Kingdom Hearts 3: creatività e fantasia al potere, parla Tetsuya Nomura

Nello stand di Square-Enix allestito all'E3 2018, abbiamo incontrato Tetsuya Nomura, che ci ha raccontato il processo creativo di Kingdom Hearts 3.

Kingdom Hearts 3: creatività e fantasia al potere, parla Tetsuya Nomura
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  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Trovarsi dinanzi a Tetsuya Nomura, inevitabilmente, lascia un po' spiazzati. Magari ti prepari prima un bel discorso, un listone infinito di domande che sembra un interrogatorio dell'Interpol, ma poi - quando arriva il momento - hai dimenticato quasi tutto, inizi un po' a balbettare, a non sapere cosa dire. Vorresti abbracciarlo, ringraziarlo per tutti gli anni trascorsi nei suoi universi immaginari, stringergli la mano e complimentarti per l'enorme lavoro svolto nella sua carriera, oppure chiedergli, come se foste amici da tempo: "dov'è il mio Kingdom Hearts 3? E perché ci hai messo così tanto?". E forse lui non ti risponderebbe. Nomura-San è una di quelle celebrità del mondo videoludico che sanno di esserlo: quando lo abbiamo incontrato a Los Angeles, durante l'E3 2018, nel booth allestito da Square-Enix, appariva un po' stanco, con l'atteggiamento di chi è consapevole di dover tenere la bocca cucita il più possibile sul suo decennale progetto.
    Seduti ad un tavolino insieme ad altri due colleghi della stampa specializzata, abbiamo però provato a scuoterlo un po', a cercare risposte dal suo sguardo, a capire fin dove potesse spingersi nel rivelare qualche informazione aggiuntiva sulle nuove avventure di Sora. È stato piuttosto difficile, lo ammettiamo: dall'indole schiva, riservata e "distante", Nomura ha evitato il contatto visivo con i suoi interlocutori, è rimasto col capo chino la maggior parte del tempo (aiutato dalla visiera del suo berretto che gli nascondeva l'espressione), e si è rivolto soltanto alla sua assistente, incaricata di tradurre in inglese le sue parole per noi occidentali. Ma poi, poco alla volta, man mano che la conversazione proseguiva, siamo riusciti ad intravedere un bagliore improvviso nei suoi occhi, la scintilla creativa di un artista orgoglioso della sua creatura: abbiamo così incrociato per qualche secondo un sorriso compiaciuto, un tono di voce più febbrile, il desiderio di voler comunicare, finalmente, il motivo per cui Kingdom Hearts 3 saprà ripagarci per questi lunghissimi anni di attesa.

    Gli occhi e il cuore

    Tetsuya Nomura è un po' diverso nell'atteggiamento rispetto ad altri suoi colleghi nipponici: Fumito Ueda, ad esempio, cerca costantemente la partecipazione di chi gli sta davanti (anche se le barriere linguistiche sono insormontabili), sorride, si esalta, trasmette una forte carica di passionalità. Per non parlare poi di Yoshinori Ono, un personaggio fuori dagli schermi, una sorpresa continua, una risata ininterrotta.

    Nomura, d'altro canto, possiede un rigore differente, piuttosto formale, asettico, che di primo acchito sembra freddo e scostante. Ed invece, a ben guardare, è solo apparenza. Il suo distacco non è figlio della scarsa volontà di discutere, ma dell'impossibilità di farlo fin nel minimo dettaglio: lo si intuisce da evidenti cambi di tono nella voce, da qualche fremito delle labbra, dalle risate soffocate. È stato facile notarlo quando gli abbiamo chiesto di parlarci del processo creativo alla base di Kingdom Hearts 3, di quali fossero i suoi principali obiettivi all'inizio di quest'avventura videoludica nel lontano 2002. In quel momento, ne siamo certi, lo abbiamo visto sorridere.
    "Per quanto avessi ben chiaro il traguardo finale del progetto, dinanzi a me ha preso forma una trama più complessa di quella che avevo immaginato" - ci ha confessato - "Mentre mi prefiguravo l'obiettivo primario nel processo di sviluppo, ho iniziato a porre di fronte al percorso tanti piccoli traguardi da raggiungere, incarnati dai diversi personaggi della mia storia. Prima di giungere alla conclusione, quindi, c'era assoluto bisogno di raccontare queste vicende. Era necessario che i protagonisti della storia risolvessero anzitutto i loro problemi, completassero il cammino della loro crescita". È per questo che Kingdom Hearts ha assunto le sembianze di una vicenda così corale.

