Con il format State of Play, Sony ha riconfigurato il suo modo di rivelare i titoli di prossima uscita, sopperendo in una certa misura alla sua assenza nei principali eventi promozionali degli ultimi tempi. Dopo la mancata edizione della Playstation Experience dello scorso inverno e l'assenza dai riflettori dell'E3 di questo anno, la macchina pubblicitaria della casa nipponica ha rallentato i giri, senza rinunciare tuttavia a suscitare una buona dose d'interesse con alcuni teaser. Nello State of Play del 24 Settembre, tra i titoli presentati ce ne è stato uno in particolare che ha subito catturato la nostra attenzione, ossia Arise A Simple Story, la prima opera creata da Piccolo Studio, che abbiamo potuto provare in esclusiva italiana al fianco dei suoi autori, tra i confortevoli spazi di un co-working Londinese.
Le emozioni che tutto muovono
Da ICO, passando per l'onirico Journey fino ai cupi bicromatici scenari di Inside, si estende un filo conduttore che collega tutte queste produzioni, unite dal comune obbiettivo di raccontare una storia silenziosa, fatta di emozioni riaffiorate e una messa in scena minimalista. Arise raccoglie questa eredità e si unisce ai suddetti congeneri con le sue tinte pastello, che cambiano tonalità a seconda dell'atto narrato. Arise è infatti una storia che vuole toccare le molteplici corde del nostro cuore, trattando temi comuni a tutti noi: amore, amicizia, rimorso.
Lo fa attraverso il racconto di un uomo anziano passato a miglior vita, che in quel limbo che separa il mondo dei mortali dal quello divino, rivive i momenti salienti di un'esistenza dal sapore agrodolce. L'avventura è poi cucita su una direzione artistica influenzata in una certa misura dal mito norreno. Alexis Corominas e Jordi Ministral, due dei tre founder di Piccolo Studio che ci hanno affiancato durante la prova, ci spiegano che il motivo della scelta di questo ambiente risiede nella necessità di avere un setting bucolico, che estromettesse quindi influenze sci-fi o di qualsivoglia riferimento industriale, inserendo il personaggio in un contesto onirico coerente.
La scelta di impersonare un uomo anziano è dovuta al fatto di voler raccontare la vita, trasmettere un senso di esperienza accumulata nel corso degli anni, con l'obiettivo di farci "guardare indietro", verso quel tempo che non abbiamo più. Molte avventure sono infatti proiettate in avanti, con eroi pronti a cimentarsi in un cammino che li vedrà affrontare un futuro di sfide e traguardi in divenire.
Piccolo Studio decide invece di ribaltare il concetto e, poggiandosi su una base malinconica, gioca con la nostalgia di ognuno di noi. Il risultato è un viaggio di pura e semplice empatia. Per questo il sottotitolo è "A Simple Story" perché farà leva sulle nostre emozioni più semplici, nelle quali possiamo universalmente riconoscerci.
Prince of Persia...condiviso
Alexis e Jordi ci guidano nell'esplorazione della demo, composta da due dei dieci capitoli che saranno disponibili nel titolo finale. Si intitolano rispettivamente Joy e Away. Alexis spiega che la scelta di mostrare questi due frammenti nasce dal desiderio di evidenziare la varietà sia a livello artistico che di gameplay. I due capitoli sono infatti agli antipodi: Joy, dalle tinte calde, ritrae un mondo fiorito e pieno di forme di vita gigantesche e racconta un momento dell'infanzia del personaggio.
Tutto è di proporzioni gargantuesche perché da bambini, si sa, percepiamo ciò che ci circonda con una dimensione in più. Arise è un titolo che si allontana dalle logiche di conflitto e, almeno nel materiale visto nella demo, non era presente alcuna forma di violenza, come ci terrà a sottolineare in seguito Alexis quando parla dell'obbiettivo di Piccolo studio: creare viaggi emozionali allontanando per un po' i mali della società.
