Back 4 Blood: umani contro infetti, alla prova la Beta del nuovo sparatutto

La Beta di Back 4 Blood ci ha rassicurato circa il potenziale della formula messa a punto da Turtle Rock Studios.

Back 4 Blood
Anteprima: Multi
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Presentato al mondo come l'erede spirituale di uno dei brand simbolo dello shooting cooperativo su PC, Back 4 Blood rappresenta un atteso ritorno alle origini per il team di Evolve, determinato a stuzzicare i ferali appetiti dei giocatori con un nuovo banchetto di pallottole, sangue e frattaglie infette. Come raccontato nella nostra intervista a Turtle Rock Studios, con Back 4 Blood lo studio non punta semplicemente a ricolonizzare la propria zona di comfort, ma aspira a consegnare nelle mani del pubblico "lo sparatutto a base di zombie migliore di sempre". Ambizioni decisamente importanti, insomma, che non hanno mancato di suscitare qualche brivido di godimento preventivo tra le fila dei veterani di Left 4 Dead. Un tremito che, dopo aver provato in anteprima la Closed Beta del gioco, ci sembra più che giustificato.

    Un sanguinoso ritorno

    Back 4 Blood non è semplicemente un titolo pensato per richiamare alla mente le brutali gesta compiute nei panni dei sopravvissuti in Left 4 Dead, e per celebrare la memoria di una serie divenuta nel tempo la pietra angolare di un intero filone ludico. Per Turtle Rock Studios si tratta infatti di una sentita dichiarazione d'intenti, che dà voce alle ambizioni di un team voglioso di

    reclamare il trono del miglior shooter cooperativo sulla piazza. Con le stesse tre parole, il collettivo californiano vuole inoltre delineare un cambio di direzione netto per i toni e le prerogative della sua visione post apocalittica. I protagonisti del gioco non sono un manipolo di disperati in fuga dagli orrori famelici di un mondo al capolinea, costretti loro malgrado ad affrontare un'ordalia senza speranza. Tutti gli accaniti ammazza-infetti che ci troveremo ad interpretare in Back 4 Blood condividono infatti un unico obiettivo: cancellare dalla faccia della terra la minaccia dei Ridden per riconquistare il proprio posto in cima alla catena alimentare. È per questo motivo che, durante le nostre spedizioni sanguinarie oltre i confini del campo base (il "social hub" che rappresenta il punto di partenza di ogni partita), il ricco banchetto di fucilate in faccia e squartamenti esplosivi al centro del gameplay verrà di tanto in tanto intervallato da un buon assortimento di battute, commenti al vetriolo e spacconate.

    In buona sostanza, se falcidiare orde senza fine di orribili abomini è sicuramente un lavoro ingrato, questo non vuol dire che non ci si possa divertire nel farlo. Dal canto nostro, dopo essere stati azzannati, schiacciati, dati alle fiamme, ricoperti di muco, immersi nell'acido e abbattuti nel fuoco incrociato, possiamo confermarvi che la vita dello sterminatore post apocalittico può essere dannatamente divertente, specialmente se trascorsa in buona compagnia. Questo per i meriti di una formula di gioco che sembra ereditare tutti gli aspetti migliori del canone di Left 4 Dead, opportunamente aggiornati per accogliere gli utenti tra le maglie di uno shooter intenso, frenetico ed esaltante, con un marcato quanto piacevole accento sulle dinamiche collaborative.

    Un nodo, quest'ultimo, che ci offre un buon pretesto per spendere qualche parola su quello che è probabilmente l'aspetto più fresco e intrigante della proposta messa a punto da Turtle Rock Studios, ovvero il sistema delle carte. La dinamica in questione, con ruolo essenziale nel bilancio ludico di Back 4 Blood, è progettata per amplificare la varietà complessiva dell'esperienza e il senso di progressione, e ha un peso tutt'altro che trascurabile sulle sinergie cooperative al centro del gameplay. Prima ancora di imbracciare le armi, ai giocatori spetterà il compito di comporre un mazzo di carte (massimo 15), ciascuna in grado di alterare in maniera più o meno consistente le capacità del proprio alter ego, a partire da quelle di base che contraddistinguono ogni singolo personaggio.

