Assassin's Creed Origins: provata una nuova demo, le novità del gioco Ubisoft

Invitati da Ubisoft a Londra, abbiamo potuto provare a lungo Assassin's Creed Origins, testando approfonditamente tutte le novità della produzione.

Assassin's Creed Origins
Anteprima: Xbox One
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Per quattro lunghe ore, dinanzi ai nostri occhi Londra si è trasformata nell'Antico Egitto: invitati da Ubisoft a testare con mano una build avanzata del nuovo Assassin's Creed, siamo stati infatti completamente risucchiati dall'esotica atmosfera che avvolge l'ultimo capitolo dedicato alla saga degli Assassini. Il sole, la sabbia, il vento, i colori, la canicola di mezzogiorno: tutto, in Origins, profuma d'Egitto. L'illusione è concreta, il fascino tangibile: se è vero che questo Assassin's Creed ha compiuto una piccola rivoluzione per il brand, è altrettanto indubbio che, in fin dei conti, la sua straordinaria capacità di trascinarci all'interno di mondi meravigliosi e appariscenti è rimasta pressoché immutata.
    E questo, forse, al di là di qualsiasi "cambiamento", è e resta l'aspetto più importante. Eppure, senza farsi cullare dalle placide onde di una formula ludica decennale, senza limitarsi a modificare semplicemente setting di gioco, Ubisoft decide di invertire la rotta, tornando alle origini della Confraternita: se narrativamente è stato quindi compiuto un lunghissimo passo indietro nel tempo, sul fronte del gameplay il team francese ha invece deciso di guardare avanti, verso il futuro del franchise.
    Amplificando la componente esplorativa, stravolgendo integralmente il combat system e donando all'insieme una struttura simile a quella di un gioco di ruolo, Assassin's Creed: Origins, a poche settimane dal lancio ufficiale, sembra a tutti gli effetti un episodio completamente diverso rispetto ai suoi predecessori. Ma ben presto, dopo una prima sensazione di straniamento, il feeling ed il fascino della serie, con tutti i pregi e difetti che ne conseguono, tornano ad esserci "familiari". Ed è per questo che, anche nelle inospitali lande egiziane, ci siamo sentiti di nuovo a casa.

    Ombre nel deserto

    Il sottotitolo "Origins" parla chiaro: non implica soltanto un ritorno agli albori della Confraternita, quando la setta degli Assassini muoveva i suoi primi passi e tagliava i suoi primi anulari, ma anche un recupero dei toni più cupi, oscuri e drammatici che caratterizzavano l'epopea dell'indimenticato Altair. Il protagonista Bayek, d'altronde, non possiede lo stesso carisma sbruffone di Ezio, né l'appeal da furfante di Edward, né lo spirito ribelle di Arno, né la ruvidezza di Jacob: è un assassino "tutto d'un pezzo", conscio dell'importanza del suo ruolo, della sua missione. Con la sua voce profonda ed il suo temperamento impetuoso, questo Medjay del Nilo si trova ad agire in un Egitto ormai in piena decadenza: è l'anno 49 A.C, l'era della bellissima Cleopatra, periodo di fasti e sciagure, trionfi e disfacimento, gloria e polvere. Coerentemente con l'epoca storica, Assassin's Creed: Origins inscena un racconto più teso ed angosciante rispetto a quello degli ultimi episodi: in contrapposizione al caldo sole di Menfi, nel corso delle cutscene la fotografia gioca sapientemente col dosaggio di luce ed ombra, creando così un mood opprimente, in grado di riflette appieno il clima di tensione che si respira tra le dune sabbiose. Non ci è dato conoscere troppi dettagli riguardo la componente prettamente narrativa: la demo che abbiamo potuto provare, del resto, comprendeva una porzione piuttosto avanzata dell'esperienza. Gli incarichi principali, tuttavia, hanno messo in luce una verve registica di pregevole fattura, capace di donare alla storyline un impatto maggiormente crudo ed empatico. Messo da parte, almeno apparentemente, il taglio più leggero e disimpegnato delle ultime incarnazioni, Ubisoft riesuma l'impronta del primo Assassin's Creed, mettendoci dinanzi ad un dramma di proporzioni epiche, che coinvolge non solo la vita del protagonista bensì quella di un intero popolo.

    Dalle prime battute, inoltre, sembra proprio che i personaggi posseggano tratti caratteriali ben delineati, nonché inquadrati in personalità rigide e schematiche, pur senza apparire al contempo troppo monodimensionali: spetterà comunque all'analisi della versione finale stabilire il livello di approfondimento psicologico operato su Bayek, il quale già da ora sembra un guerriero molto più sfaccettato e complesso in confronto a ciò che appare in superfice. Celato da un viso torvo, imbrunito dalla vita, si nasconde quindi un cuore gentile, che sorride dinanzi ai bambini e si addolcisce di fronte alla sua amata Aya: non un ragazzino invischiato in una rete di cospirazioni più grande di lui, bensì un soldato, un uomo, un Assassino, nel senso più puro del termine.

