Call of Duty WW2: Provata la Beta Privata per PlayStation 4

La Beta Privata di Call of Duty WW2 ci ha permesso di provare con mano una porzione del comparto multiplayer del nuovo FPS Activision.

Call of Duty WWII
Anteprima: PlayStation 4
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Esiste un'espressione, nell'immensa vastità letteraria, talmente efficace da esser stata estrapolata e rimaneggiata più volte, sino a entrare nel novero di quei modi di dire popolari che si svendono a buon mercato. Attualmente, quella frase suona, più o meno, così: "tutto deve cambiare perché tutto resti come prima". Un paradosso, insomma. Trasformarsi quel tanto che basta per proporre qualcosa di diverso dal solito mantenendo, sotto sotto, immutato lo status quo. Un concetto che, nel corso del tempo, la multimilionaria serie di Activision è riuscita a interiorizzare non solo dominandolo, ma divenendo addirittura un'esponente di punta del cosiddetto "gattopardismo videoludico". La private beta di Call of Duty WWII sembra essere lì apposta per dimostrarcelo.
    Certo, è tornato in auge l'affascinante setting storico del secondo conflitto mondiale che ha, finalmente, riposto in magazzino esotute, stazioni spaziali e altre diavolerie futuristiche. Si ritorna a respirare la caliginosa atmosfera della guerra che fu, tra armi semi automatiche, trincee fangose, foreste innevate devastate dai colpi di mortaio e deliziosi paesini francesi ridotti in macerie.
    Nascosto dietro alle divise statunitensi; alle imprecazioni dei soldati del Reich e al senso di maggiore "umanizzazione" del conflitto, Call of Duty rimane esattamente quello di sempre. Non ci saranno i doppi salti sulle pareti e le scivolate chilometriche, ma l'azione rimane frenetica; il ritmo è sempre indiavolato, sostenuto da un time to kill fulmineo e rabbioso, che ci morde le caviglie con la stessa forza di un molosso incazzato con l'intero universo. Ecco, Call of Duty non cambia e, arrivati a questo punto, forse è un bene.
    Come abbiamo ricordato in occasione della fiera teutonica, infatti, scardinare improvvisamente le certezze dei giocatori imponendo un nuova filosofia di gioco, significherebbe creare non pochi problemi sotto - l'attualmente assai prolifico - fronte competitivo e non solo. Abbiamo dunque trascorso l'intero week end in compagnia della beta privata, testando quanto essa aveva da proporci in termini di modalità di gioco; dei progressi e, non ultimo, sotto il profilo del gunplay.

    Passato, presente e futuro della Guerra

    Pad alla mano, ci siamo gettati anima e corpo - virtuale - nella mischia furibonda dell'agone digitale. A questo proposito, Sledgehammer Games ha messo a disposizione una discreta quantità di modalità che ritroveremo nel prodotto finale. Non ci sono tutte, ovviamente, ma non mancano quelle più popolari e apprezzate dall'utenza nonché una piccola, grande novità nella lunga storia della saga. Oltre agli intramontabili Deathmatch a Squadre e scontri in modalità Dominio, abbastanza classici nell'impostazione, abbiamo apprezzato particolarmente sia la modalità Postazioni che la nuovissima Guerra. La prima, per chi non la conoscesse, è una sorta di Dominio a obiettivi dinamici: in buona sostanza, nel corso del match si attivano in modo casuale - e per un periodo di tempo limitato - diverse zone da occupare e controllare per innalzare il punteggio della propria squadra. La modalità Guerra, invece, è stata quella che ci ha fatto la migliore impressione.

