Passato, presente e futuro di PlayStation in Italia

In occasione del 25 anni di PlayStation, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Marco Saletta, General Manager di Sony Interactive Entertainment Italia.

25 anni di PlayStation
Speciale: PlayStation 4
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In occasione del venticinquesimo compleanno della prima PlayStation, arrivata sul mercato nipponico esattamente il 3 dicembre del 1994, abbiamo avuto occasione di intervistare Marco Saletta, general manager di Sony Interactive Entertainment Italia. Ci siamo presi un momento per ricordare assieme quello che l'arrivo di Sony ha significato per il mercato videoludico, ripercorrendo poi le tappe che ci hanno portato dall'hardware originale fino all'attuale PS4. In questa nostra chiacchierata abbiamo anche identificato quello che è il profilo identitario di PlayStation: quali sono i valori dell'azienda, il suo approccio nei confronti del medium, il suo rapporto con l'innovazione ed il suo modo di concepire e produrre il videogioco. Nella convinzione che, per capire il futuro che ci attende con l'arrivo della nuova generazione, ci sia bisogno di ricordare anche e soprattutto da dove veniamo.

Dove tutto ebbe inizio

Everyeye.it: Il 3 dicembre del 1994 la prima PlayStation esce in Giappone. Col senno di poi possiamo dire che l'arrivo di Sony avrebbe davvero cambiato tutto, nel mondo dei videogame. Mi sembra che fin dall'inizio Sony abbia usato l'unica strategia possibile, al momento di entrare in un mercato di fatto dominato da altre aziende: ovvero quella di interpretare il videogioco in una maniera alternativa e complementare rispetto a quella dei concorrenti. Forse anche riuscendo per la prima volta ad allontanarsi da un'impostazione esclusivamente ludica, per abbracciare altri valori.
Qual è stata secondo te la chiave di lettura che ha permesso a Sony di imporsi fin da subito?

Marco Saletta: Credo che il vero elemento di rottura dell'ingresso di Sony nel mondo dei videogame sia proprio quello di aver saputo coniugare le caratteristiche di un prodotto di intrattenimento a quelle di un prodotto tecnologico. Di fatto i consumatori conoscevano già il videogame come forma di intrattenimento, Sony è riuscita fin da subito a legare ad una dimensione "giocosa" anche un elemento di progresso e di meraviglia tecnica.
Questo approccio, associato ad una strategia di comunicazione che per l'epoca era innovativa e rivoluzionaria, ha permesso al brand di imporsi molto rapidamente come leader di un settore già popolato.

Everyeye.it: Ecco, parliamo proprio di marketing, visto che negli anni '90 Sony ha anche cambiato completamente il modo di fare comunicazione. Uno degli obiettivi principali delle strategie promozionali dell'epoca mi sembrava anche quello di parlare a fasce di pubblico originariamente estranee al mondo videoludico. Uno sprono ad allargare i confini del mercato, insomma; che per altro ha continuato anche nelle generazioni successive. Un marketing creativo e fuori dagli schemi è stato il punto forte dell'azienda anche nella generazione PS2 e PS3; e, sebbene su canali diversi, anche in questa generazione. Ci parli un po' di questo approccio?

Marco Saletta: Credo che la scelta di fare una comunicazione fieramente diversa fosse legata a doppia mandata alla filosofia di cui ti parlavo prima. Se devi rivoluzionare un mercato, o meglio, se devi rivoluzionare il modo in cui il pubblico percepisce un'esperienza d'intrattenimento che fino a quel momento era sempre rimasta nell'ambito del gioco, devi necessariamente rompere gli schemi: essere irriverente, coraggioso, rompere gli stereotipi della comunicazione. E non parlo solo di quella legata al mondo del gaming, parlo di comunicazione in generale. Alcuni vecchi spot sono "disruptive" - dirompenti - anche se li confrontiamo con quello che succedeva in quegli anni in altri ambiti della tecnologia e dei prodotti lifestyle. Quel modo di fare comunicazione è stato fondamentale anche per le generazioni future, senza quel momento di rottura, cominciato 25 anni fa, oggi non parleremmo di PlayStation come stiamo facendo adesso.

