Lanciato in Giappone lo scorso gennaio, Disgaea 7: Vows of the Virtueless approderà nei negozi occidentali soltanto durante l'autunno 2023, al fine di trascinare i giocatori nel più recente (e folle) Netherworld immaginato dai ragazzi di Nippon Ichi Software. Giacché la settima iterazione della serie sarà foriera di meccaniche nuove e stravaganti, che all'atto pratico potrebbero persino stravolgere il gameplay e rendere davvero imprevedibile l'esito degli scontri, abbiamo posto sul banco di prova la lunga demo disponibile sul PlayStation Store nipponico, che ci ha permesso di provare il prodotto con tanti mesi di anticipo rispetto all'uscita della versione occidentale. Di seguito vi proponiamo quindi le impressioni maturate dopo aver giocato le prime tre ore della campagna.
L'ultimo samurai
Come raccontato nella nostra precedente anteprima di Disgaea 7: Vows of the Virtueless, la nuova proposta di Nippon Ichi Software e NIS America è ambientata in un Netherworld mai visto prima e ispirato alla cultura giapponese. Laddove il precedente episodio del franchise esplorava vari mondi e radunava guerrieri da tante realtà diverse (per tutti i dettagli sulla missione di Zed vi suggeriamo di consultare la recensione di Disgaea 6: Defiance of Destiny), il Director Shunsuke Minowa e il suo team hanno deciso a questo giro di tornare alle origini della serie e adottare un unico Netherworld come setting principale.
Chiamata "Hinomoto Netherworld Cluster", la dimensione che potremo esplorare in autunno è però caduta in rovina in seguito alla comparsa dell'ammiraglio demone Opener e della sua immensa flotta, che oltre ad aver conquistato il paese ha addirittura bandito per sempre il bushido che i suoi abitanti avevano invece seguito per secoli. Nonostante le nuove leggi emanate dall'ammiraglio vietino categoricamente di seguire la "via del guerriero", il protagonista della vicenda è un demone pigro e un po' scorretto, che sin dalla giovane età si è però attenuto ciecamente ai concetti fondamentali del bushido e non intende rinunciarvi per nessuna ragione al mondo. Allergico alle emozioni tipicamente umane quali l'amicizia o l'amore, che per qualche bizzarro motivo lo fanno tossire e sputare sangue dalla bocca, lo squattrinato e improbabile samurai di nome Fuji si ritrova quasi per caso ad affrontare i sottoposti dell'ammiraglio Opener, ignorando che molto presto dovrà allearsi con personaggi altrettanto eccentrici per poter rovesciare l'attuale shogunato e restituire a Hinomoto il suo antico splendore.
Avendo potuto giocare soltanto le prime dieci missioni della campagna, pari ai primi due capitoli, non abbiamo incontrato tutti i componenti del cast principali, ma soltanto il protagonista, l'eroina femminile e tre comprimari particolarmente stravaganti. Il personaggio più eccentrico e simpatico di tutti è probabilmente Piririka, una ragazzina allegra e spontanea che adora i manga e i film incentrati sui samurai.
Cresciuta nel Wahei Netherworld, nei primissimi minuti del racconto la ricca CEO di una famosa azienda di abbigliamento decide quindi di visitare Hinomoto e rimane alquanto scioccata nel constatare coi propri occhi quanto il mondo dei suoi sogni sia cambiato. Credendo fermamente che "ogni persona malvagia debba aver avuto le proprie ragioni per diventare cattiva", la fanciulla un po' ingenua e abituata a risolvere i problemi coi soldi si unirà a Fuji e in più occasioni sarà proprio lei a spingerlo a lottare per strappare Hinomoto dalle grinfie degli invasori.
Non meno interessanti ci sono parsi la popolar ladra Seefour, che deruba soltanto gli individui direttamente connessi allo shogunato, il narcisista Wey-yasu, decorato Shogun di Oedo che trascorre le sue giornate assumendo apprendiste geisha e organizzando sfarzosi banchetti, e non per ultima Ao, una misteriosa quanto potente bimbetta che sostiene di essere la figlia di Fuji. Ricercata come "Hyougaki" per aver seminato il panico un po' ovunque, Ao sembra infatti disposta a tutto pur di attirare l'attenzione del presunto genitore, non a caso non esita un solo istante a distruggere col suo travolgente potere chiunque osi mettersi sulla sua strada.