    Carte e pallottole

    La gamma dei possibili effetti spazia da semplici vantaggi "statistici" (bonus alla precisione, ai danni inflitti o alla salute) a modifiche sostanziali alle meccaniche di gameplay, talvolta accompagnate da malus pensati per controbilanciarne i benefici, come nel caso del talento "Scorta di munizioni", che garantisce pallottole illimitate per l'arma secondaria ma rende la ricarica più lenta del 20%. Più in generale, l'intero sistema pare calibrato per permettere agli utenti di assecondare il proprio stile di gioco, preferibilmente in accordo con le esigenze dell'intero team.

    Combinando le carte "Attacco pesante" (permette di infliggere un colpo caricato), "Spezzare" (i nemici colpiti con armi corpo a corpo ricevono il 20% dei danni in più per 5 secondi) e "Sete di battaglia" (gli avversari uccisi in mischia ripristinano 2 punti salute), potremo ad esempio trasformare il nostro combattente in un vero e proprio tank, capace di proteggere i compagni durante gli scontri più serrati. Sfruttando carte differenti, potremo invece accrescere la nostra efficienza come elemento di supporto per l'intero team, o specializzarci nel combattimento a lunga distanza per diventare implacabili cecchini.

    Va da sé che per massimizzare l'efficacia di ogni build dovremo dedicare la giusta attenzione alla costruzione del mazzo, anche per limitare la portata della componente aleatoria di questo sistema. All'inizio di ciascuno dei livelli che compongono i diversi atti della campagna, durante le soste all'interno dei rifugi, potremo infatti scegliere una tra cinque carte estratte a caso dal nostro mazzo, i cui effetti si cumuleranno con quelli precedentemente sbloccati. Nel definire la strategia di progressione corale dovremo inoltre tener conto di quello che è il "lato oscuro" del card system di Turtle Rock Studios, concepito per aggiungere un ulteriore substrato di varietà e imprevedibilità ad ogni partita.Poco prima di proporci la consueta selezione, il gioco ci mostrerà infatti le Carte Corruzione scelte dalla Director AI per aggiungere un po' di pepe alle nostre future gesta. Anche in questo caso, lo spettro dei possibili effetti è quantomai vasto: in base alla "mano" dell'IA ci troveremo a dover affrontare obiettivi opzionali, particolari tipologie d'infetti o condizioni ambientali variamente disagevoli, come una fitta nebbia in grado di limitare considerevolmente la visibilità dei giocatori.

    Avanzando nella campagna, anche in base al livello di difficoltà selezionato, le conseguenze delle Carte Corruzione si faranno sempre più temibili. Una particolare carta potrebbe ad esempio innescare una repentina accelerazione nel ritmo del gameplay, costringendo gli utenti a subire le angherie di un timer che ogni due minuti scatenerà un'orda di Ridden contro la squadra, a prescindere dalle circostanze. Roba decisamente hardcore, insomma.

    Una formula articolata e promettente

    In base ai risultati ottenuti in coda alle nostre escursioni battagliere, verremo ricompensati con quantità variabili di Punti Rifornimento, che sono di fatto la principale valuta di Back 4 Blood. Questa può essere utilizzata presso l'accampamento per sbloccare carte di qualità crescente ed elementi "estetici" di vario genere, comprese skin per gli otto personaggi del roster. Tenendo a mente il progressivo aumento del livello di difficoltà tra le diverse tappe della campagna, unito alle crudeli condizioni imposte dalle Carte Corruzione, appare chiaro come l'aggiornamento del mazzo sia destinato a diventare una delle chiavi di volta del successo dei sopravvissuti.

    Vi basti pensare che anche al grado di sfida "standard" ci è capitato di incappare in un paio di sanguinose sconfitte, e dover quindi ricominciare dal checkpoint più recente sfruttando uno dei tre tentativi a disposizione della squadra (è comunque possibile riprendere la partita dall'ultimo rifugio raggiunto). Il numero dei tentativi si riduce optando per le difficoltà superiori, che di contro segnano una consistente impennata dei danni inflitti col fuoco amico e della ferocia delle legioni avversarie, che contestualmente verranno rinfoltite con esemplari via via più potenti.

