CrossFire Legion: uno strategico in tempo reale ispirato ai grandi classici

Abbiamo provato CrossFire Legion, gioco di strategia in tempo reale sviluppato da alcuni dei creatori di Dawn of War e Company of Heroes.

CrossFire Legion: uno strategico in tempo reale ispirato ai grandi classici
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  • Sebbene dalle nostre parti il nome CrossFire non faccia sollevare così tanti sopraccigli, si sta parlando di uno dei giochi più popolari di sempre, soprattutto in Cina e in Corea del Sud. È uno sparatutto multigiocatore free-to-play sulla falsa riga di Counter Strike, nel quale si affrontano due fazioni, una a rappresentare l'ordine e l'altra i terroristi. Il gioco esordì in Corea del Sud nel 2007 e ancora oggi vanta una comunità popolosa. Ci sono stati poi un adattamento cinematografico nel 2015 e una serie TV di grande successo in Cina andata in onda a luglio del 2020.

    Quello di CrossFire è dunque un marchio prestigioso e di grande impatto commerciale, ma gli investimenti su di esso non si limitano al mercato asiatico. CrossFireX è un nuovo sparatutto in prima persona al cui sviluppo - ma solo per quel che riguarda la campagna - sta lavorando lo studio finlandese Remedy Entertainment, mentre del resto si sta occupando l'azienda sudcoreana Smilegate.

    CrossFire: Legion, il gioco di cui parliamo in questo articolo, è invece frutto della collaborazione tra Blackbird Interactive (Homeworld: Desert of Kharak), collettivo canadese in cui sono confluiti ex sviluppatori di Relic (Dawn of War, Company of Heroes), e la stessa Smilegate.

    L'annuncio di CrossFire: Legion risale al giugno dell'anno scorso (ve l'avevamo documentato in questa anteprima di CrossFire Legion) e a qualche mese di distanza l'editore Prime Matter ci ha fornito l'accesso a una versione preliminare. L'unica modalità disponibile nel codice di test era quella multigiocatore, contro altre persone o l'intelligenza artificiale. Le partite si potevano svolgere su due mappe, una pensata per scontri 1v1 e un'altra, più spaziosa, che poteva contenere fino a sei giocatori, in squadre o tutti contro tutti.

    Poca economia, molta guerra

    Le impressioni maturate nell'anteprima dello scorso giugno si sono rivelate fondate. CrossFire: Legion è un RTS (real-time strategy) che nell'impostazione assomiglia a Dawn of War e Company of Heroes. La raccolta delle risorse e l'amministrazione della base hanno dunque un ruolo di poco peso nell'economia della partita, ciò che

    conta di più sono l'abilità di manovrare le truppe e l'oculatezza nel selezionarle per contrapporle al tipo di schieramento scelto dal nemico. Nella formula "sasso, carta e forbice" si sintetizza una buona parte delle caratteristiche del gioco: a un'armata prevalentemente composta da unità volanti se ne deve opporre una con capacità antiaeree, e così via. Il resto dipende dalla destrezza di chi controlla le unità, dalla capacità di gestirne le abilità attive, dall'intraprendenza e dall'arguzia di capire quand'è il momento di attaccare e quando è opportuno ritirarsi. Chi ha familiarità con la formula dei giochi prima citati saprà bene che la raccolta delle risorse è possibile solo previa conquista di alcune posizioni indicate sulla mappa. In CrossFire: Legion vanno controllate attraverso un quartier generale, dal quale addestrare nuove unità di raccolta.

    Il controllo del territorio rimane dunque la chiave, perché combattere è sì fondamentale, ma ancora più importante è poterlo fare a lungo, prima che ogni giacimento sia esaurito e che i rinforzi siano impossibilitati ad arrivare. Le risorse da tenere sott'occhio sono un paio: da una parte i generici materiali, contrassegnati da un'icona blu, che si trovano in maggiore quantità e si usano in gran numero soprattutto per costruire edifici e unità basilari, e dall'altra il carburante, segnato in arancione, dal quale dipendono le unità più potenti e costose.

    Gli HQ sono gli edifici più importanti da difendere, viene sconfitto chi li perde tutti

    La popolazione, nonostante non sia una risorsa vera e propria, va comunque gestita con altrettanta attenzione. A chi non sapesse di cosa stiamo parlando, diamo una breve spiegazione: ogni strategico in tempo reale fissa un tetto di popolazione massima che è possibile addestrare. In CrossFire: Legion il limite è 200, ma all'inizio della partita gli slot dedicati sono solo 8, e vanno incrementati costruendo nuove bassi oppure dei magazzini. Ogni unità consuma un numero variabile di slot: i raccoglitori solamente uno, ma le unità più potenti possono arrivare anche a 10 o a 14.

