American Arcadia: quando The Truman Show incontra Matrix

Per il Tribeca Games Festival abbiamo provato American Arcadia, il gioco in cui dovremo fuggire da una metropoli che nasconde un terribile segreto.

American Arcadia: quando The Truman Show incontra Matrix
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  • Allo showfloor virtuale del Tribeca Games Festival abbiamo giocato a dei sequel molto attesi, qui la nostra prova di A Plague Tale: Requiem, così come a produzioni dalla grande potenza narrativa (il provato di As Dusk Falls è a portata di click) ma forse, complice l'indovinato stile visivo e le idee alla base dell'avventura, il prodotto ad averci stupito di più è stato l'American Arcadia di Out of the Blue Games.

    Il collettivo di veterani con base a Madrid ha già dimostrato il suo valore con Call of the Sea e adesso vuole proporci la storia di un uomo in fuga e di una donna disposta a rischiare tutto per permettergli di lasciarsi alle spalle la scintillante e fittizia perfezione di Arcadia. Ebbene, ci è stata data l'opportunità di provare il gioco per quasi 25 minuti, in una sezione introduttiva a metà tra Matrix e The Truman Show che ci ha dato un concreto assaggio di questo retrofuturo distopico al sapor di anni '70.

    C'è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese...

    Trevor Hills, di anni 28, si trova alla scrivania di un commissariato di polizia, con degli agenti che lo stanno sottoponendo a un interrogatorio videoregistrato. La sua è una di quelle storie che non si sentono così spesso, il racconto di una bugia che per quasi tre decenni ha chiamato vita, il risveglio da un sogno scintillante e la provvidenziale quanto brusca scoperta di una terribile realtà. La trama di American Arcadia si sviluppa con un piglio documentaristico e segue l'assurdo racconto ai poliziotti dell'ex account manager dell'INAC.

    Dopo una breve sequenza di fuga in una area paludosa illuminata dalla luce lunare e dai riflettori degli squadroni incaricati di catturare Trevor, conosciuto come Soggetto 10392, ci siamo ritrovati al principio degli eventi narrati, quando la vita del protagonista era un'ininterrotta routine di mondanità. Oltrepassato l'ingresso delle Gemini Towers dell'INAC - la compagnia per cui ha lavorato quasi 10 anni - Hills ha scoperto tramite un video annuncio quella che credeva essere una bella notizia per il suo amico Gus Rainey. Stando alle rassicuranti parole di Vivian Walton, una delle figure di spicco di Arcadia, il collega aveva vinto un viaggio da sogno, tra spiagge assolate e mari cristallini, ed era in procinto di partire.

    Trevor sapeva che Rainey non fosse un amante di questo genere di cose o un festaiolo da balli sulla spiaggia, e anche i suoi colleghi che parlottavano nei pressi dell'area bar sostenevano la medesima cosa. Ormai nei pressi della propria scrivania, l'uomo stava lasciando sfumare questi pensieri, finché dei banner pubblicitari opportunamente rimescolati sullo schermo della sala non hanno fornito una macabra risposta alle sue domande: "Gus è morto".

    Confuso e intenzionato a seguire le frecce che si paravano sui pannelli dello stabile, l'account manager ha visto aprirsi le porte dell'inaccessibile A.D.A. Room e al suo interno ha scoperto la verità: American Arcadia non era una città ma solo il gigantesco teatro d'un reality show distribuito al pubblico pagante di tutto il mondo. I cittadini altro non erano che inconsapevoli VIP o figuranti, a seconda della popolarità di ciascuno, gli ingranaggi d'una macchina mangia soldi che - quando necessario - dovevano essere "gettati" e sostituiti. Gus non era diretto verso mete esotiche ma era stato eliminato e presto, se non avesse eseguito alla lettera le istruzioni di colei che gli stava cominciando a parlare, anche Trevor avrebbe fatto lo stesso "viaggio". Nella sua fuga disperata dagli Intercettori, le unità incaricate di eliminarlo per evitare la "rottura della quarta parete", Trevor ha visto il vero volto della Walton - un'attrice perfida e incurante del fatto che una persona poco importante come lui dovesse morire - e ha cominciato a fare domande ad Angela detta "Kovacs", la sua misteriosa salvatrice.

