Intervista Vincenzo "Vitoiuvara" Aversa

La parola al videogiocatopre professionista, ed un apiccola sorpresa per i lettori di Everyeye

Intervista Vincenzo 'Vitoiuvara' Aversa
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Si tratta per quest'ultimo appuntamento con la riflessione su umorismo e videogiochi di chiedere a chi in Italia per primo si è occupato del tema, secondo forme originali e frizzanti. E anche se gli annali querelassero Everyeye per aver pezzato sulla paternità, di certo il nome di Vincenzo Aversa, meglio conosciuto come Vitoiuvara, sorvola il web italiano ormai da diversi anni.
Romano de Roma, fraggatore d'annata, integerrimo collezionista di action figures. Di più, videogiocatore professionista.
Merito del suo fare eclettico che lo porta ad apparire un po' ovunque, legando in particolare il proprio nome alla bella realtà editoriale di Parliamo di Videogiochi: sua una delle voci del podcast Ringcast, sua una delle penne dietro la fanzine elettronica Babel (progetto in evoluzione), suoi alcuni belati e latrati di Game Petwork, sua faccia, casa e pure panza davanti alla macchina da presa per Il primo corso per videogiocatori professionisti (ufficialmente al capolinea), cliccatissimo - direbbe Studio Aperto - su Youtube.
Mettendo sempre in primo piano la passione (straripante) per i videogiochi, coadiuvata da una attenzione per la tecnologia, ha messo in piedi una lunga rincorsa che ha infine condotto all'esplosione creativa di Babel, per poi passare alla comicità attraverso video amatoriali. Testuali parole: di pessimo girato.

De Satyra Eye

De Satyra Eye è uno spin off di De Re Ludica incentrato sul rapporto tra umorismo e videogiochi. Tra riflessioni e interviste si cerca di individuare direzioni e innovazioni del ridere dell'intrattenimento interattivo.
- De Satyra Eye vol. 1
- Emiliano "Emix" Ribaudo
- Antonio "Farenz" Farina
- Vincenzo "Vitoiuvara" Aversa

"Game Petwork" e "Il primo corso per videogiocatori professionisti" sono, in quest'ottica, fondamenti chiave della tua visione umoristica del videogioco: il primo funzionale a una critica circa l'industria, il secondo circa le attitudini dei videogiocatori. Anzitutto perchè la forma visiva e non scritta?

In realtà ho cominciato a scrivere ironicamente sui videogiocatori molto prima di cominciare a fare video. In parte lo faccio tutt'ora sulle pagine di Babel (pdf gratuito). Il primo video del corso nasce con lo scopo di ridere insieme ad alcuni amici che condividono la mia stessa passione. E tutt'ora, come si può ben notare dall'attenzione riservata alla qualità dell'immagine, non ha ambizioni o pretese troppo dissimili. Game Petwork, realizzato con un ragazzo che vive in UK, è un progetto di tutt'altro spessore. C'era più ironia, più attenzione ai dettagli, più lavoro dietro e le immagini servivano a raggiungere il maggior numero di persone possibili. Peccato che, invece, non abbia avuto il successo sperato. In futuro spero di tornare a lavorarci su. (detto fatto con la recentissima seconda stagione ndr)

Quali sono gli espedienti registici attuati (specie in relazione a Game Petwork) per giungere a un credibile umorismo?

Non posso essere d'aiuto. Di Game Petwork mi occupavo solo delle battute e di qualche piccola idea di sceneggiatura. Il resto non era farina del mio sacco.

E allora guardiamocelo un episodio di Game Petwork, la cui seconda stagione è attualmente on air nel Bel Paese. Le frequenze di Everyeye Tv hanno intercettato in anteprima il secondo episodio (il pilota lo potete vedere cliccando qui).
La prima sit com videoludica avente come protagonisti gli attori di Animal Farm (maiali borghesi a parte) è scritta da Vitoiuvara e il Cego, le due eminenze grigie che prestano i dialoghi a questa versione senza ogm di Casa Vianello. Nel secondo episodio si discute della considerazione che i media hanno dei videogiochi, di donne che giocano a Counterstrike, di messicani e Kinect.
Cosa vuol dire fare "satira videoludica"? Quale è il rapporto tra "Satira e videogiochi"?
Nonostante ci sia dentro fino al collo, non posso fare a meno di notare che questo ambiente viva di situazioni al limite del ridicolo. Dai videogiocatori smaliziati che pensano da professionisti a quelli che difendono alla morte il proprio gioco o la propria console preferita, dalle software house più disorganizzate ai publisher che sventolano il miglior gioco del mondo ogni 5 minuti. Di materiale ce ne sarebbe a bizzeffe, peccato sia una satira rivolta a poche persone super informate e che non sia così facile promuovere progetti del genere. Noi ci siamo affidati sempre al passaparola perché i grossi network hanno difficoltà a distinguere tra spam e promozione e spesso scelgono di proibire tutto per evitare problemi.
Il rapporto tra satira e videogiochi è, invece, ancora piuttosto deludente. Di titoli che ne hanno saputo sfruttare le potenzialità me ne vengono in mente pochi: Conker indubbiamente, in parte la saga rpg di Mario e poco altro. Di potenziale ce ne sarebbe molto, ma il videogioco non è ancora abbastanza maturo. Nonostante si continui a parlare di prodotti per adulti, il grosso della produzione è destinata a quattordicenni senza grosse pretese a livello narrativo.


Quali sono i proponimenti che i tuoi show intendono perseguire? Come può l'umorismo smuovere queste genti? Oppure si propongono come un semplice diversivo e/o come mero intrattenimento?

