La storia di Clid the Snail è per certi versi identica a quella di GRIME, anche se il risultato finale rischia di essere molto, molto diverso (per approfondire, ecco la recensione di GRIME). Esattamente come per gli Israeliani di Clover Bite, anche gli Spagnoli di Weird Beluga sono infatti un team di cinque amici conosciutisi all'università, e Clid the Snail rappresenta non soltanto la loro opera prima, ma anche un vero e proprio passion project per provare a ritagliarsi una carriera all'interno dell'industria del videogioco.
Parliamo di un twin stick shooter con una certa enfasi narrativa, sviluppato con tante buone intenzioni e con il supporto del programma iberico PlayStation Talents - con lo zampino di Koch Media nelle vesti di publisher. Previsto per settembre su PlayStation 4 e successivamente su PC entro la fine dell'anno, Clid the Snail vorrebbe porsi come una sorta di favola dark costruita attorno a una scorbutica lumaca antropomorfa con l'indole da duro, isolata dal resto della società in un mondo in cui gli esseri umani, riveriti come autentiche divinità del passato, si sono per qualche ragione estinti.
Una questione di riscatto
Definito dai suoi stessi creatori come uno sparatutto con visuale dall'alto contraddistinto da una forte enfasi narrativa, Clid the Snail ambisce a divertire con un gameplay immediato, ma anche a intrattenere con una fiaba sul non sentirsi inclusi nella società, sull'essere perennemente isolati dagli altri e sul riuscire a trovare una propria dimensione all'interno nel mondo. Una condizione che secondo i ragazzi di Weird Beluga potrebbe risuonare in maniera particolare con un certo tipo di pubblico, dando così idealmente uno spessore ulteriore a un'esperienza pensata per durare tra le otto e le dieci ore circa.
L'idea più interessante, per lo meno in termini di concetto, è quella di aver costruito un mondo in miniatura da esplorare, presentato dalla prospettiva di una creatura di pochi centimetri: una dimensione tutta nuova del nostro pianeta, in cui esattamente come in Pikmin (a proposito, se volete saperne di più qui trovate la recensione di Pikmin 3 Deluxe) andrete a incrociare manufatti appartenenti a un
tempo e a un mondo dimenticati. Un accendino o una chitarra possono così trasformarsi in oggetti giganteschi e addirittura quasi mistici, perdendo in toto la loro consueta ordinarietà in virtù del bizzarro senso di scala. Il tutto senza considerare la civiltà creata da zero da insetti, molluschi, piccoli mammiferi e altre creature, evolutesi tecnologicamente fino a una sorta di oscuro futuro dai tratti goticheggianti e alle prese con un misterioso morbo capace di corrompere tutto. Da vedere Clid The Snail non sarebbe neppure troppo male, anche se il character design fatica a distinguersi con personalità alternando frequenti alti e bassi così come successo anche a Biomutant (per saperne di più, la recensione di Biomutant è a un click di distanza). Meno convincente è invece l'aspetto complessivo dell'immagine, che fra un'illuminazione con le luci particolarmente "sparate" e una palette di colori monotona finisce per avere un aspetto impastato, non così leggibile e in generale discutibile nell'impatto. Un look da Unreal Engine 4 prima maniera che sa francamente di superato, tradendo in modo abbastanza inequivocabile la natura amatoriale della produzione.
Un gunplay poco incisivo
I veri problemi di Clid the Snail sono tuttavia da ricercarsi nel gameplay, autentico tallone d'Achille dell'opera di debutto di Weird Beluga. Le fonti di ispirazione citate esplicitamente dal team sarebbero di per sé pure mirabili: Dead Nation, Alienation e Nex Machina, ovvero l'eccellenza a marchio Housemarque. Qualcosa però deve essersi purtroppo perso per strada, fermo restando che è ovviamente difficile - se non addirittura impossibile - improvvisarsi e arrivare a quel tipo di perizia e di finezza alla primissima esperienza. Intendiamoci, l'idea non voleva comunque essere quella di riproporre esattamente l'approccio dello studio finlandese di Returnal da poco entrato fra le fila dei PlayStation Studios, e anzi Clid vorrebbe porsi come uno sparatutto meno sfacciatamente arcade e più riflessivo nei tempi d'azione.
La demo che ho avuto modo di testare su PC ha mostrato però pesanti lacune in termini di azione, di feeling e di solidità globale: manca clamorosamente il ritmo dei migliori twin stick shooter, la sincera soddisfazione nello sparare, l'impatto viscerale dei colpi e il senso di minaccia generale offerto dai nemici, davvero
pochissimi nel numero e per giunta pure troppo poco agguerriti per poter anche solo lontanamente impensierire. L'effetto finale, invece della furia arcade di Nex Machina o di un'impostazione più misurata e attenta, in cui magari il posizionamento potrebbe fare la differenza, si riduce dunque a una blanda e anonima scampagnata per livelli dalla mobilità ridotta, perché gli spazi in cui spostarsi sono fisicamente contenuti. Non bastano nemmeno gli elementari disseminati puzzle qua e là o il timido accenno di componente esplorativa a migliorare l'insieme: esattamente come le armi selezionabili dal protagonista, Clid the Snail sembra passare senza lasciare il segno piuttosto che mordere col carattere sopra le righe che vorrebbe orgogliosamente avere.
Spiace sinceramente esprimere pareri tutt'altro che lusinghieri sul videogioco che segna il battesimo per un piccolo studio indie di giovani ex studenti, eppure è difficile raccontare il primo contatto con Clid the Snail senza mettere in luce i numerosi e seri profondi falsi di un'opera sì ambiziosa e volenterosa, eppure al tempo stesso anche alquanto problematica. La speranza è che la versione definitiva di Clid the Snail possa trovare una dimensione e un approccio sentitamente diverso dal codice con cui siamo venuti a contatto, anche se è oggettivamente complicato aspettarsi gli stravolgimenti di cui la produzione avrebbe probabilmente bisogno. Se vi stuzzica l'idea tenete insomma pure d'occhio Clid e la sua amica lucciola Belu, ma senza particolari aspettative.