Ai cinque personaggi appena descritti dovrebbero aggiungersene altri due, per un totale di sette attori principali: un numero tutt'altro che casuale, che durante le nostre scorribande a Hinomoto abbiamo subito collegato alle fantomatiche "Sette Armi dell'Origine" sparse per tutto il Netherworld. Talmente potenti da poter distruggere persino gli dei, questi leggendari strumenti di morte possono essere branditi soltanto da coloro che riescono a entrare in risonanza con le anime al loro interno, anche perché la loro forza cresce esponenzialmente a seconda dello stato emotivo di chi le impugna. Una caratteristica assai peculiare che, come vedremo a breve, nel mezzo delle battaglie consente di annientare anche gli avversari più formidabili e che sospettiamo si rivelerà indispensabile per avere la meglio sulle forze di Opener.
Tra Hell Mode e Jumbification
Sono diverse le ragioni per cui la serie di Disgaea si è conquistata un posto d'onore tra le migliori serie di RPG tattici: oltre a vantare un combat system profondissimo e un'allettante sistema di personalizzazione delle unità, anno dopo anno il franchise ha saputo rinnovarsi continuamente, proponendo a ogni nuova iterazione delle meccaniche geniali e strampalate al tempo stesso, come ad esempio la possibilità di sollevare i compagni di squadra e scagliarli addosso ai nemici.
Una soluzione che danneggia sia l'individuo lanciato che il bersaglio, e che in alcune circostanze può essere impiegata per superare gli ostacoli ambientali presenti nelle mappe, per raggiungere agevolmente luoghi sopraelevati o magari per favorire l'avanzata di un'unità lasciata indietro. Per la gioia dei fan storici, Disgaea 7: Vows of the Virtueless ha conservato tutte le assurde diavolerie che da tempo immemore rientrano tra gli elementi cardine del gameplay, che per l'occasione ha accolto due novità a nostro avviso molto interessanti.
Chiamata "Hell Mode" e legata alle armi leggendarie menzionate nel paragrafo precedente, la prima consente ai sette personaggi chiave della vicenda di riempire un'apposita barra e scatenare il potere dei rispettivi tesori sacri: in Hell Mode, infatti, i branditori delle "Sette Armi dell'Origine" godono di un enorme aumento delle statistiche e oltretutto hanno accesso ad abilità e tecniche di lotta uniche, che appunto variano a seconda dello strumento impugnato.
Recuperata dal nostro Fuji al termine del primo capitolo della storia, la spada divina Kanzan Musashi è in grado di tagliare in due qualsiasi cosa, tant'è che quando attacca riduce drasticamente la difesa del bersaglio, che di conseguenza riporta molti più danni del normale. Utilizzato in battaglia dal pusillanime Wey-yasu, il bastone Tokugawa Tenge consente invece di "manipolare" le unità nemiche, affinché si muovano secondo le istruzioni: la soluzione perfetta per radunarli e annientarli in massa. Tenendo presente che questi preziosissimi bonus possono essere impiegati solo dopo aver riempito l'apposito indicatore, impararne il corretto funzionamento e attivarli al momento giusto potrebbe rivelarsi la chiave per capovolgere l'esito delle dispute più disperate e portare a casa la vittoria. Non per nulla, durante la nostra prova l'abilità speciale della spada divina Kanzan Musashi di Fuji ci ha infine permesso di eliminare un boss che nei turni precedenti si era dimostrato pressoché immune all'offesa dei nostri adepti (che per ovvi motivi erano mal equipaggiati e "sottolivellati").
L'altra curiosissima novità di Disgaea 7: Vows of the Virtueless va ricerca nella cosiddetta "Jumbification", una meccanica palesemente ispirata al fenomeno Dynamax introdotto nei giochi Pokémon di ottava generazione (per saperne di più volate sulla recensione di Pokémon Spada e Scudo). Non è ancora chiaro se potrà essere utilizzata in tutti gli scontri del gioco o soltanto nelle boss fight - anche perché noi abbiamo potuto servircene soltanto nella sfida conclusiva del capitolo 2, ossia l'ultima missione inclusa nella demo - ma la Jumbification consiste nel trasformare uno dei propri soldati in un gigante.
Quando questo accade, il soggetto selezionato diventa talmente grande da poter attaccare qualsiasi punto del terreno, infliggendo ingenti danni a chiunque si trovi nella zona colpita. È una meccanica piuttosto divertente e a prima vista non troppo facile da padroneggiare, anche perché i nemici a terra possono concentrarsi sul titano e abbatterlo in un solo turno, se lasciato da solo. Considerando poi che ognuna delle due forze in campo può ingigantire contemporaneamente fino a due guerrieri, non ci sorprenderebbe se un saggio sfruttamento della Jumbification ribaltasse in un solo turno l'andamento di una disputa. A questo proposito, durante lo svolgimento dell'unica missione in cui abbiamo potuto ingigantire uno dei nostri beniamini - dove peraltro eravamo pure in grande svantaggio numerico - è bastato sconfiggere il colossale leader della fazione opposta per vincere la partita e porre fine alle ostilità. Se tutte le boss fight previste dalla trama dovessero funzionare allo stesso modo, la Jumbification assumerebbe una valenza strategica da non sottovalutare.