    Questa, comunque, rappresenta una ventata d'aria fresca per il comparto multi giocatore di un franchise che, ormai da tempo, riproponeva in modo ciclico (e con poche variazioni sul tema) i medesimi contenuti. In Guerra, i due schieramenti scendono in campo con obbiettivi contrapposti: da un lato troviamo gli attaccanti, impegnati a scardinare le difese avversarie per portare a termine gli incarichi assegnati; dall'altro, invece, i difensori devono ostacolare con ogni mezzo l'avanzata del nemico, persino . Ad esempio, nella mappa presente in questa versione di prova, i fanti statunitensi devono raggiungere sostanzialmente tre obbiettivi: assicurare una testa di ponte per le comunicazioni con il QG; ricostruire un ponte per permettere l'avanzamento dei corazzati e, successivamente, scortare un carro armato sino alla postazione di contraerea tedesca, così da far tacere gli obici da 88mm teutonici.
    Ogni singola fase di scontro dà l'idea che vi sia finalmente una "coralità" e una componente tattico-strategica altrimenti aliena rispetto ai frenetici scontri multiplayer tipici della serie. Tutte le partite affrontate hanno dato esiti diversi, talora decretando vincitori gli Alleati, talaltra le truppe dell'Asse.
    Un piccolo segnale positivo, quest'ultimo, che depone a favore del generale bilanciamento di questa modalità di gioco.
    Da quanto abbiamo avuto modo di vedere, infatti, il successo o il fallimento di un'operazione sono dipese dall'abilità dei giocatori nel fare gioco di squadra (nonché nel scegliere le classi giuste) elaborando strategie un minimo più complesse rispetto a quelle che possono venire in essere durante un canonico Deathmatch. I giocatori, infatti, sembravano fraintendere il reale concetto di "obbiettivo", gironzolando per la mappa e caricando spesso a testa bassa.
    Invece, osservando attentamente la struttura della mappa di gioco, ogni fase del match favorisce l'insorgere di strategie dinamiche. A titolo d'esempio, dopo una prima parte d'assalto e conquista (o, nel caso delle forze tedesche, di difesa), concentrata prettamente sul close combat (quindi prediligendo armi leggere con alto rateo di fuoco ed elevata mobilità); l'obiettivo muta e si passa a dover costruire un ponte distrutto dai bombardamenti.

    In questo caso, però, non basta la fanteria ma servono tiratori che, dalle retrovie, possano sfoltire con tutta calma le fila nemiche per permettere agli improvvisati genieri di completare l'opera, aprendo così la via ai corazzati. Insomma, più che di un vero e proprio sbilanciamento, al momento non esiste la giusta lucidità nei giocatori che non riescono a "leggere" in chiave leggermente più tattica lo scontro nel suo complesso.

    Ritmo, ritmo, ritmo

    Intendiamoci, il marchio di fabbrica del franchise, ovvero quel ritmo feroce e indiavolato ricordato in apertura, di certo, non manca. E anche in modalità Guerra lo spazio per riflettere, una volta che ci si trova nel bel mezzo dell'azione, è davvero ridotto ai minimi termini. Anche perché, di solito, passano davvero pochissimi secondi tra il respawn e la morte. Tutto merito, come abbiamo già accennato, di un time to kill furibondo e letale, che lascia pochissimo spazio agli sprovveduti o ai distratti dell'ultima ora.

    Anche in Call of Duty WWII, insomma, per riuscire a rimanere vivi un po' di più, è necessario prima di ogni altra cosa conoscere non solo ogni anfratto delle mappe di gioco, ma anche le particolarità delle cinque classi, qui chiamate Divisioni: Fanteria, Aviotrasportata, Corazzati, Divisione canadese di Montagna e Spedizionieri.
    Ognuna dispone di peculiarità che vanno a toccare il set di equipaggiamento in dotazione; la tipologia di killstreak (come al solito caratterizzati da aerei spia, bombardamenti mirati, colpi di mortaio e così via) ma non solo. Seguitando ad utilizzare una determinata classe è possibile accrescere il suo livello e sbloccare, così, nuovi bonus passivi (legate ovviamente alle sue caratteristiche specifiche) che andranno a potenziare il nostro soldato digitale, permettendogli di ricaricare più rapidamente del normale, oppure scattare più a lungo. L'esperienza guadagnata sul campo ci permette anche di avanzare di rango, sbloccando in questo modo nuovi accessori, gadget, perk (ossia le classiche abilità passive bonus) e armi che potranno essere tutte "acquistate" spendendo i canonici punti di sblocco. Insomma, accantonando per un momento le nuove denominazioni scelte per rispecchiare il setting storico, il percorso di progressione non appare poi molto differente rispetto al passato della serie. Siamo comunque curiosi di scoprire non solo quali e quanti contenuti Sledgehammer Games implementerà nel prodotto finale, ma anche capire come tutto questo si integrerà nel nuovo spazio social di cui ancora sappiamo poco.