Questa missione virtuosa si traduce in un gameplay singolare, che appare come un riuscitissimo mix tra Prince of Persia e Planet Alpha, e che ci porterà a giocare col tempo. Attraverso l'uso dello stick analogico destro potremo mandare in avanti e indietro i secondi, influenzando l'ambiente intorno a noi. Nel caso del capitolo Joy, portare il sole all'apice della sua traiettoria o avvicinarlo al crepuscolo fa sì che i giganteschi fiori sboccino o si socchiudano: in questo modo, creeremo piattaforme prima celate, ed attireremo alcuni insetti ai quali aggrapparsi per spostarci celermente tra un ostacolo e l'altro; oppure potremo attrarre delle chiocciole in prossimità di alture renderle un precario gradino su cui arrampicarsi per proseguire lungo il cammino. La posizione del sole influenzerà anche la quantità di luce proiettata, portando enormi ragnatele a palesarsi sotto i riflessi brillanti del mattino, in maniera tale da essere utilizzate come trampolini con cui salire verso l'alto, sempre più vicini al cielo, in un delizioso valzer di colori.
Il capitolo Away è invece un devastante pugno allo stomaco: racconta infatti di un momento di rottura nella vita del protagonista, di un bivio palesatosi in un momento più maturo della sua esistenza, e si traduce in un tempestoso scenario tra due pareti rocciose, un valico di montagna che si contrae e si dilata, agitato dalle scosse di un terremoto e dal frastuono dei tuoni.
Allo stesso modo con cui le emozioni si fanno più complesse, anche il gameplay si rinnova e ai poteri base di rewind e forward si aggiunge la possibilità di congelare un istante nel tempo, aprendo gli orizzonti a puzzle ambientali tanto intelligenti quanto diabolici. Massi tremendi che piovono dal cielo possono essere immobilizzati e utilizzati come un ascensore, riavvolgendo il flusso temporale fino all'attimo prima del loro distaccamento.
Manovrare il tempo ci permetterà poi di modificare lo scenario per raccogliere piccoli collezionabili nascosti tra i percorsi secondari, i quali comporranno persino una breve storia illustrata complementare a quella principale. Menzione speciale infine per la cooperativa, che purtroppo non abbiamo potuto provare, ma il cui concept è già di per sé motivo di curiosità: sarà infatti possibile giocare in due, con un utente ai comandi del vecchio avventuriero e l'altro al controllo dei poteri del tempo, in un singolare esperimento pensato da Piccolo Studio per facilitare un'esperienza condivisa anche con fruitori distanti dal mondo videoludico.
La fiaba nella fiaba
Arise andrebbe supportato anche solo per il racconto dei loro creatori. La storia dietro alla nascita di Piccolo Studio è infatti una vicenda di speranza per tutti i futuri creatori. Jordi e Alexis sono due professionisti dell'advertising over 40, che dopo vent'anni di pubblicità hanno deciso di fare un salto nel vuoto, incuranti dei commenti pessimistici e degli avvertimenti.
Sebbene il loro lavoro gli permettesse una vita relativamente tranquilla, il mondo dell'advertising stava iniziando a diventare troppo freddo, sempre più orientato ai target e meno all'emotività umana. Hanno così iniziato una scommessa, la più grande di tutte, accomunati dalla passione per i videogiochi che fin da bambini li ha accompagnati senza mai abbandonarli. Piccolo Studio ha base a Barcellona, è composto al momento da 15 persone e tra le sue fila sono presenti sviluppatori precedentemente a lavoro su RiME di Tequila Works (potete recuperare la nostra recensione di RiME). E le influenze si vedono, dando quasi l'impressione che in Spagna si stia sviluppando una certa specializzazione verso questo tipo di esperienze videoludiche fatte di tuffi al cuore e tonalità pastello, come dimostra anche il bellissimo Gris. Ma l'aspetto più straordinario è il loro obbiettivo primario, che non parte dalla volontà di creare videogiochi, quanto dal desiderio di fondare una casa che produca opere interattive.
Piccoli ma estremamente ambiziosi, gli sviluppatori non vogliono limitarsi a realizzare un titolo indie chiusi in un garage, ma portano avanti una filosofia creativa che vuole dare chance a chi quella fortuna, là fuori, non ce l'ha. Vogliono investire nelle persone, e il logo del team è il loro manifesto: Piccolo Studio, nome dal sapore tutto italiano, ha un marchio costituito da un ago e un filo, per ricordare l'attività dell'artigiano, di chi confeziona con amore la sua creazione, di chi - mentre crea - sa ancora emozionarsi ed appassionarsi.
Arise A Simple Story: un viaggio nei ricordi, provato in esclusiva italiana
Abbiamo provato in esclusiva italiana Arise A Simple Story, il gioco di debutto di Piccolo Studio presentato allo State of Play di fine settembre.