Benché occorrerà una prova più approfondita per valutare l'effettiva bontà delle due principali novità poste sul piatto da Disgaea 7: Vows of the Virtueless, questo primo contatto con la nuova creatura di Nippon Ichi Software ci ha insomma fatto una buona impressione, almeno per quel che concerne il sistema di combattimento. Per il rovescio della medaglia, non abbiamo apprezzato affatto la decisione dello sviluppatore di reintrodurre il Netherworld Hospital, che lo scorso episodio della saga aveva infine abolito.
Similmente a quanto accadeva nei primi capitoli della serie, al termine di uno scontro i personaggi di Disgaea 7: Vows of the Virtueless non vengono più curati in automatico, ma è il giocatore a dover pagare un NPC collocato nell'HUB principale per rianimare gli adepti messi fuori combattimento o anche solo per fare il pieno di HP/MP. Non solo le cifre necessarie per avere le cure desiderate ci sono parse ingenti, ma la risorsa richiesta dal gestore dell'ospedale è la stessa che il giocatore dovrebbe spendere per migliorare l'equipaggiamento della truppa e apprendere nuove abilità.
Dover far visita al Netherworld Hospital al termine di ogni singola lotta rischia seriamente di rallentare lo sviluppo della squadra, costringendo l'utente a ripetere a iosa le battaglie più semplici al solo scopo di accumulare denaro. Certo, è plausibile che le battaglie automatiche (purtroppo non disponibili nella demo) velocizzino il grinding e la raccolta di risorse, tuttavia per averne la certezza dovremo sfortunatamente attendere il prossimo autunno, quando il nostro banco di prova verrà occupato dal codice finale di Disgaea 7: Vows of the Virtueless. Ogni giudizio è quindi sospeso fino alla recensione.
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Disgaea 7: ci abbiamo giocato per tre ore, ci è piaciuto?
Abbiamo provato la demo giapponese di Disgaea 7 Vows of the Virtueless, giocando le prime tre ore della campagna del nuovo titolo di Nippon Ichi.
Lanciato in Giappone lo scorso gennaio, Disgaea 7: Vows of the Virtueless approderà nei negozi occidentali soltanto durante l'autunno 2023, al fine di trascinare i giocatori nel più recente (e folle) Netherworld immaginato dai ragazzi di Nippon Ichi Software. Giacché la settima iterazione della serie sarà foriera di meccaniche nuove e stravaganti, che all'atto pratico potrebbero persino stravolgere il gameplay e rendere davvero imprevedibile l'esito degli scontri, abbiamo posto sul banco di prova la lunga demo disponibile sul PlayStation Store nipponico, che ci ha permesso di provare il prodotto con tanti mesi di anticipo rispetto all'uscita della versione occidentale. Di seguito vi proponiamo quindi le impressioni maturate dopo aver giocato le prime tre ore della campagna.
L'ultimo samurai
Come raccontato nella nostra precedente anteprima di Disgaea 7: Vows of the Virtueless, la nuova proposta di Nippon Ichi Software e NIS America è ambientata in un Netherworld mai visto prima e ispirato alla cultura giapponese. Laddove il precedente episodio del franchise esplorava vari mondi e radunava guerrieri da tante realtà diverse (per tutti i dettagli sulla missione di Zed vi suggeriamo di consultare la recensione di Disgaea 6: Defiance of Destiny), il Director Shunsuke Minowa e il suo team hanno deciso a questo giro di tornare alle origini della serie e adottare un unico Netherworld come setting principale.
Chiamata "Hinomoto Netherworld Cluster", la dimensione che potremo esplorare in autunno è però caduta in rovina in seguito alla comparsa dell'ammiraglio demone Opener e della sua immensa flotta, che oltre ad aver conquistato il paese ha addirittura bandito per sempre il bushido che i suoi abitanti avevano invece seguito per secoli. Nonostante le nuove leggi emanate dall'ammiraglio vietino categoricamente di seguire la "via del guerriero", il protagonista della vicenda è un demone pigro e un po' scorretto, che sin dalla giovane età si è però attenuto ciecamente ai concetti fondamentali del bushido e non intende rinunciarvi per nessuna ragione al mondo. Allergico alle emozioni tipicamente umane quali l'amicizia o l'amore, che per qualche bizzarro motivo lo fanno tossire e sputare sangue dalla bocca, lo squattrinato e improbabile samurai di nome Fuji si ritrova quasi per caso ad affrontare i sottoposti dell'ammiraglio Opener, ignorando che molto presto dovrà allearsi con personaggi altrettanto eccentrici per poter rovesciare l'attuale shogunato e restituire a Hinomoto il suo antico splendore.