    Tra le trincee e le granate

    Sotto il profilo meramente tecnico, questa beta privata ha evidenziato diversi tentennamenti che (ce lo auguriamo fortemente!) saranno sistemati prima della release finale. Iniziamo, però, da una nota positiva: il level design. Le mappe di gioco presenti (ovvero Pointe du Hoc, la Foresta delle Ardenne e Gibilterra), si presentano ispirate e decisamente curate nel loro insieme. Non si respirerà la medesima magnificenza messa in campo da Battlefield 1 col suo Frostbite in stato di grazia, ma le arene di Call of Duty WWII svolgono appieno il loro dovere, creando la giusta atmosfera in cui calare scontri a fuoco al cardiopalma.
    Pointe du Hoc, ad esempio, è un fitto intrico di trincee e bunker in cemento armato che spuntano nel fango di una terra devastata dai bombardamenti immediatamente precedenti l'invasione alleata del D-Day.

    La Foresta delle Ardenne, invece, non può che proporci l'offensiva invernale del 1944, per cui l'ambiente in cui ci troviamo a combattere è ancora più ostile, coperto da una coltre di neve bianca come le ossa dei caduti e bagnata del sangue dei commilitoni che li hanno appena seguiti. Se queste due mappe sfruttano un'estensione orizzontale la terza, ossia Gibilterra, cambia registro e si sviluppa anche in verticale, portandoci a sfruttare camminamenti e scalinate per bersagliare il nemico da una posizione di vantaggio tattico. Tutto molto bello, parrebbe. Invece, come dicevamo, la demo ha evidenziato diverse, pesanti incertezze delle hitbox che molto spesso ci hanno permesso di uccidere l'avversario anche mancandolo; oppure essere uccisi da proiettili di piccolo calibro nonostante ci trovassimo - o pensavamo di esserlo - al sicuro dietro ad un muro di spesso cemento. Sul fronte del gunplay, infine, rimaniamo sui livelli canonici del franchise. Quindi, il realismo viene asservito alla spettacolarità e al movimento a tutti i costi. Il feeling con le varie bocche da fuoco rimane, insomma, abbastanza leggero e caratterizzato solo da macro differenze, ad esempio nel tempo di ricarica e nel rinculo.

    Call of Duty WWII Questi ultimi giorni, trascorsi in compagnia della beta privata di Call of Duty WWII, ci hanno lasciato alcune certezze e diversi dubbi che, lo speriamo davvero, vengano risolti prima del prossimo 3 novembre. La beta pubblica, prevista per il prossimo weekend, rappresenterà l'ennesima opportunità di smussare le spigolature che abbiamo visto sino al raggiungimento del level cap. Su tutte, ci sentiamo di evidenziare il pesante deficit delle hitbox ovvero un problema che, in una produzione di tale calibro, non dovrebbe nemmeno esistere. Per il resto, nel bene e nel male, Call of Duty rimane quello di sempre, fedele a se stesso: frenetico; indiavolato e caratterizzato dal solito time to kill fulmineo e rabbioso. In fondo, ci va bene anche così. Attendiamo comunque con ansia il prossimo 3 novembre, per poter verificare la tenuta della campagna single player e, ovviamente, capire come verrà aggiustato il comparto multi giocatore.

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