Esports, Riot e Italia: il sorprendente 2021 raccontato da Carlo Barone

Abbiamo avuto l'opportunità di intervistare Carlo Barone, Brand Manager per l'Italia di Riot Games: ecco quali sono le novità in arrivo quest'anno.

Esports, Riot e Italia: il sorprendente 2021 raccontato da Carlo Barone
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  • Riot Games, per oltre dieci anni, ha avuto un solo titolo nel proprio portfolio. E che titolo: League of Legends, il MOBA più giocato - e guardato - al mondo. Per dieci anni il colosso californiano l'ha curato, fatto crescere, fidelizzato una community oggi sconfinata. Soprattutto, è riuscita a renderlo un esport - meglio, un gioco competitivo - fatto e finito. In questo caso non ci riferiamo unicamente alla modalità ranked o ai match singolarmente considerati, bensì a un intero ecosistema globale, vivace e in costante crescita; tentacolare e pervasivo in grado addirittura di entrare nella cultura "mainstream". Basti pensare che il LoL Worlds 2020 è stato l'evento esport più seguito dell'anno. Più di 139 milioni di ore visualizzate per l'intera competizione, con una media di 1 milione e 113mila spettatori. La partita più vista è stata la finale, come vi raccontammo, con un picco di 3.882.252 spettatori in streaming, tra Twitch e Youtube. Ora questo expertise viene messo a disposizione anche degli altri titoli che Riot Games ha rilasciato solo nell'ultimo anno: LoL Wild Rift e VALORANT. Pare, infatti, che il 2021 sarà un anno particolarmente intenso riguardo all'esport, anche in Italia.

    Sul punto abbiamo avuto occasione di chiacchierare con Carlo Barone, Brand Manager di Riot Games per l'Italia, il quale ci ha svelato tutte (o quasi) le novità in arrivo per il nostro Paese, a partire dall'annuncio del Circuito Tormenta in Italia.

    La parola a Carlo Barone

    Ciao Carlo, anzitutto, ti va di presentarti ai nostri lettori?

    Ciao Giovanni! Certamente, mi chiamo Carlo Barone e da pochissimo (lo scorso Novembre) mi occupo di seguire la presenza di Riot Games in Italia dal punto di vista delle attività di Marketing e di Gioco Organizzato (la maniera con cui Riot definisce le attività competitive non professionali) come Brand Manager. È un ruolo nuovo in realtà, che testimonia il rinnovato interesse che Riot ha sviluppato per il nostro Bel Paese, purtroppo mai veramente seguito direttamente negli anni passati.

    L'anno appena passato è stato indubbiamente difficile per tutti. Per una grande azienda come Riot Games, riguardo all'esport ed escludendo le ovvie problematiche legate ai processi di sviluppo, quanto ha pesato in termini organizzativi, di attivazioni e sponsorship l'assenza di eventi dal vivo?

    La mancanza di eventi del vivo ha avuto sicuramente un impatto sotto diversi punti di vista. Come ormai si sa, un evento esport va ben al di là del mostrare una serie di partite, ma passa attraverso la spettacolarizzazione delle stesse e, nei casi più importanti (vedi Worlds di League), diventa un vero momento di entertainment a 360°. Questo è indubbiamente più complicato quando non puoi contare sull'energia di un pubblico che solo un grande evento dal vivo ti può dare e di conseguenza, spesso, l'interesse degli investitori cambia.

    L'altro aspetto riguarda gli stessi team, è molto diverso giocare in squadra spalla a spalla nell'ambito di un evento live, o farlo nella quiete della propria casa via webcam... con pro e contro in entrambi i casi, ma se si pensa che ci sono team che giocano insieme da mesi e non si sono quasi mai incontrati, si può anche immaginare come una componente importante come l'affiatamento non si possa sviluppare allo stesso livello del passato.

    Abbiamo visto che Riot Games, più che negli anni passati, ha puntato fortemente sull'espansione del concetto di intrattenimento. Non solo videogiochi (e spettacoli legati al mondo esport), ma anche musica e storytelling pervasivo. La collaborazione con Universal Music ha portato non solo alla realizzazione della colonna sonora dei Worlds di League of Legends (ormai una tradizione) ma addirittura un album intero delle K/DA. Insomma, sembra un grande parco divertimenti dove gli appassionati dei titoli Riot Games possono trovarsi a loro agio. In che direzione pensi evolverà questo nuovo modo di fare intrattenimento?

    Ovviamente, qui ci colleghiamo al punto precedente... di come oggi un evento esport vada ben al di là del mostrare semplicemente delle partite. Questo è stato un punto di partenza, ma è indubbio che ha iniziato a tracciare un percorso al di fuori del "semplice" videogioco.

    L'annuncio di Arcane durante il passato L10 è sicuramente un segnale fortissimo in questo senso e ci darà, quando finalmente potremo parlarne e vederlo, una chiara indicazione se questa strategia si rivelerà davvero vincente.

    Riot Games può vantare un expertise ultra decennale riguardo al gaming competitivo e, di sicuro, in questo momento sembra essere una delle realtà più "centrate" nel settore. Però, con l'ampliamento dei titoli a cui prestare attenzione (a cui peraltro se ne aggiungeranno altri in futuro), l'impegno appare sempre più ingente. Insomma, Riot è passata da un solo gioco in dieci anni a quattro in un anno, ognuno con community ed ecosistemi competitivi distinti. Quali saranno le sfide che dovrete affrontare nel prossimo futuro?