    Di questo prologo a metà tra Matrix e The Truman Show abbiamo apprezzato praticamente ogni cosa, a partire dagli scambi di battute tra i due personaggi. Serrati e soprattutto credibili, i dialoghi potrebbero rivelarsi una delle componenti più luminose del comparto narrativo, che ci auguriamo possa riuscire a incuriosirci e tenerci sulle spine per tutta la durata dell'avventura. Molto c'è da sapere sulle motivazioni che spingono Kovacs ad aiutare il malcapitato, così come sull'identità e la visione delle eminenze grigie dietro al reality show e francamente, date le premesse, attendiamo con ansia il momento in cui sarà possibile farlo.

    Sfuggire a un incubo scintillante

    Anche sul fronte prettamente ludico, American Arcadia propone un mix potenzialmente interessante tra action a scorrimento in 2.5D con elementi platforming e avventura 3D con visuale in prima persona a base di esplorazione e puzzle ambientali. Tra i bui corridoi del backstage della città e le viste mozzafiato ma da far girare la testa offerte dalle sporgenze delle Gemini Tower, Trevor ha dovuto vendere cara la pelle coordinandosi con Angela. In una serie di sezioni dalla complessità crescente, abbiamo spostato casse e carrelli per raggiungere zone sopraelevate, magari illuminati da un riflettore correttamente posizionato dal nostro angelo custode (sempre controllato da noi).

    Per sfuggire alle grinfie degli Intercettori, il gracile protagonista ha dovuto effettuare balzi al momento opportuno, avventurarsi negli immancabili condotti d'areazione e perfino camminare in equilibrio su di una gru, mentre Kovacs si assicurava di muoverne le parti mobili per impedire agli inseguitori di proseguire. Il controllo simultaneo dei due personaggi avrà certamente permesso agli addetti ai lavori di costruire sezioni di gioco cariche di tensione, in cui dover sfruttare alla perfezione le abilità di entrambi. Sempre nella versione dimostrativa abbiamo avuto un assaggio di una situazione un po' diversa.

    Per permettere a un Hills rimasto bloccato di continuare la fuga, Kovacs ha dovuto lasciare la propria postazione ed esplorare l'intero piano, così da trovare una password per entrare nell'ufficio di un superiore e utilizzare il suo PC. Siccome dovevamo coprire le tracce del suo operato prima di cercare la stringa di numeri da immettere sul tastierino, abbiamo dovuto proiettare delle scene finte sulle telecamere dell'intera sala gestionale, scegliendo di volta in volta l'immagine corretta da inviare ai dispositivi di sorveglianza. È insomma probabile che durante le sezioni nelle vesti di Angela dovremo aguzzare l'ingegno in tanti modi e, sperabilmente, raccogliere indizi per apprendere altri segreti sulla città e su coloro che la governano.

    L'idea dei due binari ludici, che in determinati momenti si intersecano, è certamente interessante: ci auguriamo solo che gli sviluppatori siano riusciti a variegare a sufficienza il gameplay e ad allontanare l'ombra della ripetitività. In tal senso, le parole di Trevor agli agenti sul finire della demo sono promettenti, perché asserisce di aver dovuto compiere azioni ancor più "gravose" dopo la sua fuga iniziale. Che a un certo punto si sia dovuto sporcare le mani per sopravvivere? Questo non lo sappiamo ma abbiamo tutta l'intenzione di scoprirlo. Per il momento possiamo parlare soltanto della sezione iniziale, è vero, ma vogliamo fare un plauso alla direzione artistica di American Arcadia.

    Sin dai minimi dettagli, pensiamo al font utilizzato per le scritte sui manifesti e i loghi dell'INAC, fino alla bombatura di schermi e superfici, la sensazione è davvero quella di trovarsi in un retrofuturo al sapor di anni '70. Gli occhiali, le acconciature e il vestiario sono infatti tipici di quel decennio - come i pantaloni a zampa d'elefante - mentre gli uffici della direzione visitati da Angela sono pieni di strumentazioni avanzate. Dai personaggi cubettosi allo stile cartoonesco con cui è tratteggiato il mondo di gioco, anche la presentazione visiva dell'opera di Out of the Blue Games sprizza personalità da tutti i pori. A questo punto non ci resta che attendere con pazienza l'uscita del gioco: solo così potremo capire per se il suo ottimo prologo sia in realtà l'apripista di un viaggio imperdibile.

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