    Eagles of Egypt

    C'è da perdersi, tra le polverose vie dell'Egitto: la mappa di Origins è vasta, quasi agorafobica, si estende a perdita d'occhio verso un orizzonte sterminato. Possiamo scrutare quindi un paesaggio multicolore, trapuntato di campi di fiori, sormontato da alti templi votivi: ma basta girare un attimo lo sguardo per venire travolti dall'immensità del deserto, in cui l'unico modo per orientarsi è quello di osservare le piramidi che di tanto in tanto fanno capolino nella distesa sabbiosa. È sul fronte dell'ambientazione che Origins inizia a prendere le distanze dai suoi "antenati" videoludici: tutto è più ampio, spalmato lungo una progressione più orizzontale, che tuttavia mantiene inalterata la tipica verticalità della serie. L'esplorazione, pertanto, anche senza snaturarsi, si avvicina ai canoni di un GDR, e dona al giocatore una maggiore libertà: le missioni, del resto, sono strutturate in base al livello raggiunto da Bayek. Un incarico che richiede un grado troppo elevato sarà davvero molto arduo da portare a termine: ecco perché diverrà indispensabile cimentarsi nelle missioni secondarie per acquisire punti esperienza e aumentare le nostre skill, così da giungere il più preparati possibile alle quest della storyline. Il termine "quest" non è usato a caso: Origins non è un gioco di ruolo, ma ci va abbastanza vicino. La crescita del protagonista si sviluppa lungo tre rami differenti, Cacciatore, Guerriero e Profeta, che permettono a Bayek di apprendere nuove abilità, tra cui combo più lunghe e la possibilità di controllare in volo la direzione di una freccia. L'albero dei talenti non è molto elaborato, ma resta sufficientemente vario da concederci l'opportunità di imbastire diverse strategie d'attacco. Eccezion fatta per alcune missioni più scriptate e lineari, buona parte delle attività collaterali che abbiamo affrontato tendeva a favorire un approccio silenzioso: la potenza dei nemici e l'inedito (almeno per la saga) combat system, non a caso, ci hanno indotto a sperimentare soluzioni votate allo stealth, mettendo in secondo piano la forza bruta. Si tratta quindi di un piccolo ritorno al passato, quando lo sgusciare inosservato e l'assassinio nell'ombra erano le armi principali di ogni membro della confraternita (con buona pace di Jacob e dei suoi tirapugni).

    Origins recupera ed amplifica il ventaglio di possibilità alternative introdotte in Unity e Syndicate: una dimensione "strategica" che si intravede anche nella facoltà di "meditare" (un po' come avviene in The Witcher 3) per far trascorrere il tempo, decidendo insomma di attaccare un fortino col favore delle tenebre, quando le ronde sono meno "reattive" e alcuni soldati schiacciano un confortante pisolino. Il mondo di gioco, d'altronde, è sì meno denso di quello parigino, ma decisamente più "vivo", credibile e pulsante. I NPC posseggono routine comportamentali più complesse, la cui lettura non è subito intuitiva né perfettamente chiara. È per questo che il team ha modificato l'occhio dell'aquila, allo scopo di darci una visione d'insieme più onnicomprensiva del luogo in cui dovremo infiltrarci. Ora Bayek può utilizzare il volatile Senu come fosse un drone, sorvolando la mappa dall'alto e marchiando tutti i bersagli. Non è certo una scelta di game design originale né particolarmente "elegante", ma risulta comunque perfettamente funzionale e integrata nel contesto.

    Prendere il controllo di Senu ci dà l'opportunità di pianificare tattiche offensive più rifinite che, se ben attuate, raramente portano allo scontro diretto. Restano ancora in dubbio la quantità e la qualità sia delle missioni opzionali sia di quelle principali: nella porzione di gioco che abbiamo potuto testare con mano, però, siamo stati invogliati a sfruttare strategie sempre nuove, adattandoci progressivamente alla conformazione ed al grado di pericolosità del luogo nel quale ci intrufolavamo. Per analizzare correttamente l'ambiente si dimostra fondamentale scalare gli immancabili punti d'osservazione: le arrampicate dinamiche sono rimaste pressoché invariate in confronto agli scorsi capitoli, ma ora Bayek possiede una maggiore agilità fisica, grazie alla quale può aggrapparsi su un maggior numero di superfici, anche rocciose, pur senza la presenza di appigli ben evidenti. Le fasi esplorative hanno subito in tal modo un processo di snellimento che rende la progressione più dinamica e piacevole: tra le terre egiziane potremo vagare sia in groppa ad un destriero, da richiamare a piacimento, sia a bordo di piccole imbarcazioni con cui domare le correnti fluviali. In entrambi i casi, tuttavia, sarà necessario anche guardarsi le spalle dagli assalti della fauna locale: tigri, leoni e ippopotami difatti sono sempre in agguato, pronti a ridurci a brandelli. Eliminarli non sarà così tanto facile, ma ci garantirà l'accesso a pelli e oggetti di differente natura. In Origins il loot riveste un ruolo di grande importanza: raccogliendo dai cadaveri o dalle carcasse delle bestie il materiale necessario potremo utilizzarlo per craftare utili gadget o scambiarlo per acquistare nuove armi ed equipaggiamenti.