    Beh il primissimo cambiamento è stato interno, modificare una mentalità di focus assoluto su un gioco che occupava la massima priorità sotto ogni aspetto non è semplice, e ha visto un'evoluzione, tuttora in corso, della struttura di Riot stessa. La seconda e forse più importante sfida viene dalle aspettative dei nostri giocatori, non solo nel livello qualitativo dei giochi (quelle ce le imponiamo anche noi da soli!), ma soprattutto nell'evoluzione dell'ecosistema competitivo.
    League ha raggiunto determinati traguardi in questo senso dopo anni, ma proprio per via di questi risultati esiste la convinzione che anche gli altri giochi appena lanciati debbano rapidamente arrivare a quei livelli, ed è quindi diventata per noi una sfida cercare di soddisfare queste aspettative.

    Veniamo, ora, alla grande novità di questo inizio 2021: l'arrivo del Circuito Tormenta. Puoi raccontarci, a grandi linee, in cosa consiste e come si inserisce nell'ecosistema esport  di Riot Games che già esiste?

    Il Circuito Tormenta ha l'obiettivo di dare una struttura alle competizioni amatoriali sul nostro territorio, sia creandone alcune ad hoc, attraverso i nostri partner, sia includendo le attivazioni community che vorranno farne parte.

    Partecipare a questi eventi farà sì che i giocatori e i team registrati vengano inseriti in una classifica nazionale, da cui verranno estrapolati i team migliori per concorrere in una vera e propria lega amatoriale. L'idea è quindi quella di occupare il segmento della "piramide competitiva" che si trova subito al di sotto delle attività professionali già presenti in Italia, anzi consentendo, laddove la struttura lo preveda, un legame con queste ultime.

    Il Circuito Tormenta appare decisamente ambizioso: mira a gettare delle basi solide per uno sviluppo coerente di una scena competitiva amatoriale e può dare agli appassionati anche un'occasione per emergere e diventare professionisti. Come pensate di attrarre le community della Penisola e in che modo le supporterete nella creazione degli eventi?

    Chiunque voglia far sì che il proprio evento entri a far parte del circuito non dovrà fare altre che contattare il partner sul territorio per il gioco di interesse, così da avere il suo evento inserito nel calendario ufficiale del Tormenta. Inoltre gli verrà fornito un pacchetto di grafiche per gestire la visibilità dell'evento (in modo da mantenere l'identità del circuito) e, caso per caso, si potranno valutare altre forme di supporto, inclusi aiuti tecnici se necessari per garantire il corretto svolgimento della competizione.

    Di base questo offrirà un livello di visibilità agli eventi più piccoli che non avrebbero mai sperato di poter ottenere, aumentando, crediamo, anche la partecipazione. Abbiamo ovviamente iniziato anche a contattare le diverse community in Italia per chiarire questi meccanismi, in modo da iniziare il prima possibile a includere le loro attività nel Tormenta.

    Soprattutto, in che modo questo nuovo circuito si innesta nella realtà nazionale già conosciuta per i Nationals?

    Come spiegavo prima, la lega amatoriale può avere un collegamento diretto alle attività professionistiche, quindi, parlando di League, questo si traduce nella possibilità di accedere al torneo di promozione contro i "peggiori" dei Nationals e poter così competere per gli slot nella massima competizione nazionale.

    I titoli compresi nel Circuito Tormenta sono addirittura tre: VALORANT, League of Legends e la sua versione tascabile, Wild Rift. Per ogni titolo è ovviamente previsto un ecosistema dedicato; sarà però possibile che le community di appassionati possano venire in qualche modo in contatto, che possano dialogare tra loro? Magari attraverso eventi o contenuti dedicati o, si spera, in futuri eventi dal vivo "onnicomprensivi"?

    Ce lo auguriamo! Viviamo un periodo molto particolare e quella che fino a un anno fa sembrava la normalità oggi lo aneliamo come un grande traguardo... quindi davvero non appena ne avremo la possibilità ci piacerebbe creare una rappresentanza fisica omnicomprensiva del Tormenta.

    Questo non significa però che già da quest'anno non potranno esserci delle attività estemporanee (digitali) a cavallo di tutto il circuito...

    Tra l'altro, per VALORANT e Wild Rift si tratta di partire letteralmente da zero, non esistendo nemmeno i campionati italiani "pro". Quali sono i progetti in tal senso? Può risultare più semplice iniziare dalla scena amatoriale per poi portare a una crescita coerente della scena, oppure è sempre meglio avere già un punto di riferimento (tipo i Nats, appunto) a cui agganciarsi?

    In entrambi i casi ci sono pro e contro: avere una realtà stabilita come i Nats dà ulteriore valore alla nascita del Tormenta in ambito League perché viene tracciato un vero percorso verso il potenziale professionismo, dall'altro lato, per i giochi in cui questo livello di competizione ancora non esiste, avere già una struttura consente di avviare il livello più alto con più facilità e con una maggiore garanzia di qualità di gioco sin dall'inizio. Detto questo, abbiamo degli altri progetti nello specifico dedicati a VALORANT che verranno resi noti davvero a breve, mirati anche a un livello maggiormente professionale. Infine per Wild Rift, questo sarà un processo un po' più lungo, vista la grande giovinezza (e status di Open Beta) del gioco.

    Carlo, ti ringrazio per la tua disponibilità e non vediamo l'ora di scoprire cosa Riot Games ha in serbo per questo 2021!

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