Provato Destiny: Verso la Recensione

Prime impressioni dopo una lunga giornata di gioco.

Destiny
Trailer: Multi
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  • Xbox 360
  • PS3
  • PS4
  • Xbox One
  • E così i server di Destiny hanno retto questo Day One “anticipato”, scattato per noi italiani pochi minuti prima delle 14 di lunedì 8 settembre. Sarà oggi il giorno critico per l'infrastruttura messa in piedi da Bungie, ma la prima prova è stata superata con successo, in barba alle sfiduciate malelingue ed alle prove catastrofiche di Sim City e Diablo 3.
    Ce la siamo cavata con un paio di disconnessioni nel corso della giornata, un matchmaking comunque rapido, un netcode con poche incertezze, che ha inciampato solo in qualche partita competitiva. Per il resto la prima giornata nello smisurato universo messo in piedi dal team di Halo è trascorsa alla grande: undici ore filate di fronte allo schermo, acchiappati da questo mondo meraviglioso che si estende -oltre le Piane della Ruggine- nelle profondità della Luna e poi sulla superficie solforosa di Venere.
    Manca ancora un po' prima di poter dare un giudizio definitivo sulla prima release di Destiny, ma intanto - come promesso - ecco tutte le nostre impressioni, che confermano in larga parte quelle già scaturite dalla beta, in attesa di raggiungere l'endgame.

    Road to Review

    Nei lunghi mesi che hanno anticipato l'uscita, mentre centellinava le informazioni riguardo al suo progetto più imponente, il team di Seattle ha categoricamente evitato di pronunciare quel termine che in larga misura sembra spaventare le masse urlanti di videogiocatori: MMO.
    L'hanno chiamato, invece, “Shared World Shooter”, per sottolineare piuttosto la persistenza di questo mondo condiviso che tutti in cui sparuti gruppetti di utenti si ritrovano per le loro scorribande. Ed in effetti Destiny rifugge una dimensione davvero “massiva”, tutto orientato com'è a glorificare squadriglie compatte e ben coordinate di tre giocatori (o di sei, nei raid che ancora non abbiamo avuto modo di provare).
    Eppure, al di là di questa dimensione più contenuta, Destiny è davvero strutturato come World of Warcraft e colleghi, solo che al posto delle abilità di Healer e Tank, qui c'è un gameplay da sparatutto che fila via liscissimo e funziona alla grande. Dal team che ha dato i natali alla saga di Master Chief, del resto, non c'era proprio da aspettarsi altro. I controlli reattivi, l'estrema fluidità dell'azione, la galvanizzante soddisfazione che si prova ad ogni headshot: tutto è al posto giusto, superando di diverse lunghezze tanti altri concorrenti che hanno spopolato negli ultimi anni.

    Per il resto, però, a partire dalle abilitò in cooldown per arrivare all'ossessione del loot, molti elementi ricordano i grandi RPG Online. A meno che non siate interessati quindi allo spietato PvP del Crogiolo, evoluzione diretta del multiplayer competitivo di Halo, preparatevi quindi a rivedere il vostro concetto di “Single Player”. Se cercate una storia intrigante, che riesca ad emozionarvi lungo una campagna orchestrata a dovere, ricca di eventi dinamici e colpi di scena, avete sbagliato gioco.
    Anche quando si fa più presente, portandoci nell'atollo degli Insonni e raccontando di giardini oscuri e razze sintetiche, la trama resta sempre in sordina, decisa più che altro ad esibire le fascinose atmosfere del mondo di gioco più che a raccontare una storia epica e coinvolgente.
    L'obiettivo, insomma, è quello di portarvi a spasso nel cosmo, lasciandovi meravigliare di fronte ai laghi acidi di Venere o alle grotte scavate sotto la superficie lunare, ma senza che siano personaggi e dialoghi a lasciare veramente il segno.
    Anche dal punto di vista strutturale le missioni devono necessariamente scendere a patti con l'impostazione di gioco: i vari “livelli” sono ricavati in certe zone delle immense mappe di gioco, e qui restano “confinati”. Termine improprio, a dire la verità, perchè le aree che abbiamo visitato (Terra, Luna e Venere) sono davvero smisurate, alternando senza soluzione di continuità ampie zone aperte a stretti cunicoli, ed esibendo un level design da urlo. Eppure, per via di questa impostazione, le missioni finiscono per assomigliarsi un po' tutte: si avanza fra orde di nemici fino a raggiungere uno scontro più impegnativo degli altri, oppure si raggiunge una zona che va difesa da orde inferocite di alieni aggressivi.
    Ci sono state, nel corso della prima giornata di gioco, un paio di variazioni che ci hanno divertiti, come la lunga marcia per raggiungere il Guardiaporta Vex, sparando ai portali che continuavano a vomitare goblin robotici e minotauri metallici, oppure lo scontro con la progenie dell'alveare nelle profondità della Luna, stringendo fra le mani una spada poderosa. Ma in generale il resto della progressione resta in linea con quella già assaporata nella beta, e sappiamo già che questo scontenterà parecchi giocatori.
    Ci teniamo però a sottolineare che non si tratta di un “problema”, ma di una precisa scelta di game design, legata al fatto che, volenti o nolenti, Destiny non è uno sparatutto single player.
    Gli stimoli per andare avanti arrivano quindi dal loot, dal sistema di progressione del personaggio che sembra ricordare moltissimo quello di Diablo 3 e delle sue rune, e insomma dall'ansia di raggiungere l'endgame per poi gettarsi a capofitto nelle Strike Mission e nei Raid.