Avendo potuto giocare soltanto le prime dieci missioni della campagna, pari ai primi due capitoli, non abbiamo incontrato tutti i componenti del cast principali, ma soltanto il protagonista, l'eroina femminile e tre comprimari particolarmente stravaganti. Il personaggio più eccentrico e simpatico di tutti è probabilmente Piririka, una ragazzina allegra e spontanea che adora i manga e i film incentrati sui samurai.
Cresciuta nel Wahei Netherworld, nei primissimi minuti del racconto la ricca CEO di una famosa azienda di abbigliamento decide quindi di visitare Hinomoto e rimane alquanto scioccata nel constatare coi propri occhi quanto il mondo dei suoi sogni sia cambiato. Credendo fermamente che "ogni persona malvagia debba aver avuto le proprie ragioni per diventare cattiva", la fanciulla un po' ingenua e abituata a risolvere i problemi coi soldi si unirà a Fuji e in più occasioni sarà proprio lei a spingerlo a lottare per strappare Hinomoto dalle grinfie degli invasori.
Non meno interessanti ci sono parsi la popolar ladra Seefour, che deruba soltanto gli individui direttamente connessi allo shogunato, il narcisista Wey-yasu, decorato Shogun di Oedo che trascorre le sue giornate assumendo apprendiste geisha e organizzando sfarzosi banchetti, e non per ultima Ao, una misteriosa quanto potente bimbetta che sostiene di essere la figlia di Fuji. Ricercata come "Hyougaki" per aver seminato il panico un po' ovunque, Ao sembra infatti disposta a tutto pur di attirare l'attenzione del presunto genitore, non a caso non esita un solo istante a distruggere col suo travolgente potere chiunque osi mettersi sulla sua strada.
Ai cinque personaggi appena descritti dovrebbero aggiungersene altri due, per un totale di sette attori principali: un numero tutt'altro che casuale, che durante le nostre scorribande a Hinomoto abbiamo subito collegato alle fantomatiche "Sette Armi dell'Origine" sparse per tutto il Netherworld. Talmente potenti da poter distruggere persino gli dei, questi leggendari strumenti di morte possono essere branditi soltanto da coloro che riescono a entrare in risonanza con le anime al loro interno, anche perché la loro forza cresce esponenzialmente a seconda dello stato emotivo di chi le impugna. Una caratteristica assai peculiare che, come vedremo a breve, nel mezzo delle battaglie consente di annientare anche gli avversari più formidabili e che sospettiamo si rivelerà indispensabile per avere la meglio sulle forze di Opener.
Tra Hell Mode e Jumbification
Sono diverse le ragioni per cui la serie di Disgaea si è conquistata un posto d'onore tra le migliori serie di RPG tattici: oltre a vantare un combat system profondissimo e un'allettante sistema di personalizzazione delle unità, anno dopo anno il franchise ha saputo rinnovarsi continuamente, proponendo a ogni nuova iterazione delle meccaniche geniali e strampalate al tempo stesso, come ad esempio la possibilità di sollevare i compagni di squadra e scagliarli addosso ai nemici.
Una soluzione che danneggia sia l'individuo lanciato che il bersaglio, e che in alcune circostanze può essere impiegata per superare gli ostacoli ambientali presenti nelle mappe, per raggiungere agevolmente luoghi sopraelevati o magari per favorire l'avanzata di un'unità lasciata indietro. Per la gioia dei fan storici, Disgaea 7: Vows of the Virtueless ha conservato tutte le assurde diavolerie che da tempo immemore rientrano tra gli elementi cardine del gameplay, che per l'occasione ha accolto due novità a nostro avviso molto interessanti.
Chiamata "Hell Mode" e legata alle armi leggendarie menzionate nel paragrafo precedente, la prima consente ai sette personaggi chiave della vicenda di riempire un'apposita barra e scatenare il potere dei rispettivi tesori sacri: in Hell Mode, infatti, i branditori delle "Sette Armi dell'Origine" godono di un enorme aumento delle statistiche e oltretutto hanno accesso ad abilità e tecniche di lotta uniche, che appunto variano a seconda dello strumento impugnato.