Con il format State of Play, Sony ha riconfigurato il suo modo di rivelare i titoli di prossima uscita, sopperendo in una certa misura alla sua assenza nei principali eventi promozionali degli ultimi tempi. Dopo la mancata edizione della Playstation Experience dello scorso inverno e l'assenza dai riflettori dell'E3 di questo anno, la macchina pubblicitaria della casa nipponica ha rallentato i giri, senza rinunciare tuttavia a suscitare una buona dose d'interesse con alcuni teaser. Nello State of Play del 24 Settembre, tra i titoli presentati ce ne è stato uno in particolare che ha subito catturato la nostra attenzione, ossia Arise A Simple Story, la prima opera creata da Piccolo Studio, che abbiamo potuto provare in esclusiva italiana al fianco dei suoi autori, tra i confortevoli spazi di un co-working Londinese.
Le emozioni che tutto muovono
Da ICO, passando per l'onirico Journey fino ai cupi bicromatici scenari di Inside, si estende un filo conduttore che collega tutte queste produzioni, unite dal comune obbiettivo di raccontare una storia silenziosa, fatta di emozioni riaffiorate e una messa in scena minimalista. Arise raccoglie questa eredità e si unisce ai suddetti congeneri con le sue tinte pastello, che cambiano tonalità a seconda dell'atto narrato. Arise è infatti una storia che vuole toccare le molteplici corde del nostro cuore, trattando temi comuni a tutti noi: amore, amicizia, rimorso.
Lo fa attraverso il racconto di un uomo anziano passato a miglior vita, che in quel limbo che separa il mondo dei mortali dal quello divino, rivive i momenti salienti di un'esistenza dal sapore agrodolce. L'avventura è poi cucita su una direzione artistica influenzata in una certa misura dal mito norreno. Alexis Corominas e Jordi Ministral, due dei tre founder di Piccolo Studio che ci hanno affiancato durante la prova, ci spiegano che il motivo della scelta di questo ambiente risiede nella necessità di avere un setting bucolico, che estromettesse quindi influenze sci-fi o di qualsivoglia riferimento industriale, inserendo il personaggio in un contesto onirico coerente.
La scelta di impersonare un uomo anziano è dovuta al fatto di voler raccontare la vita, trasmettere un senso di esperienza accumulata nel corso degli anni, con l'obiettivo di farci "guardare indietro", verso quel tempo che non abbiamo più. Molte avventure sono infatti proiettate in avanti, con eroi pronti a cimentarsi in un cammino che li vedrà affrontare un futuro di sfide e traguardi in divenire.
Piccolo Studio decide invece di ribaltare il concetto e, poggiandosi su una base malinconica, gioca con la nostalgia di ognuno di noi. Il risultato è un viaggio di pura e semplice empatia. Per questo il sottotitolo è "A Simple Story" perché farà leva sulle nostre emozioni più semplici, nelle quali possiamo universalmente riconoscerci.
Prince of Persia...condiviso
Alexis e Jordi ci guidano nell'esplorazione della demo, composta da due dei dieci capitoli che saranno disponibili nel titolo finale. Si intitolano rispettivamente Joy e Away. Alexis spiega che la scelta di mostrare questi due frammenti nasce dal desiderio di evidenziare la varietà sia a livello artistico che di gameplay. I due capitoli sono infatti agli antipodi: Joy, dalle tinte calde, ritrae un mondo fiorito e pieno di forme di vita gigantesche e racconta un momento dell'infanzia del personaggio.
Tutto è di proporzioni gargantuesche perché da bambini, si sa, percepiamo ciò che ci circonda con una dimensione in più. Arise è un titolo che si allontana dalle logiche di conflitto e, almeno nel materiale visto nella demo, non era presente alcuna forma di violenza, come ci terrà a sottolineare in seguito Alexis quando parla dell'obbiettivo di Piccolo studio: creare viaggi emozionali allontanando per un po' i mali della società.
