Roland Garros eSeries: Intervista alla leggenda Norman Chatrier

Il torneo tennistico eSport torna per una seconda edizione ancora più ambiziosa. Abbiamo avuto l'opportunità di intervistare Norman Chatrier.

Roland Garros eSeries: Intervista alla leggenda Norman Chatrier
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  • Mancano poco meno di due mesi a uno dei più importanti Slam del mondo, disputato sulla terra battuta. Là, dove Rafa Nadal detiene ancora il record di vittorie e in cui si sfideranno le leggende del tennis mondiale.
    Come sapete, l'anno scorso il tennis, nella sua declinazione virtuale, è entrato nel gaming competitivo grazie alla Roland Garros eSeries by BNP Paribas e a Tennis World Tour. Il tricolore, peraltro, è finito sul podio grazie a Lorenzo Cioffi.
    Forti dell'ottima accoglienza, gli organizzatori si sono gettati a capofitto in una seconda edizione che si pone come obbiettivo quello di bissare non solo il successo della scorsa stagione ma fare anche meglio.
    Abbiamo avuto l'opportunità di intervistare Norman Chatrier, vera e propria istituzione in Francia, non solo perché è uno dei più famosi giocatori esport transalpini nonché "ambassador" del Roland Garros eSeries by BNP Paribas, ma soprattutto per il cognome che porta. Il ragazzo è infatti il nipote di Philippe Chatrier, tennista a cui è dedicato il campo centrale del Roland Garros. Ecco cosa ci ha raccontato.

    A tu per tu con Norman Chatrier

    Sei sempre stato un videogiocatore, immagino. Come ti sei avvicinato al gaming competitivo?

    Ho iniziato a giocare all'età di 3 anni. Sono sempre stato un tipo competitivo ma è all'età di 13 anni che ho iniziato a competere veramente, con Tony Hawk (record mondiale!). Però è all'età di 17 anni che è partita veramente la mia carriera esport con i miei primi tornei live, con Tekken. In quel momento è iniziato tutto.

    Come hai "scoperto" gli esport e quando hai deciso che poteva davvero diventare la tua strada?

    Ho scoperto gli esport con gli FPS, grazie a un giocatore professionista chiamato Fatality che ha lavorato per la "democratizzazione" e la copertura mediatica di questa nuova disciplina in tutto il mondo.
    All'epoca, pensate, studiavo pianoforte per diventare un compositore. Tuttavia, con le mie vittorie sui palchi internazionali di Tekken, ho deciso di lasciare tutto e rendere la mia passione per i videogiochi il mio lavoro. In quello stesso giorno, quando presi quella decisione, avrei dovuto volare negli Stati Uniti per unirmi a una famosa scuola di musica!

    Oltre ad essere un professionista, sei coinvolto in altre iniziative per un pubblico più "mainstream". Come è iniziata la tua carriera e cosa è cambiato in questi anni? La tua percezione degli esport è diversa rispetto al passato?

    Ho acquisito status e notorietà prima di tutto grazie al mio record, che mi ha permesso di essere notato da un canale televisivo (Game One), che mi ha offerto l'opportunità di presentare un programma innovativo sugli esport, il primo del suo genere.
    La mia visione dell'esport è ovviamente cambiata, ma nel senso migliore. L'esport ora è più mediatico, in vista ed è considerato una vera professione. L'industria dei videogiochi ha sofferto per molto tempo di cliché e stereotipi, ma ora è decisamente più apprezzata in Francia. Questa visione e convinzione che ho sempre avuto riguardo all'emergere degli esport è intimamente legata ai molti viaggi che i miei tornei mi hanno permesso di vedere il mondo e sperimentare.
    Dieci anni fa sono andato ai Campionati del Mondo di Tekken, in Giappone e Corea del Sud, due paesi che sono considerati la Mecca dei videogiochi. L'Esport era una religione: riempiva interi stadi, i canali televisivi erano dedicati ai tornei e, soprattutto, i giocatori erano considerati al pari dei migliori atleti. Il divario con l'Europa era immenso, ma ero comunque convinto che tutto quello sarebbe arrivato anche a casa.

    Ora sei nei Millenium: com'è la giornata tipo in un'organizzazione professionistica? Il training fisico e mentale è essenziale, come per ogni atleta. Come ti prepari prima di un torneo?

    La mia giornata tipo non assomiglia a quella di un classico sportivo di alto livello perché ho altre due professioni che affianco alla mia carriera di giocatore professionista (TV e web host + influencer di videogiochi). Sono quindi impegnato in una routine rigorosa: mi alleno la sera e durante i fine settimana, faccio sport classico per tenermi in forma e mangio cibo sano.

    La passione per lo sport è, evidentemente, nei geni della tua famiglia. Hai sempre avuto una forte passione per lo sport "tradizionale" e come hai vissuto la fondamentale eredità lasciata da tuo nonno?

    Le mie capacità mi hanno portato a diventare un professionista esport, ma lo sport tradizionale è sempre stato forte nella mia famiglia e in particolare nel tennis. Il fatto di aver scritto il mio cognome in uno dei campi da tennis più antichi e famosi del mondo mi ha portato a trascorrere ore interminabili sui campi da tennis per onorare e seguire il nostro immenso patrimonio familiare. Non posso davvero dire che le mie prestazioni su un campo da tennis siano state all'altezza rispetto a quelle che ho nell'esport, ma ci sono alcuni aspetti fondamentali in cui lo sport tradizionale mi ha aiutato molto nella gestione delle mie routine da atleta esport. Il miglior esempio è la gestione dei momenti chiave: nel tennis, alcuni punti hanno più valore degli altri (break point, tie break, 40/40 ...) anche se un punto è solo un punto. Sono riuscito a trasformare questa gestione dei "punti importanti" e trasporla nella mia professione. Anche in questo caso devi esser bravo a identificare i momenti chiave e performare al meglio per fare la differenza. Credo che questo patrimonio di famiglia mi abbia aiutato molto.