Everyeye.it: La console esce in Giappone nel 1994, ma arriva in Italia l'anno dopo, nel novembre del 1995. Tu hai ricordi di quegli anni, eri un giocatore?

Marco Saletta: No, non ero un videogiocatore. Avevo però grande ammirazione per chi videogiocava, guardavo con interesse molti amici, pensando anche scioccamente di non poter mai raggiungere il loro livello di abilità. Il mio era anche un limite culturale, devo ammettere, che mi ha tenuto alla larga dal gaming per molto tempo. Ho iniziato ad avvicinarmi ai videogiochi grazie ai miei nipoti, con PlayStation 3, e l'ho fatto per stare insieme a loro, per essere parte del loro mondo. Ed è stato grazie a loro, a questo incontro generazionale, che ho scoperto il bello di essere un videogiocatore, e tutte le emozioni che il videogioco sa regalare.

Everyeye.it: Hai parlato di un limite culturale, mi viene da chiederti se pensi che esista ancora oggi, questa resistenza? Una sorta di sospetto, che una parte della popolazione ha ancora nei confronti del videogioco.

Marco Saletta: Nel nostro paese il sospetto c'è, è un dato di fatto. Non siamo ancora riusciti ad affermare uniformemente il videogioco come un medium dai valori positivi. C'è da riconoscere che la ragione è in parte culturale, ma in parte anche di ecosistema: per esempio non ci sono mai state politiche industriali a favore dello sviluppo industriale di chi produce e distribuisce videogiochi, ed è evidente che quando un business diventa anche industria all'interno di un Paese, l'opinione pubblica di quel Paese tende a cambiare idea sulle caratteristiche e le possibilità di quel settore.

La mancanza di una politica industriale spiega anche gran parte delle resistenze di chi governa questo pese a sdoganare il videogioco come un medium divertente e interessante.
Se ci fosse stata più attenzione da parte delle istituzioni, se ci fosse stato sviluppo occupazionale e interventi mirati a stabilizzare l'infrastruttura del mercato, oggi ragioneremmo in termini diversi, e per rendersene conto basta vedere quello che è accaduto in Inghilterra in Olanda, o quello che sta accadendo in Polonia e in Francia.

Everyeye.it: Torniamo a Sony, o meglio al lancio della prima PlayStation. Credo che uno dei punti di forza di quella stagione sia legato alla capacità di creare nuovi immaginari e di lanciare nuove IP. Ci sono prodotti che ancora oggi vivono della presa che ebbero sul pubblico oltre vent'anni fa, penso ad esempio alla serie di Gran Turismo, che ancora oggi canalizza un affetto che il pubblico ha maturato durante l'epoca della prima PlayStation.

Marco Saletta: Il tema dei contenuti è da sempre un nostro vanto. È un aspetto su cui abbiamo sempre investito e continueremo ad investire negli anni a venire. Un'azienda che opera in questo settore oggi deve in primo luogo essere esclusiva, ed al contempo deve offrire largo spazio alle emozioni; altrimenti il videogioco rischia di diventare più meccanico che passionale.

C'è però anche bisogno di sapersi adattare alla esigenze di un pubblico sempre più vasto, differenziandosi quando serve. Visto che hai citato Gran Turismo, pensiamo proprio all'evoluzione che ha avuto questa serie, trasformandosi in GT Sport, che potremmo definire il primo gioco di massa pensato per l'eSport. Quando lo abbiamo presentato una larga parte della stampa si chiedeva perché avessimo scelto di percorrere questa strada, e aveva dubbi sulla buona riuscita del prodotto perché PlayStation era sinonimo di esperienza Single Player, di giochi narrativi, di emozioni.
Come ha spiegato efficacemente Yamauchi, ogni tanto c'è bisogno di distinguersi, di seguire altre strade con la massima convinzione, per fare in modo di dedicare le proprie esclusive anche ad altre fasce di utenza, con l'obiettivo di offrire a tutti intrattenimento di qualità, sempre e comunque.