    Il Museo delle Cere

    È ormai opinione unanimemente condivisa che il più grande punto di forza della serie Assassin's Creed risiede nelle sue stupefacenti ricostruzioni storiche. Da Venezia a Londra, passando per Costantinopoli ed il mare dei Caraibi: ogni singola riproduzione digitale è frutto di un maniacale lavoro di approfondimento artistico e culturale. Un valore quasi "didattico", che Ubisoft ha deciso di mettere pienamente a frutto attraverso la modalità Discovery Tour, che verrà distribuita gratuitamente per tutti gli acquirenti di Origins nei primi mesi del 2018. In sostanza, il giocatore avrà la facoltà di interagire con l'intera mappa di gioco senza alcun nemico, né limite di tempo, al fine di analizzare liberamente il setting in una sorta di tour guidato, come se si trovasse all'interno di un museo tridimensionale. In questo modo, grazie ad informazioni fornite da veri esperti del settore, l'utente potrà conoscere più nel dettaglio la cultura, la scienza e le tradizioni dell'Antico Egitto.

    Molto più di come accadeva in passato, adesso spade, lance, scudi e mazze ferrate non solo aumentano la potenza offensiva e difensiva di Bayek, ma modificano radicalmente anche il suo moveset: entra qui in gioco il combat system del nuovo Assassin's Creed, chiaramente ispirato a quello di "soulsiana" memoria. Attacchi leggeri e pesanti si intervallano a schivate repentine e parate salvifiche: mantenere la guardia alzata, aspettare l'assalto avversario, contrattaccare o romperne le difese con colpi caricati sono gli elementi cardine di un sistema che riscrive da zero i duelli dei capitoli passati. In generale il feeling non è entusiasmante, a causa di hitbox non sempre precise e di una certa legnosità nei movimenti, che rendono abbastanza difficoltoso gestire le battaglie contro più avversari. Tuttavia il passo in avanti è notevole, e finalmente ora anche gli scontri assumono una profondità inedita e stimolante, dove la desincronizzazione non sarà più un'ipotesi così tanto remota. In rapporto alle build passate, in sostanza, i combattimenti ci sono parsi più fluidi, meno macchinosi ed imprecisi, benché persistano ancora alcuni margini di perfezionamento, che potrebbero donare alle sequenze action una propria, riconoscibile identità. Ma se imbracciare le armi non fa al caso vostro, per buona parte del tempo (tranne quando richiesto da esigenze narrative) potrete ricorrere comunque alla cara, vecchia lama celata. In fondo, muoversi nell'ombra, colpire di spalle e sgusciare via tra la sabbia è il principale mantra di un vero assassino.

    Tesori d'oriente

    Muovere i primi passi in compagnia di Bayek trasmette un fortissimo senso di meraviglia, simile a quello che abbiamo sperimentato navigando con la Jackdaw di Black Flag. Da un oceano d'acqua ad uno di sabbia: gli infiniti orizzonti desertici sono puntellati da colossali piramidi, attraversati da impervi fiumi, costellati di villaggi ed isolette floreali. La direzione artistica di Assassin's Creed: Origins lascia spesso senza fiato: e tutto quello che abbiamo potuto ammirare durante la nostra prova rappresenta soltanto una piccola parte di ciò che ci attende nella versione definitiva.

    Una simile bellezza estetica non è però sempre adeguatamente supportata da un motore grafico che inizia a sentire il peso degli anni: animazioni ancora un po' dinoccolate, un livello di dettaglio non proprio appariscente e qualche espressione facciale troppo rigida sporcano quindi un'art design altrimenti magistrale, che dipinge sublimi panorami lontani, immersi in una palette cromatica vibrante e accesa, capace di pennellare un quadro virtuale magico e sognante.

    Assassin's Creed: Origins Per evitare di restare “mummificato” in un mausoleo ludico ormai troppo antiquato, Assassin’s Creed: Origins cambia, si evolve, si rinnova. Ma lo fa tendendo fede alla propria identità e sommando in sé buona parte degli elementi distintivi delle produzioni targate Ubisoft, dalla caccia al crafting, passando per piacevoli innesti da gioco di ruolo. Sotto la scocca delle novità, tuttavia, emerge chiaramente lo spirito tipico della saga, tra scalate dinamiche, assassinii silenziosi e lunghe fasi esplorative. Accanto all’inedita componente GDR, l’introduzione che più solletica le nostre attenzioni riguarda la gestione del combat system, decisamente più complesso in confronto al passato, benché ancora non del tutto convincente, soprattutto durante i duelli contro più nemici. Al netto di qualche dubbio, insomma, il nostro lungo test londinese con Assassin’s Creed: Origins ha saputo in parte tranquillizzarci sulla deriva intrapresa dalla serie. Dal canto nostro, noi continuiamo, da bravi adepti della Confraternita, a porre fede nel “Credo”, con la speranza che l’avventura egiziana di Bayek non si riveli solo una bellissima scultura di sabbia, destinata ad essere spazzata via dal vento delle aspettative.

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