    Nel complesso, il livello di sfida proposto da Back 4 Blood ci è sembrato tutto sommato coerente con le caratteristiche della visione ludica di Turtle Rock Studios, sebbene non manchi qualche occasionale impennata capace di

    mettere a dura prova le abilità dell'intera truppa. In questo senso, l'affiatamento tra i membri della squadra d'assalto rappresenta un fattore chiave per il buon esito di ogni spedizione, a maggior ragione considerando che la Director AI ha la tendenza a "mescolare le carte in tavola" in risposta alle azioni dei giocatori. Allontanarsi troppo dal resto del gruppo, ad esempio, invoglierà "Il Direttore" ad inviare un buon numero di Ridden verso la posizione del combattente solitario, mentre la tendenza ad esplorare ogni edificio della mappa potrebbe spingere l'IA a dotare le porte di un allarme pericolosamente chiassoso.

    D'altronde l'obiettivo dichiarato del team di sviluppo è quello di garantire al pubblico un'esperienza altamente rigiocabile, che fa della diversità situazionale uno dei suoi punti di forza. Contribuisce alla varietà generale del gameplay anche un level design di buona fattura, composto per mantenere un buon equilibrio tra linearità e libertà d'approccio, con qualche piacevole incentivo all'esplorazione. Rovistando in giro per lo scenario sarà infatti possibile rimpolpare la propria riserva di munizioni, denaro (da spendere nel negozio presente in ogni rifugio), dotazioni secondarie (cure, granate e gadget di vario genere) e bocche da fuoco.

    Oltre a proporre un generoso assortimento di letali delizie, Back 4 Blood ospita un sistema di loot piuttosto articolato, che titilla l'istinto omicida degli utenti con armi di rarità crescente (definita con i classici colori della tradizione ruolistica), sulle quali possono inoltre essere montati accessori che ne alterano le caratteristiche e la potenza complessiva. L'elenco comprende mirini, caricatori, calci e munizioni alternative, anch'essi suddivisi in "categorie cromatiche".

    A prescindere dalle vostre preferenze balistiche, il gunplay si dimostra solido, reattivo e appagante, con la medesima sfumatura arcade già presente in Left 4 Dead. Nel corso della nostra prova abbiamo notato qualche occasionale incertezza sul fronte delle hitbox, ma si tratta probabilmente del sintomo di un netcode ancora "work in progress", che di tanto in tanto lascia spazio a fenomeni di desync piuttosto evidenti. È chiaramente di un aspetto cui gli sviluppatori dovranno prestare la massima attenzione, anche per preservare la godibilità della modalità PvP inclusa nel pacchetto. Proprio la modalità Sciame è stata una delle migliori sorprese di questa Closed Beta, grazie ai pregi di una formula ben tornita ed esaltante.

    Umani contro infetti

    La modalità Sciame schiera l'una contro l'altra due squadre di quattro giocatori ciascuna, che nel corso di ogni turno si daranno il cambio nel vestire i panni di Sterminatori e Infestati. I primi dovranno "semplicemente" sopravvivere il più a lungo possibile agli assalti dei loro mostruosi avversari, accompagnati da ondate di Ridden sempre più abbondanti, mentre i secondi dovranno fare il possibile per intombarli alla svelta. Una volta raggiunto l'obiettivo i ruoli si invertiranno, e per aggiudicarsi il turno il nuovo team umano dovrà superare i tempi registrati dai contendenti.

    Per conquistare la vittoria finale sarà necessario avere la meglio in due dei tre turni previsti: un risultato legato a doppio filo alla solidità delle sinergie cooperative in seno alla propria squadra. La comunicazione e la costruzione di efficaci strategie di gruppo resta infatti un elemento chiave del gameplay, con connotazioni che variano a seconda dello schieramento. Gli umani dovranno scegliere con attenzione quali carte utilizzare (l'assortimento è fisso, per evitare squilibri), sfruttando il design delle mappe - di dimensioni contenute - per ottimizzare i loro sforzi difensivi, tenendo a mente che a ogni nuova ondata l'estensione dello scenario sarà ridotta in stile Battle Royale.

