Live Arcade, è ormai prossimo alla data di uscita (fonti non confermate la fissano a metà Aprile al prezzo di 15 euro). Abbiamo provato con mano un codice preview durante il quale abbiamo affrontato con tutte e tre le classi il primo Atto di quattro: le sensazioni sono abbastanza positive, Sacred Citadel è un piacevole excursus nei picchiaduro a scorrimento anni '90 con una spruzzata di elementi ruolistici provenienti dal fratellino maggiore!

    La città è sotto attacco

    Sacred 3 racconta della guerra tra l'impero di Ashean e i Serafini, i custodi del Cuore di Ancaria: il primo ha assoggettato tutto il continente ed è alla ricerca di manufatti perduti capaci di spalancare le porte del mondo oscuro; i secondi appartengono di riflesso alle forze del bene, alle quali appartiene il giocatore. Come si evolverà la trama e quale epilogo avrà questo scontro mortale lo scopriremo solamente nel corso dell'Autunno quando il gioco uscirà nei negozi.
    Tuttavia nelle prossime settimane avremo la possibilità di conoscere gli eventi precedenti, saggiando la presa del potere dell'impero di Ashean con l'importantissimo contributo degli orchi Grimmoc e di altre creature demoniache. Sacred Citadel, però, non ci mette nei panni di un guerriero leggendario, bensì in quelli molto più casual di un avventuriero incappato per sbaglio nella guerra tra bene e male.
    Mentre si scolava una pinta di birra, infatti, le pattuglie Grimmoc setacciavano il quieto Villaggio di Willbury in cerca dei preziosi manufatti. Un po' per sbaglio ha inizio l'epica avventura...

    Dopo aver provato diffusamente il codice preview, il gameplay di Sacred Citadel ha dischiuso tutte le proprie potenzialità e ci ha ricordato a più riprese la serie Golden Axe. Non è tanto l'ambientazione medievaleggiante (non solo quella, almeno), quanto piuttosto il sistema di combattimento focalizzato su un paio di nemici alla volta, ben bilanciato tra attacco e parata. A onor del vero, il paragone tra Sacred e il capolavoro Sega ci è soggiunto dopo aver ascoltato un paio d'accordi del brano in sottofondo al primo stage: ispirato a...quasi al limite del plagio!
    Il codice da noi testato ci consentiva di testare tre delle quattro classi presenti nel gioco (l'ultima è il Serafino di Sacred 3): vi è il Ranger che combatte impugnando due spade, estraendo all'occorrenza l'arco; il Guerriero impugna anch'esso due spade, ma è praticamente devastante con il martello; infine, la Sciamana si trova più a proprio agio con gli incantesimi che con la coppia di lame.
    Naturalmente i personaggi evolvono e imparano nuove abilità accumulando esperienza. Gli sviluppatori sono riusciti a connettere i punti esperienza alla qualità delle combo e delle chain eseguite sul campo di battaglia: semplicemente potrete accedere più velocemente al livello successivo massacrando a catena le orde di mostri.
    Salendo di livello avrete a disposizione dei punti onde potenziare le statistiche di Attacco, Difesa, Destrezza e Potere. Potere non è nient'altro che un attacco speciale da eseguire premendo il tasto B del controller: si sblocca solo dopo aver macinato innumerevoli colpi in direzione dei nemici e per alcuni secondi sprigiona una quantità di danni duplicata. Il Ranger ad esempio si esibisce in una scarica di frecce infuocate, mentre la Sciamana casta su sé stessa un incantesimo curativo.
    Maggiormente interessanti -almeno per gli appassionati degli action duri e puri- appaiono le nuove combo che si sbloccano ad ogni level up: coinvolgendo i due tasti d'attacco più una direzione dell'analogico si possono eseguire mosse roteanti, attacchi respingenti, montanti. L'idea del team di sviluppo è approfondire mano a mano le abilità uniche di ciascuna classe: così ad esempio il Ranger dopo aver appreso il montante che proietta verso l'alto il nemico, può abbinarvi una scarica di frecce denominata Puntaspilli.
    Anche le armi e le armature si legano all'esperienza accumulata, nel senso che alcuni item raccolti durante gli stage possono essere indossati o impugnati soltanto da un certo livello in poi.
    Insomma, anche se a prima vista Sacred Citadel possa ricordare un picchiaduro a scorrimento alla Golden Axe o alla Final Fight, in realtà i numerosi sotto-menù rivelano un gameplay molto più stratificato e approfondito, costruito attorno ad alcune dinamiche ruolistiche ereditate dalla serie principale.

    Orchi cartoon

    Ciascun Atto di Sacred Citadel si compone di 5 livelli. Il design di ciascuno di essi è peculiare e cerca di andare oltre i soliti cliché del fantasy. Nel caso dell'Atto 1, dopo esser usciti dal Villaggio di Willbury ci si imbatte in una miniera tutt'altro che abbandonata, quindi si ritorna in superficie all'interno della Foresta Monolitica sino alle pendici della Fortezza dei Grimmoc. Un falso obiettivo perchè la guarnigione orchesca si defila, un attimo prima che il maniero sia attaccato dal Colosso, boss dal corpo d'albero il cui nome dovrebbe dare un'idea delle sue dimensioni!
    Importante sottolineare come gli sviluppatori abbiano cercato di donare la giusta varietà a ciascuna ambientazione, popolandola di nemici caratteristici e inserendo un minimo di interazione con gli ambienti. Su entrambi i fronti i risultati sono buoni, ma non eccezionali: i nemici spaziano dai citati orchi a versioni adulte dei sette nani (berretto di lana incluso!), passando per scimmie dai peli appuntiti in stile Blanka; peccato solo che effettivamente i pattern di attacco si assomigliano un po' tutti e i tentativi di assortire in maniera originale il gruppo di avversari finiscono quasi mai per sorprendere il giocatore.

    Discorso analogo per quanto riguarda l'interazione con gli scenari: oltre a casse che regalano denaro sonante da spendere nei vari shop e pozioni curative, ben pochi altri elementi sono sensibili alle azioni dei giocatori. Sono tronchi da far dondolare per infliggere danni a un folto numero di nemici, carrelli minerari sparati a tutta birra da schivare toccando l'analogico destro o possenti triceratopi da cavalcare, ma difficilmente troverete più d'una di queste sezioni in un livello.
    Dal punto di vista grafico il gioco non spicca il volo: pur offrendo scorci interessanti, la trovata di ricreare uno stile anni '90 impiegando poligoni spigolosi e texture monocromatiche non risulta né artisticamente eccellente né impressionabile tridimensionalmente. Lo stile cartoon strappa comunque diverse risate, sopratutto nel modo in cui sono ritratte le imbranate squadriglie avversarie, aiutando così ad allontanarsi rispetto ai ton dark di Sacred.

    Sacred Citadel Sacred Citadel riesce nel difficile compito di proporre un Sacred diverso dal solito, variando genere d'appartenenza e confezione grafica. Rifacendosi pesantemente a Golden Axe, regala agli avventori classi discretamente diversificate e una buona dose di combinazioni d'attacco, aggiustate da un sottotesto ruolistico ogni qualvolta si sale di livello. L'antipasto a Sacred 3 non è l'hack'n slash più rifinito dl mondo, ma specie in compagnia di amici (sia in locale che online) diverte moltissimo. In sede di recensione valuteremo opportunamente la varietà dei quattro atti e la diversificazione tra le classi una volta giunte al level cap.

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