    E Sora, ovviamente, è il perno gravitazionale attorno al quale ruotano le trame dei membri del cast. Anche il nostro protagonista ha i suoi "guai" a cui porre rimedio, ma al contempo si ritrova invischiato in tanti altri piccoli e grandi grovigli. "Non avevo un disegno totalmente chiaro sin da subito, né avevo pensato ad ogni minima sfaccettatura narrativa: i personaggi si sono evoluti di volta in volta. Hanno preso forma episodio dopo episodio, ed ho cercato di creare un andamento che fosse il più coerente possibile con le loro personalità. Una via di mezzo tra le mie aspettative, ed il modo in cui avrebbero davvero agito, in base alla loro naturale evoluzione". È indubbio che una simile scelta narrativa abbia condotto la storyline del brand verso un'evidente frammentazione. Ne sono un esempio specifico i tantissimi spin-off, che hanno indotto i fan a ricomporre i pezzi e le linee guida di una trama sorprendentemente elaborata, e persino un po' confusionaria. "Inizialmente non credevo fosse davvero così tanto frammentata" - ha ribattuto Nomura - "tutto era piuttosto chiaro nella mia mente. A lungo andare, però, anche informandomi sull'opinione dei fan, ho iniziato a comprendere che sì, forse l'intero ordito narrativo era diventato decisamente complesso. E questo è uno dei motivi per cui ho pensato di riproporre la saga anche per PlayStation 4, così da prepararvi adeguatamente per ciò che vi attende in Kingdom Hearts 3". Sappiamo inoltre che questo terzo capitolo numerato proporrà un riassunto degli eventi passati prima di dare il via all'avventura, in modo tale da rinfrescare la memoria dei fan sugli avvenimenti degli ultimi sedici anni e non lasciare del tutto spiazzati nemmeno i neofiti che si avvicinano a questa epopea per la prima volta, attratti come sono ora dall'onda mediatica di un titolo tanto atteso, ora dal suo stile unico, fresco, disomogeneo e quasi destabilizzante nella sua sconfinata varietà. Un'opera che mescola le suggestioni artistiche provenienti da tanti universi Disney, ognuno caratterizzato da un proprio tratto visivo. Come per la trama, insomma, il rischio era quello di rendere anche il piglio estetico del prodotto un po' troppo disorganico e frastagliato.

    L'ottenimento dell'omogeneità sul fronte del design è stata una delle primarie preoccupazioni di Nomura e del suo team: "Quando creiamo un nuovo mondo, pensiamo sempre - come primo passo - a ciò che possiamo realizzare al suo interno. I mondi della Pixar, ad esempio, erano in programma sin dall'inizio. La nostra intenzione era quella di rendere ogni ambiente il più originale possibile. Ed in mezzo a questa varietà, io desideravo creare anche un mondo in live action". Nei recenti video promozionali del terzo episodio, d'altronde, è stato mostrato un livello interamente dedicato all'universo dei Pirati dei Caraibi, ricostruito con una cura maniacale ed incredibilmente realistica, che in parte si scontra con il piglio cartoonesco dei protagonisti. "Anche in Kingdom Hearts 2 era presente il mondo tratto dai Pirati dei Caraibi, il cui stile era però molto diverso da quello ricreato nel terzo episodio. Lavorando sulla nuova generazione di hardware, infatti, abbiamo provato a vedere fin dove potevamo spingerci nel tentativo di digitalizzare nel modo più verosimile l'opera originale. Ho compreso a mie spese che riprodurre un film in live action è parecchio difficile, molto più di quanto non sia rielaborare le produzioni in CGI di casa Disney. La Pixar, inoltre, ci ha sempre supportato durante le fasi di sviluppo, inviandoci progetti e documenti preparatori che potessero aiutarci nella creazione dei mondi ispirati ai loro film".

    Dalle parole dell'autore nipponico si evince chiaramente che il suo intento consiste perlopiù nella ricerca della varietà ludica e visiva, anche a scapito della coesione artistica. Sotto questo fronte, Kingdom Hearts 3 sembra voler proporre una serie di situazioni sempre nuove, dinamiche, spettacolari: e per farlo ci metterà alla guida di diversi personaggi. "" - ci ha confermato Nomura - "Nel gioco si potranno controllare anche altri protagonisti in precisi momenti della storia. Non saranno dotati però delle stesse abilità di Sora, e quindi il feeling sarà ben diversificato. Non posso dirvi di più, come potete immaginare. Sarebbe uno spoiler enorme, siccome si tratta di sequenze strettamente connesse all'andamento dell'avventura". Impossibile riuscire a carpire maggiori dettagli sul gameplay: Nomura è stato molto attento a non fornire nemmeno il più infinitesimo particolare che potesse rovinare la sorpresa.

    E mentre il tempo a nostra disposizione in sua compagnia volgeva al termine, lo abbiamo visto alzare lo sguardo e salutarci con un sincero sorriso, che sembrava volerci dire: "aspetta e vedrai". "Arigatou", gli abbiamo sussurrato con una pessima pronuncia giapponese. Ci ha fatto un leggero cenno di rimando con la testa, prima di tornare a coprirsi gli occhi con la visiera del cappello, immergendosi probabilmente di nuovo nelle sue fantasie, pensando a tutto ciò che ancora c'è da limare e perfezionare nella sua opera prima che giunga il prossimo 25 gennaio. Alla fine della breve chiacchierata, la curiosità e la fame di notizie non si sono attenuate. In compenso, è cresciuta in noi la speranza che Kingdom Hearts 3 possa rivelarsi un luogo in cui lasciare - proprio come ha fatto Nomura nel corso degli anni di sviluppo - una parte del nostro cuore.

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