    Dal canto loro, gli avversari saranno chiamati a scegliere saggiamente gli Infestati da impersonare, e concertare adeguatamente piani d'azioni basati sulle peculiarità di ciascuno. Al momento il bestiario include tre tipologie di infetti e altrettante sottoclassi (mutazioni), ognuna dotata di uno specifico set

    di abilità. Una buona strategia potrebbe essere ad esempio utilizzare un Colosso picchiatore per spingere gli Sterminatori a cercare rifugio in un edificio, per poi inondare la stanza con le eiezioni acide di un Maleolente vomitatore. In base alle prestazioni sul campo di battaglia, gli abomini riceveranno inoltre dei punti da utilizzare per il potenziamento delle proprie caratteristiche (offensive, difensive, speciali) o per migliorare l'efficienza dei Ridden gestiti dall'IA. L'unico aspetto che non ci ha convinto è la gestione del respawn degli infetti controllati dai giocatori (possibile solo al di fuori del campo visivo degli avversari), potenzialmente in grado di creare qualche grattacapo nelle fasi più avanzate della partita, quando gli spazi a disposizione cominciano a farsi piuttosto angusti.

    Complice il ritmo battente dei match e la buona integrazione con le meccaniche chiave del titolo, questo primo assaggio della modalità PvPvE di Back 4 Blood ha comunque contribuito a consolidare le nostre aspettative sul titolo di Turtle Rock Studios, che sembra avere tutte le carte in regola per sostenere l'eredità dei suoi eccezionali precursori. L'esito dell'operazione è chiaramente tutt'altro che certo, data l'impossibilità di verificare adeguatamente la tenuta a lungo termine dell'esperienza. Una considerazione che interessa tanto il PvE quanto il PvP, e riguarda aspetti come l'effettiva varietà dei contenuti proposti, il bilanciamento generale dell'offerta e l'affidabilità dei server, senza contare l'incognita rappresentata dalla composizione del supporto post lancio.

    La lista delle incertezze include anche un'implementazione dell'HDR ancora claudicante (almeno su PC), sebbene il resto del comparto tecnico si comporti più che degnamente. A fronte di un colpo d'occhio davvero niente male, il titolo sfoggia un livello di ottimizzazione più che convincente, specialmente nel caso la vostra configurazione vi permetta di sfruttare la "magia" del DLSS, supportato senza sbavature degne di nota. Anche in questo caso si tratta di valutazioni preliminari, che comunque contribuiscono a delineare un quadro decisamente positivo per la nuova creatura di Turtle Rock Studios, che speriamo arrivi a confermare appieno il proprio indiscutibile potenziale.

    Avete bisogno di una chiave per provare la Beta in anteprima? Provate a chiederla alla community di Everyeye.it.

    Back 4 Blood Back 4 Blood sembra avere tutte le carte in regola per sostenere l’eredità del suo nobile predecessore. A partire dalle solide fondamenta ludiche di Left 4 Dead, opportunamente riviste e aggiornate, Turtle Rock Studios ha provveduto a inserire nella sua formula alcuni elementi inediti pensati per amplificare la varietà complessiva del gameplay per fare in modo che nessuna partita sia identica alla precedente. La dinamica delle carte aggiunge all’esperienza una piacevole sfumatura roguelike e, in concerto con le caratteristiche del sistema di progressione e di equipaggiamento, amplifica l’efficacia delle meccaniche cooperative al centro della produzione. Anche la modalità PvP sembra ben congegnata, nonché coerente con i tratti generali della proposta modellata dal team californiano. Permane qualche legittimo dubbio sulla tenuta a lungo termine dell’offerta, sull’effettiva diversità situazionale in seno al gameplay e sul bilanciamento corale di tutti i suoi sistemi, ma il potenziale c’è e si vede. Resta da capire se Turtle Rock Studios riuscirà ad esprimerlo al meglio, e reclamare così il suo posto d’onore nel panorama degli shooter cooperativi.

    CONFIGURAZIONE PC DI PROVA

    • CPU: i7 7740X
    • RAM: 16 GB DDR4
    • GPU: RTX 2080 Super

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