Recuperata dal nostro Fuji al termine del primo capitolo della storia, la spada divina Kanzan Musashi è in grado di tagliare in due qualsiasi cosa, tant'è che quando attacca riduce drasticamente la difesa del bersaglio, che di conseguenza riporta molti più danni del normale. Utilizzato in battaglia dal pusillanime Wey-yasu, il bastone Tokugawa Tenge consente invece di "manipolare" le unità nemiche, affinché si muovano secondo le istruzioni: la soluzione perfetta per radunarli e annientarli in massa. Tenendo presente che questi preziosissimi bonus possono essere impiegati solo dopo aver riempito l'apposito indicatore, impararne il corretto funzionamento e attivarli al momento giusto potrebbe rivelarsi la chiave per capovolgere l'esito delle dispute più disperate e portare a casa la vittoria. Non per nulla, durante la nostra prova l'abilità speciale della spada divina Kanzan Musashi di Fuji ci ha infine permesso di eliminare un boss che nei turni precedenti si era dimostrato pressoché immune all'offesa dei nostri adepti (che per ovvi motivi erano mal equipaggiati e "sottolivellati").
L'altra curiosissima novità di Disgaea 7: Vows of the Virtueless va ricerca nella cosiddetta "Jumbification", una meccanica palesemente ispirata al fenomeno Dynamax introdotto nei giochi Pokémon di ottava generazione (per saperne di più volate sulla recensione di Pokémon Spada e Scudo). Non è ancora chiaro se potrà essere utilizzata in tutti gli scontri del gioco o soltanto nelle boss fight - anche perché noi abbiamo potuto servircene soltanto nella sfida conclusiva del capitolo 2, ossia l'ultima missione inclusa nella demo - ma la Jumbification consiste nel trasformare uno dei propri soldati in un gigante.
Quando questo accade, il soggetto selezionato diventa talmente grande da poter attaccare qualsiasi punto del terreno, infliggendo ingenti danni a chiunque si trovi nella zona colpita. È una meccanica piuttosto divertente e a prima vista non troppo facile da padroneggiare, anche perché i nemici a terra possono concentrarsi sul titano e abbatterlo in un solo turno, se lasciato da solo. Considerando poi che ognuna delle due forze in campo può ingigantire contemporaneamente fino a due guerrieri, non ci sorprenderebbe se un saggio sfruttamento della Jumbification ribaltasse in un solo turno l'andamento di una disputa. A questo proposito, durante lo svolgimento dell'unica missione in cui abbiamo potuto ingigantire uno dei nostri beniamini - dove peraltro eravamo pure in grande svantaggio numerico - è bastato sconfiggere il colossale leader della fazione opposta per vincere la partita e porre fine alle ostilità. Se tutte le boss fight previste dalla trama dovessero funzionare allo stesso modo, la Jumbification assumerebbe una valenza strategica da non sottovalutare.
Benché occorrerà una prova più approfondita per valutare l'effettiva bontà delle due principali novità poste sul piatto da Disgaea 7: Vows of the Virtueless, questo primo contatto con la nuova creatura di Nippon Ichi Software ci ha insomma fatto una buona impressione, almeno per quel che concerne il sistema di combattimento. Per il rovescio della medaglia, non abbiamo apprezzato affatto la decisione dello sviluppatore di reintrodurre il Netherworld Hospital, che lo scorso episodio della saga aveva infine abolito.
Similmente a quanto accadeva nei primi capitoli della serie, al termine di uno scontro i personaggi di Disgaea 7: Vows of the Virtueless non vengono più curati in automatico, ma è il giocatore a dover pagare un NPC collocato nell'HUB principale per rianimare gli adepti messi fuori combattimento o anche solo per fare il pieno di HP/MP. Non solo le cifre necessarie per avere le cure desiderate ci sono parse ingenti, ma la risorsa richiesta dal gestore dell'ospedale è la stessa che il giocatore dovrebbe spendere per migliorare l'equipaggiamento della truppa e apprendere nuove abilità.
Dover far visita al Netherworld Hospital al termine di ogni singola lotta rischia seriamente di rallentare lo sviluppo della squadra, costringendo l'utente a ripetere a iosa le battaglie più semplici al solo scopo di accumulare denaro. Certo, è plausibile che le battaglie automatiche (purtroppo non disponibili nella demo) velocizzino il grinding e la raccolta di risorse, tuttavia per averne la certezza dovremo sfortunatamente attendere il prossimo autunno, quando il nostro banco di prova verrà occupato dal codice finale di Disgaea 7: Vows of the Virtueless. Ogni giudizio è quindi sospeso fino alla recensione.
Quanto attendi: Disgaea 7: Vows of the Virtueless
Hype totali: 12
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