Destroy All Humans: il remake che non ti aspetti all'E3 2019

Destroy All Humans si appresta a tornare nel 2020 con un remake a opera di THQ Nordic e Black Forest Games: abbiamo provato la demo.

Destroy All Humans
Anteprima: Multi
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  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Stadia
  • Annunciato a sorpresa durante la conferenza di Microsoft, Destroy All Humans! è il remake del primo capitolo della saga chiassosa e ipercitazionista creata dai compianti Pandemic Studios. L'idea alla base del progetto, stando alle parole degli sviluppatori di Black Forest Games, è quella di proporre al pubblico un'esperienza che sia il più vicina possibile non tanto al gioco originale, quanto "ai ricordi che gli appassionati hanno del titolo". Un proposito che sostiene le fondamenta di una produzione dai tratti esplicitamente nostalgici, dedicata agli amanti di un'interpretazione altamente distruttiva delle dinamiche open world, condita con una buona dose di leggerezza e umorismo sopra le righe.

    Citizen Crypto

    Destroy All Humans! narra le vicende di un crudele conquistatore alieno di nome Crypto (al secolo Cryptosporidium), giunto sulla Terra come braccio armato dell'impero intergalattico dei Furon. L'obiettivo di Crypto è quello di estrarre frammenti di DNA Furon dal cervello degli umani e al contempo scoprire cos'è successo al suo clone, sparito misteriosamente (non tanto, in effetti) durante una precedente spedizione.

    Si tratta di base di un pretesto narrativo per dare libero sfogo ai più bassi istinti dei giocatori che, nei panni di Crypto, potranno seminare morte, panico e devastazione sia muovendosi a terra che bordo del disco volante dell'extraterreste.
    La breve demo testata nel corso dell'E3 riproponeva il primissimo livello dell'avventura, a partire dall'arrivo del nostro infame alter ego nei pressi della fattoria Turnipseed. Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con una mucca del luogo, erroneamente ritenuta la creatura dominante del pianeta, un breve tutorial ci ha permesso di riprendere confidenza con un gameplay non particolarmente brillante, che però mette in campo un paio di piacevoli novità.

    A differenza di quanto accedeva nel titolo originale, infatti, ora Crypto è in grado di procedere sulla strada della conquista (leggasi: "ammazzare gente a caso") utilizzando contemporaneamente, con tanto di lock-on, armi e poteri mentali. Durante la prova, dopo aver sospeso in una bolla telecinetica un paio di placidi bovini, abbiamo quindi utilizzato la nostra fedele Zap-O-Matic per ribattere a tono al fuoco di alcuni campagnoli inferociti, intervallando le bordate elettrificanti il lancio di qualche "proiettile muggente".

    Il tutto mentre, svolazzando col nuovo jetpack di Crypto, cercavamo di estrarre cellule Furon dal cervello di un vicino cadavere. In generale il sistema di controllo fa il suo lavoro, e le nuove caratteristiche di movimento e combattimento rendono le battaglie decisamente più piacevoli, al netto di una varietà complessiva non certo esaltante. C'è poi quell'umorismo folle che, a quasi quindici anni di distanza, riesce ancora a strappare qualche sorriso, tra le righe di una sceneggiatura - recuperata integralmente dall'originale - che propone una revisione parodistica dell'immaginario sci-fi dei tardi anni ‘50. La formula base del gameplay impone al giocatore di eliminare ondate progressivamente sempre più virulente di nemici umani, anche utilizzando il disco voltante del protagonista, capace di mandare letteralmente in pezzi una fetta maggioritaria degli elementi dello scenario.

    Proprio come in passato, la transizione tra gioco a terra e astronave è istantanea e, malgrado qualche piccola incertezza della telecamera, il gameplay a bordo del velivolo si conferma piuttosto divertente. In linea con le dichiarazioni del team di sviluppo circa la fedeltà all'opera del 2005, non ci aspettiamo che il remake scardini più di tanto la ripetitività di un titolo che, già al lancio, non era certo il più ambizioso degli open world. Per quanto la formula appaia oggi stantia come non mai, resta però l'affetto per una produzione da molti elevata a vero e proprio cult, che sembra comunque in grado di offrire qualche ora di divertimento a cuor leggero.

    Anche il comparto grafico sembra allinearsi con gli standard non proprio eccezionali del progetto ma, il peculiare piglio stilistico del gioco funziona ancora bene, specialmente considerando le sue finalità nostalgiche.

    A tal proposito, i fan apprezzeranno sicuramente la scelta di riutilizzare lo stesso cast di doppiatori del capitolo d'esordio, e di includere nel prodotto finito diversi contenuti che, per un motivo o per un altro, vennero tagliati prima del lancio. Questi ultimi rappresentano, almeno all'apparenza, le uniche novità di una progressione narrativa rimasta praticamente inalterata, nel quadro di una produzione chiaramente modellata come una lettera d'amore ai fan.

    Destroy All Humans Seppur non dotato di grandi ambizioni creative, il remake di Destroy All Humans! pare un prodotto costruito solo per stampare un sorriso in faccia agli amanti dell’alieno creato da Pandemic. Per quanto nessun aspetto del titolo sembri puntare a standard di eccellenza, la sua formula sopra le righe e l’evidente spinta al “giocazzeggio” sono ancora in grado di regalare qualche momento di divertimento a cuor leggero. Resta ancora un’incognita, almeno in termini concreti, l’effettiva varietà dell’avventura, sebbene le nuove meccaniche infondano nel gioco un dinamismo inedito, per quanto tutt’altro che sconvolgente. L’appuntamento è fissato per il prossimo anno, quando finalmente capiremo se il “progetto nostalgia” di Black Forest Games riuscirà a convincere appieno il pubblico dei giocatori.

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