    Per quanto riguarda quest'ultimo punto: quali competenze ritieni di esser stato in grado di portare nell'esport in Francia?

    È molto complicato descrivere ciò che ho potuto apportare all'esport. Siamo appena agli inizi e le possibilità sono molte, ci sono molti stili di gioco diversi e molti titoli competitivi.

    Come hai "legato" il tuo nome a Roland-Garros eSeries e quanto lavoro è necessario per organizzare e far crescere un evento di tale importanza?

    L'anno scorso, il tennis ha fatto il suo ritorno sulla scena grazie a Tennis World Tour. All'epoca, Bigben (editore del titolo), la Federazione francese di tennis (organizzatore del Roland-Garros), BNP Paribas (la banca sponsor) e io (ovvero una persona con un'eredità nel tennis e profonda conoscenza dell'esport) si sono riuniti per lavorare alla creazione di una scena competitiva dedicata al tennis. È così che è nata l'idea di un torneo internazionale con finali allo stadio Roland-Garros, e abbiamo creato il Roland-Garros eSeries by BNP Paribas.
    L'organizzazione di un evento del genere implica un sacco di sfide diverse:
    - Creare un'atmosfera che piaccia ai giocatori e che abbia senso dal punto di vista degli esport;
    - Coordinare e organizzare tornei offline e online in dieci paesi diversi;
    - Identificare i partner giusti con cui lavorare.
    La collaborazione con tutte le parti coinvolte ci ha aiutato ad avere un ottimo primo anno e speriamo in una visibilità ancora migliore quest'anno ma ovviamente, come avete detto, implica molto lavoro.

    Puoi raccontarci di più sulla nascita del Roland Garros eSeries? Che ruolo ha rivestito BNP Paribas nella volontà di organizzare questo torneo?

    BNP Paribas è stato presente fin dall'inizio del progetto e questa è la parte più interessante di questa sponsorizzazione: non si tratta solo di un accordo di visibilità aggiunto una volta finalizzato il progetto, in realtà è il contrario. BNP Paribas stava già valutando il potenziale dell'eTennis. Quando il progetto ha iniziato a crescere, lo sponsor è stato essenziale per fornire:
    - le sedi in cui ospitare gli eventi: BNP Paribas sta già supportando numerosi tornei di tennis in tutto il mondo, come il BNL Internazionali d'Italia di Roma. Hanno aperto molti luoghi per ospitare il nostro torneo. Luoghi meravigliosi, proprio come il Foro Italico, l'Open Parc Auvergne Rhône-Alpes de Lyon, la Fed Cup ... Quella è una bella immagine: giocatori esport che giocano in veri e propri templi del tennis
    - community: BNP Paribas sostiene molto il tennis nella community di We Are Tennis. Ha reso il torneo visibile agli appassionati di tennis, persone che non erano giocatori, ma appassionati di tennis che erano felici di provare a giocare al tennis virtuale.

    Pensi che gli eventi di esport possano attrarre nuovo (o un diverso tipo di pubblico) se sono collegati a eventi di "sport tradizionale"?

    Decisamente! Il Roland-Garros eSeries di BNP Paribas ne è l'esempio perfetto. Abbiamo esaminato la lista dei partecipanti dello scorso anno alla fine del torneo e i dati hanno mostrato che circa il 50% delle persone che avevano preso parte erano già giocatori (giocando a tipici giochi di esport e che erano curiosi di questo primo evento di tennis). Ciò significa anche che il 50% delle persone che sono venute non erano giocatori, ma fan del tennis, che stavano solo cercando un nuovo modo divertente di interagire con il loro sport preferito. L'esport deve esser visto come un nuovo modo di connettersi con lo sport tradizionale e attrarre un pubblico più vasto e spero che potremo continuare così.

    C'è un forte dibattito in merito agli esport alle Olimpiadi, forse come competizioni dimostrative a Parigi nel 2024. Cosa ne pensi riguardo a questo dibattito? Pensi che ci possa essere un futuro di convivenza, o meglio, eventi dedicati solo per gli esport?

    I giochi asiatici l'hanno già fatto, quindi perché non le Olimpiadi regolari? Credo che ci sia un futuro per questo, ma è ancora una lunga strada da percorrere. L'Esport non è così organizzato come lo sono tutte le federazioni sportive che partecipano alle Olimpiadi. Quale gioco avrebbe senso inserire, come ci si qualificherebbe, quale classifica utilizzare? L'Esport non può avere tutto questo al momento ma sicuramente in futuro la questione potrà essere affrontata nuovamente.

    Questo sarà il secondo anno di Roland Garros eSeries. Qualche idea in più per il futuro?

    Aggiungendo la modalità online è un grande vantaggio quest'anno, raggiungeremo ancora più persone. Per il futuro, spero che potranno partecipare più paesi. Inoltre vorrei che il finale del Roland-Garros diventasse più grande: un posto dove la scena dell'esport possa incontrare il più grande torneo del mondo.

    Ringraziamo Norman Chatrier per il suo tempo e auguriamo buona fortuna a tutti i partecipanti, nella speranza di vederli a Parigi.
    Ricordiamo a tutti coloro che volessero partecipare ai qualifier italiani, questi si terranno online il 27 Aprile, mentre la finale live verrà giocata a Roma, il prossimo 18 maggio al Foro Italico.

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