Everyeye.it: Parliamo un po' del percorso che vi ha portati dalla prima PlayStation fino a PS4. C'è stata un'evoluzione del modo di intendere il videogioco? Un cambio di valori e di prospettive?

Marco Saletta: Come dicevamo, il lancio di PlayStation è stato un tentativo di innovazione molto forte, se vogliamo un atto di rottura con il mercato dell'epoca.

Questa intenzione si è definitivamente concretizzata con PlayStation 2, che rimane ancora oggi la console più venduta nella storia dei videogiochi. E questo risultato ci dice una cosa sola: che quella console seppe interpretare le esigenze del pubblico e del mercato da tutti i punti di vista; da quello dei contenuti così come sul fronte della distribuzione e della comunicazione. La generazione PlayStation 2 fu quella che portò a piena maturazione una filosofia avviata negli anni precedenti.
Il passaggio a PS3 fu un fenomeno più limitato, anche perché il posizionamento iniziale fu quello di un device pensato per fare tutto. E quando nasci per fare tutto, forse non riesci a caratterizzarti e posizionarti in maniera netta. Con il senno di poi, anche soppesando le ambizioni dell'hardware, il tutto poteva essere fatto in maniera diversa.
La lezione di PS3 è stata comunque accolta pienamente con la nostra quarta console casalinga, e infatti PS4 nasce "for the players": un hardware connesso con diverse infrastrutture, social fin dal primo giorno; un ecosistema che va nella direzione opposta del suo predecessore, in quanto nasce con il gioco al centro, eppure resta capace di espandersi fino a diventare un hub di intrattenimento completo.

Everyeye.it: Marco, ti ringrazio per le risposte e non mi dilungo ulteriormente. Ti faccio soltanto una domanda per quel che riguarda il futuro, senza entrare ovviamente nel merito di PS5. Sony è sempre stata un'azienda che ha cercato di anticipare le tendenze. Anche in questa generazione ha voluto abbracciare la Realtà Virtuale, ma è stata anche una delle prime società videoludiche a lanciare un servizio di streaming, anni prima che si parlasse di Stadia. Possiamo aspettarci che questo approccio venga confermato anche in futuro?

Marco Saletta: Io credo che il compito di un brand come PlayStation sia quello di innovare sempre e comunque. La natura di questa innovazione può essere di volta in volta diversa: c'è l'innovazione tecnologica, quella legata allo spirito dei contenuti che girano sulle nostre console, o quella invece legata ai servizi. Con la generazione attuale abbiamo dimostrato di avere lo spirito critico di correggere in corsa alcuni elementi della nostra strategia, e abbiamo avuto la forza di lanciare tecnologie e servizi con molto coraggio. PSVR, ad esempio, è a tutti gli effetti un'avanguardia che ha decretato il successo generale di tutta la tecnologia legata alla realtà virtuale. Io credo che senza l'ingresso di PSVR nel settore, senza i 4.2 milioni di headset venduti globalmente, oggi la situazione della VR sarebbe molto diversa a livello economico e commerciale.

Penso che il prossimo passaggio di console non potrà che seguire l'onda lunga di ciò che è successo in questa. Quindi possiamo aspettarci servizi innovativi e contenuti ugualmente inediti ed esclusivi; soprattutto questo punto sarà importante, sempre di più; per difendere e proteggere la tua community gli devi dare inevitabilmente contenuti esclusivi, altrimenti rischi di andare a competere con la concorrenza su altri aspetti che sono meno importanti per chi vuole intrattenimento di qualità.

Un occhio di riguardo lo avremo per il Cloud Gaming, per l'infrastruttura dedicata al Multiplayer, ma anche per l'eSport, che sarà probabilmente integrato all'interno della console, perché una parte dei videogiocatori vuole anche quello. Complessivamente credo che la nuova generazione, più che una totale rivoluzione dell'approccio attuale, sarà una sua evoluzione.