Con il corso mi piace punzecchiare i difetti cronici (a volte anche miei) del videogiocatore, spero che qualcuno possa riderne sotto i baffi, ma non ho la pretesa di cambiare nessuno, per carità. Se sei la vittima della satira, difficilmente riesci a capirla. I videogiocatori saranno migliori solo quando lo saranno pure i videogiochi.

Il campione della messa in ridicolo di certe meccaniche videoludiche è Luigi's Mansion, il cui incedere titubante e pavido fa del corretto umorismo all'indirizzo della saga Resident Evil. Forse il titolo EAD è l'unico prodotto che impiega il testo ludico per fare della satira sul videogioco stesso. Non è un po' poco per un'industria in costante miglioramento? Quali sono i possibili scenari futuri? Come si può incentivarli?

Mario rpg (tutta la saga) probabilmente si fa beffe dei videogiochi molto più di quanto non faccia Luigi's Mansion. Nintendo è sempre stata molto brava in questo, peccato che le sue attenzioni siano destinate a tutt'altro genere di prodotti al momento. Io spero di vederne di più di giochi simili in futuro, ma il grosso pubblico sembra non digerirli abbastanza bene. Il motivo principale è il continuo ricambio generazionale dei videogiocatori. Quel tipo di satira arriva a chi conosce i videogiochi da qualche anno, e quelli smettono di giocare col passare del tempo. I nuovi che si avvicinano, invece, non possono interpretare quel tipo di ironia.

"Impugno un pad" è il titolo di una tua accattivante parodia: ascoltata oggi, all'interno di un panorama che tra Wiimote e Natal desidera privarsi dei pad, ha una certa vena nostalgica. Il bersaglio preferito del tuo "corso per videogiocatori professionisti" sono gli hardcore gamer, quelli della peggior specie: non credi tuttavia che come razza stiano ormai scomparendo e quindi più che criticarli siano da difendere (gli avversari ora non sono più i fanboy, ma i ridicoli casual gamer)?

Io trovo meritevole di critica anche questa avversione per i casual gamer a dire il vero. L'apertura alle masse dovrebbe essere un bene per l'industria. I costi attuali di produzione hanno bisogno di un pubblico più ampio e, quando ce l'hai, puoi rischiare di realizzare anche videogiochi meno sicuri e affidabili. Molti videogiocatori, invece, sono come dispiaciuti che il loro hobby, una volta di nicchia, stia diventando un bene per tutti.
Discorso a parte si può fare con la politica Nintendo invece. Il Wii doveva essere una rivoluzione dei controlli, e in quel senso ha fallito. Il pad è un prezzo di ingresso troppo alto per tante persone, il Wii doveva rendere l'ingresso gratuito. Al momento, però, non sta portando nuove persone ai videogiochi, sta solo facendo credere loro che l'aerobica sia un videogioco. Che sarebbe comunque un bene se poi, dopo Wii Fit, comprassero anche altro, ma le classifiche di vendita dicono il contrario. Quelli che hanno comprato il Wii non porteranno in futuro altri soldi al settore, li porteranno a Nintendo se avrà un'idea altrettanto vincente.


Domanda più generale: a cosa è dovuta la crisi della satira in Italia? E' giusto parlare di crisi? E' colpa della censura? O si tratta di un atteggiamento culturale, di un disinteresse del pubblico di massa?

La censura colpisce la satira politica, in Italia non si vede satira perché non puoi colpire nemmeno un portaombrelli senza infastidire qualcuno. Il pubblico di massa va abituato alla satira, in America David Letterman può permettersi di insultare il Presidente degli Stati Uniti perché sono cinquant'anni che ascoltano quel tipo di umorismo e lo rispettano. South Park può fare puntate con preti che portano al guinzaglio bambini nudi, da noi non si può trattare quell'argomento nemmeno nei talk show d'approfondimento. La satira, quella vera, è un mezzo d'espressione che fa male e che si muove sempre al limite, se ti permetti di giudicarla la uccidi.

Hai ventinove anni, non pensi che sia ora di smetterla coi "giochini"?

No, ancora mi diverto e continuerò finché ne avrò il tempo. Se rimarrà così com'è, però, e gli impegni dovessero aumentare, in futuro non potrò che preferirgli telefilm come i Soprano o Battlestar Galactica. Perché l'intrattenimento puro, ad una certa età, comincia a starti stretto.
Poi aggiunge su Parliamo di Videogiochi: "Un giorno lascerò i videogiochi per qualcosa con più tette e meno checkpoint. Per il momento, però, mi riempio la casa di pessimi pezzi di plastica".

De Satyra Eye Il segreto del successo della Commedia all'italiana risiedeva nel fatto che lo spettatore fosse convinto di non essere lui l'oggetto della satira, ma chi si siedeva di fianco. Così i tre ragazzi che abbiamo intervistato nelle passate settimane rimangono convinti che ci legge i loro scritti o ammira i loro video se la ride pensando a quei nerd che per loro i videogiochi sono come una religione, Microsoft contro Sony, Nintendo contro Sega, quando invece i veri bersagli della satira sono proprio loro, ignari compartecipatori della console war. La nostra speranza è che oltre a procurarvi una sana risata il percorso di De Satyra Eye possa avervi fatto anche un poco riflettere sulle nostre abitudini/attitudini di videogiocatori, specie nel periodo dell'anno in cui gli scaffali sono più inflazionati di novità e si fa fatica a stare dietro a tutte.