Da quando, 4 anni or sono, la cosiddetta "next gen" è giunta tra noi, stabilendo degli standard grafici che via via si sono fatti sempre più sbalorditivi, abbiamo cominciato a sviluppare una sorta di compulsione "poligonale", vagando per la rete, tra una release e l'altra, come tecno-tossici in cerca di una nuova dose di godimento digitale tridimensionale. E allora ecco che le bacheche Facebook si sono riempite di screenshot molto chic di Horizon Zero Dawn, delle sfilate interminabili delle gargantuesche armature "mostromorfe" di Monster Hunter: World, oppure di interminabili trattati ingegneristici su come i fili d'erba nell'ultimo trailer di Red Dead Redemption 2 si agitano ottimamente nel vento. Insomma, il 3D è diventato un'ossessione, talvolta facendoci dimenticare di quante altre forme artistiche meravigliose esistono in questa splendida bottega di sogni digitali.
Fortunatamente, tra gli sviluppatori c'è ancora chi crede nel valore delle due dimensioni, e ne fa un vanto introvabile altrove. Uno dei massimi esponenti di questo movimento è sicuramente il team nipponico dei Vanillaware, il cui portfolio videoludico vanta opere bidimensionali davvero stupefacenti. Se GrimGrimoire e Muramasa: The Demon Blade non vi fanno magari accendere alcuna lampadina, sicuramente avrete avuto modo almeno una volta di buttare l'occhio su Odin Sphere e Dragon's Crown.
Entrambi sono brawler a scorrimento orizzontale con elementi RPG ed entrambi sono capolavori del loro genere. Il primo, pubblicato originariamente su PlayStation 2 nel 2007, è stato riportato in vita su PS4, PS3 e PSVita giusto un paio di anni fa, attraverso una versione rimasterizzata, la Leifthrasir, che ne ha rivalorizzato in maniera significativa il comparto grafico. Per quanto riguarda il secondo, la cui release originale risale ad appena 4 anni fa su PlayStation 3 e PSVita, vedrà l'arrivo di una sua versione remastered su PS4 proprio nel corso di quest'anno (l'8 febbraio in Giappone, il 24 aprile in USA e in primavera in Europa). La nuova edizione si chiama Dragon's Crown Pro, e noi lo abbiamo provato negli uffici milanesi di Koch Media. Eccovi le nostre impressioni.
Un inno di stile e di gameplay
Sebbene la nostra visita al publisher teutonico sia stata soprattutto investita nell'hands-on di Yakuza 6, siamo comunque riusciti a ritagliarci una quindicina di minuti per mettere le mani su Dragon's Crown Pro. Il titolo - ludicamente parlando - è rimasto identico alla versione originale del 2013. Per cui, se non lo avete giocato e desiderate conoscerne più a fondo i fondamenti narrativi e ludici, vi invitiamo a leggere la nostra recensione.
In questa sede, invece, ci limiteremo a fornirvi le informazioni principali sull'opera, per poi concentrarci sul comparto tecnico, che è poi la vera anima di questa rimasterizzazione.
Il primo grande punto di forza di Dragon's Crown, così come lo è stato per tutte le opere della software house nipponica, è senz'altro lo stile artistico riconoscibilissimo. George Kamitani, lead designer e fondatore di Vanillaware, è riuscito nell'impresa di creare una sua personale reinterpretazione del fantasy classico, arricchendola con forme concettualmente ardite e vari estremismi stilistici, alcuni dei quali gli hanno persino attirato contro aspre critiche da parte di alcuni siti e blog specializzati.
I personaggi di gioco, infatti, hanno uno stile spesso fuori dagli schemi: il cast è composto dai sei protagonisti, ognuno appartenente ad una classe diversa, e da svariati comprimari dalle fattezze esagerate, nei quali seni, cosce, glutei e in generale tutta la muscolatura superano le proporzioni umane, sfociando in un territorio più vicino a quello dei fumetti. Essendoci però una lampante coerenza stilistica di fondo, possiamo tranquillamente archiviare le polemiche di cui sopra come sterili e per nulla in grado di rendere giustizia al superbo lavoro artistico che anima questa produzione.
Al di là di questo, Dragon's Crown riesce a essere esteticamente meraviglioso anche per quanto concerne le ambientazioni, disegnate a mano con un stile pittorico estasiante, che, in coppia con un uso molto generoso della parallasse, dona agli sfondi credibilità e un alto grado di immersività. Avanzando infatti lungo le schermate a scorrimento che costituiscono il mondo di gioco, partendo dalla taverna della capitale, Hydeland, per arrivare ai dungeon, l'impressione di essersi calati in un mondo fantasy vivo e profondo è molto forte.
Ma il successo di Dragon's Crown deve anche molto al suo gameplay. Azione ed elementi RPG si mescolano e si amalgamano in maniera sapiente, per produrre un titolo ibrido che prende a piene mani da quello che a ragione è considerato uno dei generi praticamente scomparsi nel mercato attuale: i picchiaduro a scorrimento.