    Detto questo, dovrebbe essere chiaro perché è così essenziale gestire al meglio la popolazione, specialmente in CrossFire: Legion, dove alla regola "uno vale uno" di Age of Empires II (recuperate la nostra recensione di Age of Empires II Definitive Edition se siete interessati ad approfondire) è contrapposta quella che vede la diretta correlazione tra potenza e consumo di spazio. Anche in questo caso, comunque, ci teniamo a fare un esempio. Un esercito che occupa 150 popolazione lascia margine di manovra per inserire 50 raccoglitori; una truppa che ne riempie 100 permette di addestrare il doppio dei raccoglitori rispetto al primo caso.

    Le difese fisse sono utili per rafforzare una posizione senza occupare slot di popolazione

    Ovviamente, perlomeno sulla carta, un esercito da 150 è più potente di uno da 100, ma se quello da 150 venisse spazzato via o subisse gravi danni, sarebbe ben più difficile rimpiazzare le perdite, proprio perché sono meno i lavoratori che stanno incamerando risorse. Su questa semplice matematica si basano decisioni molto complesse, dipendenti da casistiche specifiche, mappe ed eventuali build teorizzate dai giocatori più esperti. Ci interessa soffermarci su questo aspetto proprio perché immaginiamo che una possibile scena competitiva futura dipenderà con forza dalla gestione della popolazione.

    Le fazioni

    In CrossFire: Legion saranno disponibili tre fazioni. Due sono quelle canoniche, Global Risk e Black List; della terza non sappiamo nulla se non della sua esistenza: dettagli maggiori saranno condivisi nei prossimi mesi dagli sviluppatori.Concentriamoci sulle due disponibili nella versione di prova. Global Risk è un gruppo paramilitare in possesso di avanzate tecnologie che si oppone ai Black List, mercenari anch'essi, descritti sulla wiki del gioco come combattenti che sostengono "l'uso della violenza per fermare la diffusione del capitalismo corporativo e della globalizzazione".

    Una delle abilità di Cardinal, comandante di Global Risk, colpisce un'area con fuoco di sbarramento

    Non abbiamo informazioni su come questi temi saranno implementati nel gioco, poiché della campagna, presumibilmente quella in cui i discorsi politici saranno più evidenti, non abbiamo avuto nemmeno un assaggio. Possiamo però parlare delle differenze in termini di gameplay, basandoci tuttavia su dettagli parziali. A nostra disposizione erano state messe infatti soltanto alcune delle unità che saranno utilizzabili nel gioco finale e un solo comandante per fazione: un ruolo, quest'ultimo, che influenza quali abilità attive globali (utilizzabili cioè a prescindere da qualsiasi unità) sono disponibili per il giocatore. Il tipo di truppe e il comandante possono essere selezionati prima di una partita, come se si stesse organizzando un mazzo di carte.

    Global Risk punta sulla forza d'impatto. I suoi mezzi sono più potenti e costosi di quelli della sua controparte, e questo rende la fazione più efficace negli attacchi diretti basati su una maggiore potenza di fuoco. La possanza e le avanzate tecnologie di Global Risk sono palesi anche nella caratterizzazione estetica delle sue unità, in cui i soldati sono equipaggiati a puntino e sembrano la fanteria spaziale di Starship Troopers. I carri armati sono delle unità decisamente possenti, la cui imponenza si riflette anche nelle statistiche: se posizionati in modalità d'assedio, sacrificando quindi il movimento in favore di un aumento della corazza, riescono a incassare tanti colpi prima di cedere.

    Prevedibilmente i Black List hanno caratteristiche diverse e perfino opposte. Dispongono di mezzi meno esosi in termini di popolazione, quindi possono reclutarne in maggior numero. Tra questi ci sono camion dei pompieri equipaggiati con un cannone laser, buggy che montano torrette e soldati con jetpack. La tecnologia di Black List è insomma più artigianale e raffazzonata.

    Proprio per questo molte delle loro abilità si basano sull'occultamento e sulla velocità di spostamento. È uno stile di gioco che premia la tattica e l'inganno, mentre un attacco diretto è meno indicato. Questo è quanto emerso dalle nostre partite, che si sono svolte prevalentemente in compagnia dell'intelligenza artificiale. Difficile, in un tale contesto, esprimere giudizi pienamente a fuoco. Solo a proposito di un aspetto ci sentiamo di essere critici: alcuni effetti visivi, specialmente quelli degli scudi emessi da un'unità di Global Risk, rendono difficile leggere ciò che sta avvenendo nel combattimento. La spettacolarità è indubbiamente uno dei valori di cui vuole fregiarsi il gioco di Blackbird, ma forse si potrebbe ridurre qualche interferenza visiva per premiare la chiarezza. Inoltre, ma qui vogliamo solamente sollevare un dubbio, la semplicità delle meccaniche potrebbe stancare sulla lunga distanza, trasformando il tiolo in un prodotto poco stimolante dopo appena qualche partita.

    Come al solito, bisognerà aspettare la versione finale prima di trarre le conclusioni definitive; in attesa di scoprire la data d'uscita, sarete lieti di sapere che ad aprile è prevista una fase di Open Beta pubblica, grazie alla quale potremo scoprire più a fondo le potenzialità ludiche di CrossFire: Legion.

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