    Verso il Level Cap

    La strada che ci ha portato, dopo undici ore di gioco, a raggiungere il livello 12, non è stata molto tormentata. Buona parte delle missioni sono volate via con un po' troppa facilità, denunciando anzitutto i limiti di un'intelligenza artificiale per nulla migliorata rispetto a quella della beta, punto debole (ma non dolente) della produzione. Selezionando però i modificatori di difficoltà per rendere le cose più impegnative, siamo incappati in un paio di missioni in cui abbiamo dovuto sudare parecchio: speriamo quindi che il team di sviluppo ci lasci la possibilità - una volta raggiunto il level cap - di far schizzare verso l'alto la difficoltà.
    Per il momento, anche se i livelli salgono troppo in fretta, non abbiamo sbloccato che un terzo delle rune per modificare le abilità del personaggio, senza contare che si sbloccheranno poi le “classi di prestigio” e che anche quelle andranno potenziate con tanta pazienza. La carne al fuoco, insomma, sembra tanta, anche se siamo rimasti un po' interdetti dalla presenza di soli quattro pianeti: per quanto grandi siano, la mole di contenuti non sembra così smisurata come quella promessa dal team.
    La progressione, in ogni caso, arriva ad una bella battuta d'arresto nel caso in cui non ci si dedichi ad un po' di “grinding”, magari esplorando liberamente le aree di gioco per dedicarsi alle (ripetitive) missioni secondarie o ai ben più esaltanti (ma molto rari) eventi pubblici. Per raggiungere la “fine” della campagna ci vorrà almeno un'altra giornata di intensa applicazione, e poi da lì vedremo come Destiny continuerà a coinvolgerci.

    Per il momento, comunque, il titolo Bungie ha saputo rapirci, soprattutto grazie alla curiosità di posare gli occhi sugli esotici panorami di questo universo distrutto. Dai colori acidi di Venere, in cui i resti delle architetture terrestri convivono con fiori spettrali e con una vegetazione ormai rigogliosa, nata ai margini delle pozze sulfuree e dei fiumiciattoli dalle acque ribollenti, arrivando fino alle profondità della Luna, in cui templi perduti di una razza non morta si estendono come i cunicoli di un formicaio, l'ambientazione scolpita dal team ha qualcosa di meraviglioso, che colpisce in modo risoluto e terribile. Mescolando fantasy e science-fiction, guardando ai capolavori del genere ed alle saghe immortali ambientate nello spazio profondo, Bungie se ne è uscita con un universo bellissimo e magnetico.
    E' un peccato, come si diceva già ai tempi della beta, che poi tutta questa bellezza resti “asettica”, non interattiva, in scenari statici senza neppure l'ombra di una minima interattività ambientale. Assieme ad un po' di aliasing ed a qualche texture sottotono, resta questo il problema principale del comparto tecnico, che riesce comunque a farsi valere grazie alla capacità di costruire atmosfere eccezionalmente avvolgenti. Anche i tempi di caricamento, purtroppo, non sono stati ridotti più di tanto rispetto a quelli della beta.

    Destiny Una cosa sembra chiara, dopo una lunga giornata di gameplay: Destiny non è l'evoluzione degli sparatutto in prima persona classici, il gioco che “supera” Halo e i tanti congeneri che affollano il mercato. Destiny è qualcosa di diverso. E, in un certo senso, qualcosa di mai visto fino ad oggi. E' l'incontro fra una struttura online persistente ed un gameplay da FPS dinamico e ritmato. E' un gioco che raccoglie certi elementi da World of Warcraft (la struttura delle missioni), alcune fascinazioni dai “Loot Game” alla Diablo 3, e li infila in uno smisurato universo sci-fi, in grado di rivaleggiare per fascino e portata scenica con quello di Mass Effect. Il tutto, accompagnato da un comparto PvP che sembra aver smussato i problemi di bilanciamento (ma non la disparità che c'è fra utenti americani e giocatori europei). Gli stimoli per proseguire arrivano ora dalla crescita del personaggio, ora da una missione diversa dal solito, ora dall'urgenza di raccogliere una taglia o scendere liberamente sui pianeti a raccogliere foglie di Filmetallo o Fiori Spettrali. E' un mix nuovo, che va assaporato e metabolizzato a dovere. Sapendo quindi che ad aspettarvi non ci saranno missioni single player sostenute da una regia meticolosa, ed un gameplay classico con “sblocchi” in stile Call of Duty, dovreste avvicinarvi a Destiny con la curiosità di chi scopre una razza nuova: un ibrido dai tratti esotici che sembrano quelli di una specie sconosciuta.

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