Scelto uno dei sei personaggi messi a disposizione (nano, guerriero, amazzone, strega, mago ed elfo), bisogna spostarsi dalla città, dove è possibile accettare le diverse quest della gilda degli avventurieri, fino alle altre regioni del regno. L'azione si svolge in maniera abbastanza classica: si avanza nei livelli attaccando tutto ciò che si muove, seguendo la classica freccia che esorta a proseguire fino all'immancabile boss di fine livello. Ogni eroe ha un suo set di abilità, schivate e attacchi speciali (che gli fanno quasi sempre lanciare l'arma, che poi andrà recuperata), da eseguire alla semplice pressione di un tasto o mediante delle combinazione un po' più complesse. In generale, comunque, i controlli di gioco sono accessibili, senza particolari requisiti dal punto di vista tecnico o strategico, permettendo perciò anche ai novizi di approcciare il titolo con calma, iniziando per prima cosa a utilizzare gli attacchi semplici, le prese e i salti (utili per ampliare la rosa di attacchi possibili), per poi affidarsi agli attacchi speciali solo in un secondo tempo. Certo, man mano che si riescono a sbloccare nuove abilità più potenti, capaci di offrirci un ventaglio di opportunità in battaglia notevolmente superiore, le richieste in termini di reattività e tempismo si fanno leggermente più marcate, ma senza mai scoraggiare il giocatore.
L'ultima peculiarità del titolo è relativa alla strutturazione del party di eroi, che può essere gestita nella già citata taverna: in Dragon's Crown, infatti, sebbene sia possibile agire da lupi solitari, affrontando da soli le insidie dei dungeon, ci viene anche data l'opportunità di arruolare fino a 3 compagni (gestiti dall'intelligenza artificiale oppure controllati da altri giocatori online o in locale), così da avere un aiuto gradito durante l'avanzamento. Il sistema funziona piuttosto bene e diverte, anche se talvolta la presenza a schermo di quattro personaggi contemporaneamnte finisce per causare qualche problema di di affollamento, di cui però vi parleremo più approfonditamente nel prossimo paragrafo.
Un look Pro
Eccoci finalmente ad affrontare il vero cuore pulsante di questa remaster, il comparto tecnico. Partiamo dalle basi: Dragon's Crown Pro girerà su PlayStation 4 alla risoluzione nativa di 4K. Ciò, per quanto il capitolo originale potesse comunque contare sull'upscaling in full HD, non fa altro che rendere l'immagine a schermo più pulita e dettagliata.
Sono infatti spariti tutti quei piccoli artefatti che si potevano notare sui fondali e intorno agli sprite bidimensionali della passata edizione, finendo inevitabilmente per valorizzare il maniacale lavoro artigianale compiuto da Vanillaware. Anche le interfacce e i menù sono stati aggiornati alla nuova risoluzione, guadagnandone parecchio in termini di leggibilità.
Per quanto riguarda invece il framerate, al contrario del capitolo originale, che girava mediamente intorno ai 50 frame per secondo, l'edizione Pro garantisce il massimo della fluidità, viaggiando nella maggior parte delle situazioni ancorata ai 60 fps.
Si tratta di un ritocco assolutamente gradito, specialmente in vista di tutte quelle occasioni in cui l'azione a schermo si fa caotica e movimentata. Durante la nostra prova, ad esempio, giocando in co-op con altri tre colleghi della stampa, abbiamo notato un indice di confusione leggermente mitigato rispetto al passato, cosa che ci ha naturalmente permesso gustarci il gioco con più soddisfazione.
Certo, in alcuni frangenti il caos connaturato alla particolare struttura ludica scelta da Vanillaware riaffiora in superficie: ci saranno sezioni nelle quali la telecamera dovrà necessariamente allontanarsi dalla scena per inquadrare tutto il party; e tra nemici, effetti speciali, esseri evocati dalla magia e personaggi da difendere, il numero di sprite supererà il livello di guardia e la leggibilità della scena diventerà improvvisamente critica, con casi limite nei quali non si riuscirà più ad individuare l'avventuriero sotto il nostro controllo.
Un'altra novità di questa versione è relativa alla colonna sonora. Per l'occasione, il famoso compositore Hitoshi Sakimoto, supportato da un'orchestra dal vivo, ha realizzato inedite, gustosissime tracce musicali, che accompagno la progressione con sonorità fantasy che ben si amalgamo con il contesto di gioco. Come se non bastasse, oltre all'aggiunta di tutti i DLC rilasciati per il capitolo originale, è stata inserita nei menù un'opzione che permette di impostare l'audio delle voci in inglese o giapponese, mentre il testo di gioco è completamente tradotto in italiano.
Ultima feature assolutamente gradita è quella che permette ai giocatori di importare in Dragon's Crown Pro i vecchi salvataggi delle versioni PlayStation 3 e PSVita, con la possibilità inoltre di poter giocare - tramite cross-play - con i possessori della vecchia edizione.
Pubblicato a pochi mesi dal lancio di PlayStation 4, l'eccezionale Dragon's Crown è purtroppo riuscito solo a sfiorare lo scintillante treno della “next-gen”. Certo, trattandosi di un titolo bidimensionale, quasi del tutto disegnato a mano, i benefici del salto generazionale non sarebbero sicuramente stati così eclatanti, a suo tempo. Ma ciò non significa che questa remaster, in arrivo sugli scaffali europei in primavera, non debba essere apprezzata. Intanto perché permetterà a tanti giocatori di mettere le mani su un vero e proprio gioiello del genere brawler, il quale, purtroppo, oramai vive solamente di exploit estemporanei molto isolati. Inoltre, è davvero troppo difficile, dopo la fantastica riedizione di Odin Sphere, riuscire a fare a meno dei titoli Vanillaware. E Dragon's Crown Pro non fa altro che valorizzare al meglio l'eccezionale cifra stilistica messa in campo dai ragazzi nipponici, potendo contare su una risoluzione rinnovata e un framerate molto più solido. La ciliegina sulla torta è invece garantita, oltre che da una colonna sonora rinnovata e dall'opzione inglese/giapponese sulla lingua audio, dalle feature di cross-play e cross-save con la versione originale, segno di come alla base di questa rimasterizzazione ci sia soprattutto il bene dell'opera e dei giocatori.