Questa missione virtuosa si traduce in un gameplay singolare, che appare come un riuscitissimo mix tra Prince of Persia e Planet Alpha, e che ci porterà a giocare col tempo. Attraverso l'uso dello stick analogico destro potremo mandare in avanti e indietro i secondi, influenzando l'ambiente intorno a noi. Nel caso del capitolo Joy, portare il sole all'apice della sua traiettoria o avvicinarlo al crepuscolo fa sì che i giganteschi fiori sboccino o si socchiudano: in questo modo, creeremo piattaforme prima celate, ed attireremo alcuni insetti ai quali aggrapparsi per spostarci celermente tra un ostacolo e l'altro; oppure potremo attrarre delle chiocciole in prossimità di alture renderle un precario gradino su cui arrampicarsi per proseguire lungo il cammino. La posizione del sole influenzerà anche la quantità di luce proiettata, portando enormi ragnatele a palesarsi sotto i riflessi brillanti del mattino, in maniera tale da essere utilizzate come trampolini con cui salire verso l'alto, sempre più vicini al cielo, in un delizioso valzer di colori.
Il capitolo Away è invece un devastante pugno allo stomaco: racconta infatti di un momento di rottura nella vita del protagonista, di un bivio palesatosi in un momento più maturo della sua esistenza, e si traduce in un tempestoso scenario tra due pareti rocciose, un valico di montagna che si contrae e si dilata, agitato dalle scosse di un terremoto e dal frastuono dei tuoni.
Allo stesso modo con cui le emozioni si fanno più complesse, anche il gameplay si rinnova e ai poteri base di rewind e forward si aggiunge la possibilità di congelare un istante nel tempo, aprendo gli orizzonti a puzzle ambientali tanto intelligenti quanto diabolici. Massi tremendi che piovono dal cielo possono essere immobilizzati e utilizzati come un ascensore, riavvolgendo il flusso temporale fino all'attimo prima del loro distaccamento.
Manovrare il tempo ci permetterà poi di modificare lo scenario per raccogliere piccoli collezionabili nascosti tra i percorsi secondari, i quali comporranno persino una breve storia illustrata complementare a quella principale.
Menzione speciale infine per la cooperativa, che purtroppo non abbiamo potuto provare, ma il cui concept è già di per sé motivo di curiosità: sarà infatti possibile giocare in due, con un utente ai comandi del vecchio avventuriero e l'altro al controllo dei poteri del tempo, in un singolare esperimento pensato da Piccolo Studio per facilitare un'esperienza condivisa anche con fruitori distanti dal mondo videoludico.
La fiaba nella fiaba
Arise andrebbe supportato anche solo per il racconto dei loro creatori. La storia dietro alla nascita di Piccolo Studio è infatti una vicenda di speranza per tutti i futuri creatori. Jordi e Alexis sono due professionisti dell'advertising over 40, che dopo vent'anni di pubblicità hanno deciso di fare un salto nel vuoto, incuranti dei commenti pessimistici e degli avvertimenti.
Sebbene il loro lavoro gli permettesse una vita relativamente tranquilla, il mondo dell'advertising stava iniziando a diventare troppo freddo, sempre più orientato ai target e meno all'emotività umana. Hanno così iniziato una scommessa, la più grande di tutte, accomunati dalla passione per i videogiochi che fin da bambini li ha accompagnati senza mai abbandonarli. Piccolo Studio ha base a Barcellona, è composto al momento da 15 persone e tra le sue fila sono presenti sviluppatori precedentemente a lavoro su RiME di Tequila Works (potete recuperare la nostra recensione di RiME). E le influenze si vedono, dando quasi l'impressione che in Spagna si stia sviluppando una certa specializzazione verso questo tipo di esperienze videoludiche fatte di tuffi al cuore e tonalità pastello, come dimostra anche il bellissimo Gris. Ma l'aspetto più straordinario è il loro obbiettivo primario, che non parte dalla volontà di creare videogiochi, quanto dal desiderio di fondare una casa che produca opere interattive.
Piccoli ma estremamente ambiziosi, gli sviluppatori non vogliono limitarsi a realizzare un titolo indie chiusi in un garage, ma portano avanti una filosofia creativa che vuole dare chance a chi quella fortuna, là fuori, non ce l'ha. Vogliono investire nelle persone, e il logo del team è il loro manifesto: Piccolo Studio, nome dal sapore tutto italiano, ha un marchio costituito da un ago e un filo, per ricordare l'attività dell'artigiano, di chi confeziona con amore la sua creazione, di chi - mentre crea - sa ancora emozionarsi ed appassionarsi.
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